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    Fisco, arriva in Cdm il testo unico sull’imposta di registro

    Ascolta la versione audio dell’articoloÈ previsto nel Consiglio dei ministri preannunciato (ma non ancora convocato) per il pomeriggio di lunedì 26 maggio, il via libera del governo al testo unico sull’imposta di registro. Il provvedimento è uno dei 9 testi unici messi lo scorso anno in consultazione dal Governo nell’ambito della Delega fiscale che dovrà armonizzare tutta la legislazione in materia di imposte di registro e altri tributi indiretti. Ne sono già stati approvati 4.La proposta di testo unico, si spiegava al momento della messa in consultazione dal governo a marzo 2024, «si ispira sulla ricognizione della normativa vigente contenuta in fonti diverse, sul coordinamento della normativa vigente con gli interventi che si sono resi necessari da modificazioni apportate da leggi successive e la proposta di abrogazione delle disposizioni da ritenersi superate. La proposta di testo unico persegue la finalità di una puntuale individuazione delle norme vigenti organizzandole nel settore di rispettiva competenza, e rimettendo al Legislatore le scelte finali per il riassetto delle predette disposizioni». Il termine per l’adozione dei testi unici è stato prorogato al 31 dicembre 2025.Loading…Nei giorni scorsi in question time, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva annunciato che il governo stava ultimando i lavori finalizzati al completamento dei testi unici ancora in via di definizione e l’arrivo sul tavolo del Consiglio dei ministri.Oggi sarà la volta di quello sulle imposte di registro, presto ci sarà una norma per un nuovo rinvio della sugar tax, mentre nei prossimi mesi, ha ribadito al Festival di Trento il viceministro Maurizio Leo, si lavorerà ad un intervento ulteriore su Irpef, Ires e fiscalità internazionale. Tra le novità annunciate anche un taglio dell’Iva sulle opere artistiche. LEGGI TUTTO

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    Piantedosi ammette: sul Ponte sullo Stretto c’è stato un deficit di comunicazione con il Colle

    I punti chiaveAscolta la versione audio dell’articolo«Le norme sul Ponte sullo Stretto? Ci sono state polemiche per dei fraintendimenti. Probabilmente c’è stato un deficit di comunicazione, che ascrivo anche al contributo della mia personale attività. La nostra volontà di ergere una barriera granitica contro le infiltrazioni della criminalità organizzata ha fatto sì che noi approvassimo le norme in Consiglio dei ministri senza rispettare alcuni circuiti informativi, visto che di solito i provvedimenti adottati in via d’urgenza vengono mandati prima al Quirinale. Abbiamo quindi commesso un errore di metodo».Piantedosi ammette: sul Ponte dello Stretto sbavature metodologicheDopo le tensioni tra il ministero delle Infrastrutture e il Quirinale, che ha chiesto e ottenuto lo stralcio della norma con cui il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo voleva introdurre controlli antimafia speciali per il Ponte sullo Stretto di Messina con l’obiettivo di accelerare i tempi, il responsabile degli Interni Matteo Piantedosi approfitta del palco del Festival dell’economia di Trento per gettare acqua sul fuoco. E, incalzato dal direttore del Tg2 Antonio Preziosi, rassicura: «In questa circostanza ci sono state delle sbavature metodologiche ma siamo tutti orientati a creare il sistema migliore, e lo faremo, per preservare l’opera da interessi criminali».Loading…«Dopo Washington rischio emulazione, ma il nostro sistema di prevenzione è molto avanzato»Il dialogo all’interno del panel intitolato “povertà, concentrazione di ricchezza, immigrazione e sicurezza” il ministro spazia su tutti i temi di attualità, dall’immigrazione alle crisi internazionali in Ucraina e Gaza. E ammette che dopo i tragici fatti di Washington, con l’uccisione di due impiegati dell’ambasciata israeliana, «sicuramente da parte nostra c’è da temere l’effetto emulazione rispetto a questi episodi. Ma noi abbiamo, per la professionalità di polizia e magistratura, un sistema molto avanzato per la prevenzione di fenomeni di questo tipo». Ossia un sistema – spiega Piantedosi – che ha l’obiettivo di «individuare preventivamente i soggetti a rischio radicalizzazione» e che «ci ha consentito fino adesso l’espulsione di 197 persone per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato»: «Cerchiamo di anticipare molto l’individuazione dei pericoli con il Comitato di analisi strategica del terrorismo dove viene aggiornato lo scambio di informazioni. Una specificità tutta italiana che il mondo guarda con interesse».«In Albania solo i soggetti ad alta pericolosità sociale, finora rimpatriate 30 persone»Quanto alle polemiche sui centri per gli immigrati irregolari fortemente voluti dalla premier Giorgia Meloni in Albania e oggetto di molti provvedimenti di stop ai trasferimenti da parte della magistratura, Piantedosi ricorda che «siamo in sede di conversione del decreto legge che riguarda il Cpr dell’Albania: al netto delle persone liberate dal trattenimento sono 30 le persone che siamo riusciti a rimpatriare» e nega che in Albania vengono portati migranti che hanno la sola colpa di versare in una condizione di irregolarità amministrativa: «Non è così – assicura il ministro -. Abbiamo rimpatriato persone che uscivano da un percorso carcerario di diversi anni per reati gravi, anche di violenza carnale, pedopornografia e quant’altro. Quindi restringiamo in questi centri solo persone che hanno pericolosità sociale. Per il resto siamo in attesa, nei prossimi mesi, della decisione della Corte di giustizia europea e delle regole europee sulla materia a giugno 2026 per poter allargare l’utilizzo della struttura».La promessa: entro il 2027 altre 22mila assunzioni nelle forze dell’ordineNon poteva infine mancare, un classico per i responsabili del Viminale, la promessa di nuovi ingressi nelle forze dell’ordine: se il governo ha già immesso circa 30mila unità di personale, che però hanno essenzialmente coperto il turn over, «quest’anno abbiamo in cantiere l’assunzione, sulle tre forze di polizia, di circa 14.000 unità di personale e da qui alla fine del mandato almeno altre 22.000». Forze nuove da utilzzare, assicura Piantedosi, per il controllo del territorio dove maggiormente si veriricano le condizioni di maggiore preoccupazione per i cittadini come stazioni ferroviarie e ospedali. LEGGI TUTTO

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    Elezioni comunali: quando, come e dove si vota. Tutti i comuni alle urne

    Ascolta la versione audio dell’articoloSono 117 i Comuni coinvolti nella tornata delle amministrative di domenica 25 e lunedì 26 maggio. Di questi 86 hanno meno di 15mila abitanti, mentre gli altri 31 ne contano di più. Ci sono anche tre capoluoghi di provincia (Matera, Ravenna e Taranto) e un capoluogo di Regione, Genova. Nel votare si potrà scegliere un candidato sindaco e una lista, esprimendo fino a due preferenze di genere diverso. Nei Comuni sopra i 15mila abitanti si potrà effettuare il voto disgiunto, in quelli più piccoli no.Quando si vota Domenica 25 maggio i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23, mentre lunedì 26 maggio dalle 7 alle 15. Gli eventuali turni di ballottaggio si terranno domenica 8 e lunedì 9 giugno in concomitanza con i referendum. Gli orari saranno gli stessi già previsti per il primo turno, quindi dalle 7 alle 23 e dalle 7 alle 15.Loading…Come si votaSi riceverà una scheda in cui è indicato il nome di tutti i candidati sindaco e, a fianco, le liste che li sostengono. Nelle città al di sotto dei 15mila abitanti, chi prende più voti al primo turno è eletto. La lista del candidato sindaco vincitore ottiene anche i due terzi dei seggi in Consiglio comunale. Nelle città sopra i 15mila abitanti, invece, se nessun candidato ottiene il 50% più uno dei voti validi, si va al ballottaggio tra i due candidati che hanno preso più voti.PreferenzeNei Comuni che hanno meno di 5mila abitanti ciascuno può esprimere una sola preferenza, scrivendo il cognome del candidato consigliere o consigliera che vuole sostenere. Nei Comuni più grandi, da 5mila abitanti in su, si possono esprimere due preferenze. In questo caso però bisogna sempre rispettare la regola dell’alternanza di genere: i candidati votati devono essere un uomo e una donna. Altrimenti, la seconda preferenza scritta viene considerata nulla.Voto disgiuntoAnche per il voto disgiunto c’è una distinzione tra le città più grandi e quelle più piccole. Fino a 15mila abitanti non si può effettuare il voto disgiunto, cioè votare per un candidato sindaco e poi per una lista diversa da quelle che lo appoggiano. Sopra i 15mila abitanti, invece, c’è la possibilità del voto disgiunto. Gli elettori possono scegliere una candidata o un candidato sindaco, e poi votare anche per una lista che non lo sostiene, e anche esprimere le relative preferenze LEGGI TUTTO

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    Elezioni comunali 2025: tutte le sfide per il sindaco nei capoluoghi al voto

    Ascolta la versione audio dell’articoloDopo il test elettorale in Alto Adige (con la conferma del centrosinistra a Trento e la vittoria del centrodestra a Bolzano) sono un centinaio i comuni al voto domenica 25 maggio e lunedì 26 maggio. Quattro i capoluoghi, ossia Genova, Ravenna, Taranto e Matera. Un’altra mini tornata elettorale che comunque potrà dare, conclusi gli eventuali ballottaggi nei comuni più grandi che si svolgeranno in contemporanea con i referendum l’8 e 9 giugno, alcune importanti indicazioni ai partiti.A Genova la sfida di maggiore impatto nazionale. Una sfida apertissima e che ha il sapore di una possibile “rivincita” per il centrosinistra dopo le regionali ad ottobre scorso quando Marco Bucci ha battuto, per qualche migliaio di voti, Andrea Orlando confermando la guida della regione Liguria al centrodestra. Gli sfidanti sono il vicesindaco e assessore al Bilancio a Genova, Pietro Picciocchi, per il centrodestra e Silvia Salis per il centrosinistra. Piciocchi, classe ’77, avvocato, sei figli e due in affido, è stato l’uomo dietro la macchina di due giunte di Bucci: la sua candidatura è sostenuta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche. Il centrosinistra al gran completo (dal M5s e Avs fino ai renziani di Italia Viva passando naturalmente per il Pd) ha raggiunto l’accordo su Salis, dopo alcune settimane di tensioni interne, soprattutto al Pd. Alla fine i dem hanno optato, anche grazie al lavoro di composizione messo in campo da Orlando, per una candidata civica. Salis, ex-atleta, è vicepresidente vicaria del Coni ed è sposata con il regista cinematografico Fausto Brizzi.Loading…Nel fortino rosso di Ravenna si vota per scegliere il sindaco che succederà a Michele de Pascale, che ha interrotto anzitempo il suo mandato per diventare presidente della Regione Emilia-Romagna. I favori del pronostico sono tutti per Alessandro Barattoni, 41 anni, segretario dal Pd ravennate dal 2017 e sostenuto da una coalizione in versione campo larghissimo, che sostanzialmente, ricalca quella che ha appoggiato de Pascale alle regionali. Al suo fianco ci sono le liste di Pd, Avs, M5s, la lista civica Ama Ravenna, Progetto Ravenna, un rassemblement formato da Iv, Azione, +Europa e Socialisti e la lista del Partito Repubblicano, che nella prima repubblica a Ravenna aveva il proprio feudo e che in città continua ad avere un certo peso. Il centrodestra è insolitamente diviso in tre. Fratelli d’Italia ha deciso di puntare su Nicola Grandi, assicuratore, 55 anni, consigliere uscente, che ha raccolto il sostegno di Forza Italia e della civica Viva Ravenna, ma non della Lega che ha invece deciso di puntare su Alvaro Ancisi. Ancisi ha 85 anni e dal 1966 siede sui banchi del consiglio comunale, quasi sempre all’opposizione. In area centrodestra c’è anche la storica lista civica La Pigna che torna a puntare sulla consigliera comunale Veronica Verlicchi.Scenario opposto a Matera. Qui il centrodestra è unito attorno ad Antonio Nicoletti mentre ben tre candidati (Roberto Cifarelli, Vincenzo Santochirico e Domenico Bennardi) sono in corsa per il centrosinistra, e senza neanche il simbolo del Pd. Pezzi di Italia Viva e Azione (in maniera più netta con una lista) corrono a fianco di Cifarelli, che è sostenuto da un totale di nove liste. Consigliere regionale del Pd (partito con cui è stato eletto tre volte nell’Assemblea lucana), ha vinto le primarie ’Open’, promosse da un gruppo di cento giovani e non riconosciute dai partiti. E il Pd – come già successo alle Comunali di Potenza della primavera 2024 – non ha presentato una lista con il proprio simbolo. L’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato da Santochirico, avvocato, con un passato da assessore e presidente del Consiglio regionale con il Pd: indicato in un primo momento da un tavolo del centrosinistra, ha prima annunciato il ritiro dalla competizione elettorale per poi tornare sui suoi passi e presentarsi con “Progetto Comune”, con cui tenterà di spostare un po’ di voti del campo progressista-riformista. Bennardi, sindaco uscente del M5S, eletto nell’ottobre 2020, vuole la rivincita dopo essere decaduto nell’ottobre del 2024 in seguito alle dimissioni di 17 consiglieri comunali su 32.Situazione confusa da entrambi i lati, invece, a Taranto. Il centrosinistra, dopo la fine prematura dell’amministrazione guidata da Rinaldo Melucci – determinata dalle dimissioni simultanee di 17 consiglieri – prova a riconquistare la guida del Comune con Piero Bitetti, volto noto della politica locale. Ex presidente del Consiglio comunale, Bitetti può contare sull’appoggio del Pd e altre sette liste. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha deciso di correre da solo, candidando la giornalista Annagrazia Angolano, affiancata dalla lista civica “Angolano sindaca”. Il centrodestra ufficiale, dopo la mancata convergenza su un candidato unico, ha puntato su Luca Lazzàro, ex presidente di Confagricoltura Puglia. Una candidatura costruita attorno alla figura di esperienza manageriale, ben vista dai vertici di FdI. Della coalizione fanno parte Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Liberale e Noi Moderati. Francesco Tacente, avvocato 42enne, presidente dimissionario del Ctp (Consorzio trasporti provinciali) è sostenuto invece da un fronte civico che include anche esponenti della Lega, presenti con la dicitura “Prima Taranto”, senza però il simbolo ufficiale. Con lui altre sei liste. LEGGI TUTTO

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    Di cosa parlano i consigli comunali? Scuole, traffico, viabilità e rifiuti

    Ascolta la versione audio dell’articoloScuole, traffico e viabilità sono i temi discussi con maggiore frequenza nei consigli comunali italiani ma nel Centro Italia e soprattutto al Mezzogiorno s’impone anche il tema rifiuti. È quanto emerge da una ricerca realizzata in occasione di Forum PA da Cedat85, azienda attiva nella produzione di soluzioni di riconoscimento e trasformazione della voce in testo, tecnologie che consentono a circa 300 comuni italiani di trasmettere in streaming il consiglio comunale, verbalizzare automaticamente la seduta, indicizzare e archiviare in tempo reale i contenuti di quanto discusso in assemblea.L’indagine di Cedat85 ha analizzato le sedute consiliari di un campione di comuni italiani che utilizzano la piattaforma Digital4Democracy, nel periodo compreso tra il 19 maggio 2024 e il 20 maggio 2025, individuando gli argomenti più discussi in aula. Al primo posto emerge il tema delle scuole, con 240 menzioni, seguito dalle problematiche legate al traffico (182) e alla viabilità (180).Loading…I temi trattati con minore frequenza riguardano il decoro urbano (40), l’immigrazione (44) e le piste ciclabili (54). Seguono, con un numero leggermente superiore di citazioni, la raccolta differenziata (62), la sicurezza stradale (74) e la gestione del verde pubblico (74). Presentano una frequenza maggiore gli interventi relativi agli autobus (106), agli ospedali (119) e ai servizi sociali (124).Analizzando i dati in base all’area geografica emergono «priorità» diverse. Nelle aule consiliari del Nord e del Centro si conferma la centralità del tema «scuole», in testa alle citazioni al Nord e al Centro. Al Sud, invece, il tema più ricorrente nei verbali dei consigli comunali è quello dei rifiuti.Approfondendo ulteriormente, nel Nord, dopo le scuole, i temi più dibattuti risultano essere il traffico (130 citazioni) e la viabilità (120), a conferma di una forte attenzione alla mobilità urbana. Nel Centro, seguono le scuole i temi della viabilità (16) e dei rifiuti (15). Al Sud, dopo i rifiuti, tornano centrali le scuole (70) e la viabilità (44). LEGGI TUTTO

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    Mattarella: dare continuità allo sradicamento della mafia

    Ascolta la versione audio dell’articolo«“La mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine”: questo ripeteva Falcone, sollecitando coerenza e impegno educativo, spronando chiunque nella società a fare la propria parte insieme alle istituzioni, a ogni livello. La mafia ha subìto colpi pesantissimi, ma all’opera di sradicamento va data continuità, cogliendo le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 33° anniversario della strage di Capaci, ricordando l’importanza di «tenere sempre alta la vigilanza, coinvolgendo le nuove generazioni nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali».Meloni ricorda Falcone: in prima linea contro la criminalitàPostando su X una foto di Giovanni Falcone e la frase “Gli uomini passano, le idee restano” anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricordato la strage di Capaci: «Il 23 maggio è la Giornata della Legalità, in memoria delle vittime della mafia. Ricordiamo Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, gli agenti della scorta, tutti coloro che hanno sacrificato la vita per difendere i valori della legalità. E con loro, ogni vittima caduta per mano mafiosa. Il loro esempio e il loro ricordo continuano a guidare la nostra azione. Anche in loro nome, il governo è e sarà sempre in prima linea nella lotta contro ogni forma di criminalità. Senza tregua, senza compromessi. Non dimentichiamo».Loading…Piantedosi: la mafia spara meno ma contamina istituzioniIl ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato alla cerimonia a Palermo e ha sottolineato: «In 40 anni c’è stata una grande affermazione di giustizia. La mafia tende a sparare meno e a spargere meno sangue ma non per questo è meno insidiosa, perché contamina le istituzioni pubbliche e le principali stazioni appaltanti. C’è stata una trasformazione anche grazie a un’azione culturale ma dobbiamo stare molto attenti alle espressioni moderne. La mafia tende a inquinare i meccanismi della vita istituzionale: è un tema sensibile, lo andiamo a toccare quando sciogliamo i comuni per infiltrazioni». LEGGI TUTTO

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    Ponte Stretto, altolà del Colle al ministero delle Infrastrutture: «Esistono già le regole antimafia»

    Ascolta la versione audio dell’articoloMacchina indietro sulla norma del dl Infrastrutture che affidava la vigilanza antimafia del Ponte sullo Stretto alla Struttura per la prevenzione antimafia del Viminale (che vigila anche sui cantieri dei giochi Milano Cortina). A quanto si apprende la decisione è arrivata dal Quirinale per una questione di sovrapposizione di indagini proprio in tema di infiltrazioni mafiose scegliendo la strada del controllo ordinario sugli appalti del Ponte e non quello “straordinario” utilizzato in occasioni di emergenza o eventiColle: per Ponte sufficienti norme antimafia in vigore«La norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri. La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il ponte di Messina. La norma proposta prevedeva invece una procedura speciale – adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi – che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie. Basti ricordare che la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale» ha precisato l’ufficio stampa del Quirinale con una nota, «in riferimento – si spiega – ad alcune inesattezze comparse sulla stampa odierna in relazione al decreto Infrastrutture».Loading…Salvini: sarà Parlamento a mettere massimo garanzie antimafiaLa decisione del Quirinale non è piaciuta al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che proprio lunedì aveva annunciato l’attribuzione dei compiti di vigilanza alla Struttura di Piantedosi. «Chiederemo il massimo del rigore, il massimo della trasparenza, più poteri al ministero dell’Interno e alle Prefetture per verificare che non ci siano infiltrazioni. Dal mio punto di vista era importante, qualcuno l’ha pensata in modo diverso, vorrà dire che sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie» ha dichiarato Salvini a margine di un sopralluogo ai cantieri della nuova strada Sopraelevata portuale a Genova. E ha aggiunto: «È chiaro che quando ci sono le Olimpiadi, la Tav, opere importanti a Genova, Messina o Roma, bisogna vigilare in maniera totale, siccome a Messina ci saranno più di centomila posti di lavoro in ballo e migliaia di imprese coinvolte, è mio interesse che le Prefetture, le Procure, le associazioni, i sindacati, possano avere il massimo della vigilanza e della trasparenza»Lega riproporrà in Parlamento norma sui controlli antimafia  Il Carroccio dunque tiene il punto. Tanto che, a quanto si apprende, in sede di esame parlamentare del decreto Infrastrutture la Lega intende riproporre sotto forma di emendamento la norma sui controlli antimafia per il Ponte sullo Stretto che è stata espunta dal testo finale del provvedimento. LEGGI TUTTO

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    Amministrative, domenica si vota a Genova: sfida Salis-Piciocchi. Ecco chi sono

    Ascolta la versione audio dell’articoloSono 481mila i genovesi chiamati alle urne per scegliere il nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. La sfida nel capoluogo ligure è a sette: i contendenti sono in ordine alfabetico Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione), Raffaella Gualco (Genova Unita), Antonella Marras (Sinistra Alternativa), Pietro Piciocchi (centrodestra), Cinzia Ronzitti (Partito Comunista dei Lavoratori), Silvia Salis (centrosinistra-campo largo) e Francesco Toscano (Democrazia Sovrana Popolare). Al di là dei numeri e al centro del dibattito ci sono i temi importanti per il tessuto socioeconomico cittadino, soprattutto la sanità, forse il punto più dolente dell’intera Liguria. Ma anche le nuove infrastrutture come lo skymetro, la gestione dei servizi pubblici e il welfare che si intrecciano ormai quotidianamente con attacchi più o meno velati di tipo personale. La campagna elettorale si gioca molto sui social e nelle piazze con presenze politiche nazionali che però non riescono a far decollare del tutto la discussione sui programmi. Tra visioni opposte su cosa fare per il futuro di una città difficile e complessa come Genova e attacchi personali diretti, colpi bassi e insinuazioni, gli oltre 481 mila elettori genovesi dovranno andare a votare in un contesto fortemente polarizzato.Chi è Silvia SalisIl centosinistra va alle urne con uno schieramento ampio che secondo alcuni osservatori potrebbe far da modello anche a livello nazionale. Realizzato il campo largo con, tra gli altri, M5s, Avs e Italia Viva, a sostegno della candidata Silvia Salis, il centrosinistra giocherà anche la carta del civismo rappresentato dalla stessa Salis (Silvia Salis Sindaca e Riformiamo Genova con Silvia Salis), vicepresidente del Coni e atleta plurimedagliata. con un progetto civico che punta a ricucire le fratture sociali, riportare l’amministrazione vicino ai quartieri e restituire ai cittadini la possibilità di immaginare un futuro diverso. Il suo percorso unisce sport, istituzioni e impegno civile. Cinque le liste che appoggiano la candidata alla carica di sindaco scelta per sbaragliare le destre e tornare in Comune a Genova dopo anni di centrodestra. Il Comune di Genova in una nota ribadisce di aver sempre garantito gli spazi elettorali alla candidata sindaca del campo progressista Silvia Salis, dopo che il suo staff elettorale denuncia di essere stato costretto a spostare il comizio conclusivo della campagna elettorale in piazza della Vittoria da piazza Matteotti «poiché occupata da maxi-gazebo e una piscina-idromassaggio» per l’evento annuale Genova Design Week 2025. «Il Comune di Genova – prosegue la nota – ha provveduto a concedere, come nuovo spazio per il comizio elettorale, piazza della Vittoria, come richiesto dal Partito Democratico».Loading…Chi è Pietro PiciocchiIl centrodestra punta invece su Pietro Piciocchi, che dell’ex sindaco e oggi governatore Marco Bucci è stato vice in Comune a Genova oltre che super-assessore con ben 26 deleghe, alcune delle quali pesantisisme. Il centrodestra si presenta unito con FI, FdI, Lega, Udc, nuovo Psi-Dc assieme a Noi Moderati Orgoglio Genova (per cui si candida Ilaria Cavo (Noi moderati) e Vince Genova. Sette dunque le liste che appoggiano la candidatura di Piciocchi. Il candidato punta su sicurezza, pulizia urbana e infrastrutture strategiche come Terzo Valico e aeroporto. Il vicesindaco Piciocchi commenta l’autorizzazione per il comizio elettorale, della candidata rivale così: «Non è vero che il Comune di Genova ha ritirato l’autorizzazione per la serata conclusiva di Silvia Salis in piazza Matteotti. La manifestazione era regolarmente autorizzata, gli organizzatori sapevano della concomitanza di altri eventi già previsti, tanto da essere pronti ad allestire il palco a ridosso del sagrato della Chiesa del Gesù». LEGGI TUTTO