Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo in primo grado per aver ucciso la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia e per aver ferito gravemente il figlio.
I legali di Alessandro Maja hanno impugnato la condanna del loro assistito, riferendo di una condizione psichica delirante.
I legali di Alessandro Maja ricorrono contro l’ergastolo
Gli avvocati di Alessandro Maja – il geometra 57enne accusato di aver ucciso la moglie e la figlia 16enne e di aver ferito gravemente il figlio – hanno impugnato la condanna in primo grado che lo ha visto condannato all’ergastolo, stando a quanto riferisce ‘La Prealpina’. I legali tornano quindi a chiedere la semi infermità, così come è già accaduto nel processo di primo grado. Secondo i suoi legali, Alessandro Maja era incapace di intendere e di volere al momento del duplice omicidio.
Nel ricorso in Appello i legali riferiscono di una condizione psichica “delirante”. Il geometra era convinto di essere afflitto da problemi di lavoro, che gli avrebbero creato problemi economici, da lui però “ingigantiti”.
La strage di Samarate
Era la notte tra il 3 e il 4 maggio del 2022 quando Alessandro Maja, di professione geometra, uccise a colpi di martello la moglie Stefania Pivetta, 57 anni, e la figlia Giulia, 16 anni. L’unico a scampare al massacro fu il figlio Nicolò, che fu colpito con diverse martellate, ma riuscì ad attirare l’attenzione dei vicini. Quando i carabinieri arrivarono nella villetta di Samarate (Varese) per madre e figlia non c’era ormai più nulla da fare. Il figlio Nicolò fu ricoverato per diversi mesi in ospedale.
Il 21 luglio scorso la Corte d’Assise di Busto Arsizio ha condannato Alessandro Maja all’ergastolo. Per i giudici l’imputato nutriva una particolare rabbia nei confronti della moglie “che da una decina di anni gli rifiutava rapporti sessuali”.