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    Autonomia e candidature, tensione nel governo. Vertice Meloni-Fedriga giovedì

    Ascolta la versione audio dell’articoloPartita con Luca Zaia, in Veneto, la questione dell’impossibilità a candidarsi per un terzo mandato si estende al Trentino e, di conseguenza, al Friuli Venezia Giulia. Entrambe, guidate da esponenti della Lega. Il disaccordo all’interno della maggioranza riguardo alle elezioni regionali si propaga in tutto il Nord-Est e coinvolge anche il governo. In Consiglio dei ministri, la Lega si è opposta – senza successo – all’impugnazione della legge trentina che avrebbe permesso a Maurizio Fugatti di correre nuovamente, aprendo la strada a una simile opportunità per Massimiliano Fedriga. Il Carroccio considera questa decisione governativa una «scelta politica» e persino una «interferenza» nell’autonomia della Provincia autonoma a statuto speciale. Anche se Salvini ha minimizzato l’accaduto, («questioni locali») le forze di opposizione parlano di una maggioranza in crisi e chiedono un intervento della premier in Parlamento«Fare chiarezza sulla materia»La decisione dell’esecutivo era attesa, tanto che già ieri la Lega aveva scelto di far saltare il banco ritirando gli assessori e aprendo la crisi in Regione Friuli. Non abbastanza per far cambiare idea agli alleati, così come non sono servite in Cdm le argomentazioni di Roberto Calderoli, ministro competente: il Trentino è infatti ente a Statuto speciale, come il Friuli Venezia Giulia, e per il leghista hanno il diritto di decidere in autonomia sul numero dei mandati, anche dopo la sentenza della Consulta che bocciava il terzo mandato per le Regioni ordinarie. Di parere opposto la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, intervenuta dopo Calderoli in Cdm. Così come il capodelegazione di Fratelli d’Italia al governo, Lollobrigida: bisogna mettere ordine, fare chiarezza sulla materia; e dunque – il ragionamento – mandare la legge alla Consulta consentirà di dipanare l’aspetto giuridico. E sulla base delle indicazioni della Consulta, è stato il ramoscello d’ulivo nei confronti della Lega, si potrà aprire una riflessione complessiva sul numero dei mandati.Loading…Confronto ai massimi livelliIl confronto in Consiglio dei ministri è poi proseguito ai massimi livelli: il vicepremier Antonio Tajani ha espresso il sì di Forza Italia al’impugnativa, confermando la contrarietà al terzo mandato; l’altro vicepremier Matteo Salvini ha invece ribadito la necessità di salvaguardare la peculiarità delle autonomie, a maggior ragione – avrebbe osservato – dopo la vittoria del centrodestra a Bolzano. A chiudere il confronto la premier Giorgia Meloni, che avrebbe tirato le fila confermando la decisione di impugnare la legge per mettere ordine nella materia, e aprendo alla possibilità di un confronto successivo alla decisione della Corte costituzionale.Il peso dei nuovi rapporti di forzaLa Lega si deve accontentare per ora del sì del Cdm al disegno di legge delega per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali: un passo avanti verso l’Autonomia differenziata, nonostante la freddezza di Fi. Ma sul fronte delle Regionali, l’egemonia leghista sul lombardo-veneto è sempre più a rischio. «Squadra che vince non si cambia», ha ripetuto infinite volte Salvini, nel tentativo di conservare le Regioni che oggi esprimono un presidente leghista, riconfermando tutti gli uscenti figli di una stagione che vedeva la Lega primo partito della coalizione. Ma attraverso lo stop al terzo mandato, FdI rafforza le rivendicazioni affinchè siano riconosciuti i nuovi rapporti di forza. Salvini sperava di chiudere la questione offrendo la Lombardia e conservando le altre Regioni a partire dal Veneto, cuore dell’identità leghista. Ma restava da definire il futuro di Zaia, e in ogni caso Fdi non sembrava fidarsi: troppo in là nel tempo la scadenza della Giunta Fontana, tanto che nei giorni scorsi si ipotizzava di una crisi al Pirellone per anticipare il voto e renderlo più vicino alle altre Regioni.Il forfait per malattia della premierUn destino che invece potrebbe riguardare il Friuli Venezia Giulia, se la Lega dovesse andare fino in fondo. Una possibilità di ricomporre la questione poteva arrivare già domani, con la visita di Giorgia Meloni in programma al Festival delle Regioni in corso proprio a Venezia. Ma il forfait per malattia della premier impedirà la possibilità di confronti a quattr’occhi con Fedriga e Zaia. Meloni e il presidente friulano si vedranno però giovedì a Roma: lì si capirà se la Lega andrà fino in fondo e Fedriga rassegnerà la dimissioni. In ogni caso, FdI non sembra avere fretta di affrontare la partita Regionali: «Ci sono prima le amministrative», dicono da via della Scrofa. E anche l’ipotesi di un confronto ampio dopo la sentenza della Consulta sul Trentino, sembra rispondere alla logica del rinvio. LEGGI TUTTO

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    Terzo mandato, il Governo valuta l’impugnazione della legge trentina

    Ascolta la versione audio dell’articoloNello scenario tattico nazionale che si profila intorno al terzo mandato e alle singole iniziative di alcune regioni, il Governo starebbe valutando di proporre oggi 19 maggio – ultimo giorno utile per sollevare la questione alla Corte Costituzionale – in Consiglio dei ministri l’impugnazione della legge trentina sui mandati, la norma cioè che consentirebbe la candidatura di Maurizio Fugatti per la terza volta alla provincia autonoma di Trento.Bignami (Fdi): logico impugnare legge trentina sui mandati«Vista la sentenza della Consulta – evidenzia Galeazzo Bignami, capogruppo FdI alla Camera – ritengo che il limite debba essere applicato in tutte le Regioni. Salvo connotazioni specifiche di statuto speciale, che non mi pare ci siano, penso che l’impugnazione ne sia la logica conseguenza».Loading…La scelta vede fredda la Lega e agita le acque in maggioranza. Il partito del vicepremier – infatti – è da sempre contrario al tetto dei mandati e ha già subito la sentenza su De Luca che ha messo fuori gioco, almeno per il prossimo giro, anche Luca Zaia. Nelle scorse settimane, tra l’altro, il ministro per gli Affari Regionali, il leghista Roberto Calderoli, ha pubblicamente dichiarato che, a suo avviso, l’impugnazione non ha motivi tecnici paventando, invece, la presenza di motivi politici. Peraltro l’approvazione, ad aprile, nel Consiglio trentino, della legge voluta dalle Lega, che aumenta da due a tre i mandati massimi consecutivi per il presidente della Provincia autonoma, aveva provocato tensioni in Fratelli d’Italia con tre consiglieri in dissenso.Dopo di che dalla Lega si avverte che, una volta sollevata la questione, ogni decisione della Consulta andrà accettata e che la decisione potrebbe anche non essere quella di estendere quanto deciso per la Campania e le Regioni ordinarie alle autonome. Lo stop alla CampaniaIl governo aveva già impugnato e ottenuto lo stop della Consulta sulla legge della Campania per il terzo mandato di Vincenzo De Luca. Un intervento però limitato alle “Regioni ordinarie” mentre nei casi della norma trentina e eventuale del Friuli Venezia Giulia, si parla di regioni a statuto speciale. LEGGI TUTTO

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    Meloni riceve Vance e von der Leyen. Il vicepresidente Usa: spero sia l’inizio dei negoziati commerciali Usa-Ue

    Ascolta la versione audio dell’articoloIncontro a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il vicepresidente degli Stati Uniti d’America, J.D. Vance e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «Credo che avremo un’ottima conversazione e auspicabilmente che questo sia l’inizio di negoziati commerciali di lungo termine, per vantaggi commerciali a lungo termine tra Usa e Ue» ha detto Vance nella fase iniziale, aperta alla stampa, dell’incontro che è durato circa un’ora. Auspicio espresso anche da Meloni: «Spero che la giornata di oggi possa essere un primo incontro e un nuovo inizio».La premier italiana ha esordito ringraziando JD Vance e von der Leyen «per avere accettato l’invito. Un mese fa a Washington avevo proposto al presidente Trump un incontro, sono molto orgogliosa di ospitare due dei leader di Ue e Usa per iniziare un dialogo». E ha sottolineato: «Ci sono materie che sono di competenza della Commissione europea. Il ruolo dell’Italia è aiutare il dialogo».Loading…Vance: bene Meloni pontiera tra Ue e Usa «Non vedo l’ora di avere questa conversazione – ha detto il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in apertura del trilaterale -. Una delle cose che il primo ministro Meloni si è offerto di fare e che ovviamente il presidente e io abbiamo siamo stati contenti di accettare è davvero quello di essere un costruttore di ponti tra Europa e Stati Uniti».«Come ho detto ripetutamente – ha sottolineato Vance – l’Europa è un alleato importante degli Usa, i singoli stati europei sono importanti alleati degli Stati Uniti: ma naturalmente ci sono cose su cui non siamo d’accordo, come spesso accade fra amici, su temi come il commercio per esempio, ma ci sono anche molte cose su cui siamo d’accordo e su cui possiamo lavorare insieme». LEGGI TUTTO

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    Meloni vede Carney: con il Canada condividiamo sforzi per la pace in Ucraina

    Ascolta la versione audio dell’articoloPomeriggio di bilaterali per la premier Giorgia Meloni che ha ricevuto a Palazzo Chigi prima il premier libanese Jospeph Aoun, poi ministro del Canada Mark Carney. Più tardi ci sarà l’inocntro con il cancelliere tedesco Friedrich Merz.«In ambito G7 ci sono le grandi questioni internazionali sulle quali Italia e Canada si trovano da sempre sulla stessa lunghezza d’onda, penso alla questione ucraina, sulla quale condividiamo gli sforzi per una pace giusta e duratura» ha detto la premier italiana in una dichiarazione alla stampa al fianco del primo ministro canadese Carney.Loading…La presidente del Consiglio Giorgia Meloni riceve a Palazzo Chigi il presidente della Repubblica del Libano, Joseph Aoun. La premier, si legge in una nota, «ha ribadito il forte impegno italiano a fianco del popolo libanese, particolarmente in questo momento decisivo in cui il Libano, impegnato in un ambizioso programma di riforme, può voltare pagina dopo le numerose crisi che lo hanno attraversato».Nel corso del pomeriggio Meloni vedrà il primo ministro del Canada Mark Carney e poi alle 18 il cancelliere tedesco Friedrich Merz.«Preservare stabilità al confine Libano-Israele»Meloni e Aoun, nell’incontro a Palazzo Chigi, «in particolare, hanno discusso della situazione nel sud del Libano, dove l’Italia è presente con oltre mille soldati all’interno di Unifil, e hanno sottolineato il ruolo insostituibile svolto dall’Italia all’interno della Missione Onu e nel coordinamento internazionale del sostegno alle Forze Armate Libanesi attraverso il Comitato Tecnico Militare per il Libano, al fine di preservare la stabilità lungo il confine tra Libano e Israele». LEGGI TUTTO

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    Roma-Berlino, prove di sintonia: cosa si gioca oggi Meloni nell’incontro con Merz

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa smentita sull’esclusione dell’Italia dai partner strategici della Germania nel patto di Governo tra Cdu/Csu e Spd rivelata dalla Welt nei giorni scorsi ha certamente aiutato. Ed è più che probabile che ci sarà un ulteriore “approfondimento” nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e Friedrich Merz. Ma al centro del faccia a faccia tra la Premier italiana e il Cancelliere tedesco, in arrivo a Roma per partecipare all’intronizzazione di Leone XIV, ci sono anzitutto: dazi, piano di Riarmo e immigrazione.Il settore autoLa collaborazione tra Italia e il nuovo Cancelliere è intensa ed è cominciata ancor prima che Merz assumesse la guida del governo. Meloni lo ha confermato pubblicamente nei giorni scorsi durante il question time in Parlamento sottolineando come Italia e Germania – «le due principali manifatture europee» – possano dare insieme «un contributo concreto al rilancio della nostra base industriale, in primis del settore dell’auto». E del resto non potrebbe essere altrimenti visto il legame quasi inscindibile tra l’industria tedesca e quella italiana, che sono anche i Paesi che più di ogni altro rischiano di essere penalizzati dalla guerra commerciale dichiarata da Donald Trump. Non a caso del confronto/scontro con il tycoon si sono mossi con lo stesso registro. Obiettivo di entrambi è trovare un’intesa con l’amministrazione statunitense. Ma non solo.Loading…Il green dealSia la Germania che l’Italia sono convinte che vadano riviste alcune delle regole portate avanti nella scorsa legislatura da Bruxelles sul Green Deal, quei «dazi interni che minano la competitività europea, ha sintetizzato la Premier. Qualcosa si sta muovendo, vedi il rinvio delle multe ai costruttori di auto portato avanti dalla stessa Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. L’altro tema caldo – come già accennato – è il Piano di riarmo.Il piano di riarmoBerlino è stato tra i partner europei quello che ha più spinto per la possibilità di sospendere i vincoli del Patto di stabilità per la spesa sulla difesa adottando la clausola di salvaguardia. Una scelta che invece Roma (nonostante più volte lo avesse proposto) non ha accolto con entusiasmo tant’è che l’Italia è tra quei Paesi che non hanno presentato a Bruxelles la richiesta di sospensione. La scelta però è solo rinviata a fine giugno, quando si terrà il summit Nato in cui verrà ufficializzato il nuovo tetto di spesa da raggiungere. Gli Usa di Trump chiedono il 5%, l’Italia si presenterà a L’Aia con il 2% nel quale rientra anche la spesa per la Guardia costiera. Meloni però è consapevole che bisogna spingere sull’acceleratore. Il rischio marginalizzazione tanto dai principali partner europei che dalla stessa amministrazione Usa è reale. Così come le ricadute sull’industria bellica italiana e non solo, vista la possibile riconversione di produzioni in Germania. Il Governo italiano però punta a un maggior coinvolgimento europeo sul fronte finanziario mutuando quanto avvenuto in occasione del Covid con Nex Generation Eu. Un’ipotesi che finora è stata respinta. E tra i contrari c’è anche la Germania di Merz. Tuttavia la necessità di accelerare potrebbe indurre anche il Cancelliere a valutare un riavvicinamento.Il dossier immigrazioneQuanto al dossier immigrazione, qui le posizioni sono ormai quasi sovrapponibili. Merz – complice anche l’ascesa dell’estrema destra di Afd – ha sposato la linea dura sia sul fronte dell’ingresso in Germania che sui rimpatri, compresa l’ipotesi di esaminare le richieste di asilo in Paesi terzi. LEGGI TUTTO

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    Remigration Summit, Piantedosi: «Non avere paura di idee forti».

    Cos’è la remigrazioneMa quali sono le idee dei remigrazionisti? Si tratta di un’espulsione forzata di massa da un Paese verso un altro. Il termine appartiene al lessico accademico e a quello dello studio dei flussi migratori, ma ha perso ogni connotazione neutra nel momento in cui la destra se ne è appropriato per non usare la parola “deportazione”. In altre parole, un concetto che fino a poco tempo fa non era nemmeno pronunciabile ora sta diventando sempre più mainstream.Chi c’è dietro il Remigration Summit 2025?Il Remigration Summit 2025 è organizzato dall’associazione ‘Azione, Cultura, Tradizione’, il cui portavoce è Andrea Ballarati, ed è stato promosso dal noto attivista austriaco di destra Martin Sellner.Chi è Andrea Ballarati, il vate italiano dei remigrazionistiBallarati, portavoce italiano del Remigration summit, 23 anni, è uno studente di Economia, ex militante di Gioventù Nazionale, la sezione giovanile di Fratelli d’Italia, che ha poi lasciato per entrare a far parte di movimenti politici extraparlamentari. Dal 2022 è tra i fondatori dell’associazione identitaria “Azione, Cultura, Tradizione” di Como, di cui è presidente. Sarebbe stato proprio lui a proporre l’Italia come sede del convegno, a cui sono invitati anche l’attivista austriaco xenofobo Martin Sellner, l’esponente olandese di estrema destra Eva Vlaardingerbroek e il politico della National front francese Jean Yves Le Gallou.Il mito della sostituzione etnicaIl leader di “Azione, Cultura, Tradizione” ufficialmente esclude la sua adesione alle deportazioni di massa ma chiede, oltre all’espulsione dei migranti irregolari, la revisione dei sistemi di asilo e l’introduzione dei rientri volontari. Nel suo breve percorso Ballarati si è rapidamente avvicinato a Sellner, giovane ideologo viennese della remigrazione e militante della Fpo (partito dell’ultradestra austriaca), espulso in Svizzera e Germania per i suoi legami con movimenti neonazisti. Alla base della teoria della remigrazione, di cui Ballarati sarebbe uno dei massimi sostenitori in Italia, ci sono le tesi – portate avanti dall’ultradestra fin da oltre dieci anni – sulla minaccia della sostituzione etnica, secondo cui la civiltà occidentale sarebbe vittima di un piano organizzato dai potenti del mondo che vogliono sostituirla con una società multietnica o di ispirazione islamica.Islamici nel mirinoA coagulare il mix – formato da complottismo, derive no vax e reazioni xenofobe alle crisi migratorie – è il concetto di “remigrazione” diffuso per la prima volta nel libro ’Cambio di regime da destra: uno schizzo strategico’ di Sellner, uscito nel 2024. Secondo l’autore ogni singola nazione europea deve difendere la propria “cultura dominante” dalla globalizzazione, puntando ad espellere in massa i migranti irregolari, i richiedenti asilo, ma anche quelli con regolare permesso di soggiorno e i loro discendenti che non si adeguano alla cosiddetta “cultura dominante” del Paese che li ospita, in particolare gli stranieri islamici visti come la prima minaccia. Per chi la critica, la remigrazione è una forma soft di pulizia etnica, che sta diventando sempre meno soft e sta acquistando una forza rumorosa. LEGGI TUTTO

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    Meloni assente al vertice sull’Ucraina: «Italia contrari all’invio di truppe». Ma Macron la smentisce: «Non ne abbiamo parlato»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Rispetto a questo dibattito sulla mancata presenza italiana nelle riunioni tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina io devo ribadire una cosa che ho già spiegato diverse volte e cioè che l’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina. Non avrebbe senso per noi partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità». Così la premier Giorgia Meloni nel corso di un punto stampa a Tirana. Nella capitale albanese i leader di Polonia (Donald Tusk), Ucraina (Volodymyr Zelensky), Francia (Emmanuel Macron), Gran Bretagna (Keir Starmer) e Germania (Friedrich Merz), durante il vertice della Comunità politica europea, hanno avuto una conversazione telefonica con il presidente Usa Donald Trump dopo la conclusione del primo ciclo di colloqui russo-ucraini in Turchia.Meloni: l’opposizione si lamenta, ma io su Kiev coerente«Credo che sia un fatto di chiarezza e di coerenza e a chi si lamenta, l’opposizione per esempio, chiedo la stessa chiarezza e stessa coerenza. Cioè ci si chiede di partecipare a questi formati perché dovremmo mandare le truppe in Ucraina o ci si chiede di partecipare a questi formati per fare una foto e poi dire di no? Perché in queste cose bisogna essere seri e io sono una persona seria», ha rimarcato la premier. «Dopodiché ovviamente l’Italia che ha sempre sostenuto l’Ucraina e continua a sostenere l’Ucraina nell’ambito di quello che è stato deciso in ambito Ue e in ambito Onu continua a partecipare a tutti gli altri tavoli, a tutti gli altri livelli, a tutti gli altri format, a tutte le altre iniziative. Su questa iniziativa specifica noi non abbiamo dato la nostra disponibilità. Spero di essere stata ancora una volta chiara», ha concluso MeloniLoading…Macron: invio truppe? Guardiamoci da false informazioniLe parole della premier italiana sono però contraddette dal presidente francese, «C’è un errore di interpretazione, non abbiamo parlato di inviare truppe, la discussione era per un cessate il fuoco in Ucraina, domenica e oggi. Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe» ha detto Emmanuel Macron in conferenza stampa a Tirana rispondendo ad una domanda sulle parole di Giorgia Meloni sul vertice dei Volenterosi in Albania.Da difesa a migranti, si rafforza cooperazioneL’incontro di oggi a Tirana tra Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama «ha consentito di individuare specifici settori sui cui concentrare il lavoro preparatorio in vista del vertice intergovernativo» in programma in Italia. E’ quanto si legge nella dichiarazione congiunta dei due leader. Il primo dei settori citati è la difesa: «nel quadro dell’Accordo sulla cooperazione nel campo della Difesa del 10 ottobre 1995 e del Memorandum d’intesa sulla collaborazione nel settore della difesa del 18 settembre 2009» viene sancito il «rafforzamento della cooperazione finalizzata alla fornitura di mezzi e tecnologie in ambito Sicurezza e Difesa e alla realizzazione e gestione di infrastrutture navali e cantieristiche in Albania, per la costruzione e manutenzione di unità navali e per l’implementazione di iniziative di formazione tecnica e professionale». Energia: «ampliamento della cooperazione in ambito energetico, sulla base dell’accordo tripartito Italia-Emirati Arabi Uniti-Albania siglato ad Abu Dhabi il 15 gennaio 2025, che prevede la produzione di energia rinnovabile in Albania e un’interconnessione sottomarina per l’energia rinnovabile che collegherà̀ Italia ed Albania». Cooperazione in ambito migratorio: «costituzione di un gruppo di lavoro congiunto per l’approfondimento della collaborazione nel contrasto all’immigrazione irregolare e rafforzamento delle capacità di pattugliamento in mare albanesi»Italia-Albania: favorire processo adesione Tirana a Ue  LEGGI TUTTO

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    Lega, oggi Vannacci vicesegretario. Salvini arruola il Generale per sfidare Meloni sul fianco destro

    Ascolta la versione audio dell’articoloA poche ore dalla sua nomina a vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, il generale, auspica un “ritorno al gas russo”. Dichiarazione che non sorprende ma che certo conferma la distanza tra il partito di Matteo Salvini e i suoi alleati di Governo, a partire dai Fratelli di Giorgia Meloni.L’ingresso del generale è vissuto male dentro la LegaIn realtà questo ingresso del generale al vertice di via Bellerio è vissuto male anche dentro la Lega. L’ex comandante della Folgore non è amato : né dal Nord produttivo né dagli amministratori che ancora pensano che il Carroccio sia un partito federalista e non un movimento nostalgico. «Vannacci prossimo vicesegretario della Lega? Ho letto anch’io questa cosa sui giornali, ma non è all’ordine del giorno del Consiglio federale di oggi» taglia corto Luca Zaia con i giornalisti. «Il segretario è giusto che scelga i suoi vice. Io resto profondamente e geneticamente legato al fatto che noi dobbiamo rappresentare le istanze del popolo. Un partito vicino al popolo e identitario» aggiunge il Governatore veneto.Loading…La nuova segreteriaLa nuova segreteria vedrà assieme a Vannacci – tambur battente all’estrema destra – l’ingresso di Silvia Sardone, la pasionaria lombarda premiata per essere stata, come Vannacci, tra i più votati alle Europee. Confermati Alberto Stefani e Claudio Durigon: il primo manterrà il compito di coprire il fianco a nordest (è il segretario della Liga veneta), il sottosegretario al Lavoro invece continuerà a sovrintendere il fronte Sud. La strategia è chiara: scavalcare Meloni a destra. Salvini ci prova da tempo nonostante più di qualcuno gli abbia ricordato che «tra la copia e l’originale (cioè Fdi)» la scelta cadrà sempre su quest’ultimo. Il Capitano però non demorde. Anzi spinge sull’acceleratore corteggiando gli alleati di Fdi. L’ultimo episodio è stato l’incontro mercoledì 14 con il candidato alle presidenziali rumene George Simion, esponente di Aur, partito che in Europa fa parte del gruppo dei Conservatori (Ecr) assieme a Fratelli d’Italia che a inizio legislatura si è già visto sfilare dai sovranisti Vox, dell’amico Abascal.Salvini scommette sul trumpismoIl leader della Lega scommette sul trumpismo crescente in Europa e conta di poterne ricavare qualcosa anche da queste parti. Vannacci l’ha arruolato per questo. Il Generale, che dopo essere stato eletto a Strasburgo aveva “minacciato” la costituzione di un suo movimento, ha preferito accomodarsi nel Carroccio piuttosto che ansimare dietro percentuali residuali. Così dopo essere salito l’autunno scorso sul palco di Pontida, il 6 aprile, al congresso che ha riconfermato Salvini alla guida del partito , si è preso la tessera della Lega di cui si appresta a diventare vicesegretario. Il mandato è scontato. Sarà lui ad amplificare le posizioni più estreme che il vicepremier non può permettersi. Per Meloni un fastidio in più, un ronzio a destra al momento privo di conseguenze. LEGGI TUTTO