I contribuenti italiani dovrebbero versare centinaia di milioni ai costruttori d’auto, che li useranno per vendere auto che i clienti non vogliono o pagare multe alla Commissione Europea.
Ma anche basta. Non se ne può davvero più di questa paura, anzi terrore, di dire chiaro e tondo in faccia a Ursula von der Leyen e a Timmermans-due, il ritorno, alias Teresa Ribera, di piantarla con un’ideologia che ha asfaltato il comparto automotive con 13 milioni di addetti.
Ricapitoliamo. Prima hanno messo in calendario per il 2025 uno standard Euro7 che non era possibile rispettare, poiché quei motori sarebbero costati 7/8.000 euro in più e pertanto fuori mercato. Solo ad aprile scorso gli standard sono stati riportati al livello delle attuali Euro6 e il limite spostato al 2027, ma nel frattempo gli investimenti sul motore termico erano stati frenati.
In parallelo, a Bruxelles prendevano coscienza che i cittadini europei non avrebbero abbracciato in massa l’auto elettrica e che l’unico modo per farglielo fare era di vietare la vendita di altri motori: dal 2035, appunto. I costruttori, ben consigliati dai migliori consulenti mondiali, si sono avventurati in investimenti miliardari in batterie e pianali, un po’ incapaci di opporsi, un po’ arroganti nel credere che i clienti avrebbero supinamente accettato il diktat e molto, molto fiduciosi che nessuno di loro sarebbe stato sulla poltrona nell’anno del Signore, è proprio il caso, 2035.
Poi hanno introdotto limiti alle emissioni delle auto vendute, imponendo di fatto una quota di auto elettriche che il mercato faticava ad accettare. Però, con forti incentivi e grazie a quella fascia di clienti sempre disponibili alla novità in sé e che possono contare su una ricarica domestica, quella quota è stata faticosamente raggiunta e dal 2020 ad oggi le multe sono state evitate. Un aiuto è venuto anche dagli strascichi del Covid, che hanno impedito all’industria di produrre tutte le auto che il mercato chiedeva, potendo così alzare i prezzi e limitare la vendita di auto piccole, dove si guadagna poco anzi si perdono soldi. Risultato: la quota delle elettriche saliva e le multe scendevano.
Non contenti, dal 2025 quei limiti saranno talmente più bassi che per rispettarli la quota di auto elettriche dovrebbe più che raddoppiare. Visto che il mercato non le vuole, la soluzione indicata dai costruttori è di diminuire la produzione di auto termiche per aumentare la quota delle elettriche. Da produrre meno a chiudere le fabbriche è un attimo. Ma tenerle aperte coi soldi dei contribuenti, come sembra si voglia fare, non è solo ingiusto ma pure illusorio, perché se non ci sono clienti non c’è impresa, non ci può essere. «Non con l’oro, ma col ferro» dicevano i Romani.
In questo caso, il «ferro» sarebbe un intervento del governo sulla Commissione per rimuovere le multe e lasciare liberi i costruttori di vendere le auto che vogliono i clienti. Sono i governi di sinistra a entrare nei mercati, quelli di destra li regolano.