More stories

  • in

    Un anti Schlein alle primarie di coalizione: ecco come i riformisti Pd meditano la spallata alla segretaria

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Se si facesse la riforma della legge elettorale io sarei per una legge che vada bene anche per il premierato, e quindi con l’indicazione del candidato premier sulla scheda elettorale. Il premierato andrà avanti, per questo non vale la pena fare una legge elettorale e poi farne un’altra dopo il referendum sul premierato». Se nel centrosinistra c’erano ancora dubbi sull’intenzione di Giorgia Meloni di cambiare il Rosatellum per votare alle politiche del 2027 con un sistema a lei più favorevole, questi sono stati fugati dalla stessa premier nella sua lunga intervista a Porta a porta del 7 ottobre.La sfida di Meloni: legge elettorale con indicazione del candidato premierLo schema è confermato: approvazione della riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del premier entro la fine della legislatura, in modo da celebrare il referendum confermativo dopo le politiche, e nel frattempo riforma del Rosatellum per superare la lotteria dei collegi uninominali per introdurre un sistema a base proporzionale con premio di maggioranza per chi supera il 40% e – appunto – l’indicazione del nome del candidato premier.Loading…Campo largo (e diviso) costretto alle primarie di coalizione?Con il via libera alla candidatura del leghista Alberto Stefani alla successione di Luca Zaia in Veneto sono cadute le ultime resistenze di Matteo Salvini: dopo la fine del ciclo delle regionali la proposta Meloni sarà ufficialmente sul tavolo dei partiti di maggioranza e anche di opposizione. Con un problema in più per un campo largo già in affanno: chi sarà il candidato premier della coalizione, il novello Prodi capace di d’accordo le varie anime e soprattutto i “grillini” con i dem? Dopo le sconfitte oltre le previsioni nelle Marche e in Calabria l’ipotesi di un congresso anticipato del Pd, accarezzata nei mesi scorsi dalla segretaria Elly Schlein per blindarsi alla guida del partito, sembra uscita di scena. E gli occhi sono ora tutti puntati sulle primarie di coalizione, necessarie a meno di un improbabile accordo a tavolino tra la stessa Schlein e il leader del M5s Giuseppe Conte su un nome terzo.Milano e Livorno: la minoranza anti Schlein riparte da due convegniEd è qui che si inserisce l’iniziativa, e la strategia, della minoranza riformista più agguerrita del Pd, ossia quel gruppetto di big (da Lorenzo Guerini a Graziano Delrio, da Sandra Zampa e Filippo Sensi, da Marianna Madia a Simona Malpezzi, da Giorgio Gori a Pina Picierno) che ha strappato con Energia popolare di Stefano Bonaccini giudicandola troppo schiacciata sulle posizioni della segretaria. Senza attendere le elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia di fine novembre, i riformisti doc cominceranno a contarsi già ad ottobre: il 24 a Milano sui temi economici con focus su ceto medio, professionisti, partite Iva e imprese – “classi” di riferimento del partito che fu, a loro avviso ora abbandonate da un Pd molto spostato a sinistra, sulle posizioni della Cgil di Maurizio Landini e dell’assistenzialismo targato M5s – e il 31 ottobre a Livorno, su iniziativa del think thank LibertàEguale di Enrico Morando, Giorgio Tonini e Stefano Ceccanti, sui temi della sicurezza e della difesa comune europea. Un modo, anche, per bilanciare una narrazione tutta spostata sulla causa palestinese. «Di fronte all’aggressività delle autocrazie e agli orientamenti dell’amministrazione Trump il tema della difesa è assolutamente ineludibile per una coalizione che abbia l’ambizione di proporsi come credibile alternativa di governo per la legislatura – spiega Ceccanti -. Per un verso il tema va declinato necessariamente in chiave europea, l’unica dimensione di scala in grado di dare una risposta efficace e credibile; per altro verso il richiamo alla dimensione europea non può comunque portare a eludere le risposte che vanno date, senza ambiguità, sul piano nazionale».La strategia dei riformisti: prima puntellare i temi (economica e difesa Ue)…Insomma, intanto si puntellano i temi cari ai riformisti, dalle politiche per la crescita alla difesa Ue contro il pericolo Putin. D’altra parte, con un M5s che proprio in queste ore si appresta a votare a Strasburgo la mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione Ue Ursula von del Leyen sostenuta invece dal Pd e con un Pd a guida Schlein a sua volta sempre più attratto dalle sirene pro Pal e “pacifiste a prescindere” del M5s, un chiarimento sulla collocazione internazionale dei dem è necessario. Come per altro sostengono ormai da tempo vecchi dirigenti come Luigi Zanda e lo stesso Romano Prodi. LEGGI TUTTO

  • in

    Chi è Cirielli, il generale sponsor del «Principato di Salerno» candidato del centrodestra in Campania

    Ascolta la versione audio dell’articoloManca solo l’ufficialità. Ma sarà Edmondo Cirielli (Fdi), attuale viceministro degli Esteri, il candidato del centrodestra alle elezioni regionali in Campania del 23-24 novembre. Se la vedrà con il candidato del campo largo Roberto Fico, già in pista da varie settimane. Nato a Nocera Inferiore nel 1964, laureato in Giurisprudenza, in Scienze Politiche e in Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna, Cirielli è figlio di un generale dell’esercito. Ed ha a sua volte alle spalle una prestigiosa carriera militare.Generale dei carabinieriE’ Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri in Ausiliaria. Ha frequentato la Scuola Militare Nunziatella di Napoli, l’Accademia Militare di Modena, la Scuola militare di Alpinismo di Aosta, la Scuola militare di Paracadutismo di Pisa, la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma.Loading…La carriera politicaLa carriera politica inizia nel 1995 candidandosi con Alleanza nazionale alle elezioni regionali in Campania (viene eletto a furor di popolo con 16mila preferenze). Deputato alla Camera dal 2001, ricoprendo svariati incarichi parlamentari. Nel 2005 si è fatto promotore di una controversa legge di riforma del codice penale del cui testo approvato però si dissocia successivamente a causa delle profonde modifiche apportate dal Parlamento. La legge Cirielli (o meglio “ex Cirielli”), nota anche come «Salva Previti», è al centro di molteplici critiche, in particolare per quanto riguarda la riduzione dei termini di prescrizione che porta ad un aumento dei casi di estinzione dei reati. Cirielli è stato presidente della Provincia di Salerno dall’8 giugno 2009 al 22 ottobre 2012. Nel dicembre 2012 ha partecipato alla fondazione di Fratelli d’Italia, entrando a far parte dell’ufficio di presidenza.Il Principato di SalernoDa presidente della provincia di Salerno Cirielli si è fatto notare per un’iniziativa legislativa singolare adottata dal consiglio provinciale: la creazione di una nuova regione, corrispondente all’attuale provincia di Salerno, chiamata “Principato di Salerno”. Ma sia la Consulta che la Cassazione bocciarono l’ipotesi del referendum ritenendo ’’non legittima’’ la proposta che avrebbe cambiato i connotati della Campania.  LEGGI TUTTO

  • in

    Forza Italia calamita al centro: da Bicchielli a Silli, la carica dei transfughi verso gli azzurri

    Ascolta la versione audio dell’articoloAntonio Tajani lo aveva detto il 23 febbraio 2024, al primo congresso di Forza Italia dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi: «C’è un grande spazio fra Meloni e Schlein, quello spazio abbiamo il dovere di occuparlo». Per un obiettivo: creare – o ricreare, rispolverando il sogno del Cavaliere – una «dimora dei moderati». Quella casa, mattone dopo mattone, transfuga dopo transfuga, non fa che crescere. E il successo alle elezioni regionali nelle Marche, con il sorpasso della Lega, assieme al trionfo in Calabria fanno alzare la testa agli azzurri, che con il loro segretario rivendicano di essere ormai «il secondo partito della coalizione di centrodestra», ma soprattutto la «casa» dei centristi di ogni colore.I gruppi parlamentari si ingrossanoParlano i numeri: Fi è il gruppo parlamentare cresciuto di più in questa legislatura, nonostante i regolamenti di Camera e Senato siano diventati più restrittivi rispetto al passato sui cambi di casacca. La campagna acquisti è stata massiccia soprattutto a Montecitorio, dove i deputati sono passati dai 44 originari ai 52 attuali. Ha cominciato Giuseppe Castiglione, in fuga da Azione di Carlo Calenda, seguito poco dopo da Enrico Costa e da Isabella De Monte (quest’ultima era stata eletta con Italia Viva, ma era transitata in Azione). Dal M5S di Giuseppe Conte sono arrivati alla Camera Giorgio Lovecchio e al Senato Antonio Trevisi. Alla Lega sono stati scippati due deputati: prima Davide Bellomo e poi il presidente della commissione Difesa, Nino Minardo, che era già passato al Misto. Ma i passaggi più “dolorosi” per le tensioni tra gli alleati sono stati quelli da Noi Moderati di Maurizio Lupi: il trasloco del deputato salernitano Pino Bicchielli ha comportato una valanga in Campania, dove hanno lasciato Nm per Fi i segretari provinciali di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Sempre da Noi Moderati ha fatto rientro in Fi la vicesindaca di Arezzo, Lucia Tanti.Loading…Il ritorno di Silli e lo scontro frontale con LupiSoprattutto, è tornato in Forza Italia il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli. Un rientro di peso, perché vale una poltrona nel Governo. «Ricordo che il sottosegretario Silli è stato da me designato a rappresentare il nostro partito nel governo Meloni, designazione tanto più politica in quanto Silli non è parlamentare», ha tuonato Lupi. «Pertanto mi aspetto, in coerenza con la sua scelta, le immediate dimissioni da sottosegretario, per permettere al nostro partito di continuare a partecipare attivamente all’azione di governo con un nuovo rappresentante, in particolare nella politica estera». In zona esteri, va segnalato anche l’ingresso in Fi dell’ex viceministra pentastellata Emanuela Del Re. Tra i ritorni ufficiali, anche quello dell’ex ministro Claudio Scaloja.Le mire sui cattoliciNon è un mistero che Tajani punti ad accreditarsi come il riferimento dei centristi di ogni schieramento, in particolare dei cattolici delusi e insofferenti alla gestione dem di Elly Schlein. Lo ha detto esplicitamente anche alla kermesse nazionale di Telese Terme, dove è stato presentato il nuovo Manifesto della Libertà: una versione 5.0 dei valori della tradizione azzurra, a partire da euroatlantismo e difesa delle «idee liberali, cristiane, riformiste». Con l’economia sociale di mercato come faro, l’«assoluta parità dei diritti per ogni essere umano» come convinzione, la riduzione della pressione fiscale come sempreverde e la giustizia «non vendetta, ma garanzia di libertà» come priorità. Una piattaforma costruita per attirare i moderati lontani dal nazionalismo di Giorgia Meloni, seppur “gentile”, e dagli eccessi antisistema della Lega di Matteo Salvini, con o senza Vannacci, ma anche i riformisti non più a loro agio dentro il campo largo. Non è un caso che il dialogo più proficuo corra con Calenda: le posizioni, in politica estera e in politica economica, sono spesso vicine. La strategia condivisa con i figli del CavaliereDietro la nuova Forza Italia – all’insegna del “rinnovamento” e dell’“apertura”, parole d’ordine come fu “cambiamento” ai tempi della discesa in campo di Berlusconi nel 1994 – c’è lo zampino dei figli del Cavaliere, Marina e Pier Silvio. Che da mesi, nei ripetuti incontri con Tajani, alla presenza di Gianni Letta, hanno contribuito a ridisegnare la linea lungo l’asse Roma-Cologno Monzese. Lo sguardo è alle elezioni politiche del 2027, dove gli azzurri sperano di tornare ai fasti del passato: il 20 per cento. Alla fine della tornata delle regionali, il 24 novembre, si tireranno le prime somme per capire quanto sia alla portata. LEGGI TUTTO

  • in

    Meloni: la proposta di pace di Trump apre qualche spiraglio. «Con ministri denunciata per concorso in genocidio»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Penso che la proposta di piano di pace presentata da Trump apra più di uno spiraglio, si tratta di una proposta molto articolata, che prevede alcune delle cose di cui abbiamo discusso e che abbiamo chiesto in questi anni: il rilascio degli ostaggi, il graduale ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza, no a nuovi insediamenti in Cisgiordania, il disarmo di Hamas, fino a riconoscere l’aspirazione palestinese ad avere un proprio stato. È un piano su cui c’è stata una convergenza quasi totale, anche da Hamas seppur con qualche distinguo». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, ospite di Cinque minuti, in onda questa sera su Rai1.Percorso di pace è fragile, l’Italia c’è«È un percorso molto fragile, bisogna lavorarci tutti quanti insieme con forza. L’Italia c’è, come sanno tutti gli attori della regione, perché a questo ci siamo dedicati mentre altri sventolavano bandiere». Così ancora Meloni, ospite di Cinque minuti, parlando del piano di pace per Gaza. «Mi sarebbe piaciuto che il Parlamento votasse a sostegno del piano all’unanimità ma – ha aggiunto -, alcune forze di opposizione hanno deciso di non farlo, il che è abbastanza bizzarro perché lo sostiene anche Hamas».Loading…La Cgil interessata più a difesa sinistra che lavoratori«Non sono stata particolarmente dura sullo sciopero, ho detto quello che penso, cioè che era pretestuoso. Nei 10 anni” in cui ha governato al sinistra la Cgil ha indetto “6 scioperi generali, nei tre anni” del suo governo “4 scioperi generali, lo fa mentre aumentano occupazione e salari e diminuisce la precarietà, e lo fa sulla politica estera, un unicum nella storia del sindacato». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite di Cinque minuti, in onda questa sera su Rai1. Si è trattato, ribadisce Meloni, di uno sciopero «pretestuoso» perché si vede che la Cgil «è molto più interessata a difendere la sinistra più che i lavoratori».Clima imbarbarito, non conto più minacce di morteNell’intervista la premier torna a denunciare l’atmosfera di tensione che riscontra nel Paese. «Temo un clima che si sta imbarbarendo parecchio. L’Italia ha già attraversato questa storia. Vedo tante cose che cominciamo a dare per normale e normali non sono. Io non conto più le minacce di morte, non faccio più nemmeno in tempo a segnalarle. E penso che ci siano delle responsabilità, di chi per esempio dice che ho le mani sporche di sangue, che io e questo governo siamo complici di genocidio».«Io, il ministro Tajani e Crosetto e l’amministratore delegato di Leonardo», Roberto Cingolani, «siamo stati denunciati alla Corte penale internazionale per concorso in genocidio. Ora io credo che non esista un altro caso al mondo e nella storia di una denuncia del genere». LEGGI TUTTO

  • in

    Il centrodestra alla stretta finale per i candidati in Veneto, Puglia e Campania

    Ascolta la versione audio dell’articoloQuestione di giorni, forse di ore. Mentre il centrodestra incassa la riconferma in Calabria di Roberto Occhiuto, la vera incognita rimane l’intesa, ancora da chiudere, per le candidature delle tre regioni chiamate al voto nel mini-election day di novembre. Gli occhi sono tutti puntati su Giorgia Meloni, che sui social plaude al successo della coalizione. Gli elettori «riconoscono il buongoverno» e «confermano» il governatore uscente, osserva la premier in un messaggio che, letto in controluce veneta, potrebbe lasciare intendere che allora anche lì sarà confermato lo status quo. Con il via libera alla candidatura leghista per succedere a Luca Zaia.La partita venetaLa partita non è solo regionale. In gioco c’è anche la navigazione del governo di qui alle politiche, visto che sul territorio la Liga veneta ribolle, ha sostanzialmente approntato le liste e aspetta solo l’ufficializzazione di Alberto Stefani per far partire la macchina della campagna elettorale. Il vice di Matteo Salvini, infatti, rimane il nome per il dopo-Zaia in casa Lega.Loading…Incertezza sul verticeDi qui a qualche giorno, comunque, tutti sono convinti che si scioglierà la riserva anche su Campania e Puglia. I leader in effetti si incontreranno mercoledì ma per concentrarsi unicamente sulla manovra assicurano tutti. Ed è possibile, a questo punto, che non sarà un vero e proprio vertice a sdoganare tutti i nomi.I nomi in pole in Campania e PugliaRestano però le distanze tra alleati anche in queste due regioni date di fatto per perse. Per la Campania prima del fine settimana sembrava chiusa sul meloniano viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli. Ma gli azzurri storcono il naso, prima ponendo la questione delle dimissioni dal governo per rimanere in Regione anche in caso di sconfitta. Poi rilanciando l’opzione del candidato “civico”, forti anche del risultato calabrese che mostra come le elezioni si vincano “al centro”. E civico dovrebbe essere, nonostante i malumori in questo caso leghisti, il nome da schierare per la “mission impossible” contro Antonio Decaro. In Puglia la scelta dovrebbe ricadere su Luigi Lobuono, imprenditore che nel 2004 da presidente della Fiera del Levante già era sceso in campo per la corsa a sindaco di Bari. Battuto da Michele Emiliano, all’esordio in politica. LEGGI TUTTO

  • in

    Calabria: Forza Italia primo partito, tiene il Pd. Delusione M5s

    Ascolta la versione audio dell’articoloE’ Forza Italia il partito grande vincitore di questa tornata di elezioni regionali in Calabria, che hanno visto la riconferma trionfale del governatore uscente Roberto Occhiuto. Fi con il 18%, non solo è il primo partito in assoluto ma ottiene anche qualcosa in più rispetto al 2021. La seconda lista della coalizione di centrodestra è quella del presidente Occhiuto con oltre il 12%, seguita da Fdi – terzi all’11,6% – e dalla Lega al 9,4%. Nel centrosinistra non decollano, invece, né il Pd, né il M5s che restano più o meno sui dati di quattro anni fa, quando però a drenare il 16% dei voti alla candidata comune c’era Luigi de Magistris.Forza Italia primo partito in regioneFdi, primo partito in regione alle europee del 2024 (20,6%) e alle politiche del 2022 (19%) si rafforza solo rispetto alle regionali del 2021 (8,7%). Mentre Forza Italia si consolida rispetto alle elezioni regionali di quattro anni fa (17,3%). Ed ottiene un risultato tanto più significativo perché va registrato anche il 12,4% della lista “Occhiuto presidente”. Del resto gli azzurri sono abituati ad ottime performance in Calabria, sempre in doppia cifra sia alle europee (18%) e che alle politiche (15,6%). Bene anche la Lega che migliora rispetto alle scorse regionali (8,3%) e alle politiche (5,7%).Loading…Tiene il PdNel centrosinistra il Pd (13,6%) è piuttosto stabile rispetto alle regionali del 2021 (13,2%) e alle politiche del 2022 (14,4%). Anche se per il responsabile dell’organizzazione del Pd Igor Taruffi, braccio destro della segretaria Elly Schlein, il partito è in crescita perché «il Pd si è presentato con due liste, quella del partito e quella dei Democratici e Progressisti, e il risultato delle due liste è intorno al 20%, in crescita rispetto alle ultime regionali».Delusione M5s iMentre la candidatura di Tridico non ha fatto da traino per il voto di lista al M5s (6,4%), stabile rispetto alle regionali del 2021 (6,5%). Ma se si pensa che alle politiche del 2022 il M5s ha avuto in Calabria lo straordinario risultato di oltre 29% e che alle europee dello scorso anno l’asticella si è attestata al 16%, la conclusione è solo una: sia in caso di candidato pentastellato sia in caso di candidato del Pd, alle amministrative gli elettori del M5s tendono a restarsene a casa. Anche se va sottolineato il buon risultato della lista Tridico con il 7,4%.Avs senza consiglieriDa segnalare il flop di Avs che con il 3,85% resta sotto la soglia di sbarramento del 4% e non elegge neppure un consigliere regionali. LEGGI TUTTO

  • in

    Chi è Occhiuto, politico di lungo corso che incassa il bis in Calabria

    Ascolta la versione audio dell’articoloPolitico di lungo corso, cosentino, Roberto Occhiuto ha incassato il bis dopo essere stato eletto presidente della Regione Calabria nell’ottobre 2021, con il 54,6% delle preferenze. Queste regionali si sono svolte con un anno di anticipo sulla scadenza naturale, proprio per la sua decisione, a luglio, di dimettersi – ricandidandosi contestualmente – per sottrarsi al logoramento, dopo avere saputo di essere indagato per corruzione dalla Procura di Catanzaro. Un’inchiesta che riguarda la gestione di alcune società agricole nelle quali Occhiuto era socio.La campagna elettoraleOcchiuto in campagna elettorale ha rivendicato l’attività svolta in questi 4 anni sintetizzata nello slogan “in 4 anni di più che in 40”. E ha rimarcato, tra l’altro, di avere sbloccato progetti fermi da 20 anni per la costruzione di nuovi ospedali, di essersi impegnato nel lavoro su tre aeroporti calabresi «ottenendo il record storico di arrivi». E ha annunciato, se sarà rieletto, «il reddito di merito»: 500 euro al mese ai giovani che scelgono Università Calabresi ed ottengono almeno 27 agli esami.Loading…Gli inizi in politicaNato a Cosenza il 13 maggio 1969, laureato in Economia all’Università della Calabria, giornalista pubblicista, imprenditore nel settore vitivinicolo e in quello dell’editoria, è stato direttore generale del gruppo di emittenti televisive calabresi Media TV che raggruppa alcune emittenti televisive calabresi come Ten, Rete Alfa e Telestars, creando un network televisivo. L’inizio della sua attività politica risale al 1993 quando diventa consigliere comunale a Cosenza con la Democrazia cristiana. Nel 1994, con lo scioglimento della Dc, aderisce al Ppi di Mino Martinazzoli e l’anno successivo segue Rocco Buttiglione, segretario del Ppi, e l’ala del partito favorevole all’alleanza con Forza Italia di Silvio Berlusconi nella nascita del Cdu.L’adesione a Forza Italia Nel 2000 abbandona il Cdu e aderisce a Fi con cui viene eletto, lo stesso anno, al Consiglio regionale con 8.588 preferenze, risultando il più giovane consigliere regionale del partito. Nel 2002, per dissidi con i leader locali di Forza Italia, aderisce al Ccd di Pier Ferdinando Casini che poi confluisce nell’Udc, con cui, alle regionali del 2005 viene rieletto consigliere regionale, ricoprendo l’incarico di vicepresidente del Consiglio.Dal 2014 in Parlamento Nel 2008 il salto in Parlamento con l’elezione nelle liste nell’Udc e, dal 2014 con Forza Italia. Dopo essere stato vice presidente vicario del gruppo azzurro a Montecitorio, dal 2021 ha ricoperto il ruolo di capogruppo – da febbraio 2024 è anche vicesegretario del partito – fino all’elezione a presidente della Regione Calabria. LEGGI TUTTO

  • in

    Calabria, instant poll: Occhiuto (centrodestra) avanti di oltre 15 punti su Tridico (centrosinistra)

    Ascolta la versione audio dell’articoloIl governatore ricandidato per il centrodestra in Calabria Roberto Occhiuto al 57-61%, lo sfidante del centrosinistra Pasquale Tridico al 38-42%, Francesco Toscano (Democrazia Sovrana Popolare) tra lo 0 e il 2%. È quanto emerge dall’instant poll di Youtrend. Secondo lo stesso instant poll tra le liste a sostegno di Occhiuto Fdi, quotata tra il 15 e il 19%, sarebbe il primo partito, seconda FI tra il 10 e il 14%, pari merito con la lista Occhiuto tra il 10 e il 14%, la Lega tra il 5 e il 7%. Tra le liste a sostegno di Tridico sarebbe primo il Pd con il 12-16%, secondo il M5s al 6-10%, la lista Tridico al 5-7%, Avs tra il 3 e il 5%.Affluenza al 41,10%, in calo di 3,5 puntiL’affluenza per le elezioni regionali in Calabria alle ore 15, chiusura dei seggi, si è attestata al 41,10%, circa tre punti e mezzo in meno rispetto alle consultazioni del 2021.Loading…Secondo l’instant poll realizzato da Youtrend per SkyTG24, Occhiuto viene “promosso”, sia pure di misura, per quanto riguarda il suo operato come presidente: il 45% dei calabresi ne dà un giudizio positivo, contro il 42% che ne dà invece un giudizio negativo. Il 13% non sa.Quasi 3 elettori calabresi su 4 (il 73%) hanno indicato la sanità come uno degli ambiti in cui la Regione Calabria ha più problemi da risolvere, nell’instant poll realizzato da Youtrend per SkyTG24. Al secondo posto troviamo il tema del lavoro, menzionato dal 40% degli intervistati. Molto più staccati gli altri temi, come sicurezza (19%), infrastrutture e trasporti (17%), e sviluppo economico (16%). Una “classifica” solida, che si conferma in tutte le fasce sociodemografiche analizzate. Ma se la diagnosi dei problemi appare condivisa in modo trasversale, lo è anche la disillusione: il 75% dei calabresi è infatti dell’opinione che il risultato di queste elezioni regionali non avrà alcuni impatto sulla sua vita quotidiana, mentre gli “ottimisti” sono solo il 13%, spiega una nota.Barelli (Forza Italia): trionfo del buon governo«La vittoria di Roberto Occhiuto rappresenta un autentico trionfo del buon governo, della concretezza e del radicamento sui territori. Congratulazioni al presidente Occhiuto per questo successo, che premia il lavoro svolto in questi anni e offre una solida base per proseguire il rilancio della Calabria con visione e competenza». Lo dichiara Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia. LEGGI TUTTO