Le più note linee immaginarie che nei secoli l’umanità ha disegnato sulla Terra, o meglio sulle sue rappresentazioni come planisferi e mappamondi, non separano regioni geografiche diverse. Se si attraversano i meridiani, le cui posizioni sono arbitrarie, ma anche l’Equatore, che invece si trova dov’è per definizione (sul parallelo corrispondente alla circonferenza massima del nostro pianeta), non cambiano le caratteristiche naturali circostanti. La stessa cosa vale per la maggior parte dei confini terrestri degli stati.
C’è però una linea immaginaria, meno conosciuta, che invece corrisponde a una rilevante differenza tra i territori che separa, e che anzi si può dire sia stata “scoperta” proprio per questa differenza: si chiama linea di Wallace e si trova nel sud-est dell’Asia, dove divide in due l’Indonesia. A ovest della linea vivono le specie animali tipiche dell’Asia, come ad esempio gli elefanti, le tigri e i rinoceronti, ma anche scimmie come gli oranghi, a est invece ci sono le specie dell’Oceania, come i marsupiali, gli ordini di mammiferi a cui appartengono i canguri.
La linea di Wallace deve il suo nome ad Alfred Russel Wallace, un naturalista britannico di cui quest’anno ricorre il secondo centenario della nascita che capì il meccanismo della selezione naturale nello stesso periodo in cui ci arrivò Charles Darwin, ma oggi è molto meno conosciuto.
Negli anni Cinquanta dell’Ottocento Wallace viaggiò tra le isole che oggi fanno parte dell’Indonesia o dei paesi vicini per studiarne la biologia. In una lettera del 1856, indirizzata all’agente con cui collaborava per fare arrivare animali impagliati di vario genere agli studiosi del Regno Unito, raccontò di essersi accorto di una interessante differenza tra le isole di Bali e Lombok, che sono molto vicine tra loro: «Zoologicamente parlando appartengono a due province distinte, di cui rappresentano i limiti estremi». A Bali infatti ci sono animali simili a quelli del Borneo e di Sumatra, mentre le specie presenti a Lombok somigliano di più a quelle delle isole più orientali e dell’Australia.
In particolare, Wallace si accorse che specie di uccelli molto comuni sull’isola di Giava erano molto presenti a Bali, ma mancavano da Lombok.
Le differenze nella fauna delle due isole erano particolarmente sorprendenti e difficili da spiegare considerando che lo stretto di Lombok, il tratto di mare che le separa, non è tanto ampio: nei punti più vicini Bali e Lombok distano circa 35 chilometri in linea d’aria. Entrambe sono molto più lontane da isole che invece hanno una fauna simile. E nonostante la prossimità geografica le differenze tra gli animali balinesi e quelli lombokiani sono molto maggiori di quelle tra animali che vivono in terre lontanissime, come l’Europa e il Giappone.
Wallace ipotizzò che in passato il livello del mare fosse più basso e che le isole fossero collegate ad altre terre, da cui erano state raggiunte dagli antenati degli animali suoi contemporanei; pensò anche che forse i fondali marini dello stretto di Lombok fossero così profondi da non essere mai stati privi di acqua e che per questo le faune di Bali e Lombok fossero rimaste isolate.
A quei tempi ancora non si sapeva che i continenti che conosciamo non sono sempre stati dove sono oggi. Il geologo tedesco Alfred Wegener avrebbe cominciato a parlare della deriva dei continenti solo nel 1912 e solo negli anni Sessanta, grazie ai progressi della geologia marina e allo sviluppo della teoria della tettonica a placche, la comunità scientifica internazionale si sarebbe convinta del fatto che fino a 200 milioni di anni fa tutte le terre emerse fossero unite in un unico supercontinente.
Nel Novecento lo studio della crosta terrestre ha dimostrato che Bali e Lombok appartengono a due diverse piattaforme continentali, la piattaforma di Sunda a ovest e quella di Sahul a est. Wallace non poteva sapere che più di 20 milioni di anni fa le due isole erano molto più distanti di oggi, ma ipotizzò comunque che la geologia avesse un impatto sulla loro ecologia, cioè sulla distribuzione delle specie e dei rapporti in cui convivono, e di fatto trovò un importante indizio sulla storia geologica dell’Oceania e sull’origine dei suoi animali, che si sono evoluti indipendentemente da quelli asiatici.
Sebbene Bali e Lombok oggi siano molto vicine in linea d’aria, e in generale non ci siano grandissime distanze a separare molte delle isole indonesiane, la differenze faunistiche dovute al passato geologico si sono conservate. Per gli animali terrestri è impossibile attraversare a nuoto i tratti di mare profondi e agitati da correnti oceaniche che le separano, e i venti impetuosi sopra l’oceano impediscono l’attraversamento della linea di Wallace anche a insetti volanti e uccelli.
Non fu Wallace a dare il proprio nome a questo confine, ma un altro naturalista britannico, Thomas Henry Huxley, che fu un importante sostenitore delle teorie di Darwin ed è noto anche in quanto nonno dello scrittore Aldous Huxley. Studiando gli animali delle Filippine, Huxley propose di spostare un po’ la linea immaginaria che di fatto Wallace aveva tracciato nei suoi studi, arrivando a includere l’arcipelago nella regione più orientale, e nel 1868 parlò per la prima volta di “linea di Wallace”.
Per i suoi studi oggi Wallace è considerato il fondatore della biogeografia, la branca della biologia dedicata alle relazioni tra la distribuzione geografica delle specie e degli ecosistemi e alla loro storia.
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