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    Flotilla, Crosetto: continueremo a lavorare perché non accada nulla di male a nessuno. «In acque israeliane non garantiamo sicurezza»

    Ascolta la versione audio dell’articoloL’attacco della notte tra il 23 e il 24 settembre contro la Global Sumud Flotilla «riguarda da vicino il nostro Paese» perché «la sicurezza dei nostri connazionali in acque internazionali». Così il ministro della Difesa Guido Crosetto in un’informativa urgente alla Camera in relazione alla sicurezza della carovana marittima che si dirige verso Gaza.«Tra coloro che navigano vi sono anche dei cittadini italiani, inclusi parlamentari ed europarlamentari. È evidente dunque che quanto accaduto riguarda da vicino il nostro Paese, perché riguarda la sicurezza dei nostri connazionali in acque internazionali. Il governo italiano ha espresso ed esprime la più ferma condanna per quanto avvenuto. Azioni di questo tipo, condotte contro unità civili in mare aperto, sono totalmente inaccettabili». Nella notte è stato autorizzato l’intervento ulteriore della Fregata Multiruolo Fasan della Marina Militare, che già si trovava in navigazione a nord di Creta, nell’ambito dell’operazione Mediterraneo Sicuro. «La Fregata Fasan – spiega ancora il ministro – ha raggiunto l’area dove navigava la Global Flottilla per eventuali attività di soccorso, assistenza, protezione alle persone che dovessero essere in pericolo. Di questa decisione ho informato immediatamente l’addetto militare israeliano in Italia, il nostro ambasciatore e l’addetto militare a Tel Aviv, l’unità di crisi della Farnesina».Loading…«In acque israeliane non garantiamo Flotilla»«Continueremo a lavorare perchè non accada nessun incidente alla Flotilla e chiedo su questo il vostro aiuto, indipendentemente dalle contrapposizioni politiche. Il clima è preoccupante e dico che noi non siamo in grado fuori dalle acque internazionali a garantire la sicurezza delle imbarcazioni. Su questo voglio essere chiaro e consiglio dunque di accettare la soluzione di portare gli aiuti a Cipro attraverso la Chiesa». Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nella sua informativa alla Camera.«Provocazione Russia richiede risposta ferma e coordinata»Quanto agli eventi in Polonia ed Estonia essi «rappresentano una specie di test, una provocazione che richiede risposta ferma razionale e coordinata» secondo il ministro della Difesa. «Alla luce delle recenti violazioni dello spazio aereo della Nato da parte di assetti, aerei e droni da parte della Federazione Russa sono probabilmente un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Lo sconfinamento sul territorio polacco del 3 settembre scorso è stato considerato il più grave dall’inizio del conflitto in Ucraina pur avendo provocato danni limitatissimi. Anche quanto accaduto in Estonia merita attenzione». LEGGI TUTTO

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    Meloni: Israele oltre i limiti, «ha causato una strage tra i civili». Sui migranti «magistratura politicizzata»

    Ascolta la versione audio dell’articoloUn duro attacco alla Russia per aver inferto “una ferita profonda al diritto internazionale” e una severa critica a Israele per aver “superato il limite del principio di proporzionalità” nella sua reazione ad Hamas, finendo con “l’infrangere le norme umanitarie e causando una strage tra i civili”. Sono alcuni dei passi salienti dell’intervento (in italiano) della premier Giorgia Meloni all’ Assemblea generale dell’Onu, durato 16 minuti e applaudito da un’aula semivuota per il tardo orario serale.ImmigrazioneUn discorso nel quale ha denunciato l’inadeguatezza dell’architettura dell’Onu e ha invitato a contrastare sia le persecuzioni religiose (“prevalentemente di cristiani”) sia il traffico di esseri umani, anche rivedendo le “anacronistiche” convenzioni internazionali su migrazione e asilo che, “quando vengono interpretate in modo ideologico e unidirezionale da magistrature politicizzate, finiscono per calpestare il diritto, invece di affermarlo”. Nel mirino anche i “’piani verdi’ che in Europa – e nell’intero Occidente – stanno portando alla deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione”. Ricordando che l’Onu nacque nel 1945 con lo scopo principale di evitare nuovi conflitti dopo la seconda guerra mondiale, Meloni ha detto che “la domanda che dobbiamo farci, ottant’anni dopo, e guardandoci attorno, è: ci siamo riusciti? La risposta la conoscete tutti, perché è nella cronaca, ed è impietosa. Pace, dialogo, diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e a vincere. L’uso della forza prevale in troppe occasioni. E lo scenario che ci troviamo di fronte è quello che Papa Francesco descrisse con rara efficacia: una ’terza guerra mondiale’ combattuta ’a pezzi’”.Loading…RussiaLa premier ha puntato subito il dito contro la Russia, “membro permanente del Consiglio di Sicurezza, che ha deliberatamente calpestato l’articolo 2 dello Statuto dell’Onu, violando l’integrità e l’indipendenza politica di un altro Stato sovrano, con la volontà di annetterne il territorio. E ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace”. “Questa ferita profonda inferta al diritto internazionale – ha sottolineato – ha scatenato effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma quella guerra. Il conflitto in Ucraina ha riacceso, e fatto detonare, diversi altri focolai di crisi. Mentre le Nazioni Unite si sono ulteriormente disunite”.Medio Oriente Dopo aver condannato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, Meloni ha accusato Israele di aver superato con la sua reazione “il limite del principio di proporzionalità”. Una “scelta che l’Italia ha più volte definito inaccettabile, e che porterà al nostro voto favorevole su alcune delle sanzioni proposte dalla Commissione europea verso Israele”. La premier ha quindi invitato Israele ad “uscire dalla trappola di questa guerra: lo deve fare per la storia del popolo ebraico, per la sua democrazia, per gli innocenti, per i valori universali del mondo libero di cui fa parte”. “E per chiudere una guerra servono soluzioni concrete, perché la pace non si costruisce solo con gli appelli, o con proclami ideologici accolti da chi la pace non la vuole”, ha proseguito, definendo “molto interessanti le proposte che il presidente degli Stati Uniti ha discusso con i Paesi arabi in queste ore”, dicendosi pronta “ovviamente a dare una mano”. La presidente del Consiglio ha detto di ritenere che “Israele non abbia il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo. Per questo abbiamo sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati”, ha spiegato ribadendo però che “il riconoscimento della Palestina deve avere due precondizioni irrinunciabili”: il rilascio di tutti gli ostaggi e l’esclusione di Hamas da ruoli di governo.Gren DealMeloni ha quindi attaccato “l’ecologismo insostenibile” che “ha quasi distrutto il settore dell’automobile in Europa, creato problemi negli Usa, causato perdite di posti di lavoro, appesantito la capacità di competere e depauperato la conoscenza. Ci sono voluti secoli per costruire i nostri sistemi, ma bastano pochi decenni per ritrovarsi nel deserto industriale. Solo che, come ho detto molte volte, nel deserto non c’è nulla di verde”. In conclusione ha citato San Francesco, “il più italiano dei santi, che ha dato il nome alla città dove questa organizzazione è nata (San Francisco, ndr): ’i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare’. Credo sia arrivato il tempo di dimostrare quel coraggio”. LEGGI TUTTO

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    Lega, Zaia lancia il modello tedesco: un partito federalista per dare più spazio ai territori

    Ascolta la versione audio dell’articoloDa un lato un partito alleato all’Europarlamento con le destre sovraniste. Dall’altro le istanze territoriali raccolte da una classe dirigente legata soprattutto alla storica questione autonomista settentrionale. Come fare sintesi tra queste due spinte mentre la presenza del generale Vannacci si fa sempre più “pesante” all’interno della Lega? Una chiave di lettura l’ha fornita il segretario Matteo Salvini quando ha dichiarato che «essere autonomisti e federalisti in Italia e sovranisti in Europa è naturale, è logico». Un passo in avanti lo ha fatto il governatore del Veneto Luca Zaia quando ha rivendicato per il Carroccio una struttura federalista, sul modello della Cdu-Csu in Germania. Un «modello organizzativo» che lo stesso Salvini ha dichiarato di aver discusso con il governatore del Veneto, definendolo «molto interessante».Il modello tedescoCdu (Unione Cristiano-Democratica di Germania) e Csu (Unione Cristiano-Sociale in Baviera) sono i due partiti democristiani gemelli che in Germania costituiscono un gruppo parlamentare unico nel Bundestag. E che si presentano entrambi alle elezioni federali, anche se non competono tra loro, essendo la Csu attiva solo in Baviera e la Cdu in tutti gli altri 15 Länder. L’ipotesi circolata in questi giorni di due Leghe distinte e alleate, una al Nord (erede della Padania e più legata alle istanze autonomiste del Settentrione) e una nel Centrosud più libera di spostarsi a destra con Vannacci, con Salvini segretario federatore, resta però più una suggestione che una prospettiva concreta. Anche se a metà del decennio passato il Carroccio ha conosciuto una stagione di “sdoppiamento” con la Lega Nord da un lato e partito Noi con Salvini soggetto politico a sostegno del segretario nel Centro e Sud Italia.Loading…La Carta della LombardiaQuello a cui si sta lavorando per il momento è un diverso tipo di organizzazione interna, per dare più spazio e voce ai territori. Una direzione di marcia di cui la Carta della Lombardia lanciata dal segretario lombardo Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, rappresenta in qualche modo un documento “precursore”: salari in parte differenziati in base al costo della vita, autonomia energetica, poteri speciali per Milano sulla scia di quelli approvati in Cdm per Roma Capitale. Istanze del territorio al centro, appunto.Romeo: Leghe federate sul territorio«L’idea che anch’io ho abbozzato nel congresso della Lega Lombarda lo scorso dicembre – dice Romeo – è quella di una Lega nazionale da un lato che porta avanti le battaglie comuni su temi come la sicurezza, la flat tax, la libertà di espressione, il contrasto all’immigrazione illegale. E di Leghe territoriali federate e non più mere diramazioni locali, capaci di dare rappresentanza e valorizzare meglio le diverse sensibilità e identità, del Nord, del Centro e del Sud». LEGGI TUTTO

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    Italiani sensibili all’inciviltà politica, ma nei media l’insulto fa audience

    Ascolta la versione audio dell’articoloGli italiani sono sensibili all’inciviltà politica, in particolare alla mancanza di rispetto per i valori democratici. Ma per una minoranza significativa questa è normalizzata. E il sistema mediatico ha creato una trappola strutturale dove “l’insulto fa audience” e chi mantiene un atteggiamento civile “paga un prezzo”. Queste sono in sintesi alcune delle principali evidenze emerse dal progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) “Attribution, Perceptions, and Practices of Political Incivility in Europe” i cui risultati sono stati presentati oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori di Università Cattolica del Sacro Cuore, Sapienza Università di Roma e Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, guidati rispettivamente dai professori Giovanna Mascheroni, Sara Bentivegna e Giovanni Boccia Artieri. La ricerca è stata condotta attraverso un questionario somministrato a un campione rappresentativo di 1500 cittadini italiani e 53 interviste individuali in profondità tra politici e giornalisti tra settembre 2024 e giugno 2025Loading…Rispetto all’inciviltà politica il 73,6% del campione si dichiara fortemente infastidito da un politico che insulta, urla, offende. Inoltre, oltre due terzi degli intervistati (76,6%) percepiscono un netto peggioramento dell’inciviltà negli ultimi anni. Il paradosso è evidente: di fronte al crescere dell’inciviltà politica ci si sarebbe potuti aspettare una sorta di assuefazione, una progressiva tolleranza verso toni sempre più aspri. Invece gli italiani hanno mantenuto un forte attaccamento ai valori del confronto civile.Ciò che maggiormente infastidisce gli italiani sono l’inciviltà valoriale (mancanza di rispetto per i valori democratici, e tra questi la stereotipizzazione delle donne, forme di discriminazione, e uso della menzogna), quella relazionale (mancanza di rispetto per gli altri che si manifesta con il ricorso all’insulto, la volgarità e la ridicolizzazione nei confronti degli avversari politici) e quella istituzionale (espressioni irrispettose nei confronti dei valori/simboli della democrazia e incitazioni alla violenza contro gli avversari politici). Chi mostra maggiore sensibilità al fenomeno sono le donne, gli over 65 e gli elettori del centro-sinistra.La significativa minoranza per cui l’inciviltà politica, invece, è normalizzata è costituita prevalentemente da giovani uomini della Generazione Z (18-30enni). La tolleranza, però, non è data dall’assuefazione all’uso dei social media o dall’esposizione ad ambienti comunicativi digitali, ma da atteggiamenti anti-politici, dalla scarsa fiducia nelle istituzioni democratiche e da una visione cinica della politica. Il 16,7% degli italiani considera addirittura accettabile l’inciviltà politica quando è “comunicativamente efficace”, pur riconoscendone le conseguenze negative (oltre il 94% l’associa ad allontanamento dalla politica, sfiducia e polarizzazione). L’evidenza paradossale è che nonostante la consapevolezza che l’inciviltà politica “fa male alla democrazia” (l’80% lo ammette), questa viene giustificata se “funziona”. LEGGI TUTTO

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    Manifestazioni pro Pal e riconoscimento della Palestina, da M5s a Fdi: le posizioni dei partiti italiani

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa condanna dei partiti alle scene di guerriglia registrate a Milano al termine della manifestazione ProPal è stata unanime. Pur con alcuni distinguo. Ma diverse sono le posizioni dei partiti politici italiani sul riconoscimento della Palestina.Fratelli d’Italia ha chiarito più volte quale sia la sua linea, che poi è quella del governo, sulla Palestina. Sulla carta, sì al riconoscimento, dato che l’Italia continua a dirsi favorevole alla soluzione dei due Stati. Ma non ora. «Io credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo» ha dichiarato la premier Giorgia Meloni spiegando: «Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è. Essendo favorevolissima allo Stato della Palestina, non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione». Quindi, fin quando non ci sarà un accordo bilaterale tra le autorità palestinesi e quelle israeliane, FdI (e il governo italiano) non cambierà idea.Loading…Questa è in sostanza anche la posizione di Forza Italia. «Io – ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – non sono mai stato contrario allo Stato palestinese. Ho detto che noi non possiamo riconoscere uno Stato palestinese che non riconosca Israele o non sia riconosciuto da Israele» e «non possiamo avere Hamas come interlocutore perché è un’organizzazione terroristica». E ancora: «Non deve esserci futuro per Hamas a Gaza. Un futuro pacifico per la regione deve iniziare con una Gaza libera da Hamas, riunificata con la Cisgiordania sotto un’autorità palestinese rafforzata e riformata»Il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso sempre una forte vicinanza al governo di Benjamin Netanyahu. Quando Macron lo scorso luglio ha annunciato l’intenzione di riconoscere la Palestina Salvini ha detto che si trattava di un «regalo ad Hamas». A Pontida il segretario della Lega ha dichiarato che «l’auspicio di due popoli e due Stati, che è il mio auspicio, non sarà possibile finché ci saranno i tagliagole islamici di Hamas»Nell’opposizione, i tre partiti principali per consensi si sono schierati nettamente a favore del riconoscimento della Palestina. Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno presentato ad aprile una mozione unitaria che chiedeva di «riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele». LEGGI TUTTO

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    Furti d’auto, per combatterli Forza Italia punta su un’aggravante specifica

    Ascolta la versione audio dell’articoloI furti d’auto sono “un fenomeno in aumento negli ultimi tempi, soprattutto nel 2024”, quando “si è registrato un +3% di furti di autoveicoli ad uso privato e un +6% di veicoli ad uso commerciale: in totale, circa 136mila veicoli che sono stati sottratti ai legittimi proprietari”. Questa situazione, spiega il senatore Dario Damiani (Forza Italia), primo firmatario di una proposta di legge per aggiornare le norme di contrasto, “crea allarme sociale” perché è diventato un “fenomeno spregiudicato”, che risulta concentrato in alcune regioni in particolare: Lazio, Campania, Puglia ma anche la Lombardia. Da considerare anche i problemi economici che derivano dai furti d’auto: “In queste regioni i danni che subiscono le società anche di assicurazione sono notevoli”, le polizze di assicurazione degli autoveicoli aumentano costantemente “e quindi abbiamo una disparità anche economico sociale nel nostro Paese perché in queste determinate zone le polizze auto, incendio e furto, costano molto di più che in altre zone d’Italia”.Damiani (FI): arresto in flagranza e intercettazioni per contrastare il boom dei furti d’autoPer cambiare le cose la proposta di legge di Forza Italia (AS 1506, “Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di furto d’auto) ora all’attenzione della commissione Giustizia di Palazzo Madama punta innanzitutto sull’introduzione di una nuova circostanza aggravante per il delitto di furto, all’interno dell’articolo 625 del Codice penale: quella di avere commesso il fatto su autoveicoli o motocicli o comunque su mezzi privati di trasporto. Per aumentare gli strumenti investigativi a disposizione delle Forze dell’ordine per combattere il fenomeno previsto anche l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e la confisca obbligatoria, anche per equivalente, del prodotto, o del prezzo oppure del profitto del reato di furti d’auto. Inasprite poi le sanzioni relative alla ricettazione di autoveicoli o motocicli derivanti dal reato di furto aggravato dalla nuova circostanza.Loading… LEGGI TUTTO

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    Salis, martedì il primo verdetto: sul filo il sì del Parlamento Ue all’immunità. Lei: «Voglio essere processata in Italia»

    Ascolta la versione audio dell’articoloFiato sospeso e occhi puntati sui Popolari: per Ilaria Salis è la vigilia del voto della commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera sulla richiesta di revoca della sua immunità da parte del governo Orban, ma sulla sorte dell’eurodeputata di Avs a Bruxelles ancora non c’è chiarezza. Il voto non sarà quello definitivo: la decisione finale spetterà infatti all’Aula, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre (è circolata la data del 7 ottobre), indipendentemente dall’esito del voto in commissione. La plenaria però tradizionalmente conferma il parere della commissione, ed è per questo che l’eurodeputata sa di giocarsi nelle prossime ore una partita chiave. Salis è stata detenuta in un carcere ungherese di massima sicurezza per quasi un anno (con l’accusa di violenza e lesioni) da dove fu scarcerata dopo l’elezione a Strasburgo.I numeri in commissioneI numeri al momento non le sorridono. Si sono infatti detti pronti a difendere la sua immunità 11 eurodeputati su 25: si va dalla Sinistra (tra loro il pentastellato Mario Furore) agli esponenti dei Verdi, fino ai Liberali ai Socialisti, tra cui il dem Brando Benifei. Sono invece sette quelli che, quasi certamente, voteranno per la revoca: gli eurodeputati dei gruppi sovranisti Europa delle Nazioni Sovrane e Patrioti e dei conservatori di Ecr, tra cui il meloniano Mario Mantovani.Loading…Partito popolare ago della bilanciaL’ago della bilancia saranno quindi i sette eurodeputati del Ppe, che sulla carta, al momento, appaiono per la revoca dell’immunità, come indica la riservatissima relazione del relatore del testo, lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara, anch’egli popolare. Ma è proprio il documento di Vázquez Lázara ad aprire una crepa nel Ppe, spiegano fonti molto vicine al dossier, che sottolineano come basterebbero solo due defezioni nel gruppo per salvare Salis. Sarebbe infatti la presenza nel testo di una frase che indica «l’assenza di fumus persecutionis» ad aver destato più di una perplessità tra gli eurodeputati, soprattutto dopo il tweet con le coordinate di un carcere ungherese diffuso dal portavoce di Viktor Orban.I risvolti politici ungheresiEd è proprio la campagna elettorale ungherese a complicare il destino di Salis. Il voto sull’eurodeputata di Avs si terrà infatti contemporaneamente a quello sulla revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese Péter Magyar, ex esponente del governo, oggi leader dell’opposizione e sfidante, avanti nei sondaggi, Orbán in vista delle elezioni di aprile. Al Ppe da un lato converrebbe appaiare i due voti, dando così un giudizio negativo sullo stato del sistema giudiziario ungherese e validando la tesi della persecuzione politica. Tuttavia, fonti popolari fanno sapere che qualcuno teme che se Magyar e Salis si trincerassero dietro la loro immunità, Orbán potrebbe sfruttare la situazione a favore della sua campagna euroscettica.Salis: voglio essere processata ma in Italia«Io non voglio sottrarmi al processo. Anzi, voglio essere processata. Ma non in Ungheria, dove sarebbe un processo politico, dove la sentenza è già scritta. Voglio essere processata nel mio paese. In Italia. Io ho fiducia nella magistratura. Ho fiducia della magistratura italiana» ha detto Salis, in un’intervista al Corriere.it alla vigilia del voto sulla sua immunità in commissione al Pe. «Sono preoccupata, agitata. Ma sono anche fiduciosa» ha proseguito Salis che ha aggiunto: «Sono convinta che il governo sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia. È quello che chiedo con forza» LEGGI TUTTO

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    Kirk, Meloni: fermato perché era libero e coraggioso. «Le minacce si moltiplicano ma non abbiamo paura»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Ho visto gente che ha fatto stampare delle magliette con la foto di Kirk, il sangue che scorre dal collo e la scritta “vinci questo dibattito”. Era pericoloso perché smontava la narrazione del mainstream con la logica. E andava fermato perché era libero, coraggioso e capace, le persone così fanno paura a chi pensa di poter imporre con la forza le proprie convinzioni». Lo ha detto la premier, Giorgia Meloni, nel suo intervento di chiusura di ’Fenix’, la festa di Gioventù nazionale.«Qualche giorno fa nessuno dei moralizzatori che hanno riempito le pagine di commenti su di voi ha ritenuto di dover dire mezza parola sull’ignobile post pubblicato dai sedicenti antifascisti che esibiva l’immagine di Charlie Kirk a testa in giù con la scritta meno uno. Una minaccia di morte, perché le cose vanno chiamate con il loro nome, tutti zitti. Ma non ci facciamo fare la morale da questa gente, siamo fieri, profondamente orgogliosi di essere alternativi tanto per parlare di cultura dell’odio». E aggiunge: «Non siamo come loro e non lo diventeremo mai e non cadremo nella loro trappola perché sarà sempre l’amore, non sarà mai l’odio, a muovere quello che facciamo», «l’amore per l’Italia, l’amore per le persone, il coraggio di difendere le nostre convinzioni sempre con il sorriso sulle labbra, con rispetto verso chi non la pensa come noi. Perché in fondo noi siamo persone che credono in qualcosa, abbiamo sempre avuto tanto rispetto per chiunque creda in qualcosa anche quando crede cose molto diverse dalle nostre. A me ha sempre spaventato molto di più il nichilismo, mi spaventa molto di più chi non crede in niente, combatto molto di più chi non crede in niente».Loading…Le minacce si moltiplicano ma non abbiamo paura«Le minacce si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa nazione, ma non abbiamo paura», dice Meloni. «Non abbiamo avuto paura ai tempi in cui potevi essere ammazzato a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema sulle Brigate rosse. Non abbiamo paura oggi, non avremo paura domani».«Essere coraggiosi in quest’epoca sempre più difficile da interpretare significa prima di tutto non avere paura di dire la verità, chiamare le cose con il loro nome, con chiarezza, senza giri di parole. Ed è quello che stiamo tentando di fare. Abbiamo avuto il coraggio di dire fin dal primo giorno alla guida di questa nazione, fin dal primo provvedimento varato in Consiglio dei ministri, che la mafia fa schifo e la combatteremo con tutte le forze che abbiamo, che non cederemo mai sul carcere duro quando altri invece avevano provato a smantellarlo».Basta disastri ’68, liberare scuola da gabbia sinistra«Non ne possiamo più dei disastri del ’68, del 6 politico, della demeritocrazia costruita su una distorta concezione dell’uguaglianza», «le scuole e le università devono essere liberata dalla gabbia opprimente e asfissiante in cui la sinistra le hanno tenute per anni», attacca la premier dal palco. LEGGI TUTTO