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    Fuorisede, ecco chi potrà votare a giugno per i referendum e quando fare richiesta

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVia libera in Cdm al voto per i fuori sede per i referendum 2025 che si terranno l’8 e 9 giugno. Il sistema previsto dal dl Elezioni sarà lo stesso usato lo scorso anno alle elezioni europee per gli studenti, ma allargato anche ai lavoratori e a chi si trova fuori per motivi di cura.Fuori sede ammessi al voto«In occasione delle consultazioni referendarie relative all’anno 2025, gli elettori che per motivi di studio, lavoro o cure mediche sono temporaneamente domiciliati, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento delle predette consultazioni referendarie, in un comune situato in una provincia diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, di seguito denominati elettori fuori sede, possono esercitare il diritto di voto con le modalità previste dal presente articolo”. È quanto prevede il primo comma dell’art. 2 della bozza del dl Elezioni – visionata da LaPresse – approvato dal Cdm.Loading…L’analogia con le elezioni europeeNella relazione illustrativa allegata al provvedimento si spiega che «nell’ottica di assicurare il pieno rispetto dei principi di personalità e di segretezza del voto sanciti dall’art. 48, secondo comma, della Costituzione, lo scopo principale di una tale previsione legislativa vuole essere quello di contrastare il fenomeno crescente e diffuso dell’astensionismo e, parallelamente, di rafforzare la rappresentatività delle istituzioni democratiche. La norma in commento rappresenta un seguito rispetto alla prima introduzione sperimentale nel 2024 di una disciplina volta a consentire l’esercizio dell’elettorato attivo fuori dal comune di residenza, sia pure limitato esclusivamente agli studenti fuori sede, per le elezioni del Parlamento europeo».Scadenza per la richiesta dei fuori sede il 5 maggioIn particolare – si legge sempre nella relazione illustrativa, –, è previsto che i cosiddetti ‘fuori sede’, per un periodo di almeno tre mesi in cui ricade la data di svolgimento del referendum, possano richiedere l’ammissione al voto nel comune di temporaneo domicilio entro il termine di 35 giorni prima della data prevista per la consultazione referendaria e possono revocarla entro il termine di 25 giorni prima della medesima data». Il termine di scadenza per effettuare la richiesta dunque, sarebbe fissato dunque per lunedì 5 maggio. Andrà presentata un’apposita istanza al Comune di residenza.Le speciali sezioni elettoraliConseguentemente, «entro il ventesimo giorno antecedente la data del voto, spetta al comune di temporaneo domicilio acquisire da quello di residenza una comunicazione che attesti la titolarità da parte del richiedente del diritto di elettorato attivo, cui segue l’annotazione da parte del comune di residenza, nella lista elettorale sezionale, che il diritto sarà esercitato altrove». Sul piano organizzativo, poi, la norma proposta autorizza i Comuni «ad istituire una speciale sezione elettorale ogni 800 elettori fuori sede ammessi al voto, con conseguente distribuzione delle frazioni eccedenti in elenchi aggiunti nelle sezioni ordinarie, laddove possibile, entro la misura del 10% rispetto al numero degli elettori già iscritti. I Comuni nei quali il numero degli elettori fuori sede ammessi risulti inferiore ad 800, provvedono a distribuirli nelle liste aggiunte alle sezioni ordinarie esistenti, sempre rispettando possibilmente il predetto limite del 10%. In assenza di dati specifici relativi all’effettiva distribuzione geografica per singoli comuni dei c.d. “fuori sede’, la doppia possibilità intende agevolare la partecipazione degli elettori ‘fuori sede’ senza gravare eccessivamente sull’organizzazione tecnica delle consultazioni referendarie, assicurandone l’effettività sul piano operativo». LEGGI TUTTO

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    Da Genova a Trento a maggio otto capoluoghi e oltre 400 Comuni al voto: ecco i candidati

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaLa prossima tornata di elezioni amministrative interessa complessivamente 461 Comuni italiani (114 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 347 a regioni a statuto speciale). Di questi nove sono capoluogo di provincia: Aosta, Bolzano, Genova, Matera, Nuoro, Pordenone, Ravenna, Taranto e Trento. Nelle regioni a statuto ordinario si andrà alle urne per il primo turno il 25-26 maggio e per l’eventuale ballottaggio (una trentina i Comuni oltre i 15mila abitanti potenzialmente interessati) l’8-9 giugno insieme ai referendum. Si voterà invece il 4 maggio a Trento e Bolzano. E a settembre (ancora da fissare la data precisa) ad Aosta.A Genova la sfida di maggiore impatto nazionale. Una sfida apertissima e che ha il sapore di una possibile “rivincita” per il centrosinistra dopo le regionali ad ottobre scorso quando Marco Bucci ha battuto, per qualche migliaio di voti, Andrea Orlando confermando la guida della regione Liguria al centrodestra. Gli sfidanti sono il vicesindaco e assessore al Bilancio a Genova, Pietro Picciocchi, per il centrodestra e Silvia Salis per il centrosinistra. Piciocchi, classe ’77, avvocato, sei figli e due in affido, è stato l’uomo dietro la macchina di due giunte di Bucci: la sua candidatura è sostenuta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche. Il centrosinistra al gran completo ha raggiunto l’accordo su Salis, dopo alcune settimane di tensioni interne, soprattutto al Pd. Alla fine i dem hanno optato, anche grazie al lavoro di composizione messo in campo da Orlando, per una candidata civica. Salis, ex-atleta, è vicepresidente vicaria del Coni ed è sposata con il regista cinematografico Fausto Brizzi.Loading…A Trento il centrosinistra ricandida il sindaco uscente, Franco Ianeselli. Mentre per il centrodestra c’è il nome di Ilaria Goio (imprenditrice, già candidata alle elezioni provinciali del 2013 con la lista “Progetto Trentino”) messo sul tavolo da Fratelli d’Italia, è stato condiviso dalla Lega. Un nome che non ha convinto tutti, e che è stato considerato un “diktat romano” da alcuni partiti della coalizione di centrodestra che governa la provincia di Trento. E che hanno presentato come candidato sindaco Andrea Demarchi, 26 anni, attivo nel mondo del volontariato. Tra i candidati sindaco c’è anche Giulia Bortolotti, un tempo nelle liste di Ianeselli e ora candidata per Onda Civica, Movimento 5 Stelle e Rifondazione Comunista.Claudio Corrarati, attuale presidente regionale di Cna, è invece il nome a cui pensa la coalizione come primo cittadino di Bolzano (sostenuto da Fdi, Civica per Bolzano, Forza Italia e Lega). Sul versante centrosinistra a Bolzano il candidato sindaco è Juri Andriollo, 49 anni, assessore comunale Pd dell’attuale giunta guidata dal sindaco Renzo Caramaschi. Andriollo è sostenuto da Pd, Verdi, Socialisti e Sinistra Italiana mentre M5S resta fuori dalla coalizione.In pole per Matera ci sarebbe Piergiorgio Quarto, segretario regionale di Fratelli d’Italia, già presidente della Coldiretti Basilicata ed ex consigliere regionale. Ancora da definire il candidato del centrosinistra. Matera è governata da un commissario prefettizio dopo il passo indietro nell’ottobre 2024 del sindaco M5s Domenico Bennardi in seguito alle dimissioni di 17 consiglieri comunali su 32. LEGGI TUTTO

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    Verso comunali il 25 maggio, ballottaggi e referendum l’8 giugno. All’esame revisione accise

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaHa preso il via la riunione del Consiglio dei ministri. Fra i provvedimenti all’ordine del giorno ci sono un decreto legge elezioni, sulle Amministrative e i referendum, l’esame preliminare di un disegno di legge sulle carriere e le valutazioni della performance del personale nella Pubblica amministrazioni, il testo unico in materia di versamenti e di riscossione, un decreto legislativo con la revisione delle disposizioni in materia di accise e un altro con correttivi al concordato: sono alcuni dei provvedimenti all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Il Cdm, inizialmente previsto per le 17.30, è stato anticipato alle 15. Di conseguenza è saltato l’incontro che la premier Giorgia Meloni aveva fissato alle 13.30 a Milano con rappresentanti del settore moda.Verso Comunali 25 maggio, ballottaggi e referendum 8 giugno Via libera del Consiglio dei ministri al decreto elezioni che consentirà di votare in due giorni (domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15) già dalla prossima tornata di elezioni amministrative. La data per il primo turno delle comunali è stata individuata, viene riferito, nel 25-26 maggio mentre l’election day con i referendum sarà nelle date dei ballottaggi, l’8 e 9 giugno. Da sciogliere anche il nodo del voto per i fuori sede, che dovrebbe essere limitato agli studenti. La misura, spiega la relazione illustrativa che accompagna il provvedimento, «mira a estendere la durata della votazione anche per l’anno 2025, al fine di contrastare il crescente fenomeno dell’astensionismo, agevolando la maggiore partecipazione possibile dei cittadini alle consultazioni elettorali e referendarie, in un’ottica di rafforzamento del processo democratico e della rappresentatività delle Istituzioni».Loading…Il pacchetto fiscaleNiente più concordato preventivo per i forfettari. Proroga a regime al 30 settembre 2025 del termine per aderire al patto biennale del fisco. Riscrittura con norme anti abuso della norma che disciplina la partecipazione o meno al concordato dei soci. Si muovono su questi tre filoni le modifiche che il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, vuole portare all’esame del Consiglio dei ministri con il correttivo alla delega fiscale.La revisione delle acciseNel pacchetto fiscale sono attesi anche l’ok finale al Testo unico riscossione e al decreto accise con il principio che il Governo, al fine di ridurre i sussidi ambientalmente dannosi, potrà aumentare le accise sul gasolio con una riduzione contestuale di quelle sulla benzina. Una manovra da portare a termine nell’arco di cinque anni a partire dal 2025 e al cui termine dovrà vedere applicata la stessa aliquota alle due differenti tipologie di carburanti per autotrazione. In sostanza, come si legge nella bozza attesa domani in Cdm, in ciascuno degli anni del quinquennio sarà applicata, in un range compreso «tra 1 e 1,5 centesimi di euro per litro», una riduzione dell’accisa sulle benzine e un aumento, nella stessa misura, dell’accisa applicata al gasolio impiegato come carburante. A fissare l’aliquota delle accise sarà comunque un decreto interministeriale dell’Ambiente, dell’Economia, dei Trasporti e dell’Agricoltura. Come promesso a più riprese dal governo, la bozza del decreto prevede espressamente che i maggiori incassi provenienti da questo bilanciamento delle accise sui carburanti saranno tutte destinate al trasporto pubblico locale.Triplo esame per i dirigenti senza concorsoil «disegno di legge Merito» che il ministro per la Pa Paolo Zangrillo discuterà oggi in consiglio dei ministri prevede tra l’altri che prima di diventare dirigenti a tempo indeterminato i funzionari e i quadri della Pa che si candideranno allo «sviluppo di carriera» dovranno superare un triplo esame: il primo per accedere all’incarico temporaneo, il secondo per vederselo rinnovato e il terzo per l’inserimento definitivo nei ruoli della dirigenza. A guidare la valutazione sarà una commissione di cinque componenti, quattro interni all’amministrazione e uno esterno, completata da un «assessor», cioè un professionista esperto nella selezione del personale. LEGGI TUTTO

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    Approvato al Senato il Ddl ricostruzione, un sostegno ai territori colpiti da calamità

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl nuovo disegno di legge sulla ricostruzione post-calamità che si è votato in Senato è diventato legge. La normativa, prevederà una maggiore efficienza, celerità e sostenibilità degli interventi ai territori colpiti dai cataclismi. «Ricostruire è sempre un costo, prevenire è sempre un investimento» ha detto il ministro Nello Musumeci. «Speriamo che la cultura della prevenzione più volte richiamata in quest’aula possa prevalere su logiche anche culturali che purtroppo ci hanno visto più interessati a ricostruire che a prevenire. Nell’uno e nell’altro caso la sfida rimane aperta e questo governo è disposto a raccoglierla per intero» ha continuato il ministro per la Protezione Civile e le politiche del mare, intervenendo in Aula al Senato al termine della discussione generale della legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità. Una normativa omogenea su tutto il territorio nazionale per creare un modello unico per la ricostruzione.Italia sempre più esposta a danni catastrofaliIl cambiamento climatico pone «il nostro paese in una condizione di fragilità, aggravata dall’alta frequenza di eventi estremi», dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Marta Farolfi. Secondo l’edizione del 2024 del report Ania – allontaniamo i rischi, rimaniamo protetti – il nostro paese, oltre ad essere esposto a un rischio sismico tra i più elevati in Europa (circa il 40% delle abitazioni civili è situato nelle zone a media ed elevata pericolosità), risulta molto fragile anche dal punto di vista del dissesto idrogeologico con quasi il 95% dei comuni italiani a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera. Complessivamente risulta che oltre l’80% delle abitazioni civili è esposto a un livello di rischio medio-alto per almeno uno degli eventi citati. «Con questo ddl si costituisce un testo unico della ricostruzione. Un grande lavoro che il governo sta portando avanti. Sull’emergenza siamo sempre stati imbattibili. Ma non si può limitare questa efficienza alla sola emergenza: è da tenere bene a mente anche la fase della ricostruzione». Lo dichiara nell’Aula di Palazzo Madama il senatore di Fratelli d’Italia, Guido Liris, intervenendo in sede di discussione generale sulla legge quadro.Loading…Maggiore centralizzazione del coordinamento«L’obiettivo del governo è quello di avere tempi certi per concludere i lavori – cinque anni prorogabili fino a dieci -, un piano di intervento pluriennale, una cabina di regia centralizzata, due fondi specifici per la ricostruzione e per i commissari: velocizzare e sburocratizzare i passaggi per dare risposte immediate» così Matilde Siracusano, sottosegretario ai rapporti con il parlamento e deputata di Forza Italia. «Grazie a questa legge lo Stato sarà nelle condizioni di dare maggiori certezze ai territori colpiti dalle calamità, per far ripartire il prima possibile i tessuti produttivi locali e per venire incontro ai bisogni della cittadinanza», conclude la deputata di Forza Italia. Il nuovo disegno di legge tende a rafforzare il ruolo della protezione civile e dei commissari straordinari. «Esistono protocolli chiari, finora mancava un quadro di riferimento stabile per la ricostruzione ovvero per quella fase che inizia subito dopo il termine della fase emergenziale» così in aula il senatore di Fratelli d’Italia Etelwardo Sigismondi. «Come sappiamo – prosegue – l’Italia è una nazione particolarmente esposta a calamità naturali di diversa origine: sismica, alluvionale, franosa, vulcanica, questa legge – rileva il senatore – rappresenta un cambio di paradigma: un modello unitario di ricostruzione valido per tutte le calamità, in grado di assicurare interventi rapidi e senza disparità territoriali». Si tratta di una legge «che scende nel concreto e che prevede anche meccanismi di monitoraggio e verifica delle attività al fine di verificarne l’efficacia e apportare eventuali correttivi» spiega, intervenendo in aula, Marta Farolfi. Ad oggi non possiamo sapere «quale sarà l’entità della prossima calamità» ma comunque «il ddl prevede un fondo apposito» conclude la senatrice. LEGGI TUTTO

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    Il Rearm di Ursula spacca il Pd: riformisti contro linea Schlein

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del Pd. Oggi all’Europarlamento si votava una risoluzione sulla difesa comune, con molti punti che condividiamo, ma la risoluzione dava anche appoggio al piano ReArm EU proposto da Ursula Von der Leyen cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla. Quel piano va cambiato».Schlein tiene il punto: no al ReArm di UrsulaA frattura avvenuta, con mezzo Pd che a Strasburgo vota a favore della risoluzione della maggioranza Ppe-Pse-Liberali e l’altro mezzo che segue le indicazioni di Largo del Nazareno e si astiene, la segretaria tiene il punto: il ReArm Eu presentato dalla presidente della Commissione Ue e approvato dal Consiglio Ue con il voto anche dell’Italia va nella direzione sbagliata.Loading…Astensione come compromesso, ma il Pd si spacca lo stessoSchlein avrebbe voluto votare direttamente no, come tra gli italiani hanno fatto il M5s di Giuseppe Conte, Alleanza Verdi/Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e la Lega di Matteo Salvini: la linea dell’astensione è stata un compromesso per non evidenziare ancora di più una divisione in due che non è mai stata così netta e drammatica da quando Schlein è stata eletta segretaria due anni fa. «Almeno non stiamo nell’ammucchiata del “no” degli anti europei», commenta in serata il capodelegazione nonché ex segretario dem Nicola Zingaretti. Il quale, pur essendo stato uno dei grandi elettori di Schlein e pur condividendo le critiche al ReArm («non serve un riarmo dei singoli eserciti ma una difesa comune»), è preoccupato per il rischio isolamento tra i Socialisti europei. Preoccupazione espressa anche da altri ex segretari e padri nobili, da Walter Veltroni a Luigi Zanda, da Paolo Gentiloni a Enrico Letta fino a Romano Prodi.Ceccanti: in politica estera impossibili le posizioni intermedieDalle tabelle dell’Aula emerge tra l’altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli undici italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. «Del resto – commenta il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Stefano Ceccanti- su questioni di politica internazionale di così grande rilevanza è difficile attribuire un senso a scelte intermedie tra il sì e il no ed è inevitabile seguire una chiara logica binaria: nella Nato o fuori? si o no all’intervento in Serbia? Non è un caso che gli astenuti, a parte gli 11 dem, sono singoli sparsi che non rappresentano nessuno».Il sì di Bonaccini e dei riformisti un segnale a Schlein: il Pd non è tuoQuanto agli equilibri interni al Pd, scorrendo l’elenco dei favorevoli il colpo d’occhio è immediato: il presidente e punto di riferimento della minoranza riformista Stefano Bonaccini, che è stato il competitor di Schlein all’ultimo congresso, e con lui Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo. E c’è anche il caso Lucia Annunziata, che aveva inizialmente votato a favore e poi ha rettificato in astensione: per evitare che nel mini congresso di Strasburgo la segretaria andasse in minoranza? Se si considera che tra gli astenuti ci sono gli indipendenti pacifisti Marco Tarquinio e Cecilia Strada, che avevano dichiarato il loro no, e gli ex sindaci Dario Nardella e Matteo Ricci, che al contrario erano orientati per il sì, si capisce che la conta è di fatto sfavorevole alla segretaria. Di certo i riformisti dem hanno voluto dare un segnale chiaro rivendicando – si spiega in ambienti di Energia popolare – «la sintonia con i padri fondatori, con lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la famiglia dei Socialista europei… il partito non è di proprietà di Schlein». LEGGI TUTTO

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    Carceri, in arrivo la circolare del Dap sulle «stanze dell’amore»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl ministro della Giustizia Carlo Nordio si è detto «d’accordo “per tre quarti”» con le proposte contenute nel documento-appello che gli è stato consegnato dai Garanti dei detenuti durante un incontro al dicastero di Via Arenula. Il Guardasigilli ha confermato la sua contrarietà «ad amnistia, indulto e a qualsiasi forma di indulgenza lineare», ha riferito Samuele Ciambriello, portavoce della conferenza dei Garanti. Novità in arrivo per le cosiddette “stanze dell’amore”: a breve il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) emanerà una circolare per «garantire una omogeneità nell’applicazione e nella possibilità di riconoscere l’esercizio del diritto all’affettività in ogni istituto penitenziario».Misure contro il sovraffollamentoRiguardo al sovraffollamento, il ministro ha garantito che «ci saranno nuovi posti per gli istituti, puntando all’aumento di comunità, in particolare per tossicodipendenti, e meno carcere. Riguardo allo sfollamento delle carceri, un ruolo importante lo avranno i magistrati di sorveglianza, il cui numero potrebbe essere incrementato». I garanti sono convinti che serva una misura “deflattiva” e che occorra una norma per l’aumento dei giorni di liberazione anticipata speciale, prevedendo uno sconto di ulteriori 15 giorni a semestre. Tra le proposte, anche quella di ispirarsi alla misura temporanea della legge del 2010 che introduceva la possibilità di scontare nella propria abitazione o in altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza la pena detentiva – anche residua di pena maggiore – non superiore a 18 mesi.Loading…Sollicciano: infiltrazioni, cimici e qualche “panneggio d’amore”«Dal Dap circolare sulle “stanze dell’amore” in carcere»All’incontro, a cui hanno preso parte anche i garanti di Roma, Parma, del Piemonte e membri del coordinamento nazionale, è stato ricordato il dato allarmante dei suicidi in carcere valutando la possibilità del numero chiuso; è stato sollecitato l’aumento di educatori e mediatori linguistici, ma anche psicologi, psichiatri e assistenti sociali. Quanto all’attuazione della sentenza della Consulta sulla tutela del diritto all’affettività delle persone detenute, come detto, «il Dap sta preparando una circolare»: «Gradualmente gli istituti si adegueranno e dunque al momento ci sarà un’applicazione a macchia di leopardo nei vari istituti del Paese».Emergenza suicidi e minoriL’emergenza, sottolineano i garanti al ministro, è legata poi anche ai minori. Anche per questo i garanti, oltre a sollevare le problematiche legate agli istituti penali per i minorenni, chiedono di costruire più comunità e meno carceri minorili. «Il continuo ricorso alla penalizzazione come metodo di governo rischia di far crollare il sistema carcerario» segnala il capogruppo di Avs nella commissione Giustizia della Camera, Devis Dori. «La situazione drammatica dei giovani detenuti, costretti spesso con persone grandi, magari in carcere per reati gravi», a causa della mancanza di spazi: «l’accumulo delle pene impedirà una soluzione e una detenzione rieducativa per quei giovani». Occorre dunque «una depenalizzazione, un sostanziale dietro front rispetto al modello repressivo di Caivano, e la riattivazione di un sistema di pena alternativo» conclude Dori. Mentre per i suicidi in carcere «è davvero inquietante che il ministro Nordio non abbia mai detto una parola», una piaga drammatica sulla quale il capogruppo di Avs continua a sollecitare l’attenzione. LEGGI TUTTO

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    Eurocamera, sì al piano per il riarmo dell’Ue. Pd diviso tra favorevoli e astenuti, ok di Fdi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVia libera dall’Eurocamera con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti al testo su Libro Bianco sul futuro della difesa europea che invita l’Ue ad agire con urgenza per garantire la propria sicurezza, chiede che le risposte ai rischi esterni siano «simili a quelle in tempo di guerra» e «accoglie con favore il piano ReArm Europe, proposto il 4 marzo 2025 dalla presidente della Commissione» Ursula von der Leyen.Fdi si astiene sul testo su Kiev, a favore sulla difesa UeGli eurodeputati di Fratelli d’Italia hanno votato a favore della risoluzione sul libro bianco sulla difesa Ue, che accoglie le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo. La delegazione si è invece astenuta sull’altra risoluzione, quella sull’Ucraina, per sottolineare la presa di distanza con un testo che, a loro giudizio, non tiene conto delle novità delle scorse ore e finisce – ha spiegato da Nicola Procaccini in Aula – «per scatenare odio verso gli Usa invece di aiutare l’Ucraina».Loading…Pd si divide su testo Pe sul riarmo ma nessun contrarioLa delegazione del Pd si è divisa sul voto al Pe sulla risoluzione che accoglie il riarmo dell’Ue: 11 astenuti, 10 favorevoli, nessun contrario. Hanno votato sì: Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli e Raffaele Topo. Astenuti Nicola Zingaretti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Brando Benifei, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Camilla Laureti e gli indipendenti eletti nelle liste Pd Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Annunziata, che dai tabulati risulta favorevole, ha corretto il voto dal sì all’astensione.Il Pd si spacca sulla risoluzione sul piano di riarmo: 11 astenuti e 10 a favore.Il sì di Forza ItaliaVerso il si gli eurodeputati di Forza Italia, in linea con il loro gruppo, il Ppe. Stando alle indicazioni della vigilia, la Lega ha votato contro, così come i Cinque Stelle. LEGGI TUTTO

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    Mattarella: le minacce nucleari si stanno moltiplicando

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Il dialogo strategico ha, sin qui, evitato un nuovo olocausto nucleare. Occorre impedire che la logica dello scontro porti a imboccare sentieri forieri soltanto di indicibili sofferenze, lutti e distruzione. Le minacce si vanno moltiplicando, con lo sviluppo di arsenali la cui unica giustificazione appare quella dell’aggressione e della dominazione e non della difesa». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita di Stato in Giappone, incontrando i sopravvissuti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e NagasakiMattarella: minacciare nucleare è sconsideratezza inquietante Loading…Mattarella ha ricordato che «il Trattato di Non Proliferazione del 1968, ancor oggi architrave della vita internazionale, cristallizza un impegno che ogni Stato ha assunto il dovere di onorare. Eppure, oggi, l’architettura del disarmo e della stessa non proliferazione delle armi di distruzione di massa appare minata da irresponsabili retoriche di conflitto, quando non dai conflitti in atto. Minacce di ricorso agli ordigni nucleari sono pronunciate con sconsideratezza inquietante. Sono in gioco i destini dell’umanità»Dalla Russia pericolosa narrativa nucleare  In particolare la Federazione Russa «si è fatta promotrice di una rinnovata e pericolosa narrativa nucleare, a cui si aggiungono il blocco dei lavori del Trattato di Non Proliferazione, il ritiro dalla ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e le minacce rivolte all’Ucraina, instillando l’inaccettabile idea che ordigni nucleari possano divenire strumento ordinario nella gestione dei conflitti come se non conducessero inevitabilmente alla distruzione totale». LEGGI TUTTO