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    Jack Ma scalda la guerra dei chip. Pechino adesso fa a meno di Nvidia

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    Pechino fa un altro passo avanti per realizzare modelli di intelligenza artificiale sempre più efficienti e allo stesso tempo non essere più dipendente dai chip made in Usa. Sulla falsariga del ciclone DeepSeek, che due mesi fa ha mostrato a tutto il mondo la possibilità di sviluppare modelli AI in grado di competere con ChatGpt di OpenAI a costi notevolmente più bassi, adesso a scendere in campo è Jack Ma (in foto) con Ant Group. La fintech del gruppo Alibaba, stando a quanto riporta Bloomberg, sta sviluppando modelli di intelligenza artificiale che presentano costi di elaborazione del 20% inferiori; per farlo la società fondata da Jack Ma ha utilizzato chip cinesi prodotti da Alibaba e Huawei, raggiungendo risultati simili a quelli che si hanno con i chip Nvidia H800, ossia quelli su cui la Cina ha ricevuto il divieto di utilizzo da parte degli Stati Uniti. Ant non ha rinunciato completamente ai chip Nvidia, ma l’intenzione è non esserne più dipendenti e affidarsi maggiormente alle alternative rappresentate dai chip cinesi o quelli prodotti da Advanced Micro Devices.La guerra dei chip, innescata da Washington con i divieti imposti al fine di limitare l’accesso delle aziende cinesi ai semiconduttori Nvidia più avanzati per i modelli AI, ha mostrato una rapida capacità di Pechino di riadattarsi. Gli analisti di Bloomberg Intelligence ritengono che quanto fatto da Ant va nella direzione di una Cina ben avviata a diventare autosufficiente nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ant prevede di sfruttare i progressi in questo campo per soluzioni di intelligenza artificiale industriali, tra cui l’assistenza sanitaria e la finanza. LEGGI TUTTO

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    Acea, ecco la linea strategica per la sfida dell’acqua in Europa

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    Sono passati pochi giorni dal 22 marzo, la Giornata mondiale dell’acqua, un’occasione per riflettere sulla gestione di questa risorsa fondamentale, sempre più minacciata dai cambiamenti climatici. Acea, primo operatore idrico d’Italia e tra i leader in Europa, ha presentato il suo position paper «Strategia europea per la Resilienza Idrica», delineando una roadmap per le sfide future.Il documento, illustrato dall’amministratore delegato Fabrizio Palermo, si basa su quattro pilastri, le cosiddette 4R: Regia unica, Regole aggiornate, Rimedi chiari e Risorse sufficienti. Si parte dalla costruzione di una Regia unica integrata, creando un organismo centrale di governance a livello nazionale e europeo per l’acqua, incaricato di definire strategie e obiettivi chiari e di tradurli in politiche concrete. Le Regole, opportunamente aggiornate, devono favorire investimenti infrastrutturali su larga scala e incentivare partenariati pubblico-privati. Poi, Rimedi chiari, ovvero modernizzare le reti e le infrastrutture integrando tecnologie avanzate quali l’AI, potenziare il trattamento e il riuso delle acque reflue per raggiungere l’obiettivo Net Zero Water, creando un’economia circolare in cui l’acqua venga riutilizzata per agricoltura e industria. Infine, Risorse sufficienti, riformando le tariffe e introducendo un valore di riferimento nazionale equo e sostenibile ma anche creando nuovi strumenti di finanziamento, come, ad esempio, un Fondo Europeo per l’Acqua, il nuovo Competitiveness Fund, blue bond e meccanismi finanziari adattivi, per garantire investimenti sostenibili in un contesto di cambiamenti climatici ed economici. «Non c’è una singola soluzione», ha dichiarato Palermo, «gli investimenti vanno fatti, c’è un’enorme opportunità di sviluppo in Italia e un forte potenziale per l’industria».Questi temi sono stati al centro dell’incontro della settimana scorsa a Roma tra Palermo e la Commissaria Ue per l’Ambiente e la Resilienza Idrica, Jessika Roswall. Il confronto ha fatto seguito a quello già avvenuto lo scorso gennaio a Davos, durante il World Economic Forum, dove Palermo aveva lanciato l’idea di un’«alleanza dell’Acqua» per mettere il tema idrico al centro dell’agenda politica europea. LEGGI TUTTO

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    Banco Bpm, Castagna a Palazzo Chigi

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    Inizio di settimana caldo sul fronte del risiko bancario. Ieri pomeriggio l’amministratore delegato di Bpm Giuseppe Castagna è stato ricevuto a Palazzo Chigi. Secondo quanto è trapelato, la visita è durata poco meno di un’ora ed è probabilmente analoga a quella che all’inizio di marzo ha visto l’incontro tra Andrea Orcel, ad di Unicredit, e Gaetano Caputi, Capo di gabinetto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I faccia a faccia sono entrambi da situare nell’ambito dell’Offerta pubblica di scambio lanciata lo scorso novembre da Unicredit su Banco Bpm, ai fini delle interlocuzioni a tema golden power. Il responso della Commissione per la tutela degli interessi nazionali dovrebbe arrivare a cavallo tra la fine di marzo e l’inizio di aprile.In attesa di sviluppi su questo fronte procedono a ritmo spedito le adesioni all’Opa di Banco Bpm su Anima, la società dei fondi che ha nei suoi forzieri 204 miliardi di investimenti degli italiani. Ieri uno dei principali soci di Anima ha aderito ufficialmente all’Opa di Banco Bpm Vita. Si tratta del gruppo che fa capo all’imprenditore capitolino Francesco Gaetano Caltagirone che lo ha comunicato con una nota ricordando di essere titolare di un pacchetto azionario pari al 5,84% del capitale della società dei fondi d’investimento (quindi uno 0,6% in più rispetto al 5,2% precedentemente comunicato). È una mossa attesa, ma mai annunciata prima. Si tratta in ogni caso di un passaggio decisivo, anche se il periodo di adesione si concluderà il prossimo 4 aprile. Considerando che Banco Bpm aveva già in portafoglio il 22% del capitale – e che Poste Italiane con l’11,7%, Fondo Strategico Italiano con il 9,6% e alcuni manager di Anima con l’1,5% avevano già dichiarato l’adesione all’offerta – ora l’Opa lanciata dall’istituto guidato da Castagna ha di fatto raggiunto la maggioranza con il 50,64% del capitale, quindi può disporre del sostanziale controllo di Anima. Sicchè ora sembra a portata di mano la soglia prevista da Banco Bpm del 66,67% delle quote. La settimana proseguirà ricca di appuntamenti per Piazza Meda: oggi ci sarà la penultima tappa del roadshow di Castagna con gli imprenditori a Bergamo mentre l’ultima tappa sarà il 3 aprile a Modena.L’appuntamento più atteso, tuttavia, è il parere della Banca centrale europea sul Danish Compromise, l’agevolazione nell’assorbimento del capitale riconosciuto alle banche che controllano assicurazioni. Secondo indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, la Bce è vicina a sfornare il suo verdetto e questo, oltre che sull’Opa di Anima, avrà riflessi sull’Ops Unicredit-Banco Bpm. L’istituto guidato da Orcel alla fine della scorsa settimana ha divulgato una nota su richiesta della Consob per evidenziare gli eventuali impatti sul Cet 1 (l’indice di solidità patrimoniale) di Piazza Gae Aulenti nei vari scenari di concessione (o meno) dello sconto danese. Ebbene, secondo quanto riporta il documento, l’Ops su Banco Bpm potrà avere al massimo un impatto di circa 150 punti base. Giovedì, intanto, ci sarà l’assemblea degli azionisti di Unicredit, che sarà chiamata tra le altre cose a votare l’aumento di capitale a servizio dell’offerta su Bpm: Norges Bank ha dichiarato che voterà «sì» a tutti i punti all’ordine del giorno. LEGGI TUTTO

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    Risparmio idrico, il gruppo in prima linea accanto ai giovani

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    Promuovere una nuova cultura dell’acqua, fondata sull’efficienza e sulla responsabilità nella gestione di una risorsa essenziale per il futuro del Paese. In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2025 il gruppo Acea ha promosso una settimana di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di una gestione responsabile delle risorse idriche. Con un focus particolare sui giovani, l’azienda ha avviato una serie di eventi con l’obiettivo di diffondere la cultura del risparmio idrico e affrontare le sfide legate al cambiamento climatico. La settimana di eventi organizzata da Acea comprende anche visite guidate agli impianti, convegni e dibattiti.Il momento centrale di questa iniziativa si è svolto il 18 marzo presso l’Ara Pacis di Roma, dove l’amministratore delegato di Acea, Fabrizio Palermo, ha incontrato oltre cento studenti delle scuole primarie e secondarie, insieme al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. L’evento, dal titolo «Priorità acqua, è tempo di educazione idrica», ha messo in luce il ruolo fondamentale dell’educazione per costruire una nuova consapevolezza. «Investire nella conoscenza dell’acqua nelle scuole ha dichiarato l’ad Palermo è importante perché i giovani rappresentano il futuro e tutto passa dalla consapevolezza di come gestire risorse fondamentali». Solo iniziando a capire come preservare l’acqua, attraverso la formazione dei giovani nelle scuole, «potremo avere un risultato duraturo», ha specificato Palermo. L’obiettivo, ha concluso, «è arrivare a una transizione idrica, perché l’acqua ha anche un valore economico, arrivando a influenzare fino al 40% del Pil nazionale, un valore spesso sottovalutato».L’impegno di Acea non si limita alla sensibilizzazione. L’azienda ha già adottato una strategia sostenibile ed efficiente per la gestione delle reti, con risultati concreti: a Roma, le perdite idriche sono state ridotte al 27% nel 2024, rispetto alla media nazionale del 42%. Un traguardo significativo, reso possibile grazie a investimenti mirati e all’utilizzo di tecnologie avanzate per il monitoraggio e l’ottimizzazione della rete. LEGGI TUTTO

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    Piazza Affari, suona l’allarme trasloco

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    L’allarme politico è alto, con Borsa Italiana – parte del gruppo Euronext che ha sede ad Amsterdam, ma forte baricentro a Parigi – che rischia di vedere decentralizzate alcune funzioni cruciali. «Guardiamo con preoccupazione a ciò che sta accadendo a Piazza Affari», ha detto ieri il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. «Non vogliamo che le nostre aziende in futuro siano quotate in altri Paesi europei. La Borsa di Milano deve poter continuare a essere italiana e milanese perché le aziende italiane hanno il diritto di essere quotate in Italia». Il messaggio è indirizzato, in particolare, al ministro dell’Economia: «Invitiamo anche Giancarlo Giorgetti a fare in modo che Borsa Italiana resti in mani italiane senza l’invasione di altri e senza il trasferimento di quotazioni fuori dal nostro Paese».Proprio quest’ultimo punto era stato toccato di recente dall’azzurro Maurizio Casasco, responsabile economico di Forza Italia. In un’interpellanza alla Camera, l’onorevole sottolineava il rischio che funzioni nevralgiche come la vigilanza “real time“ e “post trade“, oltre alle autorizzazione per le quotazioni azionarie e obbligazionarie, possano essere trasferite a Parigi. I timori sorgono dopo la presentazione del nuovo piano industriale di Euronext, «Innovate for Growth 2027», che secondo Casasco rappresenterebbe un decentramento sotto mentite spoglie. Un rischio oggettivo, anche perché Consob e Bankitalia potrebbero avere difficoltà a esercitare la vigilanza se alcune funzioni core fossero trasferite fuori dai confini nazionali. Il ridimensionamento di Milano preccupa anche i lavoratori, che nel corso del 2024 hanno scioperato proprio per questo. La proposta di Casasco, quindi, è di premere affinché Piazza Affari diventi l’hub europeo per le Piccole e medie imprese che sono la spina dorsale dell’ecosistema italiano.«L’Italia è il Paese delle Pmi e le ha sempre difese in Europa. Sarebbe logico che tutte le imprese con capitalizzazione sotto il miliardo di euro avessero Milano come punto di riferimento». Nonostante la sede legale del gruppo Euronext – che comprende le Borse di Parigi, Amsterdam e Bruxelles – sia in Olanda, la sede francese ricopre un ruolo centrale. Attualmente nell’azionariato figura una partecipazione dell’8% di Cassa depositi e prestiti e una dell’1,5% di Intesa Sanpaolo. Anche la francese Caisse des dépôts et consignations possiede l’8% mentre con un 5,3% figura la belga Société Fédérale de Participations et d’Investissement. LEGGI TUTTO

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    India, Golfo e Mercosur gli anti-dazi

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    Spremersi le meningi. Ecco un’espressione colorita, credo familiare a molti fin da tempi della scuola, che suggerisce con piglio risoluto di far funzionare il cervello per trovare la soluzione a un problema. Questione oggi quanto mai attuale nel contesto dell’economia reale davanti alla mossa spiazzante del presidente Usa Donald Trump in materia di dazi. La soluzione a tali misure protezionistiche non può essere certo quella di alzare un muro con gli Stati Uniti per assecondare chi vorrebbe, in nome di ideologie vetuste, una guerra commerciale con lo storico e più importante alleato. Come se di guerre in giro per il mondo non ve ne fossero purtroppo già in abbondanza. Detto perciò che va mantenuta la fondamentale partnership con Washington, si fa pressante la necessità di aprirsi ad altri mercati avviando strategici percorsi collaborativi. Vale a dire: promuovere alternative relazionali credibili agli ambiti canonici. Ad esempio con una realtà enorme come l’India, i paesi del Golfo o con il Mercosur. LEGGI TUTTO

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    Fs, istruttoria dell’Antitrust sull’apertura della rete AV

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    Il feuilleton delle relazioni economiche tra Italia e Francia si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa volta, però, il copione non è quello solito secondo il quale è l’azienda italiana a lamentarsi dell’impossibilità di accedere al mercato transalpino (restano emblematici i casi Fincantieri-Stx e Enel-Suez). Stavolta sono i francesi a lamentarsi, che però vedono accolte le loro richieste. L’Antitrust ha infatti avviato un’istruttoria su Rete ferroviaria italiana (Rfi) e la sua controllante Ferrovie dello Stato per un presunto abuso di posizione dominante. L’indagine riguarda l’accesso al trasporto passeggeri sulla rete dell’Alta Velocità del nuovo operatore Sncf Voyages Italia, azienda del gruppo francese Sncf, che attualmente collega Milano, Torino e Parigi e vuole ampliare l’offerta. «Piena collaborazione» la replica del gruppo italiano, che assicura dimostrerà «la correttezza» dell’operato. Tutto molto bello perché l’apertura di un mercato giova soprattutto alle tasche degli utenti (e infatti le associazioni dei consumatori sono dalla parte dell’Authority guidata da Roberto Rustichelli). Ma il mercato italiano dell’alta velocità è già aperto avendo Fs-Trenitalia il concorrente Italo e questo sicuramente non preclude l’ingresso di un terzo. Situazione ben diversa Oltralpe dove solo ad aprile Trenitalia France riprenderà il servizio Milano-Parigi. A giugno poi i Frecciarossa dovrebbero avviare la tratta Parigi-Marsiglia. Il condizionale quando si parla di Francia è sempre d’obbligo perché non è un mistero che Sncf non sia felice di avere le Fs in casa (e l’omologo transalpino di Italo, Proxima, partirà – se tutto va bene nel 2027). Senza contare che Sncf era già nel nostro Paese proprio con Italo, compagine dalla quale uscì nel 2017.Secondo l’Antitrust, comunque, risulterebbe rallentato, e in alcuni casi ostacolato, l’accesso all’infrastruttura ferroviaria nazionale e, di conseguenza, l’ingresso nel mercato del trasporto passeggeri AV da parte di Sncf Voyages Italia (Svi). Il nuovo operatore punta ad ampliare i collegamenti sulla rete dell’Alta Velocità, lungo gli assi Torino/Milano/Venezia e Torino/Milano/Roma/Napoli – su cui sono già presenti Trenitalia e Italo Ntv – a partire dal 2026, pianificando 13 corse giornaliere di andata e ritorno. Per questo a luglio 2023, secondo i fatti denunciati e riportati nel provvedimento, Svi ha chiesto a Rfi, quale gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, l’assegnazione di adeguata capacità sulla rete AV presentando una richiesta per la stipula di un accordo quadro della durata di 15 anni. Le successive richieste di integrazione sono state respinte, portando a una proposta definitiva che Svi ha giudicato inadeguata . L’Antitrust ritiene che Rfi abbia messo in atto una «complessiva strategia abusiva» per ostacolare l’ingresso di Svi nel mercato AV, favorendo così Trenitalia. Contestati, in primo luogo, l’adozione di criteri rigidi nel processo di assegnazione e il superamento dei limiti di capacità quadro. Nella fattispecie, fermo l’obbligo di rispettare i limiti stabiliti dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che fissa all’85% la capacità massima assegnabile, Rfi avrebbe superato tale soglia. L’Antitrust ipotizza che questo sia stato fatto allo scopo di «mantenere l’equilibrio di mercato raggiunto evitando l’emergere di richieste confliggenti tra Italo-Ntv e Trenitalia». LEGGI TUTTO

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    Poste Italiane: siglato l’accordo per la nuova Rete Corriere Pacchi

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    Si è concluso con esito positivo il tavolo negoziale avviato lo scorso 13 marzo tra Poste Italiane e le organizzazioni sindacali, con la firma definitiva dell’accordo per la sperimentazione della nuova Rete Corriere Pacchi. L’intesa, sottoscritta da Slp Cisl, Confsal Com, Failp Cisal e Fnc – Ugl Com, introduce importanti novità in materia di occupazione, mobilità e tutele economiche per i lavoratori del settore.“È un’intesa che rappresenta un passo avanti significativo per il settore, garantendo nuove assunzioni, trasformazioni contrattuali e tutele economiche e organizzative per i lavoratori”, ha dichiarato con soddisfazione il segretario generale del Slp Cisl, Raffaele Roscigno. “Grazie alla determinazione della nostra organizzazione sindacale e al confronto costruttivo con le altre sigle firmatarie, siamo riusciti a definire criteri chiari per il funzionamento della nuova rete, limitando l’eccessiva flessibilità richiesta dall’azienda e tutelando i lavoratori di fronte all’introduzione di nuovi sistemi di calcolo e strumenti di intelligenza artificiale”.Le principali novità dell’accordoL’intesa prevede l’attivazione di nuove politiche attive del lavoro per il 2025, nonché un piano di mobilità nazionale che coinvolgerà 1.474 portalettere e 80 addetti allo smistamento. Inoltre, verranno effettuate 1.558 trasformazioni di contratti da part-time a full-time nei settori Recapito e Stabilimenti e saranno stabilizzati 1.200 lavoratori tra Recapito e Stabilimenti.Dal punto di vista economico, l’accordo introduce un’indennità giornaliera di 4 euro per tutti i lavoratori della rete, oltre a un’indennità aggiuntiva per lo spostamento nell’area di competenza, con un massimo di 5 eventi mensili e un riconoscimento di 4 euro aggiuntivi per evento. Previsto anche un compenso di 46 euro per coprire eventuali assenze, da suddividere tra i corrieri dell’area di competenza.Sul fronte organizzativo, l’accordo stabilisce nuove garanzie per i lavoratori: ogni corriere avrà una linea assegnata all’interno di un’area di competenza composta da 3-4 linee, evitando così un’eccessiva elasticità operativa. LEGGI TUTTO