More stories

  • in

    Referendum giustizia, Grosso presidente del Comitato del no. Da lunedì la raccolta firme della maggioranza

    Ascolta la versione audio dell’articoloDopo il via libera definitivo del Senato alla riforma della giustizia con la separazione delle carriere dei magistrati, il confronto, anzi lo scontro, si sposta ora dalle Aule alle piazze e ai media. Sia la maggioranza che le opposizioni hanno annunciato di voler promuovere un referendum confermativo previsto tra marzo e aprile 2026.Da lunedì al via raccolta firme maggioranza per referendum I primi ad attivarsi sono stati i parlamentari di maggioranza. Partirà dalla prossima settimana la loro raccolta delle firme per chiedere il referendum confermativo della riforma della giustizia. Il passaggio segue la richiesta formale che i capigruppo del centrodestra di Camera e Senato hanno inviato ai rispettivi segretari generali per attivare le procedure e la conseguente certificazione. Per i deputati, serviranno 80 firme pari a un quinto dei parlamentari, 40 al Senato. Nella comunicazione dei capigruppo, il centrodestra ha anche indicato 3 deputati e 3 senatori che seguiranno le procedure e andranno poi a depositare, in Cassazione, le firme raccolte. Alla Camera sono Sara Kelany (FdI), Enrico Costa (FI) e Simona Matone (Lega) e al Senato Marcello Pera (FdI), Erika Stefani (Lega) e Pierantonio Zanettin (FI).Loading…Anche Pd-M5s-Avs chiedono avvio procedure raccolta firme referendum Anche i gruppi parlamentari di PD, M5S e AVS hanno inviato due lettere, identiche nel testo, al segretario generale della Camera e a quello del Senato per avviare la raccolta firme per la richiesta di referendum. Le lettere sono firmate dai vicepresidenti vicari dei gruppi Simona Bonafè, Carmela Auriemma e Marco Grimaldi per la Camera, Alfredo Bazoli, Alessandra Majorino e Tino Magni per il SenatoEnrico Grosso, presidente onorario del Comitato a difesa della Costituzione e per il No al referendum sulla riforma della Giustizia, promosso dall’Associazione nazionale magistrati (ANM), durante la conferenza stampa di presentazione, Corte di Cassazione, Roma 31 ottobre 2025. ANSA/FABIO FRUSTACIIl costituzionalista Grosso presidente Comitato del noIntanto si è insediato ufficialmente il Comitato per il no al referendum, promosso dall’Anm. Un Comitato nato su sollecitazione dei magistrati ma «aperto a tutti, avvocati, professori e cittadini; presente sui territori, che non intende entrare nella polemica politica ma vuole spiegare ai cittadini le ragioni del ‘no’ alla riforma». Presidente onorario è Enrico Grosso, avvocato, professore ordinario di diritto costituzionale all’università di Torino. «Siamo disponibili con chiunque purché si apra il più ampio confronto, gli interlocutori sono tutti egualmente degni di essere coinvolti, auspico un confronto con tutti, anche con la premier Meloni e l’esecutivo» ha detto Grosso alla presentazione del Comitato nella sede dell’Anm im Cassazione, a Roma.Nordio: auspico campagna non politicizzataPer il referendum confermativo che si svolgerà in primavera non è previsto il quorum. E il ministro Carlo Nordio ha auspicato che la campagna non sia “politicizzata” e che riguardi il “merito” della riforma. Anzi il Guardasigilli si è detto pronto a un confronto Tv con l’Anm, invitandola ad evitare “l’abbraccio” con le opposizioni, perché sarebbe una “catastrofe”, che porterebbe alla delegittimazione delle stesse toghe. LEGGI TUTTO

  • in

    Minori e Social: nuovi paletti in arrivo, ma rimane il nodo verifica dell’età

    Ascolta la versione audio dell’articoloGrazie ad una serie di audizioni mirate , la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza ha avuto modo di approfondire le cause delle «patologie più disparate”, come i disturbi alimentari”, toccando anche il problema della crescita della criminalità minorile. “Disagi vari, ansie, problemi psicologici psichiatrici nei casi più gravi, e tutte queste indagini hanno portato l’attenzione sull’uso e l’abuso, io direi, degli smartphone sin da età molto giovani”.A spiegare l’origine delle misure per la tutela dei più giovani nella dimensione digitale – ad esempio la nullità dei contratti on line stipulati dai minorenni o la tutela dei minori coinvolti da influencer in determinate attività -, attualmente all’attenzione in prima lettura dell’8a commissione di Palazzo Madama, è la senatrice Lavinia Mennunni (Fratelli d’Italia), prima firmataria dell’AS 1136, progetto di legge bipartisan scelto come testo base e ormai prossimo al primo via libera parlamentare.Loading…Maggiore età digitaleLa proposta di legge, sottolinea Mennuni a Parlamento 24, punta innanzitutto a “prevedere una maggiore età digitale, che vuol dire un’età minima per avere quella consapevolezza, quella formazione per poter accedere sui social”, età “che non può essere di otto, nove, dieci anni, come sta succedendo purtroppo da quando il cellulare viene regalato simbolicamente alla Comunione”.L’introduzione di una norma che obblighi le piattaforme digitali a verificare l’età dell’utente nell’accesso ai social, pur condivisa da tutti gli schieramenti politici, ha dovuto tener conto delle norme europea, in particolare il Digital Services Act, e ha quindi richiesto una interlocuzione «lunga e faticosa» con la Commissione europea che si è conclusa lo scorso settembre.Armonizzazione a livello europeoLa richiesta di Bruxelles, in estrema sintesi, è quella di puntare a “un’armonizzazione nella verifica dell’età” nell’ambito delle normative nazionali sull’accesso alle piattaforme digitali dei minori. Quindi, chiarisce Mennuni, “che la verifica dell’età non sia italiana o francese o tedesca, ma che sia uniforme a livello di Unione europea”. E dal momento che è da poco entrata in vigore anche la normativa europea sull’intelligenza artificiale, la necessaria armonizzazione delle norme sta orientando il Legislatore a ritenere «che 14 anni possa essere un’età congrua, giusta, per avere quella consapevolezza» ritenuta fondamentale per tutelare adeguatamente i ragazzi dai rischi di un accesso precoce ai Social media. LEGGI TUTTO

  • in

    Manovra 2026, Meloni: sul contributo delle banche non credo ci saranno modifiche, sugli affitti brevi decide il Parlamento

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Sul contributo delle banche non credo» ci saranno modifiche e «continuo a dire che secondo me è un bel segnale che si mettono risorse sui lavoratori, sulle imprese che assumono, sulle famiglie e la natalità e che si chieda un contributo a banche e assicurazioni». Così la premier Giorgia Meloni in un’intervista al Tg1, parlando della legge di bilancio 2026.Sugli affitti brevi, invece, «a mio avviso, deve decidere il Parlamento se confermare o meno la norma» ha spiegato la premier. «Io voglio solamente dire – ha aggiunto – che la ratio del provvedimento non è fare cassa sul tema degli affitti, ma è favorire gli affitti alle famiglie perché è evidente che se c’è la stessa tassazione per chi affitta a un turista e per chi affitta a una famiglia, si tenderà ad affittare al turista e gli affitti per le famiglie aumenteranno. Quindi il nostro obiettivo è abbassare gli affitti per le famiglie».Loading…La presidente del Consiglio ha parlato anche della riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere per i magistrati: «Non sono d’accordo con l’Anm, ma a memoria non ricordo una volta in cui l’Anm sia stata favorevole a qualsiasi riforma della giustizia. La loro idea è che tutto va benissimo, ma non è l’idea che abbiamo noi della giustizia e credo nemmeno i cittadini.Quanto allo stop al progetto del Ponte sullo Stretto «alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché si avrebbe voglia di rispondere ”perché c’è internet”. Dopodiché il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi, sia chiaro che l’obiettivo è fare il Ponte sullo Stretto di Messina, che è un’opera strategica, sarà un’opera ingegneristica unica al mondo». LEGGI TUTTO

  • in

    Separazione carriere, via libera definitivo alla riforma costituzionale: ecco cosa cambia

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa riforma che introduce la separazione delle carriere della magistratura è stata approvata definitivamente dall’aula del Senato. Il disegno di legge costituzionale ha avuto 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni. Hanno votato contro Pd, M5s e Avs. Iv si è astenuta. A favore della riforma Azione. Il voto è il quarto e ultimo passaggio parlamentare, come previsto dalla Costituzione. Dopo la “doppia lettura conforme” delle due Camere, non essendo stata raggiunta la maggioranza dei due terzi, ci sarà un referendum confermativo che dovrebbe svolgersi nella primavera del 2026. E che le stesse forze di maggioranza hanno annunciato oggi in Aula. I capigruppo al Senato, Lucio Malan (Fdi), Massimiliano Romeo (Lega), Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Michaela Biancofiore (Noi moderati) hanno avviato le procedure per la raccolta delle firme. Per la maggioranza il voto popolare può rappresentare una sorta di traino verso le elezioni politiche in arrivo «tra marzo e aprile 2027» come ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio.Opposizioni con cartelli in Aula: no a pieni poteriI senatori del Pd, del M5s e di Avs hanno protestato contro l’approvazione della riforma della giustizia, mostrando cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”. Nello schieramento opposto, dai banchi del centrodestra sono partiti invece gli applausi subito dopo il voto.Loading…Meloni: ok alla riforma della giustizia è traguardo storico«Con l’approvazione in quarta e ultima lettura della riforma costituzionale della giustizia, compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani. Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, lavorando con serietà e visione. Ora la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo. L’Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della Nazione e dei suoi cittadini. Perché un’Italia più giusta è anche un’Italia più forte». Così su X la premier Giorgia Meloni.Nordio: referendum Anm sul governo sarebbe catastrofico «E’ bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso e io lo ringrazio il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura» ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando ai cronisti del referendum confermativo della separazione delle carriere della magistratura.FLASH MOB DI FORZA ITALIA AL TERMINE DEL VOTO IN SENATO SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA FLASH MOB DI FORZA ITALIA AL TERMINE DEL VOTO IN SENATO SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIAConte: scardinano la Carta, M5s contrasterà in ogni modoNon c’è solo la separazione delle carriere, «stanno riformando anche la Corte dei Conti». C’è «un disegno di scardinamento della Costituzione» per «tagliare le unghie» alla magistratura e «depotenziarla». «Vogliono pieni poteri e noi li contrasteremo in ogni modo». Lo ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte davanti al Senato. Riferendosi al referendum sulla giustizia Conte ha aggiunto: «Non è uno scontro tra destra e sinistra ma tra LEGGI TUTTO

  • in

    Giustizia, la doppia partita di Meloni e Schlein: tutti i rischi del referendum

    Ascolta la versione audio dell’articoloSi racconta che il ministro leghista dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ai tempi in cui era sottosegretario a Palazzo Chigi nel Conte 1 usasse tenere nel suo studio una foto di Matteo Renzi a imperitura memoria della caducità delle vicende politiche: il riferimento era naturalmente al referendum del 2016 sulla riforma costituzionale (che aboliva il Senato elettivo e riformava il Titolo V della Costituzione) perso dall’allora premier e segretario del Pd, che aveva voluto personalizzare il voto dichiarando che in caso di sconfitta si sarebbe dimesso. Ecco, questo errore Giorgia Meloni non lo ha fatto e non lo farà: l’eventuale referendum sulla “madre di tutte le riforme”, ossia il premierato, è stato prudentemente rimandato alla prossima legislatura e il voto sulla riforma della giustizia targata Nordio – che in ogni caso, è stato precisato, non riguarderà le sorti del governo – sarà tenuto a distanza di sicurezza dalle comunali del giugno prossimo e quindi il prima possibile, tra marzo e aprile.La parola d’ordine nel centrodestra è «depoliticizzare» il referendum…Isolare il voto referendario è un modo per depoliticizzare il più possibile l’appuntamento in modo da intercettare più facilmente il favore dell’opinione pubblica moderata anche fuori dal centrodestra. Senza election day con le comunali, inoltre, si evita l’effetto trascinamento nei grandi centri urbani, dove tradizionalmente il Pd e la sinistra sono più forti. La parola d’ordine è dunque quella di smorzare i toni, di non personalizzare il confronto e di restare nel merito della riforma respingendo l’accusa delle opposizioni di attacco alla Costituzione e agli equilibri tra i poteri dello Stato.Loading…… ma per Meloni sarà difficile non mettere la faccia sulla riforma NordioMa per la premier sarà difficile non mettere la faccia sulla riforma che separa le carriere e divide in due il Csm, come ha dimostrato nei mesi scorsi lo scontro con la magistratura in merito ai ripetuti blocchi dei trasferimenti degli immigrati clandestini in Albania e come dimostra ancora in queste ore la reazione alla bocciatura del progetto sul Ponte sullo Stretto da parte della Corte dei conti: «L’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del Parlamento… La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei conti rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione del governo, sostenuta dal Parlamento». E sarà anche difficile non interpretare l’eventuale sconfitta referendaria come un segnale politico nei confronti del governo, quantomeno un primo segnale di sfiducia dopo tre anni di gradimento stabile. Da qui l’aurea profetica, o scaramantica, delle parole pronunciate dal presidente del Senato Ignazio La Russa, di certo non catalogabile tra i nemici della premier: «Io personalmente sono stato tra i fautori della separazione delle funzioni, che non separa le carriere ma rende già ora difficile il passaggio da una carriera all’altra. Per cui forse il gioco non valeva la candela, mentre invece l’aspetto dei due Csm è un tentativo di ridurre il peso delle correnti, vediamo se riesce».Il timore dem di un’altra battaglia persa dopo quella contro il Jobs actSul fronte opposto il timore di molti nel Pd è che la segretaria Elly Schlein, che pure nella riunione dei gruppi ha invitato cautamente a concentrarsi sul merito della riforma Nordio e a non politicizzare troppo il prossimo voto referendario, si faccia trascinare dal M5s e dalla Cigl nell’ennesima battaglia persa, nella speranza della “spallata al governo”, dopo il mancato quorum ai referendum sul lavoro del giugno scorso. Questa volta, trattandosi di un referendum confermativo di una riforma costituzionale, il quorum non è previsto: vincerà chi riuscirà a portare più sostenitori alle urne. Ma il clima nel Paese nei confronti della magistratura, come rilevano i sondaggi, è molto cambiato dai tempi di Tangentopoli e da quel “Resistere, resistere, resistere, come su un’irrinunciabile linea del Piave” pronunciato nel 2002 da Francesco Saverio Borelli.Opposizioni non compatte: Calenda e Renzi si sottraggono al fronte del NoPer di più, come accaduto con i quesiti contro il renziano Jobs act, le opposizioni non sono compatte: se Carlo Calenda con la sua Azione conferma il sì alla riforma che separa le carriere e divide in due il Csm e quindi si schiera per il Sì al referendum confermativo che si terrà il prima possibile, tra marzo e aprile, Matteo Renzi con la sua Italia viva conferma il voto di astensione. Astensione che alle urne si tramuterà in libertà di voto: favorevole alla separazione delle carriere, che era anche nel programma del fu Terzo polo alle ultime politiche, le perplessità dell’ex premier riguardano il meccanismo del sorteggio per l’elezione dei membri del Csm. Ma il non schierarsi con il Sì è in realtà una scelta tutta politica per non rompere con Schlein in vista delle elezioni del 2027, appuntamento che Renzi ha deciso di giocare nel campo del centrosinistra a differenza di Calenda che continua a inseguire il sogno di un Terzo polo autonomo. L’effetto è comunque lo stesso: al fronte del No mancherà del tutto il centro moderato. LEGGI TUTTO

  • in

    Da Maria Rosaria Boccia al figlio di Mastella, pronte le liste nelle tre regioni al voto a novembre

    Ascolta la versione audio dell’articoloAl via ufficialmente la partita delle elezioni regionali del 23 e 24 novembre in Campania, Puglia e Veneto, con il primo, classico adempimento: la presentazione delle liste. Il termine ultimo è quello delle 12 di sabato 25 ottobre. Ma già nelle prima giornata utile la maggior parte dei partiti hanno depositato le liste dei candidati ai Tribunali delle diverse provinceArrivano le liste CampaniaIn Campania sono otto le liste a sostegno della candidatura per il centrodestra di Edmondo Cirielli, così come quelle a sostegno del candidato della coalizione di centrosinistra, Roberto Fico. L’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, capolista di Fdi, ha rischiato di rimanere fuori dalle elezioni: un errore lo indicava nato il 6 giugno del 1862, ben 163 anni fa. Errore corretto nel giro di poco. Cirielli, candida come capolista nella sua lista civica un suo ex collega (il colonnello Claudio Mazzarese Fardella Mungivera, vice comandante dell’Arma dei carabinieri della Regione Campania) e Angelo Pisani, lo storico avvocato di Maradona.Loading…Le listePer Cirielli ci sono quattro partiti: FdI, FI, Lega e Noi Moderati, cui si aggiungono la civica ’Cirielli Presidente’, la lista Democrazia cristiana con Rotondi, Udc e Consumatori-Pensionati. Per Fico, assieme ai partiti del campo largo – M5s, Pd, Avs – anche la civica ’Fico Presidente’, Noi di Centro-Noi Sud che fa capo a Clemente Mastella, “A Testa alta” emanazione del presidente uscente Vincenzo De Luca, Casa Riformista che mette insieme Italia Viva, esponenti del mondo civico e dell’associazionismo, alla quale ha contribuito anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, i socialisti con la lista “Avanti Campania”.I «figli d’arte»In entrambi gli schieramenti non mancano i “figli d’arte” o parenti di politici già navigati. Nel centrodestra, Fi schiera a Salerno Rosaria Aliberti, studentessa universitaria figlia del sindaco di Scafati Pasquale, mentre FdI schiera Francesca Marino, docente di educazione alimentare, moglie del rettore dell’Università Federico II Matteo Lorito, Ira Fele, moglie dell’ex coordinatore provinciale del partito, Michele Schiano di Visconti, Ione Abbatangelo, figlia dell’ex parlamentare missino Massimo Abbatangelo, coinvolto nelle indagini sulla strage del Rapido 904. Nell’altro schieramento c’è Armando Cesaro, coordinatore di Iv e figlio dell’ex presidente della Provincia Luigi Cesaro; in ’Noi di Centro-Noi Sud’ Pellegrino Mastella, figlio di Clemente, tra i socialisti Giuseppe Sommese, figlio dell’ex assessore regionale Pasquale Sommese. Con De Luca, infine, si candidano invece Rossella Casillo, figlia del presidente di Soresa (Società regionale della Sanità) e Vittoria Lettieri, figlia del sindaco di Acerra.Il caso BocciaMaria Rosaria Boccia (l’imprenditrice di Pompei protagonista del caso che un anno fa ha portato alle dimissioni dal Governo dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano) è candidata alle regionali in Campania nella lista che sostiene la candidatura di Stefano Bandecchi alla guida dell’Ente. Boccia si presenta, non come capolista, nelle circoscrizioni di Napoli, Caserta e Salerno. LEGGI TUTTO

  • in

    Draghi: unica via per Ue è federalismo pragmatico

    Ascolta la versione audio dell’articoloIl mondo è cambiato, l’Europa è sotto attacco e fatica a rispondere. Ha un’unica via di fronte a sé: “un federalismo pragmatico” che le permetta di andare avanti sui temi strategici. Mario Draghi torna a parlare del presente e del futuro dell’Europa. Lo fa ad Oviedo, dal Teatro Campoamor, dove è stato insignito del prestigioso Premio Princesa de Asturias per la Cooperazione Internazionale. Secondo i giurati Draghi è «una figura chiave della difesa dell’integrazione europea e della cooperazione internazionale». Ed è ancora una volta all’Unione, per la quale ha redatto il rapporto Competitività, che l’ex presidente della Bce ha rivolto il suo monito.Draghi: sotto attacco quasi ogni principio su cui si fonda l’Ue Il presupposto da cui parte Draghi è ormai da mesi identico: «quasi ogni principio su cui si fonda l’Ue è sotto attacco. Il mondo è cambiato e l’Europa fatica a rispondere». E’ questo il «punto di rottura» – già sottolineato a maggio a Coimbra, al Cotec, alla presenza del presidente della Sergio Mattarella – dal quale Draghi ha mosso anche ad Oviedo il suo intervento. Portando avanti una proposta che ben si inserisce nell’attualità di Bruxelles, ovvero nel dibattito sul superamento del quorum dell’unanimità in alcune decisioni chiave dell’Ue.Loading…Il federalismo pragmaticoPer Draghi, quel superamento, dal punto di vista normativo, oggi è impossibile. Va, però attuato nei fatti. «Si tratta di un federalismo basato su temi specifici, flessibile e capace di agire al di fuori dei meccanismi più lenti del processo decisionale dell’Ue». Sarebbe costruito da «”coalizioni di volenterosi” attorno a interessi strategici condivisi, riconoscendo che le diverse forze dell’Europa non richiedono che ogni Paese si muova allo stesso ritmo», è la tesi dell’ex premier italiano.Le divisioni nella UeIl suo intervento arriva a poche ore da un Consiglio europeo dove, ancora una volta, sull’Ucraina sono state approvate delle conclusioni a 26, ovvero senza l’Ungheria. E dove la proposta di usare gli asset russi per i prestiti di riparazione a Kiev ha subito una brusca frenata, tra i veti del Belgio e i dubbi di diverse capitali, Roma inclusa. Anche sul grande tema della competitività e del suo rapporto con il Green Deal i 27 leader hanno mostrato più di una crepa. Il 12 febbraio prossimo si terrà un Consiglio europeo straordinario proprio sul dossier. Saranno presenti Draghi e Enrico Letta, autore del rapporto sul mercato unico.Reagire alla crisi«Oggi, la prospettiva per l’Europa è tra le più difficili che io ricordi. Abbiamo costruito la nostra prosperità sull’apertura e sul multilateralismo: ora affrontiamo protezionismo e azioni unilaterali. Abbiamo creduto che la diplomazia potesse essere la base della nostra sicurezza: ora assistiamo al ritorno della potenza militare come strumento per affermare i propri interessi. Abbiamo promesso leadership nella responsabilità climatica: ora vediamo altri ritirarsi mentre noi sosteniamo costi crescenti», ha ricordato Draghi. L’Europa, ha sottolineato, ha sempre reagito alle crisi. Lo ha fatto dopo la crisi del debito sovrano, o dopo il Covid. La situazione, oggi, è diversa e più complessa. E Draghi l’ha riassunta ponendo alla platea di Oviedo una domanda che per ora resta senza risposta: «Quanto grave deve diventare una crisi affinché i nostri leader uniscano le forze e trovino la volontà politica di agire?». LEGGI TUTTO

  • in

    Fondo salva casa e app di autovalutazione, le proposte Pd per prevenire il sovraindebitamento

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa crisi da sovraindebitamento “è una situazione che colpisce attualmente circa 7 milioni di persone nel nostro Paese. Ed è caratterizzata dal fatto che i cittadini non riescono a rimborsare i debiti che hanno contratto con il loro reddito da lavoro o con il loro patrimonio, e purtroppo la normativa vigente, la legge 3 del 2012, non riesce ad offrire risposte a tutti. Soprattutto, non riesce ad anticipare queste situazioni così critiche”. A dirlo è la senatrice dem Cristina Tajani, prima firmataria della proposta di legge “Norme sulla tutela anticipatoria della crisi da sovraindebitamento” (AS 1434), da poco incardinata in commissione Giustizia del Senato.La proposta di legge dem “prevede la creazione a livello territoriale di organismi di consulenza e di accompagnamento per i cittadini e le famiglie” a rischio crisi da debito eccessivo, spiega Tajani ospite di Parlamento 24: “Spesso si tratta di famiglie che si accingono a contrarre un debito”. Grazie a consulenze mirate questi soggetti avranno modo di verificare “la propria capacità patrimoniale e reddituale fi far fronte a queste obbligazioni, perché spesso anche la mancata educazione finanziaria fa sì che cittadini o piccoli imprenditori non siano in grado di valutare esattamente la propria capacità di rimborsare questi debiti”. “Mettiamo in gioco anche una piattaforma digitale che si chiama «Debito sostenibile», che è in grado di offrire ai nostri concittadini uno strumento di autovalutazione indipendente”, conclude Tajani, ottimista sulla possibilità che la Pdl ottenga un appoggio bipartisan in Parlamento.Loading… LEGGI TUTTO