More stories

  • in

    Addio a Guido Compagna, giornalista gentiluomo

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Guido sei pronto? Andiamo!». Era diventato una sorta di rituale tra di noi amici e colleghi del Sole24Ore assistere allo scambio di battute tra Franco Colasanti e Guido Compagna. Ogni mattina, dopo la consueta lettura dei giornali, i due inseparabili colleghi si avviavano verso la Camera per tornare poi nel pomeriggio al giornale ricchi di spunti, notizie, aneddoti, battute. Un giornalismo vero, autentico, basato sui contatti e sulle fonti, asciutto e sempre ben documentato, quello di Guido e Franco.Una passione autentica per la politica«Mi stai dando una notizia tremenda», mi dice al telefono l’inseparabile Franco. «Abbiamo vissuto una vita insieme». Colto, raffinato, Guido con la tipica intelligenza e leggerezza della migliore tradizione culturale napoletana, una passione autentica, a tratti viscerale per la politica, come ha raccontato in passaggi davvero densi di emozioni e di vita vissuta nel suo recente libro Quando eravamo liberali e socialisti, cronache familiari di una bella politica, un libro che ha dedicato alla moglie Elena e al ricordo dei suoi genitori.Loading…Per trent’anni Il Sole è stata la sua seconda casaNegli anni della sua malattia e negli ultimi mesi non mancava mai la domanda finale: come va al giornale? Il Sole24Ore è stato per trent’anni la sua seconda casa. Anni che ha raccontato sia come cronista sindacale, sia come giornalista politico a tutto tondo con notevole competenza, curiosità e capacità di analisi che si univa a quel giusto distacco, quel tocco di ironia da autentico gentiluomo che ci faceva sorridere.La nostalgia del «barone» per quando la politica era «buona politica»«Eh, se lo dici tu, caro barone», già quel titolo nobiliare di cui si vantava per gioco, come un retaggio di altri tempi. Nostalgia per quando la politica era la «buona politica» raccontata nel libro? Sì, certamente, ma sempre con lo sguardo rivolto al presente e al futuro, come quando racconta del suo rapporto speciale con il padre Francesco: «Avevo non più di otto anni la prima volta che parlai seriamente di politica con mio padre». Erano i giorni, a cavallo del 1953 e l’inizio del 1954 in cui Francesco Compagna, illustre meridionalista, preparava la sua rivista politica «Nord e Sud», ed era appena uscito dal Partito liberale, in seguito alla scissione della sinistra interna che non approvava lo spostamento a destra. Già, disse il giovane Guido, e adesso «per chi voteremo?».Gli studi nello storico liceo Umberto di NapoliE poi lo storico liceo Umberto di Napoli, la breve militanza nella federazione giovanile socialista sezione Chiaia Posillipo, i primi tentativi di giornalismo politico, la scissione del Psiup e i difficili rapporti con la sinistra socialista, la crisi delle ideologie, Tangentopoli, l’unificazione socialista «tra entusiasmo e delusione» e il suo fallimento. A «Nord e Sud», ricorda Guido, ci si dava del voi, alla napoletana. LEGGI TUTTO

  • in

    M5S, Conte alla sfida della Costituente: ecco cosa succede domenica

    Cambio del simbolo in standbyDel tanto discusso cambio di nome e simbolo, infine, non c’è traccia nelle questioni che saranno sottoposte agli iscritti. Nella proposta di revisione dello Statuto avanzata agli iscritti, il consiglio nazionale delibererebbe la modifica del contrassegno «su proposta del Presidente o del Garante». O. Tradotto: Conte potrà proporlo anche da solo e contro la volontà di Grillo. Ma Conte non ha interesse a cambiare il marchio storico: lo farà solo se al termine del processo costituente Grillo dovesse decidere di fare causa per la proprietà del simbolo.Collocazione politica e alleanzeLa questione della collocazione politica è quella che avrà più impatto sui rapporti con il Pd: gli iscritti si troveranno a scegliere tra “Dichiararsi progressista alla luce della nostra Carta dei principi e dei valori”, evidentemente la scelta su cui spinge il leader, e “Non dichiarare alcun posizionamento, ritenuto riduzionista, e mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra”. Una soluzione quest’ultima che se dovesse prevalere metterebbe la parola fine a ogni ipotesi di campo largo. Ma anche se, come è più che probabile, dovesse prevalere la prima opzione, resta da definire la modalità dell’eventuale alleanza con il Pd. Anche qui le scelte sono due: «condizionare le alleanze al alcuni fattori da allegare al Codice etico» oppure «vietare ogni forma di alleanza». Dando per più probabile la prima scelta, si chiede poi se condizionare le alleanze «all’elaborazione di un documento che dichiari i valori e i punti programmatici non negoziabili del movimento da far sottoscrivere alle forze politiche che intendano allearsi con il movimento», oppure «alla condivisione di un «accordo programmatico preciso», oppure alla «ratifica della base degli iscritti»Si vota anche sul superamento del limite dei due mandatiAgli iscritti si chiede anche se intendano modificare o meno il limite dei due mandati. Tra le opzioni tra cui scegliere in caso di modifica, l’estensione del tetto a tre mandati, consentire, in deroga al limite dei due mandati, la candidatura a presidente di Regione o sindaco; consentire la possibilità di ricandidarsi dopo aver osservato una pausa minima di 5 anni al termine dei mandati elettivi attualmente consentiti.Chi nel gruppo dirigente M5s sta con ConteOrmai Giuseppe Conte e Beppe Grillo non si parlano più, ma è attorno a loro che si muove la gran parte della galassia Cinque stelle. Anche perché la Costituente ha prodotto un effetto polarizzazione: o con l’uno o con l’altro. Dall’uscita di Luigi di Maio, che durante il governo Draghi fondò una propria forza politica, il volto-simbolo del M5s è stato sempre di più quello di Conte. Nel gruppo dirigente del M5s, è contiana la vicepresidente vicaria Paola Taverna: l’ex senatrice è quella incaricata di tessere la tela delle alleanze locali. Col presidente anche i suoi vice nel Movimento Michele Gubitosa e Riccardo Ricciardi, entrambi deputati, e il senatore Mario Turco. Contiano doc il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, così come gran parte dei parlamentari. Vicino a Conte, ma non senza distinguo, il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, da sempre sostenitore convinto – più del presidente – della necessità del campo largo. Lontana dagli impeti grillini della prima ora, e quindi più affine al Movimento targato Conte, è la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde: anche lei sponsor della necessità di investire nel campo largo.I seguaci di GrilloNel gruppo dirigente, vengono invece ritenuti filo-Grillo l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che fa parte del comitato di garanzia del Movimento, l’ex ministro Danilo Toninelli, del collegio dei probiviri M5s, molto attivo sui social con attacchi a Conte, e il tesoriere Claudio Cominardi. Fra i parlamentari che hanno preso le difese di Grillo, la senatrice Maria Domenica Castellone. Non ha lesinato appunti critici a Conte, ma senza strappare, l’ex sindaca di Torino e ora deputata Chiara Appendino LEGGI TUTTO

  • in

    La Lega alla prova della questione Nord, Salvini rivendica il Veneto e prepara il congresso lombardo

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaMatteo Salvini, dopo le due sconfitte in Emilia-Romagna e in un Umbria, prova il rilancio. E cerca di compattare la Lega a tre settimane del congresso regionale in Lombardia del 15 dicembre, dove l’obiettivo è quello di arrivare a una candidatura “unitaria”.Rimonta la questione NordMa le tegole per il segretario sono tante. Nel partito rimonta la questione del Nord. E’ stato il governatore lombardo Attilio Fontana, che ha parlato della necessità di rimettere il settentrione al centro dell’azione politica. Concetto condiviso anche dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: «Il tema Nord ha sempre tenuto banco nella Lega, siamo nati per quello. C’è un dibattito interno per far sì che il Nord sia al centro dell’agenda».Loading…In Veneto partita aperta per il dopo ZaiaNon solo. Le roccaforti del Nord sono a rischio. Prima fra tutte il Veneto prossimo ormai all’addio del Doge, Luca Zaia. Salvini ieri al Consiglio federale del partito è tornato a perorare la causa del terzo mandato che garantirebbe la permanenza del Governatore uscente. In ogni caso, se la strada per la conferma fosse (come è molto probabile) impraticabile, il segretario avverte che comunque «la priorità è avere un candidato della Lega alla guida del Veneto». Concetto ribadito ieri: «La Lega governa bene il Veneto da tanto tempo. Proporremo che continui a essere la Lega a guidare il Veneto». Parole indirizzate a Giorgia Meloni. «Ci vedremo a stretto giro, appena rientra», ha assicurato al termine della riunione. Non è un mistero che la premier abbia da tempo messo gli occhi sul Veneto forte del primato di Fdi che, malgrado abbia ormai scalzato il Carroccio in tutte le Regioni del Nord, non ne governa nessuna. Da tempo si fa il nome del senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama. Ma non c’è solo lui. Anche l’europarlamentare di Fdi Elena Donazzan, ex assessora della giunta Zaia, potrebbe ambire alla nomination.Le fibrillazioni in LombardiaQuanto al congresso in Lombardia, in campo, dopo il periodo di commissariamento affidato al deputato Fabrizio Cecchetti, al momento ci sono ancora due nomi: il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo e il coordinatore dei giovani leghisti Luca Toccalini. Entrambi vicini al segretario, anche se Romeo non ha risparmiato negli ultimi mesi qualche critica, tutti e due non hanno intenzione di ritirarsi dalla corsa. Anche se entrambi auspicano che si arrivi al congresso con un nome solo. La stessa speranza di Salvini, che vorrebbe evitare divisioni nella sua Lombardia.La miccia VannacciUn’altra miccia da disinnescare è quella relativa all’europarlamentare Roberto Vannacci, il generale che oggi radunerà le sue truppe a Marina di Grosseto per l’assemblea nazionale del suo comitato “Il mondo al contrario”. «Io ho la tessera della Lega dal ’91 ed è da 34 anni che provano a fare polemica. Una volta è Zaia, una volta è Vannacci – osserva Salvini -. Vannacci è assolutamente utile, positivo e propositivo, dialoga anche con persone che si sono allontanate dalla politica». Il generale ribatte alle insinuazioni e assicura che la sua storia politica è nel Carroccio e minimizza. «Cambieremo ragione sociale al comitato, da culturale a politica». Il fatto è che i primi a non credere che il generale si fermerà sono gli stessi leghisti e pure gli alleati. Questione di tempi, dicono, e poi lancerà l’Opa da dentro o da fuori. LEGGI TUTTO

  • in

    Riecco i «giallo-verdi»: il No alla Commissione Ue unisce Lega e M5s

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaCi risiamo, riecco i gialloverdi, Lega e M5s, che da sponde opposte in Italia si ritrovano a votare assieme in Europa. Sia il partito di Giuseppe Conte che quello di Matteo Salvini hanno già annunciato il loro “no” alla Commissione di Ursula von der Leyen distinguendosi dai loro alleati: Fdi e Fi da una parte e il Pd dall’altra. Niente di nuovo. Entrambi fanno parte di gruppi all’opposizione. Ma è un passaggio, quello del “no” alla Commissione, che in prospettiva è destinato ad assumere sempre maggior peso.I leghisti, in testa Salvini, assicurano che «non ci saranno conseguenze per il Governo» di Giorgia Meloni e «plaudono» alla designazione del ministro uscente degli Affari europei, Raffaele Fitto, a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue ma comunque voteranno contro. I Cinquestelle hanno ovviamente gioco più facile visto che anche in Italia sono all’opposizione. Il No però aiuta Giuseppe Conte a marcare la differenza dal Partito democratico che invece alla fine ha deciso di votare a favore dell’Esecutivo europeo nonostante la presenza di un esponente dei Conservatori, ovvero lo stesso Fitto, su cui i socialisti a Strasburgo si sono divisi.Loading…Una differenza che certo marcherà – e lo ha già fatto capire – anche Salvini. Ad esempio quando si parlerà di Ucraina. Anche qui le posizioni dei gialloverdi sono più vicine di quelle con i loro alleati. E non è un caso se tra i principali sostenitori di Donald Trump figurano proprio il leader della Lega ma anche quello pentastellato, il solo tra i partiti di opposizione a inviare gli “auguri di buon lavoro” al Presidente eletto.Anche qui niente di nuovo. Entrambi hanno la necessità di risalire la china. Le Regionali in Emilia Romagna e Umbria sono stati per enrambi un bagno di sangue. Conte fa fatica, deve uscire dall’attacco mossogli da Beppe Grillo e soprattutto dai malumori dentro il Movimento, di chi ritiene che il Pd stia fagocitando M5s.Anche il vicepremier leghista è però in difficoltà. Il progetto della Lega nazionale è fallito e lo spostamento sempre più a destra non paga. Salvini non a caso nelle ultime uscite è tornato a difendere le candidature nelle Regioni del Nord, a partire dal Veneto, in vista delle elezioni che si terranno nel 2025. Ha bisogno delle sue roccaforti, senza le quali la Lega rischia di dissolversi.Il braccio di ferro con Fdi e Fi è inevitabile. Il partito della Premier in tutte le Regioni è primo con molti punti di vantaggio e ha messo gli occhi proprio sul Veneto per il post Zaia. LEGGI TUTTO

  • in

    Arriva il codice Ateco per l’influencer marketing

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaLa Creator Economy avrà il suo codice Ateco. Entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025 ed è stato predisposto da Istat ed Eurostat con la collaborazione dell’Associazione Italiana Content & Digital Creators e del ministero delle Imprese e del Made in Italy. «Un importante traguardo nel segno dell’innovazione: dal primo gennaio 2025 sarà inserito il codice Ateco per l’attività professionale di influencer marketing. Una vittoria della Lega grazie al lavoro di questi mesi del nostro sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Massimo Bitonci, insieme a Istat, Eurostat e all’Associazione Italiana Content & Digital Creators. Si tratta di un fondamentale passo in avanti per dare il giusto riconoscimento a un settore in forte crescita in Italia, in particolare tra tanti giovani professionisti» ha scritto sui social il vicepremier Matteo Salvini.«Si tratta di una svolta storica per il comparto della Creator Economy – commenta Sara Zanotelli, presidente di Aicdc – perché rappresenta un primo passo per un riconoscimento ampio e sistemico di queste nuove professioni emergenti». «Avere un codice Ateco specifico – aggiunge Mauri Valente, vicepresidente di Aicdc – si inserisce nella più ampia strategia dell’associazione, volta a individuare e definire una regolamentazione fiscale e previdenziale dedicata al settore. Per noi è un passo importante di cui discuteremo anche nel nostro prossimo convegno, ’C come Economy: risposte concrete ad un mondo virtuale’ che organizzeremo il prossimo 11 dicembre».Loading… LEGGI TUTTO

  • in

    Mandato d’arresto per Netanyahu, Tajani: «Valuteremo». Crosetto: «Sentenza sbagliata ma dovremmo applicarla». No della Lega

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaCosa farà il governo italiano dopo la decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati d’arresto nei confronti del primo ministro Netanyahu, dell’ex ministro della difesa Gallant? Darà esecuzione alla decisione o rifiuterà di farlo? «Questa decisione è vincolante. E tutti gli Stati che fanno parte della Corte, che comprende tutti i membri dell’Unione europea, sono vincolati ad attuare la decisione della corte» ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Josep Borrell. Ma l’esecutivo italiano sembra orientato a prendere tempo.Tajani: sosteniamo la Cpi, ma valuteremo sull’arrestoInterlocutorio è infatti il commento a caldo del ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del Business forum trilaterale a Parigi: «Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la corte» ha dichiarato il titolare della Farnesina. E ha aggiunto: «Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». In casa azzurra c’è chi è più esplicito nel rigettare la decisione della Corte. «Stimo Benjamin Netanyahu, è il capo democratico di un Paese aggredito che rischia lo sterminio. Se la Corte penale internazionale cerca persone da arrestare, le trova a Gaza, tra le file di Hezbollah in Libano o degli Houthi nello Yemen: si occupino di terroristi internazionali» ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.Loading…Lega: mandati di arresto Cpi assurdi e filo-islamici Da Salvini non arrivano dichiarazioni ufficiali. Ma fonti della Lega, citate dall’Ansa parlano di «richiesta assurda» e di «sentenza politica filo-islamica, che allontana una pace necessaria».Crosetto: sentenza Cpi sbagliata, ma dovremmo applicarlaIn serata però prende posizione il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Io ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata» ma se Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant «venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale» ha affermato Crosetto, durante la puntata di Porta a Porta in onda stasera su Raiuno.Pd: Italia rispetti CPI e si adegui alle sue decisioni Dalle opposizioni invece sale l’appello a rispettare le decisioni della Corte. «È partito l’attacco alla Corte Penale Internazionale, per il mandato di arresto a Netanyahu. La CPI è un’acquisizione fondamentale della giustizia internazionale, fondata sullo Statuto di Roma. L’Italia ha il dovere di rispettarla ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni”. Così su X Peppe Provenzano, responsabile Esteri nella segreteria nazionale del PD. LEGGI TUTTO

  • in

    Dalla Campania al Veneto, ecco gli scenari nelle sei regioni al voto il prossimo anno

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaCon la tornata elettorale che si è chiusa lunedì 18 novembre ieri con l’elezione Michele de Pascale presidente dell’Emilia-Romagna e di Stefania Proietti presidente dell’Umbria salgono a sei le regioni governate dal centrosinistra (Sardegna, Campania, Puglia, Toscana, oltre alle già citate Umbria ed Emilia Romagna). Restano 12 quelle a guida centrodestra (Piemonte, Basilicata, Abruzzo, Molise, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Sicilia, Calabria, Liguria, Marche e Veneto). In Valle d’Aosta governano gli Autonomisti. Ci sono poi la Provincia Autonoma di Trento, guidata da Maurizio Fugatti (Lega) e la Provincia Autonoma di Bolzano guidata da Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei)Nel 2025 sono sei le Regioni chiamate al voto: Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Le date non sono ancora note, anche se generalmente è il presidente della Regione interessata, in base alle disposizioni previste dalla legge, a stabilire la data. E’ possibile un election day da tenere il prossimo autunno, ma non sarà facile mettere d’accordo tutte le Regioni.Loading…In Veneto partita aperta per il dopo ZaiaDopo la doppia sconfitta rimediata in Emilia Romagna e Umbria, Fratelli d’Italia lavora per rifarsi in vista delle prossime sfide elettorali, a partire dal Veneto, dove – in attesa delle mosse del governatore uscente, il leghista Luca Zaia (già al suo terzo mandato e, in base alla legge attuale, non più ricandidabile) – si gioca una partita nazionale all’ultimo voto. Non è un mistero infatti che il partito di Giorgia Meloni guardi con interesse alla ricca Regione del Nord, mosso dal desiderio di candidare un proprio esponente alla guida di Palazzo Balbi. Tanto più che a partire dalle elezioni politiche del 2022 FdI è saldamente primo partito in regione. Da tempo si fa il nome del senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama. Ma non c’è solo lui. Anche l’europarlamentare di Fdi Elena Donazzan, ex assessora della giunta Zaia, potrebbe ambire alla nomination. Senza contare che Forza Italia punta sull’ex sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, diventato coordinatore degli azzurri in regione. E che tra le opzioni che stanno prendendo forma c’è anche quella di un candidato civico. Tra i nomi che circolano c’è quello di Matteo Zoppas, presidente dell’Ice. Mentre nel centrosinistra circola il nome di Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, radicato territorialmente come il ravennate Michele de Pascale in Emilia-Romagna e la sindaca di Assisi Stefania Proietti in UmbriaIn Campania pesa la variabile De LucaIn Campania, dove governa il centrosinistra, i piani della segretaria dem Elly Schlein sono messi a rischio dalle mosse del governatore Vincenzo De Luca, che dopo il via libera incassato dal suo consiglio regionale al terzo mandato, non ha nessuna intenzione di farsi da parte, come pure gli chiede il Nazareno. E c’è chi dice che sarebbe tentato dall’idea di forzare la mano e dimettersi per tornare alle urne entro 90 giorni. Così da bruciare sul tempo un eventuale ricorso del governo sulla norma regionale che gli consente di candidarsi di nuovo. E da spiazzare il Pd, che sarebbe costretto a trovare in tutta fretta un candidato alternativo, dal momento che Schlein ha ribadito più volte che non intende ricandidarlo. Quanto al centrodestra, hanno ambizioni sia Forza Italia che FdI. Questi ultimi sono compatti sul nome di Edmondo Cirielli, nome forte del partito e vice-ministro degli Esteri.In Puglia ipotesi Decaro per il centrosinistraIn Puglia (dove Michele Emiliano si avvia a concludere il suo secondo mandato e non è rieleggibile) la partita si annuncia ostica per il centrodestra. perché l’uomo da battere potrebbe essere l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro (Pd) nel frattempo spostatosi all’Europarlamento di Strasburgo, forte di mezzo milione di preferenze incassate alle elezioni europee di giugno (è stato il candidato dem più votato). LEGGI TUTTO

  • in

    Codice della strada, al via il voto in Senato per il via libera definitivo: ecco tutte le sanzioni e le novità

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaRitiro della patente per chi guida col telefonino in mano o sotto effetto di alcol e stupefacenti, nonché per chi abbandona gli animali in strada. E ancora, stretta sui monopattini con obbligo di targa casco e assicurazione. Sale poi la cilindrata delle auto che potranno guidare i neopatentati, ma il limite durerà tre anni. E’ ad un passo da diventare legge il ddl che riforma il Codice della Strada. Approvato dalla Camera è arrivato in aula al Senato senza modifiche. Le votazioni iniziano nel pomeriggio. Il via libera definitivo è atteso tra oggi e domani. Ecco le nuove regoleTelefonini al volante La sanzione per chi guida con lo smartphone andrà da un minimo di 250 euro a un massimo di 1.000. Viene inserita anche la sospensione automatica di una settimana se si viene sorpresi col telefono al volante e sulla patenti si hanno almeno 10 punti. In caso di recidiva la multa lievita fino a 1.400 euro, la sospensione della patente può arrivare a tre mesi e si aggiunge la decurtazione da 8 a 10 punti. I tempi di sospensione, poi, raddoppiano se l’uso del telefonino causa un incidente o manda fuori strada un altro veicolo.Loading…Guida in stato di ebrezzaScatta la tolleranza zero: se il tasso alcolemico è compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro si riceve una sanzione tra 573 e 2.170 euro, con una sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Se il tasso alcolemico è compreso tra 0,8 e 1,5 grammi per litro, si è puniti con la doppia sanzione, detentiva e pecuniaria (arresto fino a 6 mesi e ammenda da 800 a 3.200 euro). Sospensione della patente da 6 mesi a un anno. Se il tasso alcolemico è superiore a 1,5 grammi per litro, la contravvenzione è punita con sanzione detentiva e pecuniaria (arresto da 6 mesi e un anno e ammenda da 1.500 a 6.000 euro) e sospensione della patente da uno a due anni. Cosa si può bere in pratica? Dipende dal peso, dall’altezza e se si è a stomaco pieno: in genere si è sicuri con un bicchiere di vino o una lattina di birra o un bicchierino di superalcolico. Per i neo patentati le norme già in vigore prevedono un tasso alcolico zero per tre anni. Tutte le ipotesi di guida in stato di ebbrezza portano alla decurtazione di 10 punti dalla patente. Tra le sanzioni c’è anche l’obbligo di installare sulla macchina l’alcolock, un dispositivo che impedisce l’avvio del motore in caso di rilevamento di un tasso alcolemico superiore a zero.Guida sotto effetto di stupefacentiTolleranza zero anche per chi guida dopo aver fatto uso di stupefacenti. Basterà risultare positivo ai test perché scatti la revoca della patente e la sospensione di tre anni.Eccesso di velocitàSanzione da 173 a 694 euro a chiunque superi di oltre 10 km/h e di non oltre 40 km/h i limiti massimi di velocità. Se la violazione è compiuta all’interno di un centro abitato e per almeno due volte nell’arco di un anno, la sanzione è innalzata fra 220 e 880 euro con sospensione della patente da quindici a trenta giorni. LEGGI TUTTO