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    Btp Più sale la cedola. Ecco il rendimento netto annuo

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    Si chiude con una raccolta vicina ai 15 miliardi il collocamento del Btp Più. Il nuovo titolo governativo dedicato esclusivamente ai piccoli investitori ha raccolto 14,905 miliardi di euro con 451.831 contratti registrati. Superati gli 11 miliardi di euro dell’ultima emissione retail (Btp Valore di maggio 2024).Ritoccate al rialzo le cedoleIl ministero dell’Economia e delle Finanze a fine collocamento ha deciso di rivedere al rialzo i tassi cedolari rispetto ai livelli annunciati lo scorso 14 febbraio. Nei primi 4 anni sarà del 2,85% (invece di 2,80%), mentre nei restanti 4 al 3,70% (invece di 3,60%). Il Btp Più, dedicato esclusivamente ai piccoli risparmiatori, prevede cedole nominali pagate trimestralmente e una durati di 8 anni. La grande novità rispetto al Btp Valore è l’introduzione dell’opzione put di uscita anticipata a metà percorso. Ai sottoscrittori che manterranno il BTP Più fino alla fine del 4° anno è garantita l’opzione di rimborso anticipato dell’intero capitale investito o anche solo di una sua quota, che potrà essere esercitata dando comunicazione alla propria banca o ufficio postale nella finestra temporale compresa tra il 29 gennaio e il 16 febbraio 2029.Rendimenti netto doppi rispetto all’inflazioneQuesto si traduce in un incremento di oltre l’8% dei rendimenti offerti. Ipotizzando un investimento di 10 mila euro, al netto della tassazione del 12,5%, chi deterrà il Btp Più fino a scadenza (2033) andrà a incassare 2.422 euro netti (182 euro in più rispetto a quanto previsto dalle cedole base indicate una settimana fa). A livello di rendimento, si supera il 3% netto (3,03% annuo), più del doppio rispetto all’attuale livello di inflazione (1,5% a gennaio). LEGGI TUTTO

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    La manovra aiuta le famiglie, un po’ meno le imprese

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    Le famiglie sono i principali beneficiari della manovra, con un beneficio netto di 14,7 miliardi nel 2025, 18,8 miliardi nel 2026 e 19,9 miliardi nel 2027. È quanto sottolinea l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UpB) in un focus dettagliato sulla legge di bilancio 2025, mettendo in evidenza il suo impatto sui conti pubblici e sui diversi settori economici. Gli interventi a favore dei lavoratori dipendenti privati e pubblici risultano determinanti in questa redistribuzione. Tra le misure più significative si evidenziano la riduzione del cuneo fiscale, il rinnovo dei contratti pubblici e incentivi per le lavoratrici madri con almeno due figli.Di contro, il focus segnala un impatto restrittivo per imprese e lavoratori autonomi, che contribuiranno al miglioramento del saldo pubblico. L’effetto netto per questi soggetti si traduce in un contributo positivo al bilancio di circa 8 miliardi nel 2025 e 2026, e di circa 3 miliardi nel 2027, a causa di interventi sia sul lato delle entrate che su quello delle spese.L’analisi sottolinea, inoltre, come la manovra determini un aumento dell’indebitamento netto rispetto allo scenario tendenziale: 0,4 punti percentuali di Pil nel 2025 (8,4 miliardi di euro), 0,6 nel 2026 (14,5 miliardi) e 1,1 nel 2027 (25,1 miliardi). L’aumento del disavanzo posticipa al 2026 il rientro sotto la soglia del 3% del Pil, inizialmente previsto per il 2025.L’analisi”Nell’ambito delle famiglie è stata data evidenza agli interventi diretti ai lavoratori dipendenti” riporta l’UpB. Le altre misure relative a questo comparto, riguardano “per i dipendenti pubblici hanno, inoltre, un impatto favorevole lo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro del triennio 2025-27, per l’aumento del trattamento economico accessorio nella tornata contrattuale 2022-24, per la valorizzazione del sistema scolastico, per le spese di personale nell’ambito del rifinanziamento delle missioni internazionali e della prosecuzione dell’operazione strade sicure. A beneficio dei dipendenti privati operano anche le agevolazioni fiscali sulle somme percepite a titolo di welfare aziendale e la riduzione del prelievo sui premi di produttività. Fra gli altri interventi con un impatto positivo sul settore delle famiglie si segnalano il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, la proroga delle detrazioni fiscali al 50 per cento sull’abitazione principale e al 36 per cento per gli altri immobili per interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica, le misure disposte in ambito sociale pensionistico e per sostenere la genitorialità”.Per quanto riguarda imprese e lavoratori autonomi, “l’aumento delle entrate è dovuto principalmente alle disposizioni relative alla sospensione temporanea di quote di deduzioni relative a esercizi precedenti; alle limitazioni, per il 2025, della compensazione mediante perdite pregresse ed eccedenze Ace del maggior reddito imponibile formatosi in conseguenza della mancata applicazione delle deduzioni relative a svalutazioni crediti, avviamento e prima applicazione Ifrs; alla modifica del regime di versamento dell’imposta di bollo sui prodotti assicurativi del ramo III e V; alla riapertura dei termini di affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione e delle riserve in sospensione di imposta. Nel 2026 – si rileva – tali misure più che compensano il minor gettito dovuto soprattutto alla proroga della maggiorazione del 20 per cento della deduzione relativa al costo del lavoro per le assunzioni effettuate nel triennio 2025-27 e agli effetti fiscali del definanziamento dell’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate. Nel 2027, ai già menzionati fattori di riduzione del gettito si aggiunge l’avvio del recupero delle quote di deduzione sospese, dando luogo ad un calo delle entrate a carico della categoria. Le spese si riducono soprattutto per effetto del definanziamento della cosiddetta decontribuzione Sud, del fondo finalizzato alla riconversione, ricerca e sviluppo del settore automotive e di altri fondi e stanziamenti, incluso l’impatto, nel 2026, delle modifiche al credito di imposta Transizione 4.0”.Composizione della manovra: entrate e spese LEGGI TUTTO

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    Il dl Milleproroghe ripesca 500mila decaduti della rottamazione-quater

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    La Camera ieri ha dato il via libera definitivo alla conversione in legge del decreto Milleproroghe con 165 voti a favore, 105 contrari e 3 astenuti. Il provvedimento introduce una serie di misure che riguardano fisco, lavoro, imprese e settore pubblico, con particolare attenzione alla riapertura dei termini per la rottamazione quater, la proroga di alcune agevolazioni fiscali e la flessibilità nei contratti a tempo determinato.Rottamazione quater: ripescaggio per 500mila contribuenti Una delle misure più rilevanti riguarda la possibilità di riammissione per circa mezzo milione di contribuenti decaduti dalla sanatoria delle cartelle esattoriali. Coloro che non hanno rispettato i pagamenti delle rate previste fino al 31 dicembre 2024 potranno presentare un’istanza entro aprile 2025 per rientrare nel piano di definizione agevolata. La rateizzazione prevista sarà suddivisa in dieci scadenze fino al 2027.Lavoro: contratti a termine flessibili fino al 2025 Il decreto proroga fino al 31 dicembre 2025 la possibilità per le aziende di stipulare contratti a tempo determinato con causali flessibili, qualora non regolamentate dalla contrattazione collettiva. Questa misura si applica a tutti i settori e mira a garantire maggiore adattabilità alle esigenze organizzative delle imprese.Proroghe per le imprese e il settore turistico Il Milleproroghe estende al 2026 i termini per l’adeguamento alle normative antincendio per alberghi e strutture ricettive con oltre 25 posti letto. Inoltre, viene prolungata fino al 31 ottobre 2025 la scadenza per accedere ai crediti d’imposta destinati alla ristrutturazione e digitalizzazione delle imprese alberghiere.Auto aziendali: impegno del governo per una clausola di salvaguardia Un tema rimasto in sospeso è quello della tassazione dei veicoli aziendali concessi ai dipendenti. Un emendamento che prevedeva una tutela per i contratti stipulati prima del 1° gennaio 2025 non è stato approvato, ma il governo si è impegnato a intervenire con un successivo provvedimento normativo.Settore pubblico: nuove regole per assunzioni e concorsi Nel settore pubblico, è stato prorogato per il 2025 il blocco dell’obbligo di verificare la disponibilità di personale in mobilità prima di procedere con nuovi concorsi. Inoltre, gli spazi per le assunzioni nelle università dovranno essere utilizzati entro tre anni. LEGGI TUTTO

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    Confindustria: “Ripartenza a rilento per l’economia italiana”

    Il Centro Studi Confindustria (CsC) analizza il quadro economico italiano a febbraio 2025, evidenziando una ripresa ancora fragile, ostacolata dall’inflazione in risalita, dall’incertezza sui dazi Usa e dalla debolezza del settore industriale. Tuttavia, i mercati finanziari segnalano prospettive più rosee nel medio periodo.Ripartenza stentata e inflazione in aumentoL’inizio del 2025 vede un sostegno all’economia derivante dal proseguire del taglio dei tassi d’interesse, mentre l’inflazione torna a salire a causa del rincaro di gas ed elettricità. Il Pil italiano, fermo nel terzo e quarto trimestre 2024, è previsto in lieve crescita. Tuttavia, permangono le incertezze legate ai possibili dazi imposti dagli Stati Uniti, che potrebbero frenare scambi commerciali e investimenti.Energia: prezzi in crescita, impatto su famiglie e impreseIl prezzo del gas in Europa continua la sua impennata, raggiungendo i 53 euro/MWh a febbraio (da 49 euro a gennaio e 26 euro un anno fa). Il prezzo unico nazionale dell’elettricità segue la stessa tendenza, toccando i 155 euro/MWh. In controtendenza, la quotazione del petrolio è scesa a 76 dollari al barile.Politica monetaria: taglio dei tassi e credito in contrazioneA fine gennaio, la Bce ha ridotto i tassi di un quarto di punto percentuale, portandoli al 2,75%. Il mercato prevede ulteriori due tagli nel corso del 2025. In Italia, i tassi per le imprese sono scesi oltre un punto percentuale, ma il credito continua a contrarsi (-2,3% su base annua), segnalando una ripresa ancora incerta.Consumi e investimenti: crescita a singhiozzoLe vendite al dettaglio hanno registrato un recupero a dicembre (+0,8%), riducendo il calo del quarto trimestre a -0,2%. La fiducia dei consumatori è in ripresa a gennaio (98,2 da 96,3), ma l’indicatore Icc suggerisce una frenata nei consumi a inizio 2025. Anche gli investimenti faticano a beneficiare della politica monetaria meno restrittiva: la fiducia delle imprese migliora solo lievemente (95,7 da 95,3), mentre l’incertezza rimane elevata.Crisi dell’automotive, crescita modesta nei serviziL’industria continua a soffrire: la produzione industriale è calata dell’1,1% nel quarto trimestre 2024, segnando il settimo trimestre consecutivo in contrazione. Il settore automotive è in caduta libera (-36,6% rispetto a dicembre 2023). Nei servizi, la crescita è modesta: la spesa dei turisti stranieri è aumentata solo dell’1,3% annuo a dicembre e l’indice Pmi si mantiene appena sopra la soglia di espansione (50,4).Export penalizzato dai bassi scambi intra-europeiA dicembre l’export di beni italiani ha registrato una moderata ripresa (+1,9%), ma su base annua resta in leggero calo (-0,4%). La debolezza del commercio intra-Ue (-1,9%) ha pesato più dell’aumento extra-Ue (+1,2%). I principali mercati di sbocco (Germania, Usa, Francia) hanno mostrato una flessione, mentre sono cresciute le vendite verso Spagna, Regno Unito e Turchia.Eurozona in Difficoltà, Usa e Cina con dinamiche contrapposteNell’Eurozona, l’industria non riparte: i Pmi manifatturieri di gennaio restano sotto la soglia di espansione, con la sola eccezione della Spagna. La produzione industriale tedesca è in forte calo (-2,9%), mentre la Francia segna una lieve flessione (-0,4%). Negli Stati Uniti, la produzione industriale sorprende in positivo (+0,5% a gennaio), ma i consumi interni rallentano. In Cina, la manifattura tiene, ma la crescita dei consumi frena (+3,0% annuo a novembre da +4,8%).Boom della Borsa: indicatori positivi per la crescita?Le Borse segnalano aspettative più ottimistiche: l’indice S&P-500 negli Usa è salito del +132% rispetto ai livelli di inizio 2019, mentre il Nasdaq è aumentato del +228%. Anche in Europa i listini sono in forte crescita: il Dax tedesco segna un +8% a febbraio, il Ftse Mib italiano +7,7%, raggiungendo rispettivamente +98% e +85% rispetto al 2019.Focus sulle banche: Le azioni bancarie registrano aumenti record: +199% in Italia e +170% in Germania sul 2019, sostenute dai tassi ancora elevati e dalle misure di supporto della Bce e della Fed.Mercati finanziari e Pil: Storicamente, l’andamento delle Borse e la crescita economica sono correlati. In Italia, la relazione tra Ftse Mib e Pil è stata del 78% nel periodo 2019-2024. Tuttavia, le incertezze globali, come la volatilità dei mercati (indice Vix in aumento) e il rischio di dazi Usa, potrebbero frenare l’ottimismo.Prospettive incerte tra ripresa lenta e mercati ottimisti LEGGI TUTTO

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    I rebus dei tassi al test delle elezioni tedesche

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    I primi 50 giorni del 2025 sono stati segnati senz’altro dal ciclone Trump. Sia sul terreno strettamente economico, con il ritorno dei dazi; sia su quello geopolitico, con la messa in discussione dell’asse Usa-Ue. Che conseguenze possiamo immaginare per i nostri soldi?Per rispondere alla domanda si può partire da quello che stanno esprimendo i mercati obbligazionari, vale a dire gli andamenti dei prezzi e dei rendimenti dei titoli di Stato. Ebbene, nelle ultime settimane abbiamo assistito a un paradosso: i rendimenti dei Treasury decennali americani (in dollari) sono scesi al di sotto dei livelli di fine 2024; mentre i corrispondenti titoli in euro quali i Bund (tedeschi) o i Btp sono scesi meno di quelli americani. Il paradosso è dato dal fatto che l’economia Usa cresce il doppio di quella europea (il Pil è atteso a +2,7% nel 2025 contro +1,3% dell’eurozona), presenta maggiori rischi d’inflazione e, infine, ha una banca centrale, la Fed, che ha dichiarato uno stop al taglio dei tassi d’interesse (mentre la nostra Bce è pronta ad altri tre tagli dello 0,25% di qui a metà anno). In altri termini dovremmo assistere a un andamento opposto a quello in atto, perché l’America surriscaldata necessita un freno, mentre all’Europa servirebbe un aiutino. Tradotto: in Usa i tassi dovrebbero crescere di più di quelli europei, o al limite scendere di meno. Invece ne sanno qualcosa i risparmiatori italiani che hanno puntato da tempo sul calo dei tassi portando a casa meno soddisfazioni del previsto. Dove sta l’inghippo? Perché da noi i tassi non scendono come dovrebbero?Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni in Europa ci fornisce una spiegazione molto convincente: l’instabilità politica e l’incertezza che ne deriva sul futuro dell’Unione europea diventano i fattori di rischio prevalenti. Di fronte ai quali il mercato chiede rendimenti più alti.Prima di tutto ci sono le elezioni tedesche, in programma domenica 23 febbraio: un’affermazione dell’Afd superiore alle stime potrebbe aumentare l’instabilità o addirittura impedire la formazione di una maggioranza di governo, un po’ come sta succedendo in Austria. Ma l’ingovernabilità nella principale economia europea sarebbe un’altra cosa e farebbe senz’altro salire il rischio di ogni debito pubblico espresso in euro. Il caso tedesco si andrebbe a sommare all’instabilità francese, al momento solo sterilizzata, che rappresenta una spada di Damocle per l’eurozona. E poi c’è la crisi d’identità della Ue di fronte al rischio di fine della protezione Usa: ciò implicherebbe nuove pressioni sui debiti sovrani dell’area euro. Si pensi che portare le spese militari al solo 3% del Pil equivale un aumento delle entrate correnti del 8,8% in Spagna, del 7% in Germania e del 5% in Francia e Italia. LEGGI TUTTO

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    Utility, è tutti contro tutti per il risiko delle bollette

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    Il riassetto dei clienti commerciali scuote il mondo utility pronto a darsi battaglia pur di posizionarsi e presidiare potenziali nuove aree di mercato. Da Edison a Iren, da A2a a Hera passando per Eni, Enel e Acea le grandi aziende che gestiscono le bollette, e quindi pacchetti di clienti nel mondo gas ed elettricità, hanno davanti un 2025 ad alta competizione. Dopo le aste di fine tutela che hanno spartito 26 lotti per circa 4,5 milioni di clienti stanno arrivando sul mercato tre occasioni che possono sparigliare le carte: i clienti di Acea Energia, quelli di Engie e quelli di Unoenergy. Tre partite, di cui una già mezza scritta, che tutte le aziende stanno guardando con molta attenzione.In particolare, quella che riguarda il gruppo Engie (ex Gdf-Suez) che starebbe valutando la cessione del business retail in Italia. Si tratterebbe di quasi 1 milione di clienti residenziali gas (circa due terzi) e luce (un terzo) per la maggior parte concentrata in Lombarda e Puglia e in seconda battuta, nel Lazio. Un’operazione da almeno mezzo miliardo, in base al perimetro preciso che avrà la gara. «E che Engie vuole avviare per focalizzarsi sull’efficienza energetica e monetizzare ora che i margini sono alti in rapporto a costi della commodity bassi», spiega una fonte vicina al dossier.Sulla partita si starebbero posizionando diversi player. E questo, nonostante i rischi che comporta oggi la gestione del business retail (impiego di circolante, morosità) per i quali servono margini importanti. Renato Mazzoncini, ad di A2a, ha già espresso il proprio interesse e anche l’ad Gianluca Bufo di Iren valuterà il perimetro dell’operazione.Alla finestra poi Edison ed Hera. «Siamo nella migliore posizione per valutare possibili operazioni di M&A, in particolare sul fronte clienti, dove desideriamo crescere per dare maggiore equilibrio al nostro profilo industriale, già di per sè ben diversificato», ha detto ieri Nicola Monti, ceo di Edison. Per queste utility, posizionarsi su queste partite significa non perdere posizioni sul mercato, dove a primeggiare sono, al momento, secondo dati Arera, i colossi Enel ed Eni.Poi non tutti hanno gli stessi obiettivi e per alcune utility è molto importante che l’investimento in queste operazioni non sia solo numerico, ma preveda un rendimento del capitale investito. Sotto i riflettori è anche la partita che, secondo indiscrezioni, porterà sul mercato 250mila clienti liguri di Unoenergy, tra i principali operatori privati per clienti residenziali, aziende e condomini. LEGGI TUTTO

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    Energia: Genova apre le porte al Roadshow del Gse

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    Ha fatto tappa a Genova il Roadshow del Gestore dei Servizi Energetici (Gse) “Diamo energia al cambiamento”, un’iniziativa volta a promuovere la cultura della sostenibilità e a far conoscere i meccanismi incentivanti a scuole, pubbliche amministrazioni e imprese.L’evento ha preso il via presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “Firpo-Buonarroti”, dove il presidente del Gse, Paolo Arrigoni, ha incontrato gli studenti in una sessione dedicata intitolata “La transizione energetica: Gse incontra le Scuole”. “L’obiettivo principale di questo viaggio divulgativo è quello di instaurare un dialogo costruttivo con studenti, amministrazioni locali e imprese in tutta Italia per far conoscere le opportunità derivanti dai meccanismi incentivanti e dai servizi offerti dal Gse”, ha dichiarato Arrigoni.Nel pomeriggio, presso il Palazzo della Borsa Valori di Genova, il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, ha aperto l’incontro “La transizione energetica: Gse incontra i Comuni, le Pubbliche amministrazioni e le partecipate pubbliche”. Durante la sessione, il Gse ha illustrato gli strumenti a disposizione degli enti locali per l’edilizia pubblica, la mobilità sostenibile e le Comunità Energetiche Rinnovabili. “Il Gse è il garante e promotore dello sviluppo sostenibile del Paese – ha sottolineato Bucci – e affianca cittadini, professionisti, imprese ed enti locali per sostenere progetti legati alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica”.Nel corso dell’evento, è stato conferito il Premio “Vivi – territorio vivibile” ai Comuni virtuosi distintisi per interventi di riqualificazione energetica del patrimonio pubblico. Tra i premiati, il Comune di Genova, la Città Metropolitana di Genova, e i Comuni di Bogliasco, Sestri Levante, Recco e Ronco Scrivia. Inoltre, il titolo di “Testimonial della transizione energetica” è stato assegnato ai Comuni di Bargagli e Moconesi.A completare la giornata, si è tenuto un incontro rivolto alle associazioni di categoria e alle imprese locali. “La riduzione dei consumi e l’efficientamento energetico fanno bene all’ambiente e stimolano l’economia circolare – ha dichiarato Luigi Attanasio, presidente della Camera di Commercio di Genova – Il nostro impegno è aiutare le imprese, soprattutto quelle più piccole, a cogliere le opportunità della transizione energetica”.L’assessore regionale all’Energia, Paolo Ripamonti, ha evidenziato il valore dell’iniziativa: “Portare l’evento del Gse in Liguria è stata una priorità ed è frutto di una visione orientata al futuro. È un’importante opportunità per amministrazioni e imprese per confrontarsi su crescita energetica, sviluppo e sostenibilità”. LEGGI TUTTO

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    Cdp approva nuove operazioni per un miliardo

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    Il consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), presieduto da Giovanni Gorno Tempini, su proposta dell’ad e dg, Dario Scannapieco, ha deliberato nuove operazioni per un valore complessivo di oltre 1 miliardo di euro a sostegno di piccole e medie imprese e di infrastrutture strategiche per il territorio.Tra le decisioni adottate, il cda ha approvato il differimento del pagamento delle rate dei mutui per i Comuni e le Province del Centro Italia colpiti dagli eventi sismici del 2016-2017. Tale misura sarà attuata senza l’addebito di nuovi interessi, in linea con quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2025.Un altro intervento rilevante riguarda l’avvio dell’operatività del Plafond Africa, uno strumento che permetterà a Cdp di concedere finanziamenti fino a 500 milioni di euro entro il 2025 a favore di aziende con attività consolidate nel continente africano. L’obiettivo è sostenere iniziative e progetti nell’ambito del Piano Mattei promosso dal governo italiano.Sostegno alle PMI e sviluppo infrastrutturaleIn linea con il Piano Strategico 2025-2027, il cda ha approvato interventi dedicati alla realizzazione di opere infrastrutturali per l’ammodernamento della rete viaria locale, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini e favorire gli scambi commerciali. Inoltre, sono state deliberate misure per facilitare l’accesso al credito delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese e alle aziende operanti nelle otto Regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Sul fronte delle esigenze abitative, il cda ha stanziato ulteriori 150 milioni di euro a favore del Fondo Nazionale dell’Abitare Sociale (Fnas), gestito da Cdp Real Asset Sgr. Le risorse saranno destinate allo sviluppo di nuove iniziative nel settore dello “Student Housing” e del “Senior Housing”, rispondendo così alla crescente domanda di alloggi per studenti fuori sede e anziani autosufficienti. LEGGI TUTTO