More stories

  • in

    Foti: con Green deal rischio deindustrializzazione dell’Italia

    Ascolta la versione audio dell’articolo«L’Europa deve essere, non una macchina per vietare, ma uno strumento che effettivamente favorisce la crescita delle imprese. L’errore di fondo è che noi stiamo pagando una politica del Green Deal che non ha senso: se teniamo questa strada abbiamo la deindustrializzazione del paese». Con il rischio di tensioni sociali. A dire così è il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, Tommaso Foti, intervenendo al Forum in Masseria. «L’automotive – ha aggiunto – pesa in Europa e 13 milioni di famiglie traggono sostentamento dal settore, per tacere di tutte le filiere. Se continuiamo a parlare del sesso degli angeli, sarà molto affascinante filosoficamente, ma politicamente fallimentare».Per Coesione serve programmazione più veloce«La Coesione agisce su un periodo medio di sette anni. In termini di programmazione persino l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche si fermava a piani quinquennali. Se si va con un piano di programmazione più veloce e si hanno risultati superiori». Lo ha sottolineato il ministro per gli affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, Tommaso Foti, intervenendo al Forum in Masseria di Manduria. «Stiamo parlando – ha proseguito – del periodo di programmazione 2028-2034, che è un periodo abbastanza decisivo per quanto riguarda la possibilità per l’Europa di recuperare gap. In questa ultima fase, con la programmazione prevista da Fitto, si possono destinare ad altri ambiti le risorse della coesione. Per la parte regionale occorre acquisire singolarmente le adesione di tutte le Regioni. C’è il problema che le risorse regionali vanno contrattate Regione per Regione».Loading…Casa, ministero dedicato? Taglio norme e rigenerazionePer fare la casa «servono due cose: disboscare tutta una serie di norme che suggeriscono di non fare nuove case. Poi il tema vero è quello della rigenerazione urbana, che non può non essere accompagnata da misure fiscali». Il ministro risponde circa la necessità della creazione di un ministero ad hoc per quest’ambito. «Penso poi alla misura a cui pensava il vice presidente Fitto che era quella di dire alle Regioni: abbiamo capoluoghi tutti in sofferenza, anziché utilizzare risorse europee per misure quantomeno opinabili usiamole per colmare il gap housing».Deldossi (Ance): sull’energia necessaria governance forteA giudizio del vicepresidente Ance Massimo Angelo Deldossi, presente al Forum, «per incidere davvero sui costi dell’energia e consentire a imprese e famiglie un risparmio significativo sulle bollette dobbiamo abbattere i consumi energetici. La direttiva case green ci offre l’occasione di tagliare i consumi almeno del 50%, ma per realizzare questi obiettivi serve una governance forte, mettendo a sistema tutti i fondi a sostegno della riqualificazione che già ci sono: europei, nazionali, fondi d’investimento e capitali privati. Questo è il primo punto del decalogo che Ance ha messo a punto per l’efficienza energetica». LEGGI TUTTO

  • in

    Ius scholae, Forza Italia tira dritto. Ma la Lega rilancia con rottamazione fiscale e flat tax

    Ascolta la versione audio dell’articoloDopo le scintille sotterranee sull’aumento dei pedaggi autostradali, con l’emendamento di maggioranza prima presentato e poi ritirato, gli alleati di governo tornano a litigare sullo ius scholae. Antonio Tajani, in particolare, risponde indirettamente alle parole della premier Giorgia Meloni, che aveva sottolineato come la cittadinanza non fosse «tra le priorità indicate nel programma», sostenendo esattamente il contrario. La riforma dello Ius Italiae «è assolutamente in sintonia con il programma del centrodestra» che «all’articolo 6» parla di «integrazione». Inoltre, rimarca sempre il leader di FI, «nella scorsa legislatura, anche Fratelli d’Italia era favorevole” al percorso di dieci anni di istruzione come viatico per diventare cittadini italiani. Dichiarazioni a cui ribatte duramente la Lega («Se Tajani vuole, se ne riparlerà forse fra dieci anni. Con noi per diventare italiani non possono esserci scorciatoie di alcun tipo»), mentre FdI risponde con il silenzio.Alleati in ordine sparsoNon servono polemiche, è il mantra che ripete più di un meloniano. Sottotesto: l’esito dei referendum parla chiaro, passiamo oltre. Ma il vicepremier azzurro tira dritto e, pur sottolineando che che la priorità ora è la riforma della giustizia, ribadisce la volontà di portare il testo dello Ius Italiae in Aula: «Vogliamo aprire un dibattito a livello parlamentare» e «non c’entra nulla il governo». Ma i leghisti non sono della stessa opinione: «Altro che Ius Scholae, avanti tutta con pace fiscale, rottamazione delle cartelle e flat tax!», il post con cui i salviniani avviano lo scontro di giornata. Arricchito, nel corso delle ore dalle argomentazioni di Claudio Borghi e Fabrizio Cecchetti: «Con la Lega al Governo, la priorità resta la nostra gente. Lo ius scholae lo lasciamo a chi sogna un Paese senza identità e senza regole».Loading…I paletti sul FiscoAd inserirsi nel dibattito sulle priorità dell’esecutivo interviene, da Fratelli d’Italia, il viceministro Maurizio Leo che pone paletti ben precisi alla Lega sulla rottamazione. «Non è che siamo contrari», ma ormai è una questione per la prossima legge di Bilancio perché «il perimetro finanziario del 2025 si è esaurito», e inoltre «la rottamazione si può fare, ma non deve essere erga omnes» bensì rivolta solo a chi si trova veramente in difficoltà. Tajani rilancia sul taglio dell’Irpef per il ceto medio: la battaglia – promette – partirà dopo l’estate (periodo in cui Forza si concentrerà sul dossier sanità). E si abbinerà ad un’iniziativa sulla giustizia civile «perché la lentezza del processo civile ci costa il 2-3 % del Pil», soldi con cui «si possono fare tante altre cose: abbassare le tasse, alzare i salari».Pedaggi, polemiche non sopiteSullo sfondo resta la polemica – interna ed esterna alla maggioranza – sull’aumento dei pedaggi autostradali contenuto in un emendamento al Dl Infrastrutture, prima presentato dai relatori e poi ritirato. Una vera e propria patata bollente per il governo Meloni che ha creato frizioni tra FdI e Lega sulla paternità della misura e che ha visto le opposizioni salire sulle barricate contro la «nuova tassa sulle vacanze». «Mi pare un problema risolto, ma noi non siamo stati coinvolti», si tira fuori Tajani. Mentre la segretaria del Pd Elly Schlein, nell’annunciare il ritiro ufficiale dell’emendamento della discordia, mette il dito nella piaga. «Giorgia Meloni si impegni a non presentare più l’aumento dei pedaggi per gli italiani nemmeno sotto altre forme, anche nei prossimi provvedimenti. E se ci riproveranno, li fermeremo di nuovo». Dal M5s Giuseppe Conte si dice certo che il governo «riproverà ad infilare nuove tasse e rincari nei conti delle famiglie già alla canna del gas. Pensano che le persone siano stupide. Manteniamo alta la guardia». LEGGI TUTTO

  • in

    Parlamento Ue, anche ong italiane tra le donazioni irregolari del gruppo ID

    Ascolta la versione audio dell’articoloL’ormai defunto ID – il gruppo al Parlamento europeo che riuniva, tra gli altri, Lega Nord e lepenisti, sciolto e risorto col nome di Patrioti – è finito nel mirino dell’ufficio amministrativo dell’Eurocamera per una serie di irregolarità finanziarie, compresi donazioni ad associazioni varie, anche in Italia, in contrasto con le regole del Parlamento. Nel documento finale di revisione – visto dall’ANSA – si citano gli esempi di una scuola dell’infanzia di Caorle, il Lions Club di Sabaudia e ong varie. Tutte donazioni – per un totale di oltre 700mila euro – “non connesse alle attività politiche o informative del gruppo ID”.L’inchiestaLo scandalo è stato scoperchiato per primo da “Le Monde”, in partnership con media tedeschi ed austriaci, secondo cui, in tutto, il Rassemblement National e soci avrebbero ’’indebitamente speso’’ oltre 4,3 milioni di euro tra il 2019 e il 2024. “L’amministrazione – si legge nel rapporto – ha esaminato tutte le spese registrate nel 2024 sotto gli stanziamenti decentrati ”articolo 68” che contengono donazioni destinate esclusivamente a organizzazioni locali e regionali, quali un’organizzazione che promuove le tradizioni studentesche fiamminghe, un’associazione che pratica il karate tradizionale Shitoryu in Austria o un’associazione che sviluppa il ciclismo e il turismo in Veneto”. Ebbene, lo stesso tipo di donazioni è stato rilevato “per gli anni dal 2019 al 2023”, con esempi di spese irregolari elencate in un apposito allegato.Loading…La destinazione dei fondi“L’intera spesa iscritta alla voce ”articolo 68” non è conforme al requisito secondo cui tutte le spese per attività politiche e di informazione devono riguardare attività ’del gruppo politico” ed essere “connesse alle attività politiche dell’Unione europea’”, dice il rapporto. Al di là del capitolo donazioni irregolari, gran parte del denaro sarebbe andato a favore di due società legate all’entourage della Le Pen. LEGGI TUTTO

  • in

    Meloni: ho sentito Trump, spero sviluppi positivi con Kiev

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Gli Stati Uniti non hanno interrotto la fornitura di armi e il sostegno all’Ucraina, hanno rivisto la decisione di fornire specifiche componenti» un fatto «rilevante ma ben diverso dal totale disimpegno americano che si è raccontato. Io stessa ho sentito Donald Trump con cui ho parlato» di Kiev e anche di dazi: «Spero in sviluppi positivi sulla questione». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo al Forum in Masseria.«Sui dazi vediamo, lavorato a ricostruire dialogo»«Che cosa accadrà non posso dirlo, come sa bene la competenza è in capo alla Commissione Ue che sta seguendo la trattativa con gli Usa, da parte italiana abbiamo lavorato per fare in modo che il rapporto fosse certamente franco ma costante, teso a cercare di risolvere insieme i problemi» ha affermato la presidente del Consiglio. «Siamo soddisfatti di avere ricostruito un dialogo che sembrava interrotto e ora è continuativo, stiamo facendo tutti la nostra parte ma non posso entrare in merito a quelli che saranno gli accordi».Loading…«Non c’è iniziativa governo sulla legge elettorale»«Per come la vedo io – ha sottolineato Meloni – le leggi elettorali sono materia di competenza parlamentare, non c’è nessuna iniziativa del governo, personalmente credo che sarebbe positivo avere una legge elettorale che vada bene anche quando venisse approvato il premierato, in quel caso il proporzionale con indicazione del premier e premio di maggioranza sarebbe una legge “giusta”. Sulle preferenze “la mia posizione è conosciuta la me posizioni sono variegate non so dire quale sarebbe l’esito».«Guardiamo il programma, cittadinanza non c’è»A proposito dello Ius Scholae proposto da Forza Italia Meloni ha precisato: «Il centrodestra è formato da forze politiche diverse, su alcune questioni ci sono sensibilità diverse: penso sia normale altrimenti saremmo un partito unico ma è la ragione per cui abbiamo deciso di stilare un programma e la ragione per cui io penso che sarebbe utile per tutti» concentrarsi «sulle priorità indicate nel programma su cui siamo tutti d’accordo, la cittadinanza non è tra queste».«Il piano Albania va avanti: idea di successo»Il Piano «Albania va avanti, nonostante gli abbastanza evidenti tentativi» per evitare «che questa iniziativa non abbia successo, dovrebbe farci riflettere sul ruolo della politica e di altri poteri dello stato». Ma resta una «idea di successo e non è un caso che» altri Paesi ci stiano pensando, ha sottolineato ancora Meloni. LEGGI TUTTO

  • in

    Perché la proposta di settimana corta per i deputati non convince lo stesso governo

    Ascolta la versione audio dell’articoloA seguito di una riunione dei capigruppo dei vari Partiti alla Camera, chiamati a definire il calendario dei lavori di luglio, il ministro per i Rapporti col parlamento Luca Ciriani, di Fratelli d’Italia, propone di anticipare le interpellanze parlamentari alla Camera dal venerdì mattina al giovedì pomeriggio, garantendo quindi la “settimana corta” ai deputati. Ma se il tema della settimana corta è una questione che iniziano a porsi molte aziende oramai anche in Italia, perché in ambito politico, anche la sola proposta – ritirata poco dopo – scatena polemiche?La propostaLa proposta della settimana corta, dal lunedì al giovedì, per i deputati, lanciata dal ministro di Fdi Luca Ciriani, ha suscitato subito molte perplessità anche nella maggioranza. Per questo il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha fatto retromarcia. «Era un’ipotesi, fatta a margine della conferenza dei capigruppo» di Montecitorio «per capire se collocare le interpellanze urgenti, non sempre ma ogni tanto, il giovedì sera, così da dare più importanza alle istanze dei parlamentari e favorire la partecipazione di ministri e deputati. Ma senza modificare il calendario della Camera». L’idea sarebbe stata quindi quella di occupare l’Aula il venerdì con altre attività.Loading…Cosa fa un Parlamentare?La proposta di Ciriani ha da subito scatenato un dibattito, anche nell’opinione pubblica, su quanto effettivamente “lavorassero” i politici. I parlamentari si occupano soprattutto dell’attività legislativa, ma non solo. Abitualmente il lavoro d’aula si svolge dal lunedì pomeriggio al venerdì mattina alla Camera. Dal martedì al giovedì al Senato. Ma l’attività ordinaria si svolge anche e, forse, soprattutto nelle Commissioni. Al fine di garantire l’efficacia del proprio lavoro i Parlamentari, finite le interrogazioni e le interpellanze, ritornano ai propri collegi elettorali a svolgere attività politica lì. Inoltre, per molto tempo, il giovedì era stato a lungo il giorno dedicato alle interpellanze. Difatto, le interpellanze urgenti, cioè quelle presentate più a ridosso della scadenza su questioni impreviste di una certa gravità, vengono «di norma» svolte il giovedì mattina. Da questo punto di vista, dunque, la proposta di Ciriani sarebbe un ritorno a un’antica prassi che è rimasta valida per decenni, e che è ancora largamente prevalente al Senato. Inoltre, il regolamento vigente della Camera stabilisce che, salvo durante la sessione di bilancio dedicata alla manovra finanziaria, per una settimana al mese siano sospesi i lavori d’Aula e delle Commissioni, destinando tale periodo «allo svolgimento della altre attività inerenti al mandato parlamentare».La polemicaAl netto della giustezza o meno della proposta di Ciriani, la questione “più ore si spendono a lavorare, più si sta lavorando meglio” è un retaggio da cui è difficile slegarsi. Per i parlamentari non rappresenta un privilegio o una riduzione degli impegni istituzionali, ma risponde a una logica precisa prevista dal regolamento. La sospensione dei lavori d’Aula e di Commissione per alcuni giorni al mese consente infatti ai deputati di dedicarsi ad altre funzioni fondamentali del loro mandato, come il rapporto con il territorio, l’attività di studio, l’elaborazione legislativa e il confronto con cittadini e istituzioni locali. Una corretta comprensione di questa organizzazione del lavoro parlamentare aiuta a evitare semplificazioni e letture distorte del ruolo e delle responsabilità degli eletti. LEGGI TUTTO

  • in

    Salario minimo, Rizzetto (Fdi): «Basta propaganda, ora avanti con la delega: al voto in Senato entro fine mese»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Sul salario minimo il Pd farebbe bene ad abbandonare la propaganda. La proposta di legge non si può calendarizzare a Montecitorio per una questione tecnica: l’articolo 78 del regolamento della Camera e l’articolo 51 del regolamento del Senato vietano la sovrapposizione dei progetti di legge tra un ramo e l’altro del Parlamento. E al Senato sta procedendo l’esame della delega al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva. Entro fine mese si andrà al voto». Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia), respinge al mittente le accuse mosse dalla segretaria dem Elly Schlein e da diversi parlamentari del Pd e del M5S, secondo cui la destra blocca la discussione in Aula a Montecitorio del testo di iniziativa popolare (C 2179) per l’introduzione del salario minimo di 9 euro l’ora.Il nodo dei regolamenti parlamentariAccuse strumentali, afferma Rizzetto. «Io non posso ignorare gli articoli dei regolamenti di Camera e Senato: sarebbe un’anarchia che crea un precedente», spiega. Aggiungendo un altro elemento: «Al provvedimento all’esame di Palazzo Madama già approvato alla Camera (nella versione che aveva sostituito con un maxi-emendamento la proposta delle opposizioni in materia di salario minimo ed era rimasta poi ferma da dicembre 2023, ndr), è abbinato un Ddl a prima firma Tino Magni di Avs, identico a quello reclamato dalle opposizioni. Ricalendarizzando a Montecitorio, decapiteremmo anche la proposta a Palazzo Madama».Loading…La maggioranza resta contraria al salario minimoMa la maggioranza non ha cambiato idea nel merito. «Il non detto in tutta questa vicenda – afferma l’esponente di Fdi – è che noi su quel Ddl ci siamo già espressi. La lunga discussione partita nel 2023, arricchita dal parere del Cnel e dalle autorevoli opinioni ascoltate durante le audizioni, ha portato a una consapevolezza importante: se fissassimo un salario minimo legale, correremmo il pericolo di una fuga dalla contrattazione collettiva di qualità, quella che già oggi garantisce a milioni di lavoratori salari superiori a 9 euro l’ora».La difesa della delega per retribuzioni equePer Rizzetto, la battaglia è un’altra: dare sostanza a quanto era stato inserito nella delega proprio con il suo emendamento, ossia la previsione (articolo 1, lettera a) che i decreti delegati dovranno «assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi», «questo sì in assoluta aderenza all’orientamento della direttiva europea, che spinge per l’introduzione del salario minimo per legge soltanto nei Paesi che non abbiano una contrattazione collettiva applicata almeno all’80% dei lavoratori. L’Italia viaggia attorno al 95%».Premi a chi rinnova i contrattiÈ lo stesso deputato, però, a riconoscere che si tratta di una «contrattazione da migliorare, in alcuni ambiti». Ma anche questo punto, a suo dire, è affrontato dalla delega, laddove prescrive di «stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro nel rispetto dei tempi stabiliti dalle parti sociali, nell’interesse dei lavoratori» e prevede l’intervento diretto del ministero del Lavoro per ogni accordo scaduto. «Questo – sostiene Rizzetto – è lo strumento cardine per combattere le distorsioni: chi rinnoverà i contratti, e li rinnoverà bene, sarà premiato». LEGGI TUTTO

  • in

    Nuovo scossone al MiC: si dimette il direttore generale Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli

    La resa dei contiLe dimissioni di Borrelli seguono di pochi giorni quelle, altrettanto rumorose, di Chiara Sbarigia dalla presidenza di Cinecittà. La manager ha rivendicato la volontà di concentrarsi sull’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) – peraltro con il rinnovo della presidenza alle porte – e su una possibile guida della Fondazione Maximo. Ma la tempistica, la frase detta solo qualche giorno prima al Sole 24 Ore in cui parlava del doppio incarico (presidenza di Apa e di Cinecittà) come di «un’opportunità» e il retroscena (i presunti dissidi con il ministro Giuli, e le ombre su un consulente che avrebbe proposto moderazioni a pagamento per ammorbidire la stampa) hanno alimentato sospetti e veleni.Un clima avvelenato, insomma, in cui un nodo sarebbe anche la guerra sotterranea che gli addetti ai lavori registrano fra il ministro e la sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, a sua volta accreditata di un legame molto stretto con Chiara Sbarigia. E per questo il passo indietro della ex presidente di Cinecittà è stato anche visto come il risultato di una prova di forza fra ministro e sottosegretaria leghista, senza arrivare a una resa dei conti fra i due che avrebbe potuto risultare fin troppo pesante per i rapporti fra FdI e Lega.Le dimissioni di Borrelli appaiono così come il capitolo finale – o forse solo il nuovo inizio – di una resa dei conti che investe l’intera catena di comando del ministero della Cultura, in una fase delicata, fra progetti internazionali e riforme decisive per il futuro del settore.Il ministro Giuli diserta lo StregaE intanto il ministro Giuli diserta anche il Premio Strega, polemizzando per non aver «ricevuto i libri». Indicazione che ha portato a un’immediata risposta del principale riconoscimento letterario italiano: «I rapporti con il ministro sono sempre stati amichevoli, ci siamo salutati cordialmente in occasione dell’ultimo Salone del libro di Torino. Non gli abbiamo inviato i libri del premio perché chiediamo agli editori di spedirli unicamente alla giuria dello Strega, da cui si è dimesso il giorno stesso della sua nomina al Ministero della Cultura», ha sottolineato il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi. «Naturalmente il ministro era tra gli invitati alla serata finale di domani a Villa Giulia, come in precedenza a quella del Premio Strega Poesia lo scorso 9 ottobre, e saremo felici di riaccoglierlo il prossimo anno in occasione della nostra ottantesima edizione. Qualora volesse tornare a far parte anche della giuria del premio ne saremmo ugualmente onorati».Ma fonti del Mic hanno poi subito fatto notare la “sgrammaticatura istituzionale”: «La Fondazione, chissà per quale motivo, non ha pensato né di reinvitare Giuli in veste di ministro a far parte della giuria del premio, né di inviargli i libri della dozzina, o della cinquina dei finalisti in vista della serata conclusiva». LEGGI TUTTO

  • in

    Emergenza caldo, il Pd chiede ammortizzatori sociali strutturali estesi agli autonomi

    Ascolta la versione audio dell’articoloAmmortizzatori sociali strutturali – una sorta di Cassa clima ispirata all’esperienza della Cassa Covid – per i lavoratori dipendenti e gli autonomi costretti a interrompere il loro lavoro nei campi, nei cantieri e nelle città a causa delle ondate di calore che rendono rovente l’estate italiana. È la proposta che arriva dal Pd, che ha appena depositato alla Camera una proposta di legge in due articoli con “Disposizioni in materia di cassa integrazione ordinaria in casi di eccezionali condizioni di lavoro determinate dai cambiamenti climatici in atto”. «Serve una legge che istituisca la Cassa clima, come fu ad esempio durante la fase del Covid, lo ricorderanno in molti, la cosiddetta Cassa Covid, che intervenne per difendere i lavoratori e le imprese durante la fase delle chiusure straordinarie a causa della pandemia, spiega a Parlamento 24 Arturo Scotto, capogruppo dem in Commissione Lavoro alla Camera, che della Pdl è primo firmatario. A fronte di ondate di caldo sempre più estese e prolungate, che rendono impossibili le condizioni di lavoro, Scotto auspica «questo tipo di intervento, con una soglia precisa al di sotto della quale nessuno deve lavorare. E ovviamente un ripensamento dei tempi a partire dai turni,a partire dalla sorveglianza sanitaria, a partire dall’informazione e dalla formazione dei lavoratori».Loading…La proposta di legge dem tiene conto anche dei lavoratori autonomi, come «i cosiddetti raider, i corrieri, quelli che ci portano la pizza a casa piuttosto che il libro di Amazon a casa e che non hanno nessuna tutela perché sono lavoratori a partita Iva, lavoratori autonomi», al momento non considerati dai provvedimenti allo studio del Governo. «Noi pensiamo che debbano essere tutelate anche le figure del lavoro autonomo, perché molto spesso, come è noto, il lavoro autonomo è in realtà lavoro subordinato mascherato», sottolinea Scotto: «È anche questa una delle piaghe principali del precariato». LEGGI TUTTO