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    Il Pd tiene ma la crisi del M5s trascina giù la coalizione

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Se penso che il centrosinistra per colpa di Conte ha rifiutato Italia Viva… Finirà per qualche centinaio di voti. E dire che solo Renzi alle Europee ha preso in Liguria 6.500 voti di preferenza. E Paita altri 4.200. Che follia». In serata, quando il testa a testa tra Marco Bucci e Andrea Orlando già pende dalla parte della vittoria del sindaco di Genova candidato dal centrodestra, è Francesco Bonifazi, fedelissimo di Matteo Renzi, a punzecchiare il Pd per la decisione di tenere fuori Italia Viva dall’alleanza di centrosinistra per obbedire al diktat di Giuseppe Conte. In quei giorni il presidente del M5s dichiarava addirittura la morte del “campo largo” con il Pd e gli altri alleati. E, si sa, gli elettori di entrambe le coalizioni non gradiscono le liti e i veti (anche in Basilicata, ad aprile, la rottura del campo largo per mano di Conte e le continue polemiche con il Pd e i centristi hanno finito per dare la volata alla riconferma del forzista Vito Bardi). «Oggi perde chi mette veti, perde Conte e chi ha messo veti su noi», rincara la dose a risultato consolidato lo stesso Renzi.I veti incrociati tra alleati e la guerra tra Conte e Grillo tra i motivi della sconfittaC’è poi un elemento tutto interno al M5s, impegnato nel processo costituente che a fine novembre cambierà lo statuto e forse anche il nome e il simbolo: la guerra quasi quotidiana tra Conte il fondatore e garante Beppe Grillo, che per inciso è genovese e che proprio in Liguria ha lanciato quindici anni fa la sua avventura a 5 Stelle. E che sabato, alla vigilia del voto, ha voluto lanciare il suo anatema contro un M5s ormai «evaporato» e contro i candidati regionali del campo progressista «catapultati dall’alto». Per poi non recarsi alle urne. È molto probabile che le parole del fondatore abbiano suscitato sconcerto in una parte dell’elettorato pentastellato, che in Liguria ha effettivamente accentuato la tendenza all’“evaporazione”: il M5s – che alle europee aveva preso in regione il 10% e alle scorse regionali del 2020 quasi l’8% – si è fermato sotto il 5%, superato da Alleanza Verdi/Sinistra che ha confermato il buon trend delle europee superando il 6%. Spicca, tra il flop del principale alleato, l’ottimo risultato del Pd: primo partito con oltre il 28%, quasi doppia Fratelli d’Italia e cresce rispetto alle europee (26,3%). Non solo. Orlando ha preso più di 12mila voti in più rispetto alle liste che lo sostenevano, segno che la candidatura era solida. Insomma, «il Pd la sua parte l’ha fatta», per usare l’espressione dell’ex sindaco di Firenze ora eurodeputato Dario Nardella: «Il tema riguarda gli alleati del Pd».Loading…La crisi del M5s fattore di destabilizzazione del “campo largo” anche in prospettivaOra gli occhi sono puntati su Emilia Romagna e Umbria, dove si vota il 17 e 18 novembre e dove le coalizione di centrosinistra si presenta nella formazione extralarge (i renziani hanno rinunciato a presentare il simbolo di Italia Viva ma sono candidati nelle liste civiche a sostegno del presidente). Se il risultato dovesse essere favorevole al centrosinistra non solo a Bologna, dove è più scontato, ma anche a Perugia, sarà il chiaro segno che solo tutte assieme le opposizioni possono essere competitive. Certo, la crisi continua e verticale di consensi del M5s, crisi che va avanti almeno dalle europee, rischia di essere un fattore di destabilizzazione anche in prospettiva: Conte ha dimostrato, con la caduta del governo Draghi e con le conseguenti elezioni politiche in solitaria del settembre 2022, di non temere la rottura dell’asse con il Pd se a vantaggio dei consensi per il suo M5s. E se la conseguenza del calo di consensi si riverbererà anche, come è naturale che sia, sulla sua ambizione di essere il candidato premier della coalizione i rischi dell’esplosione del campo delle opposizioni aumenteranno. Al Pd per ora non resta che continuare a tessere la tela del “testardamente unitari”, che significa continuare a far gravitare anche i centristi – compreso Renzi – nell’orbita dem. LEGGI TUTTO

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    Liguria, centrodestra in vantaggio. Prima proiezione Rai: Bucci 49,8%, Orlando 46,5%

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaSecondo la prima proiezione del consorzio Opinio Italia per la Rai, in Liguria il candidato del centrodestra, sindaco di Genova, Marco Bucci, è in vantaggio con il 49,8% sul candidato di centrosinistra, lo spezzino Andrea Orlando, al 46,5 per cento. Più ridotto il vantaggio di Bucci secondo la prima proiezione di Swg, diffusa da La7, in testa con il 49% a fronte del 47,5% di Andrea Orlando.Affluenza in calo al 45,9%Si sono chiuse alle 15 le urne in Liguria, chiamata al voto per eleggere il presidente della Regione e il nuovo Consiglio regionale. Secondo i dati ancora parziali forniti dal ministero dell’Interno (qui i dati di affluenza, in aggiornamento) l’affluenza al voto è stata del del 45,9% oltre sette punti in meno rispetto alle regionali del 2020 (53,4%). Per quanto riguarda i dati delle province, l’affleunza maggiore si è registrata nella Città metropolitana di Genova dove ha votato il 48,27%. A seguire la provincia di La Spezia (47,23%). Poi Savona (43,74%) e Imperia (38,10%)%.Loading…Si vota per il dopo TotiSi vota per eleggere il nuovo Consiglio regionale e il successore di Giovanni Toti alla presidenza della Regione dopo il terremoto giudiziario iniziato a maggio che ha portato alle dimissioni del governatore uscente.Le liste in campoIl candidato di centrodestra Marco Bucci, è appoggiato da sette liste (Fdi, Lega, Forza Italia, Udc, Alternativa popolare e le civiche Orgoglio Liguria e Vince Liguria) mentre quello di centrosinistra Andrea Orlando sostenuto da sei liste (Pd, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Liguri a Testa Alta, Lista Andrea Orlando presidente, Patto Civico Riformista per Orlando). LEGGI TUTTO

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    L’allarme di Nordio sugli gli hacker: «Sono avanti, dobbiamo allinearci»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Non siamo al sicuro e non lo saremo finché la legge e la tecnologia a disposizione non saranno riuscite ad allinearsi con la tecnologia della criminalità», dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un allarme e una constatazione: «La tecnologia avanza più in fretta rispetto alla legge e i malintenzionati sono sempre un po’ più avanti, sono riusciti ad hackerare anche il Cremlino». Il Guardasigilli parla all’indomani della notizia dell’indagine della Dda di Milano sul furto e la vendita di migliaia di dati riservati. Un nuovo caso di dossieraggio, dopo quello di Perugia della scorsa primavera. Decisivo quindi diventa «allineare» la normativa anche «lavorando di fantasia» e cioè «prevedendo», anticipando le intenzioni degli hacker. Qualcosa si sta muovendo. Entro il prossimo mese dovrebbero arrivare nuove disposizioni per difendersi dagli attacchi. A lavorarci è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ha costruito una task force alla quale partecipano il Governatore di Bankitalia, il Procuratore nazionale antimafia, i vertici dell’intelligence, della GdF e dell’Agenzia per la cybersicurezza. Saranno moltiplicati i controlli e la tracciabilità di chi interviene.Nordio non esclude che il Governo sia nel mirino. Giorgia Meloni e prima ancora Guido Crosetto hanno apertamente parlato di «complotto». Il ministro (intervistato da CasaCorriere Festival) conferma: «C’è stato un dossieraggio mirato nei confronti di persone di alta caratura politica» che questa volta però è stato «controproducente» per chi l’ha attivato.Loading…Il Guardasigilli parla anche delle recenti polemiche tra Governo e magistratura e di riforma della Giustizia sulla quale – avverte – «non c’è trattativa». E torna a difendere la separazione delle carriere e la stretta sulle intercettazioni: «La separazione delle carriere era nel nostro programma elettorale, i cittadini hanno scelto questo governo per applicarlo e non possiamo disattendere le loro speranze». Quanto alle nuove norme sulle intercettazioni Nordio si dice «apertissimo» a ragionare con i magistrati ma «tenendo conto anche dell’economia». Oggi la criminalità organizzata – sostiene – «parla attraverso sistemi satellitari, che noi non riusciamo ad intercettare, e non con i cellulari». Di qui la proposta di «risparmiare sulle intercettazioni a strascico e impiegare le risorse nei sistemi costosi e innovativi che intercettano le vere comunicazioni della criminalità organizzata». Resta il braccio di ferro con i magistrati. Nordio torna ad attaccare il giudice della Cassazione, Marco Paternello, che in una chat aveva criticato la premier: «In qualsiasi altro Paese una situazione così avrebbe creato uno scandalo enorme». LEGGI TUTTO

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    Grillo: il Movimento è evaporato, rivendico il diritto all’estinzione

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Io non voglio assolutamente fare casino o meno. Io rivendico da creatore del movimento, il mio diritto all’estinzione del movimento. Io quando vedo questa bandiera dei 5 Stelle, con davanti il mago di Oz che parla di democrazia diretta, mi viene un buco nello stomaco. Quindi, va benissimo, dobbiamo essere persone civili. Lui si può fare il suo bel partito, si può fare il suo manifesto con la sua faccia bella, simpatica, sincera, con scritto, Oz e i suoi 22 mandati può arrivare all’8%», ma «io accampo questo diritto all’estinzione perché non c’è più, lo sappiamo tutti, il movimento non c’è più, è evaporato». Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog all’indomani della decisione del leader del M5s Giuseppe Conte (il mago di Oz nel post di Grillo, ndr) di non rinnovargli il contratto da 300mila euro per la comunicazione del Movimento, in scadenza a fine annoGrillo: candidati Liguria e Emilia Romagna catapultati Gli attacchi alla gestione di Conte non finiscono qui. Si allargano alla scelta dei candidati per le elezioni regionali in Liguria ed Emilia Romagna. «Se vogliamo essere sobri» e «anche intelligenti, si capisce benissimo che c’è qualcosa che non quadra – scrive Grillo -. E anche queste elezioni che stanno avvenendo in Liguria e in Emilia Romagna, ma i candidati che appoggiano questo movimento progressista di sinistra ma chi li ha votati? C’è stata una votazione dal basso, questa sarebbe la democrazia dal basso? No, sono stati catapultati dall’alto, messi lì, i soliti giochi della vecchia politica. Quindi, cioè non è democrazia dal basso, è una bassa democrazia».Loading…La figura del Garante in bilicoIl tutto avviene a un mese esatto dall’assemblea costituente chiamata a votare significativi cambiamenti di statuto e codice etico: non solo il possibile cambio di nome e simbolo e il superamento del limite dei due mandati strenuamente difeso da Grillo, ma la stessa figura del garante (ridimensionamento del ruolo o addirittura “abolizione” nel nome della democrazia interna, visto che quella del garante è l’unica carica a vita). Senza più soldi e senza più ruolo, Grillo potrebbe tuttavia rivendicare la proprietà del nome e del simbolo. Se non fosse che tale proprietà è rivendicata dallo stesso Conte e anche da Davide Casaleggio, figlio di Roberto («il simbolo del M5S è di proprietà dell’Associazione fondata da me e da Luigi Di Maio»). Insomma, una materia per le aule dei tribunali. Ma chi ci ha parlato negli ultimi giorni assicura che Grillo non ha intenzione di adire le vie legali. Tantomeno di tentare una scissione nel nome dei valori delle origini.Il redde rationem a fine novembreMa al redde rationem nell’assemblea di fine novembre manca un mese, e Grillo ci ha abituato in 15 anni a molte sorprese. Intanto deve incassare il colpo infertogli da Conte: il taglio netto dei fondi, necessari a tenere in vita il famoso blog da cui tutto nacque ormai quindici anni fa, significa segare alla radice l’agibilità politica di quello che è ancora (forse per poco) il garante del movimento. LEGGI TUTTO

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    Liguria al voto, quanto peserà il verdetto delle urne su Meloni e Schlein

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaUn test elettorale locale inevitabilmente si riflette a livello nazionale e anche l’apertura dei seggi in Liguria – si vota domenica 28 ottobre e lunedì 29 – non fa eccezione. La vittoria o la sconfitta non provocherà terremoti. Piuttosto aggiustamenti. Significativi però. Soprattutto per le due protagoniste principali: Giorgia Meloni ed Elly Schlein.Bucci designato dalla premierE’ stata la premier, che continua a restare in cima ai sondaggi per gradimento, a volere il sindaco di Genova Marco Bucci come candidato Governatore della Regione, l’uomo della ricostruzione del Ponte Morandi, per rimuovere l’ombra del suo predecessore, Giovanni Toti, arrestato a maggio per corruzione, dimessosi da Presidente della Liguria a luglio, che ha patteggiato a metà settembre la condanna a due anni di lavori socialmente utili. I suoi alleati, i suoi due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, la nomina di Bucci l’hanno accettata di buon grado, mantenendosi concentrati sul derby interno tra Lega e Forza Italia. La scelta del sindaco quindi non è stata la loro e dunque il risultato, comunque vada, sarà da attribuire alla premier. Che questa volta ha deciso di non pescare tra i suoi fedelissimi – come finora aveva sempre fatto – ma di guardare all’esterno dei suoi Fratelli. Un passaggio da non sottovalutare viste anche le difficoltà manifeste della sua classe dirigente.Loading…Per Schlein la partita più complicataParadossalmente la partita più complicata la deve gestire però Elly Schlein. Quella che sembrava una elezione in discesa, viste le difficoltà iniziali dell’altro fronte, si sta rivelando invece una sfida in cui c’è molto più da perdere che da guadagnare. Anzitutto per lei. Finora la segretaria dem ha quasi sempre vinto le sue scommesse, compresa l’ultima, le europee di luglio con i dem al 24%. Ma in quel caso il Pd come tutti partiti giocava una gara in solitario, senza dover fare i conti con le alleanze come invece avviene in questa elezione. Se Andrea Orlando – il candidato del Campi largo, ex Guardasigilli e ministro del Lavoro nonché ligure fino al midollo – non ce la dovesse fare , nonostante il caso Toti, si aprirebbe una crepa non banale per la leader dem. A maggior ragione se la distanza tra vittoria e sconfitta dovesse oscillare attorno a quel 2% di voti che gli avrebbe garantito l’estensione della coalizione ai renziani di Italia viva, messi alla porta per il veto di M5s e di Giuseppe Conte in persona. Lo stesso Conte che ha deciso, con lo stop al contratto di 300mila euro per la comunicazione, di «licenziare» il fondatore del suo partito, il genovese Beppe Grillo, a una manciata di giorni dal voto in Liguria dove tra i candidati c’è anche un fedelissimo dell’Elevato, l’ex senatore M5s Nicola Morra. La sconfitta aprirebbe quindi nel Pd una “riflessione” interna che metterebbe inevitabilmente sul banco degli imputati anzitutto Schlein.Decisivo il test autunnale in Emilia Romagna e UmbriaPer il verdetto però bisognerà attendere anche il secondo test di questo autunno elettorale in Emilia Romagna e Umbria che si terrà tra una ventina di giorni, il 17-18 novembre. Saremo nel pieno del confronto sulla manovra di bilancio, della formazione della nuova Commissione europea, con il voto su Raffaele Fitto a come vicepresidente esecutivo atteso qualche giorno prima. E, soprattutto, saranno noti anche i risultati delle elezioni americane, destinate ad avere un peso ben più ampio sulla politica nazionale d dei risultati regionali. LEGGI TUTTO

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    Elezioni in Liguria, ecco come e quando. C’è anche il voto disgiunto

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSono 1.341.799 gli elettori liguri chiamati al voto domenica 27 e lunedì 28 ottobre per scegliere il nuovo presidente della Regione Liguria insieme ai trenta componenti dell’assemblea legislativa regionale. Le 1.785 sezioni liguri saranno aperte domenica 27 ottobre dalle 7 alle 23 e lunedì 28 ottobre dalle 7 alle 15.In tutto nove candidati La sfida è tra il candidato di centrodestra Marco Bucci, attuale di Genova, appoggiato da sette liste (Fdi, Lega, Forza Italia, Udc, Alternativa popolare e le civiche Orgoglio Liguria e Vince Liguria) e quello di centrosinistra Andrea Orlando sostenuto da sei liste (Pd, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Liguri a Testa Alta, Lista Andrea Orlando presidente, Patto Civico Riformista per Orlando). Ma in pista ci sono anche altri sette candidati: l’ex M5s Nicola Morra (Uniti per la Costitizione), Alessandro Rosson (Indipendenza! Alemanno per Rosson), Davide Felice (Forza del Popolo), Francesco Toscano (Democrazia Sovrana Popolare), Marco Giuseppe Ferrando (Partito Comunista dei Lavoratori), Nicola Rollando (Per l’Alternativa – Potere al Popolo! – Pci – Rifondazione Partito Comunista Sinistra Europea), Maria Antonietta Cella (Partito Popolare del Nord Autonomia e Libertà).Loading…Come si votaCinquecentosettanta i candidati consiglieri regionali. Gli elettori dovranno presentarsi alle urne con un documento di identità valido e la tessera elettorale. Sarà possibile esprimere massimo due preferenze di candidati appartenenti alla stessa lista purché di genere diverso, dunque un uomo e una donna, ma non due uomini né due donne.Possibile anche il voto disgiuntoPossibile il voto disgiunto, tracciando un segno sul nome del candidato presidente e sul simbolo di una lista che non lo appoggia. Se l’elettore esprimerà il voto solo per una lista andrà automaticamente anche al candidato presidente collegato.Testa a testa secondo gli ultimi sondaggi Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati è testa a testa tra i due principali candidati. In particolare la rilevazione eseguita dall’Istituto Noto per Porta a Porta, vede Marco Bucci, con il 47,5% superare di un soffio Andrea Orlando, al 47 per cento LEGGI TUTTO

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    «Da novembre chi percepisce la Naspi entra nel circuito delle politiche attive per il lavoro»

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaSul lavoro le prossime sfide del Governo si giocano sul fronte della formazione, delle politiche attive e della sicurezza. Da novembre i disoccupati saranno automaticamente inseriti nel nuovo sistema di politiche attive. A giorni si attende l’emanazione della terza edizione del Fondo nuove competenze che finanzia la formazione dei lavoratori. Lo annuncia il ministro del Lavoro, Marina Calderone, che fa il punto sulle novità in arrivo e dei risultati raggiunti nei due anni di Governo.Ministro Calderone, tra le principali decisioni c’è stata la cancellazione del Rdc che teneva insieme l’assistenza con le politiche attive, e l’introduzione dell’Assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e il lavoro. Come stanno andando queste misure?Loading…Il cambio di prospettiva, la divisione delle platee su due strumenti distinti ma finalizzati comunque all’inclusione ha aumentato l’effettività dell’accompagnamento dei beneficiari e la loro relazione con i servizi sul territorio. Ha significato uno sforzo da parte di tutti, ma l’attivazione è passata da essere obiettivo a realtà applicata. Non senza qualche difficoltà, prevedibile nell’attuazione di una riforma così articolata e multilivello, su cui i gruppi di lavoro tra ministero, Inps, Regioni e Comuni hanno lavorato senza sosta. La dinamicità che ha caratterizzato il mondo del lavoro nell’ultimo anno ha inciso positivamente, soprattutto sulla platea dei potenziali beneficiari sul Supporto Formazione e Lavoro per il quale abbiamo registrato, a inizio settembre, 140mila domande accolte. Sul fronte dell’Assegno di inclusione, invece, nei primi giorni di settembre le domande accolte con almeno un pagamento erano 725mila.Cardine dell’operazione è la nuova piattaforma Siisl che utilizza anche l’AI per migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.Il Siisl è un sistema all’avanguardia, l’esempio che la Pubblica amministrazione può e deve guidare l’innovazione. Benché sia stato utilizzato nella prima fase per gestire il passaggio alle nuove misure di inclusione sociale e lavorativa, la sua progettazione ha un orizzonte più esteso e i prossimi ampliamenti nella platea e nelle funzionalità ne sono l’evidenza pratica. A novembre in piattaforma entreranno in automatico i nuovi beneficiari di Naspi e Dis-Coll, mentre nell’ultimo decreto flussi è stato previsto che chi arriva in Italia con un permesso di lavoro sia d’ufficio iscritto nel Sistema per l’inclusione sociale e lavorativa. Che diventa anche lo strumento per gestire l’accompagnamento al lavoro di chi denuncia o collabora nelle indagini per far emergere il caporalato. Abbiamo scelto di utilizzare quanto la tecnologia ci mette a disposizione, intelligenza artificiale inclusa, per migliorare l’incrocio di domanda e offerta di lavoro, offrire servizi personalizzati ai cittadini per colmare eventuali gap formativi, superare l’attuale sistema di intermediazione informale. Di fatto, con Siisl abbiamo finalmente la possibilità di incrementare l’occupazione senza rinunciare a sostenere chi ne ha davvero bisogno. Un modello che, a regime, guarda anche a un migliore impiego delle risorse e a rendere la formazione continua funzionale al sostegno della produttività. Infatti, già nel decreto Coesione si inserisce un sistema di rating dell’efficacia dei corsi di formazione, in base agli iscritti che trovano lavoro entro sei mesi dalla conclusione dei corsi. LEGGI TUTTO

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    M5s, Conte: venute meno le ragioni per contratto di Grillo, rapporto incrinato in maniera irreversibile

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Beppe Grillo è responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale». Così Giuseppe Conte annuncia la sua decisione di non rinnovare il compenso di 300 mila euro al fondatore del Movimento 5 stelle. Lo fa nel nuovo libro di Bruno Vespa “Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa)” in uscita il 30 ottobre da Mondadori-Rai Libri. «Grillo – dice Conte nel libro di Vespa – ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto. Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione».Conte: rapporto con Grillo incrinato in modo irreversibile «Qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile». Così Giuseppe Conte risponde a Bruno Vespa che chiede se il rapporto con Beppe Grillo si sia concluso in via definitiva. «Umanamente – dice Conte a Vespa – sono molto colpito da come si comporta. Vedere oggi che contrasta in maniera così plateale un processo di partecipazione democratica che ci riporta agli ideali originali di Casaleggio mi ha rattristato moltissimo. Perché, al contrario di quel che scrivono i giornali, lo scontro non è personalistico (Grillo contro Conte), ma vede Grillo battersi contro la sua stessa comunità»Loading…Avanti con la CostituenteIntanto Conte tira dritto sulla costituente che potrebbe far cambiare pelle al M5s: il processo assembleare ha l’obiettivo di «ridare ossigeno al Movimento, rilanciare le nostre battaglie e dar vita a nuove proposte per il Paese», spiega l’ex premier. E ancora: «Saranno gli iscritti a decidere se e come modificare nome e simbolo». La comunità pentastellata in questi giorni è impegnata nella seconda fase del processo costituente: quella del confronto deliberativo per discutere e approfondire i temi prioritari. Dalla sanità all’economia, dal lavoro al fisco, fino alla giustizia e alla pace, cavallo di battaglia del Movimento in politica estera. E poi il tasto dolente: i temi legati alla vita interna dei 5 stelle, all’organizzazione e alla struttura, con i nodi del limite del doppio mandato, del nome e del simbolo.I paletti di GrilloIl percorso costituente sta portando non poco scompiglio nel Movimento, con uno scontro acceso fra Grillo e Conte. Il garante aveva infatti chiesto che alcuni pilastri – come il nome, simbolo e limite del doppio mandato – non fossero messi in discussione. Mentre Conte ha voluto lasciare campo libero alla discussione. Ne sono seguiti scambi di lettere al vetriolo con accuse e rivendicazioni reciproche, che hanno fatto tremare tutta la comunità pentastellata alle prese con lo spettro di un finale a carte bollate. L’assemblea finale si si terrà il 23 e 24 novembre, fino a quella data i giochi restano aperti (e i colpi di scena non sono esclusi). LEGGI TUTTO