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    Regionali in Toscana, affluenza alle 12 al 9,95%, in calo di 5 punti

    Ascolta la versione audio dell’articoloSi attesta al 9,95% l’affluenza definitiva in Toscana alle ore 12 per le elezioni regionali. Il trend è in calo di quasi cinque punti percentuali rispetto al 2020 quando fu del 14,66%. Il dato viene riportato dal sito Eligendo collegato al ministero dell’Interno. Il candidato del centrosinistra allargato al Movimento Cinquestelle Eugenio Giani ha votato stamani al seggio di Sesto Fiorentino mentre quello del centrodestra Alessandro Tomasi ha votato a Pistoia, città dove risiede e di cui è sindaco. La Toscana torna al voto oggi e domani, e chiude la tranche di regioni alle urne prima dell’election day di novembre. Prossimo test sarà il 23 e 24 novembre per Puglia, Veneto e Campania in contemporanea. Tre milioni di toscani sceglieranno tra Eugenio Giani, governatore uscente e frontman di un campo larghissimo, e Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e meloniano. Il primo punta al bis. L’altro spera in uno stravolgimento dei sondaggi.Test per il campo largoLe elezioni rappresentano un test per il “campo largo” e la sua rivalsa, dopo le sconfitte nelle Marche e in Calabria, regioni in cui sono stati riconfermati i governatori di centrodestra. Giani è riuscito a compattare tutto il fronte progressista (tranne Azione di Carlo Calenda), a parte i mal di pancia iniziali dei 5 Stelle e la mancata benedizione di tutti i leader per lui, sullo stesso palco. Ora si gioca la conferma della roccaforte rossa. O «il sistema di potere», come l’ha chiamato con sdegno Giorgia Meloni. Per il centrosinistra, sarebbe il primo punto segnato nelle Regionali del 2025, nella speranza che porti bene agli altri feudi come Puglia e Campania che pure hanno scommesso su un fronte largo, mentre resta un miraggio il Veneto. Partita nella partita è quella dei 5 stelle, per cui un risultato sotto il 5% riaccenderebbe le tensioni interne.Loading…Nodo affluenzaIn Toscana sarà decisiva l’affluenza incrociata al voto disgiunto, essendo qui ammesso. Non si esclude che qualcuno possa “salvare” Giani ma, sulla stessa scheda, premiare lo schieramento opposto per il Consiglio regionale. Del resto nel centrodestra la speranza, ardita ma sentita, è di poter raggiungere il 40% ottenuto da Altero Matteoli nel 2000 e da Susanna Ceccardi nel 2020. Cinque anni fa proprio la pasionaria leghista di Cascina si fermò a 8 punti percentuali da Giani (al 48,62% al primo turno). Oltre all’ipotesi ballottaggio dopo due settimane, essendo la Toscana l’unica regione a prevederlo nel caso in cui nessun candidato arrivi al 40%. Possibilità remota e il centrodestra lo sa.Lega alla prova dell’effetto VannacciDa qui i toni della “chiamata alle urne” lanciata dai big venerdì sera a Firenze per Tomasi. A partire da Meloni, convinta che si possa «fare la storia» perché «nulla è scritto». Per la Lega sarà una sfida doppia, per testare la cosiddetta “vannaccizzazione” del partito. Le urne mostreranno se rendono le scelte fatte da Roberto Vannacci nelle liste che ha definito, come coordinatore della campagna in Toscana. E quanti voti in più porta al Carroccio la gestione del generale promosso a vicesegretario, che non va giù a parecchi esponenti locali. Non a caso tre hanno lasciato il partito in tre giorni, in polemica appunto con il testimonial del “Mondo al contrario”. Una crepa che potrebbe allargarsi e che rischia di minare l’identità stessa della Lega. Una questione che sta molto a cuore a Luca Zaia. Specie dopo l’esclusione del suo nome dal simbolo della Lega, oltre alla sua lista civica. L’attuale governatore veneto non nasconde il risentimento: «Prendo atto che sono un problema per qualcuno: vediamo di farlo diventare reale». E sul futuro aggiunge: «Deciderò cosa fare».Occhi su Campania e PugliaVeneto a parte, per la maggioranza le sfide in Campania e Puglia restano in salita. Nella prima regione, la scelta è caduta alla fine su Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia e viceministro degli Esteri, che promette «un futuro diverso« dopo l’era di Vincenzo De Luca. Ma qualche distinguo, tra gli alleati, c’era. Lo fa intendere Antonio Tajani quando ammette: «Forse per raccogliere consensi servivano candidati civici. Però ormai le scelte sono state fatte, le abbiamo condivise», rivela il leader di Forza Italia. E ricorda che in Puglia il candidato è un civico: Luigi Lobuono, imprenditore ed ex presidente della Fiera del Levante. Rispettata finora la giornata del silenzio elettorale – a parte qualche replica alle accuse della premier sulla sinistra «più estremista di Hamas» – il centrosinistra si prepara alla marcia per la pace di Assisi-Perugia. Lì il “campo largo” sarà al completo e sul palco interverrà Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, al centro di polemiche nelle ultime settimane. LEGGI TUTTO

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    Conte: «C’è l’allarme delle imprese, ma il Governo pensa ad altro»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Registriamo un aumento della pressione fiscale a livelli record da 10 anni e un aumento delle spese per la difesa di oltre 20 miliardi nel prossimo triennio. E tutto questo mentre l’Istat diffonde un bollettino drammatico sulla produzione industriale: 31 mesi di calo su 34 di governo. Diciamolo, abbiamo un governo totalmente anti-impresa e anti-crescita». Il presidente del M5s, alla vigilia del varo della manovra, attacca: «Mentre si rinnova il grido di allarme delle imprese e l’allarme rosso per l’economia, il governo sembra inconsapevole delle emergenze del Paese»Presidente, è rimasto sorpreso dal grido d’allarme lanciato dagli imprenditori al convegno dei giovani industriali di Capri?Non mi stupisce quella che appare una chiara stroncatura della politica economica del governo. Abbiamo detto subito che la quarta manovra dell’esecutivo nasce morta con l’Italia molto dietro la media dell’Eurozona, a conferma che le sbandierate promesse di taglio dell’Irpef sul ceto medio e di nuovi sostegni alle imprese saranno evanescenti.Loading…Cosa va inserito nella manovra per consentire all’economia di tornare a crescere in maniera sostenuta?Servono risorse vere e piani di incentivi pluriennali per le imprese, che hanno bisogno di pianificare per tempo. Non è servito a nulla Transizione 5.0 che si è rivelato un percorso a ostacoli con poco più di 2 miliardi prenotati su oltre 6 miliardi disponibili. L’impressione è che il governo faccia di tutto per tenere i soldi in cassa pur di rivendicare qualche decimale di deficit in meno. Ma una cosa è la prudente gestione dei conti, altra cosa è ammazzare la crescita e l’economia del Paese. Non funziona la ricetta di far correre tagli e tasse sulla pelle degli italiani illudendosi di ridurre così il debito pubblico. Infatti il debito è in costante aumento perché la crescita è pregiudicata dall’assenza di qualsiasi politica industriale e di investimento. Senza considerare, come ha certificato la stessa Confindustria, che senza le risorse del Pnrr portate dal nostro governo l’Italia chiuderebbe il 2025 con un segno negativo dello 0,5 per cento: saremmo in piena recessione.Quali strumenti vanno messi in campo a sostegno delle imprese?C’è urgenza di reintrodurre Transizione 4.0, una misura che si è rivelata fondamentale nella fase di rilancio post-pandemica, anche per la facilità di applicazione per le nostre imprese sommerse da burocrazia e tasse.Come giudica la manovra alla quale sta lavorando il governo in base a quanto si sa finora? Una manovrina da 16 miliardi e a impatto nullo sulla crescita non serve a nulla se non a farsi dare pacche sulle spalle a Bruxelles. Ma certo non serve a una famiglia italiana su tre che secondo l’Istat è costretta a tagliare i consumi alimentari né serve ai lavoratori italiani che rispetto al 2021 si ritrovano con salari reali che segnano -9 per cento. LEGGI TUTTO

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    Regionali in Toscana, leader del centrodestra a Firenze. Meloni: risultato non scritto

    Ascolta la versione audio dell’articoloNella Toscana “rossa” da mezzo secolo, dove domani e lunedì il candidato di Fdi Alessandro Tomasi tenterà la sfida improba di superare il governatore dem uscente Eugenio Giani, i leader del centrodestra si danno appuntamento, accolti da un corteo di protesta, per picchiare durissimo contro la sinistra. Quella che «fa gli accordi di palazzo, ma non ha il coraggio di farsi vedere insieme». Quella che «è più fondamentalista di Hamas», «sempre più radicalizzata, non un campo largo ma un Leonacavallo largo, un enorme centro sociale». Quella che «ha strumentalizzato per anni temi come lavoro, salari e diritti delle donne, ma i primi risultati li abbiamo ottenuti noi». È il più urlato da Giorgia Meloni, il comizio di ieri sera in piazza San Lorenzo a Firenze.Le ultime arringheE non un comizio qualsiasi: è il primo dopo l’accordo su Gaza, al termine di una giornata di contatti diplomatici frenetici in vista del viaggio lunedì in Egitto, per assistere alla firma dell’intesa e partecipare al summit sul piano di pace in cui la premier punta a incassare dal presidente degli Stati Uniti un ruolo di primo piano. Lo omaggia anche dal palco, distribuendo dardi: «Hamas e Israele non firmano né per gli scioperi di Landini, né per Albanese che sta lì a insultare la senatrice Segre, né per Greta Thunberg sulla Flotilla. C’è una persona che bisogna ringraziare: è Donald Trump, un presidente repubblicano». Meloni rivendica di aver sempre supportato il piano del tycoon. Come tutti, «tranne la sinistra che in Parlamento non è riuscita a sostenere la mozione».Loading…Lo sguardo anche alla manovraQuesto è il registro. Lo usa Matteo Salvini, che parla di «panico a sinistra», intima a Francesca Albanese di «non rompere i c…», difende Netanyahu («La pace si deve anche a lui») ed elogia Oriana Fallaci. Vi ricorre, con toni più soft, Antonio Tajani, che rilancia pure la promessa di «meno tasse» e la volontà di battersi per portare fino a 60mila euro i redditi che beneficeranno del taglio Irpef al 33 per cento. I leader ne discuteranno di nuovo martedì, prima del Consiglio dei ministri che licenzierà la manovra.In terra toscana la premier sa di poter giocare solo in recupero, misurando la presa della sua popolarità su un territorio che sembra resistere all’onda nera. Per gli altri esponenti della coalizione le partite sono diverse: il numero uno azzurro e il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, continueranno a pesare “la voglia di centro”, il segretario leghista potrà toccare con mano le conseguenze della “vannaccizzazione” del partito.L’azione di governoMeloni mette comunque le mani avanti: «Dall’ottobre 2022 abbiamo votato in Italia 16 volte: tolte le elezioni europee, il centrodestra ha vinto 12 volte, la sinistra tre». Come a dire: le sono rimaste le roccaforti, «i sistemi di potere chiusi» e autoreferenziali. L’esempio? Mps, «una banca storica ancorata al territorio, che altri, dopo averla affossata, volevano svendere. Noi l’abbiamo difesa. Con la sinistra drenava enormi risorse, con noi è tornata a essere solida, in buona salute. Fa utili e avvia operazioni ambiziose». L’invito della premier alla piazza è, manco a dirlo, rovesciare il tavolo, «fare la storia», perché «nulla è già scritto». E pazienza se non sarà così. Conta il mantra, con vista alle politiche del 2027: l’elogio del centrodestra unito e del Governo stabile grazie a cui «in tre anni abbiamo chiuso accordi per 80 miliardi di investimenti stranieri» e l’Italia «è tornata l’Italia» LEGGI TUTTO

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    Elezioni in Toscana, il campo largo punta sul bis di Giani dopo le sconfitte nelle Marche e Calabria

    Ascolta la versione audio dell’articoloSono 3 milioni i toscani chiamati alle urne in occasione delle elezioni regionali del 12 e 13 ottobre. Tra gli elettori iscritti nelle liste, oltre 17mila diciottenni e 203mila toscani residenti all’estero. A pesare l’incognita della partecipazione al voto. Dal 1970, anno di istituzione delle Regioni, l’affluenza alle urne alle regionali è passata dal 95,9% al 48,28% delle elezioni del 2015, il dato più basso in assoluto e la prima volta con meno della metà degli elettori, per poi risalire al 62,6% nella tornata 2020. Si vota domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalla 7 alle 15I candidati in pistaLa sfida è tra il presidente uscente di centrosinistra Eugenio Giani (Pd) in di cerca la riconferma (sostenuto da Pd, M5S, Avs e Casa riformista, quarta gamba del campo largo, senza Azione) e il candidato di centrodestra Alessandro Tomasi (FdI), sindaco di Pistoia. Con il primo di gran lunga favorito in base ai sondaggi. Due gli outsider: Antonella Bundu con la lista di sinistra radicale Toscana Rossa e il partito no vax Forza del popolo, che candida il medico Carlo Giraldi.Loading…Voto disgiuntoA differenza della maggior parte delle altre regioni dove non c’è una soglia e vince sempre al primo turno il candidato presidente che ottiene più voti, Toscana è previsto un ballottaggio se nessuno dei due candidati prende almeno il 40% dei voti (la data eventuale è il 26 ottobre). Tracciando un segno su una lista si esprime un voto per quella lista e per il candidato presidente ad essa collegato. Tracciando un segno solo su un candidato presidente si vota solo per questo candidato, senza esprimere alcun voto alle liste. Si può anche dare un voto disgiunto. Scegliere cioè un candidato presidente e poi una lista che risulta collegata ad un altro candidato presidente. In questo caso vale sia il voto per il candidato presidente che quello per la lista prescelta. Sono previste tre sono le soglie di sbarramento: 10% per le coalizioni, 3% per le liste all’interno di coalizioni e 5% per le liste singole.Le tensioni nel campo largoDa registrare, alla vigilia del voto, le tensioni nel campo largo, con un incontro tra Giuseppe Conte e Eugenio Giani fissato solo nell’ultimo giorno di campagna elettorale. Non sul palco principale dei cinque stelle a Firenze dove, nel tardo pomeriggio di venerdì, è salito da solo il leader Conte, ma qualche ora prima, a Scandicci, nell’hinterland. La mediazione è stata chiusa nel corso di un lungo e fitto faccia a faccia alla Camera tra Elly Schlein e lo stesso Conte, dopo che la notizia dell’esclusione del governatore dem, ricandidato, dall’iniziativa del Movimento aveva creato irritazione tra i democratici toscani (e non solo). In precedenza Giani aveva riferito di non essere stato mai contattato da Conte.La Lega vannaccizzata si «pesa»Sull’altro fronte, il voto in Toscana sarà un importante banco di prova per la Lega “vannaccizzata”. Nel Carroccio gli occhi sono puntati sul risultato della lista e sul cosiddetto “effetto Vannacci”: se farà realmente lievitare i consensi o no. Il vicesegretario è stato anche il coordinatore della campagna leghista sul territorio. E ha fatto il bello e cattivo tempo nella composizione delle liste. Imponendo il suo fedelissimo Massimiliano Simoni nel listino bloccato e scegliendo la maggior parte dei capilista. Con tanto di tensioni con Susanna Ceccardi, ex candidata governatrice, europarlamentare e punto di riferimento del partito sul territorio. E addii al partito in polemica con il generale LEGGI TUTTO

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    Meno paletti e burocrazia, la ricetta di Forza Italia per riformare il servizio Ncc

    Ascolta la versione audio dell’articoloDa anni, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è impegnato nella complessa attuazione delle norme di legge sul servizio taxi e Ncc, attuazione che procede accompagnata dalla esplicita opposizione degli autisti delle auto a noleggio con conducente e il giudizio spesso negativo della Giustizia amministrativa. Il ministro e il ministero stanno facendo una serie di decreti che stanno però incontrando forti battute d’arresto da parte dei giudici”, spiega il forzista Andrea Caroppo, primo firmatario di una proposta di legge per la riforma del settore delle auto a noleggio che ha da poco iniziato l’iter legislativo in commissione Trasporti a Montecitorio.Il Consiglio di Stato e altri organismi giudiziari ritengono infatti che i decreti attuativi della normativa Ncc portati avanti dal ministero di Porta Pia “non siano in linea con quella che è la normativa nazionale ed europea. Convinto “che il Parlamento debba prendere atto delle cose e non farsi dettare l’agenda da parte dei giudici”, Caroppo sottolinea quindi l’importanza della sua iniziativa, sottoscritta da più di 40 parlamentari di Forza Italia. E che punta, anche alla luce di un “confronto parlamentare che sarà certamente acceso e variegato” a “dare finalmente una riforma di un servizio che i cittadini in maniera pressante richiedono. Noi, aggiunge “siamo per la concorrenza e l’apertura al mercato”, e riteniamo che “quando si semplificano le regole e si fanno partecipare più persone al mercato migliorano i servizi cittadini e soprattutto si riducono i prezzi”.Loading…In estrema sintesi, la proposta di legge di Forza Italia (“Modifiche alla legge 15 gennaio 1992, n. 21, in materia di trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea, servizi di taxi e di noleggio con conducente”, Atto Camera 2455) prevede il trasferimento dai Comuni alle Regioni della competenza per la disciplina del servizio di noleggio con conducente, in modo, spiega Caroppo in una intervista a Parlamento24, da avere “una programmazione più omogenea” e soprattutto una maggiore rapidità nella gestione dei bandi per le licenze di noleggio con conducente. Quanto al controverso obbligo di rientro in rimessa delle auto Ncc al termine di ciascun servizio, insieme alla pausa obbligatoria di 20 minuti tra un servizio e l’altro e la registrazione dei dati di ogni singolo passeggero-cliente sono “vincoli da superare”, in quanto “cose eccessivamente burocratiche”. LEGGI TUTTO

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    Accordo nel centrodestra: Stefani (Lega) in Veneto, Cirielli (Fdi) in Campania e Lobuono (civico) in Puglia. Meloni «prenota» la Lombardia

    Ascolta la versione audio dell’articoloIntesa raggiunta nel centrodestra sui candidati per il mini-election day di fine novembre. Secondo quanto comunicato in una nota, a margine della riunione sulla legge di bilancio che si è tenuta oggi pomeriggio, i leader del centrodestra hanno deciso che a correre per la presidenza del Veneto sarà il leghista Alberto Stefani mentre in Puglia ci sarà il civico Luigi Lobuono. Confermato in Campania il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli di Fdi.L’accordo sulla Lombardia«Il candidato presidente in Lombardia non è legato al Veneto» dichiara Salvini. Ma Fdi incassa di fatto il diritto di rivendicare la Lombardia nel 2028, visto che indicare il nome – come prosegue la dichiarazione del segretario leghista – spetterà al partito «con il più recente maggiore peso elettorale» nel territorio «precedente le elezioni». Cioè, salvo capovolgimenti, a Giorgia Meloni, visto che Fdi oggi è il primo partito della coalizione in Lombardia – certificato da ultimo anche alle europee. A decidere questo derby saranno insomma i risultati delle politiche del 2027. Anche se i leghisti lombardi sembrano intenzionati a insistere fino all’ultimo per non cedere il candidato agli alleati.Loading…La scelta di Stefani in VenetoIl leghista Alberto Stefani, candidato ufficiale del centrodestra per le elezioni regionali in Veneto, scaldava i motori da settimane. Aveva già incassato a Pontida l’investitura del segretario Matteo Salvini. La vittoria del centrodestra nelle Marche e in Calabria, ha sbloccato l’impasse. Con i Fratelli d’Italia che si sono convinti a lasciare il Veneto al Carroccio. Ma Meloni e Salvini avrebbero limato il pacchetto di compensazioni sul territorio da affiancare alla dichiarazione sulla Lombardia. Il nuovo presidente del Veneto – dove la partita in favore del centrodestra è data per scontata da tutti – sarà quindi leghista ma Fratelli d’Italia, primo partito della coalizione agli ultimi test di politiche ed europee e pure con percentuali tra le più alte d’Italia, avrà un peso diverso dall’attuale nel governo della Regione. Oltre alla vicepresidenza, ai meloniani dovrebbero andare sei assessorati (o cinque con il presidente del Consiglio regionale) e alcune delle deleghe di peso come bilancio e sanità.Come si è arrivati alla candidatura di Cirielli in CampaniaMeloni, Tajani e Salvini hanno faticato a trovare la quadra per un candidato in Campania. Sono stati spesi, per non dire “bruciati”, nomi importanti della società civile: il presidente di Confindustria Campania, l’imprenditore Costanzo Jannotti Pecci; il Rettore dell’Università “Federico II” di Napoli Matteo Lorito e il suo omologo all’Università “Vanvitelli” di Caserta Gianfranco Nicoletti; perfino l’attuale prefetto di Napoli Michele Di Bari, dato quasi per certo fino a due settimane fa. Nonché Giosy Romano, attuale coordinatore della Zes (Zona economica speciale) del Mezzogiorno. Ma il nome di Cirielli non è mai tramontato. E alla fine, superate le resistenze di Forza Italia, che puntava su un candidato di centro per battere il candidato dei 5 Stelle in Campania (così come successo in Calabria), si è imposto come candidato della coalizioneL’opzione civica in PugliaSarà dunque l’imprenditore Luigi Lobuono il candidato del centrodestra per le elezioni regionali in Puglia del 23 e 24 novembre. Sarà lui a tentare la “mission impossible” di spuntarla sul candidato di centrosinistra Antonio Decaro. In quota Forza Italia, anche se non tesserato, Lobuono è stato presidente della Fiera del Levante. Il nome circolava da qualche giorno, ha preso quota venerdì sera per poi consolidarsi in via definitiva. Non prima però di aver chiesto al coordinatore regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, un’ultima disponibilità. Che non è arrivata. LEGGI TUTTO

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    Chi è il civico Lobuono, al bis in politica dopo 20 anni per strappare la Puglia a Decaro

    Ascolta la versione audio dell’articoloÈ l’imprenditore Luigi Lobuono il candidato del centrodestra per le elezioni regionali in Puglia del 23 e 24 novembre. Sarà lui a tentare la “mission impossible” di spuntarla sul candidato di centrosinistra Antonio Decaro. In quota Forza Italia, anche se non tesserato, Lobuono è stato presidente della Fiera del Levante. Il nome circolava da qualche giorno, ha preso quota venerdì sera per poi consolidarsi in via definitiva. Non prima però di aver chiesto al coordinatore regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, un’ultima disponibilità. Che non è arrivata.Candidatura civicaE D’Attis ne ha lanciato la candidatura sottolineando l’importanza di un approccio civico alla sfida elettorale («Anche l’opzione civica è la chiave per avviare subito la campagna elettorale. Noi siamo pronti a sostenere un candidato civico»). Per Lobuono, la campagna elettorale parte in salita, con poco più di cinquanta giorni a disposizione. Tanto più che il rivale è un “peso massimo” della politica pugliese: quell’Antonio Decaro ex sindaco dem di Bari, radicatissimo sul territorio e recordman di preferenze (500mila) alle europee del 2024.Loading…Imprenditore nell’editoria Classe 1955, Lobuono appartiene a una famiglia di editori storicamente vicina all’area socialista, attiva nella distribuzione dei giornali e negli anni 2000 con partecipazioni nel quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno.La sfida con Emiliano nel 2004Il “civico” Lobuono non è nuovo però alla politica attiva. Nel lontano 2004 fu lui a sfidare Michele Emiliano che da magistrato fece il salto in politica come sindaco di Bari. Sotto il simbolo del Polo delle Libertà, impostò la campagna elettorale su temi ambientali e di rigenerazione urbana, proponendo “un ambiente migliore” come priorità per Bari. Ma si fermò allora al 41% contro un Emiliano neofita della politica ma già favorito. Fu Raffaele Fitto, allora presidente della Regione e uomo forte di Forza Italia in Puglia, a imporre la figura di Lobuono. Quest’ultimo conservò lo scranno in Consiglio comunale per pochi mesi perché poi si concentrò nella guida della Fiera del Levante. Ne è stato presidente, infatti, dal 2001 al 2006. Anni in cui ha accompagnato due presidenti del Consiglio nella cerimonia del taglio del nastro, Silvio Berlusconi e Romano Prodi, e altrettanti governatori, Raffaele Fitto e Nichi Vendola LEGGI TUTTO

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    Chi è Stefani, «enfant prodige» leghista candidato nel Veneto al posto di Zaia

    Ascolta la versione audio dell’articoloIl leghista Alberto Stefani, candidato ufficiale del centrodestra per le elezioni regionali in Veneto, scaldava i motori da settimane. Aveva già incassato a Pontida l’investitura del segretario Matteo Salvini. La vittoria del centrodestra nelle Marche e in Calabria, ha sbloccato l’impasse. Con i Fratelli d’Italia che si sono convinti a lasciare il Veneto al Carroccio. In una regione prima “feudo” democristiano e poi governata per 15 anni da Luca Zaia, è Stefani dunque l’uomo chiamato a raccogliere l’eredità del “Doge”. Compirà 33 anni il 16 novembre, una settimana prima delle elezioni regionali, e se eletto diventerà il più giovane presidente di Regione in carica. Stefani si è ricavato un ruolo di primo piano in tempi brevissimi, basti pensare che dall’anno scorso è anche uno dei quattro vice segretari federale del Carroccio. Identità e di territorio le sue parole chiave. In cima alla sua agenda c’è l’autonomia.Gli esordi nelle giovanili della LegaNato in provincia di Padova (a Camposampiero) nel 1992, è cresciuto in un altro comune del Padovano, Borgoricco. Ha all’attivo un brillante percorso di studi: dopo il diploma al liceo (100/100) si è laureato in giurisprudenza a Padova (110 e lode) con una tesi in diritto canonico. Stefani è entrato nella Lega quando aveva solo 14 anni appena: il colpo di fulmine, di fronte a un gazebo del partito. «Mi ha affascinato, ne condividevo le idee federaliste e mi sono iscritto», raccontava, qualche mese fa, in un’intervista al Mattino di Padova. Ha iniziato a fare politica nelle giovanili della Lega ed è diventato consigliere di minoranza a Borgoricco nel 2014, a 22 anni. Loading…Deputato più giovane del CarroccioDa lì, una lunga serie di incarichi: deputato dal 2018 (eletto per la prima volta a 26 anni è stato il parlamentare più giovane mai eletto tra le fila della Lega), sindaco di Borgoricco nel 2019, commissario regionale del partito nel 2020, segretario della Liga veneta dal 2023, presidente della commissione bicamerale sul federalismo, vicesegretario federale dal 2024. Stefani gode della piena fiducia di Salvini e ha ottimi rapporti con Zaia. Del «doge», Stefani condivide il profilo moderato. «Credo nel confronto leale fra idee, rifiuto lo scontro personale. In politica non cerco nemici da abbattere, ma avversari con cui dialogare» assicura.A Roma si occupa prevalentemente di temi sociali (cura degli anziani, diritti dei caregiver, lotta al disagio giovanile, violenza su donne e minori). Ha fondato “Veneto domani”, la prima scuola di formazione politica della Liga Veneta. Cattolico e con esperienze nell’Azione Cattolica, ha raccontato in un’intervista a Vanity Fair di avere un nonno, Aldo, operaio della Breda e orgogliosamente comunistaGli hobbyAppassionato di calcio (è tifoso del Milan) ha un passato da pallavolista. In occasione della vittoria dei campionati mondiali di volley a Manila ha scritto sui social un post per complimentarsi con la nazionale maschile, con una chiosa: «Ho praticato questo sport per molti anni e posso solo immaginare quanta passione, disciplina e spirito di squadra ci siano dietro un traguardo mondiale come questo. Impegno e sacrificio ripagano sempre». Stefani ha anche una vena artistica perché nel tempo libero dipinge e scrive. LEGGI TUTTO