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    Faccia a faccia Fico-De Luca, tregua per battere il centrodestra

    Ascolta la versione audio dell’articoloDue ore di confronto schietto per chiarirsi dopo le polemiche dei giorni scorsi e gettare le basi per una campagna elettorale (in Campania si vota il 23-24 novembre) all’insegna dell’unità. E’ durato due ore l’incontro tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il candidato del campo progressista Roberto Fico. Con loro il figlio del governatore uscente e neo segretario regionale del Pd Piero De Luca, promotore dell’incontro e tessitore della tregua. Un appuntamento diventato indispensabile prima che gli effetti delle picconate di De Luca senior sulla coalizione arrivassero al punto di non ritorno. La scelta del Pd di affidare la successione a un candidato Cinquestelle non è andata giù al Governatore che da abitudine non le manda a dire.Gli attacchi del governatoreLo stillicidio aveva raggiunto il culmine sabato scorso quando dal palco della festa del Foglio Vincenzo De Luca si era detto pronto a spiegare allo stesso Fico «che il tempo della demagogia e delle stupidaggini è finito» e che «la Campania, dopo dieci anni di rivoluzione democratica e civile, ha bisogno di proposte serie e non di scemenze». Preoccupazioni che De Luca ha riproposto anche a Fico.Loading…La richiesta di continuità programmaticaSanità, trasporti, rifiuti, i temi sui quali l’ex sindaco di Salerno chiede al candidato del campo largo una continuità programmatica con il lavoro degli ultimi dieci anni. E con Fico dall’altro lato a ricordare la necessità di rimarcare la matrice grillina, con temi identitari cari al Movimento.La tregua dopo il summitAl termine i due protagonisti sembrano parlare la stessa lingua. «La destra è l’avversario contro cui orientare le energie» mette in chiaro Fico definendo l’incontro «cordiale». L’ex presidente della Camera riferisce che l’incontro «è servito a fare il punto sul programma della coalizione» ed «è stato condiviso l’obiettivo comune di tenere conto dei risultati raggiunti in questi anni e garantire alla Campania un’amministrazione futura stabile che metta al centro le priorità dei cittadini attraverso la proposta politica del campo progressista, alternativa alla destra». Gli fa eco De Luca che parla di un incontro “cordiale” in cui si è fatto un «approfondimento sul programma» con l’obiettivo di «dare continuità all’azione amministrativa e indicare i tempi programmatici in grado di parlare alla povera gente, ai lavoratori, alle forze moderate e alle forze imprenditoriali». LEGGI TUTTO

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    Toscana: bene Pd e Fdi, delusione M5s e Vannacci porta giù la Lega

    Ascolta la versione audio dell’articoloVola il Pd, primo partito in regione. Si rafforza Fdi al secondo posto. Escono ridimensionati M5s e Lega. Una sconfitta che brucia soprattutto per il Carroccio che aveva puntano sul ruolo strategico del generale Vannacci in campagna elettorale per un rilancio sul territorio. Sono questi alcuni dei risultati principali del voto di lista nelle elezioni regionali in Toscana che hanno visto la larga vittoria del governatore uscente Eugenio Giani (Pd).Delusione M5sA scrutinio quasi concluso il Pd è primo partito della coalizione e in assoluto. Con il 34,5% i dem sono stabili rispetto alle regionali 2020 (34,7%) ma migliorano il risultato delle politiche 2022 (26,1%). Deludente il risultato del M5s al 4,4%, in calo sia rispetto al 7% delle regionali 2020 che all’11,1% delle scorse politiche. Una parte dell’elettorato Cinquestelle si è astenuto in una tornata elettorale che ha registrato il record negativo di affluenza (47,7%) In Toscana (così come in Calabria e nelle Marche, nonché nelle altre tre regioni al voto a fine novembre) il campo progressista si presentava unito. Ma i Cinquestelle (all’opposizione di Giani nella scorsa legislatura) hanno deciso di appoggiare il governatore uscente dopo una votazione della base degli iscritti, che non ha sedato malumori e distinguo. Non a caso Giuseppe Conte non ha invitato Giani sul palco del M5s per la chiusura della campagna elettorale e lo ha incontrato a Scandicci per un evento di rito – come forma di mediazione – concordato con Schlein dopo un serrato confronto. Bene Avs, intorno al 7% (5,1% nel 2022). E ottima performance di Casa riformista (lista che vede insieme Iv, Più Europa, Psi,e Pri) all’8,8 per cento.Loading…Male la Lega di VannacciSull’altro fronte, il voto in Toscana ha segnato una sconfitta per la Lega “vannaccizzata”. Il vicesegretario è stato il coordinatore della campagna leghista sul territorio. E ha fatto il bello e cattivo tempo nella composizione delle liste. Imponendo il suo fedelissimo Massimiliano Simoni (potrebbe essere l’unico consigliere regionale eletto per la Lega) nel listino bloccato e scegliendo la maggior parte dei capilista. Ma i risultati sono stati molto al di sotto delle aspettative. La Lega si attesta tra il al 4,4%. Pur non volendo fare con boom del 21,8% delle regionali 2020, si tratta di un risultato al di sotto del 6,6% delle politiche 2022 e anche del 6,2% delle europee 2024. Non solo. La Lega è superata anche da Forza Italia, al 6,2%, in crescita rispetto alle regionali (4,3%) e alle politiche (5,6%). «Se questo è l’effetto Vannacci ci speriamo che prosegua…» ha ironizzato la segretaria del Pd Elly Schlein. Bene Fratelli d’Italia al 26,8%, che raddoppia rispetto al 2020 (13,5%) e migliora rispetto alle politiche (25,9%).La gestione della campagna elettorale in Toscana da parte di Vannacci non è stata indolore. Alle tensioni con Susanna Ceccardi, ex candidata governatrice, europarlamentare e punto di riferimento sul territorio, si sono aggiunti numerosi addii polemici al partito. Tra questi, prima quello di Ilaria Boggi, consigliera provinciale della Lega. Poi – a distanza di 48 ore – hanno sbattuto la porta il capogruppo comunale di Viareggio, Alessandro Santini e l’ex segretaria viareggina Maria Domenica Pacchini. «E’ stato distrutto un partito per regalare un posto agli amici di Vannacci» ha commentato Alessandro Santini, il capogruppo della Lega al Comune di Viareggio, uscito dal partito per contrasti con il generale. LEGGI TUTTO

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    Toscana, vince Giani (centrosinistra) con ampio margine. Affluenza al 47,7%: è record negativo

    Ascolta la versione audio dell’articoloVittoria larga del governatore uscente della Toscana Eugenio Giani, sullo sfidante di centrodestra Alessandro Tomasi. Giani ha raccolto il 54% dei voti, Tomasi il 40,9% e Antonella Bundu candidata con la lista Toscana Rossa (che mette insieme Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Possibile) il 5,2 per cento. Tredici i punti di scarto tra i principali contendenti. Giani vince anche in molte città del centrodestra, che difende solo il feudo di Grosseto. Nelle scorse elezioni regionali Giani con il 48,6% dei voti si impose con otto punti di scarto sulla rivale di centrodestra, la leghista Susanna Ceccardi (40,7%) mentre la competitor del M5s Irene Galletti si fermò al 6,4 per cento.Pd primo partitoNel centrosinistra il Pd è primo partito al 34,5%, seguito da Lista Giani presidente – Casa Riformista all’8,8%, Alleanza Verdi Sinistra al 7% e Movimento 5 Stelle al 4,4 per cento. Nel centrodestra è in testa Fratelli d’Italia, con il 26,8%, mentre Forza Italia, al 6,2, supera la Lega, al 4,4 per cento. Toscana Rossa raccoglie il 4,5 per cento.Loading…Affluenza al 47,7%Erano 3 milioni i toscani chiamati alle urne . Dal 1970, anno di istituzione delle Regioni, l’affluenza alle urne alle regionali è passata dal 95,9% al 48,28% delle elezioni del 2015, il dato più basso in assoluto e la prima volta con meno della metà degli elettori, per poi risalire al 62,6% nella tornata 2020 (quando si votava però anche per il referendum costituzionale confermativo relativo alla riduzione del numero dei parlamentari, che ha trainato l’affluenza). In questa tornata si è registrato un nuovo pesante calo con un’affluenza al 47,7% (in linea con il 2015) circa 15 punti in meno rispetto a cinque anni fa. E’ il dato più basso nella storia delle elezioni regionali. Sul non voto avrebbero pesato la percezione di una partita non realmente contendibile.Schlein: grazie a Giani,vittoria che ci dà gioia e speranza«Voglio ringraziare Giani per questa splendida gioia, ringraziare tutta la coalizione progressista, è una vittoria che ci dà gioia e speranza, ringraziamo i toscani che hanno voluto continuare nel solco di un governo progressista». Lo ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein, nel corso di una conferenza stampa sulle Regionali nel comitato elettorale per Eugenio Giani presidente. «Chi si era affrettato a dichiarare la fine della coalizione progressista oggi è smentito nei fatti», ha aggiuntoGiani: campo largo è vincente, segnale a livello nazionale«In Toscana il campo largo è vincente e ora deve e vuole interpretare tutta la regione» ha detto Eugeni Giani parlando al comitato elettorale. E ancora: «Quello che viene dalla Toscana, terra di buongoverno, è un segnale nazionale» LEGGI TUTTO

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    Giani il dem ubiquo radicatissimo sul territorio

    Ascolta la versione audio dell’articoloEugenio Giani, 66 anni, è stato riconfermato presidente della Regione Toscana, col sostegno del campo largo che ha così riscattato le sconfitte nelle Marche e in Calabria. Scuola, lavoro, infrastrutture e sanità le priorità del programma elettorale di Giani, che può contare su un vasto campo progressista: oltre ovviamente al Pd, ci sono Avs, M5s, e poi, riuniti nella lista civica “Casa riformista” Iv, Più Europa, Psi,e Pri. Nel 2020 è stato eletto presidente della Regione Toscana con il 48,62% dei voti, superando l’avversaria del centrodestra Susanna Ceccardi (che raccolse il 40,46%) e la competitor del M5s Irene Galletti (6,4%).Se esiste un’incarnazione dell’ubiquità è lui, Eugenio Giani. Sempre in movimento, una quantità indicibile di nastri inaugurali tagliati, ha fatto campagna elettorale dai giardinetti ai mercati ai social.Loading…Le iniziative della scorsa legislaturaBonacciniano al congresso, Giani non ha incontrato subito le simpatie della segretaria Pd Elly Schlein. Anzi, è vero il contrario: lunghi periodi di freddezza, e non è un mistero che almeno fino a primavera sul tavolo del Nazareno l’opzione della sostituzione del governatore, con la discesa in campo di un candidato più vicino alla segretaria dem, è stata apertissima. In nome dell’allargamento della coalizione ai 5 Stelle, finora all’opposizione. Quando ha fiutato l’aria ha coinvolto con appelli e manifesti i sindaci toscani, la vastissima rete di amministratori grandi e piccoli che lui coltiva da anni e che lo sostiene. A quel punto il Pd ha trattato con lui: coalizione larga, posti in giunta. Ed è arrivata la candidatura bis. La sua forza, la “Toscana diffusa” come la chiama lui, la sua profonda conoscenza del territorio. Sui programmi Giani ha sposato i contenuti schleiniani: nell’ultimo anno ha sostenuto e approvato la legge sul fine vita, quella contro gli affitti brevi, quella sul salario minimo e infine ha pure riconosciuto lo Stato di Palestina.La carriera politicaNato il 30 giugno 1959 a Empoli (Firenze), laureato in giurisprudenza all’Università di Firenze, avvocato, Giani è un politico di lungo corso del centrosinistra: è stato in passato consigliere comunale a Palazzo Vecchio, assessore con numerose deleghe (dalla mobilità allo sport), presidente del Consiglio comunale. Lombardiano, mai craxiano, amicissimo di Valdo Spini, eletto consigliere regionale nel 2015, divenne presidente dell’assemblea legislativa. Nel 2020 è arrivato alla candidatura a governatore dopo il decennio di Enrico Rossi. Contro Susanna Ceccardi (Lega) dapprima faticò, però vinse bene, 8 punti di scarto. Il suo più grande vanto: aver fatto ripartire i cantieri dell’Alta velocità a Firenze, suo antico pallino.Gli hobbyDa assessore allo sport, nel 2002, è stato decisivo il suo intervento, insieme all’allora sindaco Leonardo Domenici, per la rinascita della Fiorentina. Oltre allo sport la sua passione è quella per la storia e la cultura: ha scritto libri dedicati a Firenze e non solo. LEGGI TUTTO

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    Ballottaggio ad Aosta, l’autonomista Rocco nuovo sindaco per soli 15 voti

    Ascolta la versione audio dell’articoloPer soli 15 voti Raffaele Rocco, 63 anni, ingegnere e dirigente regionale dei lavori pubblici, è il nuovo sindaco di Aosta. Vicesindaco è l’avvocato Valeria Fadda. Erano sostenuti dalle forze autonomiste (Union Valdôtaine, Stella Alpina, Rassemblement Valdôtain e Pour l’Autonomie), dalla lista civica Rev e dal Partito democratico. Al ballottaggio hanno ottenuto il 50,06% dei voti (6.420) mentre i loro avversari, l’imprenditore Giovanni Girardini come sindaco e Sonia Furci come vicesindaco, espressione del centrodestra che puntava alla rivincita sugli autonomisti dopo la recente sconfitta alle regionali, hanno avuto il 49,94% (6.405). Al primo turno Rocco aveva ottenuto il 45,29% e Girardini il 42,69%.Alle urne sono chiamati 28.590 cittadini. Per il turno di ballottaggio l’affluenza è stata del 45,7% (pari a 13.071 elettori). Al ballottaggio del 2020 aveva votato il 45,93%.Loading…Dalle ultime elezioni regionali di domenica 28 settembre è emersa una chiara maggioranza, dell’Union Valdôtaine e del Centro autonomista che dovrà valutare nelle prossime settimane se confermare un’alleanza con il Partito democratico oppure tentare un allargamento alla parte più moderata del centrodestra (Forza Italia, in primis). Decisioni cruciali che dipenderanno anche dai risultati del “cantiere” politico di Aosta. LEGGI TUTTO

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    Regionali in Toscana, affluenza alle 12 al 9,95%, in calo di 5 punti

    Ascolta la versione audio dell’articoloSi attesta al 9,95% l’affluenza definitiva in Toscana alle ore 12 per le elezioni regionali. Il trend è in calo di quasi cinque punti percentuali rispetto al 2020 quando fu del 14,66%. Il dato viene riportato dal sito Eligendo collegato al ministero dell’Interno. Il candidato del centrosinistra allargato al Movimento Cinquestelle Eugenio Giani ha votato stamani al seggio di Sesto Fiorentino mentre quello del centrodestra Alessandro Tomasi ha votato a Pistoia, città dove risiede e di cui è sindaco. La Toscana torna al voto oggi e domani, e chiude la tranche di regioni alle urne prima dell’election day di novembre. Prossimo test sarà il 23 e 24 novembre per Puglia, Veneto e Campania in contemporanea. Tre milioni di toscani sceglieranno tra Eugenio Giani, governatore uscente e frontman di un campo larghissimo, e Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e meloniano. Il primo punta al bis. L’altro spera in uno stravolgimento dei sondaggi.Test per il campo largoLe elezioni rappresentano un test per il “campo largo” e la sua rivalsa, dopo le sconfitte nelle Marche e in Calabria, regioni in cui sono stati riconfermati i governatori di centrodestra. Giani è riuscito a compattare tutto il fronte progressista (tranne Azione di Carlo Calenda), a parte i mal di pancia iniziali dei 5 Stelle e la mancata benedizione di tutti i leader per lui, sullo stesso palco. Ora si gioca la conferma della roccaforte rossa. O «il sistema di potere», come l’ha chiamato con sdegno Giorgia Meloni. Per il centrosinistra, sarebbe il primo punto segnato nelle Regionali del 2025, nella speranza che porti bene agli altri feudi come Puglia e Campania che pure hanno scommesso su un fronte largo, mentre resta un miraggio il Veneto. Partita nella partita è quella dei 5 stelle, per cui un risultato sotto il 5% riaccenderebbe le tensioni interne.Loading…Nodo affluenzaIn Toscana sarà decisiva l’affluenza incrociata al voto disgiunto, essendo qui ammesso. Non si esclude che qualcuno possa “salvare” Giani ma, sulla stessa scheda, premiare lo schieramento opposto per il Consiglio regionale. Del resto nel centrodestra la speranza, ardita ma sentita, è di poter raggiungere il 40% ottenuto da Altero Matteoli nel 2000 e da Susanna Ceccardi nel 2020. Cinque anni fa proprio la pasionaria leghista di Cascina si fermò a 8 punti percentuali da Giani (al 48,62% al primo turno). Oltre all’ipotesi ballottaggio dopo due settimane, essendo la Toscana l’unica regione a prevederlo nel caso in cui nessun candidato arrivi al 40%. Possibilità remota e il centrodestra lo sa.Lega alla prova dell’effetto VannacciDa qui i toni della “chiamata alle urne” lanciata dai big venerdì sera a Firenze per Tomasi. A partire da Meloni, convinta che si possa «fare la storia» perché «nulla è scritto». Per la Lega sarà una sfida doppia, per testare la cosiddetta “vannaccizzazione” del partito. Le urne mostreranno se rendono le scelte fatte da Roberto Vannacci nelle liste che ha definito, come coordinatore della campagna in Toscana. E quanti voti in più porta al Carroccio la gestione del generale promosso a vicesegretario, che non va giù a parecchi esponenti locali. Non a caso tre hanno lasciato il partito in tre giorni, in polemica appunto con il testimonial del “Mondo al contrario”. Una crepa che potrebbe allargarsi e che rischia di minare l’identità stessa della Lega. Una questione che sta molto a cuore a Luca Zaia. Specie dopo l’esclusione del suo nome dal simbolo della Lega, oltre alla sua lista civica. L’attuale governatore veneto non nasconde il risentimento: «Prendo atto che sono un problema per qualcuno: vediamo di farlo diventare reale». E sul futuro aggiunge: «Deciderò cosa fare».Occhi su Campania e PugliaVeneto a parte, per la maggioranza le sfide in Campania e Puglia restano in salita. Nella prima regione, la scelta è caduta alla fine su Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia e viceministro degli Esteri, che promette «un futuro diverso« dopo l’era di Vincenzo De Luca. Ma qualche distinguo, tra gli alleati, c’era. Lo fa intendere Antonio Tajani quando ammette: «Forse per raccogliere consensi servivano candidati civici. Però ormai le scelte sono state fatte, le abbiamo condivise», rivela il leader di Forza Italia. E ricorda che in Puglia il candidato è un civico: Luigi Lobuono, imprenditore ed ex presidente della Fiera del Levante. Rispettata finora la giornata del silenzio elettorale – a parte qualche replica alle accuse della premier sulla sinistra «più estremista di Hamas» – il centrosinistra si prepara alla marcia per la pace di Assisi-Perugia. Lì il “campo largo” sarà al completo e sul palco interverrà Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, al centro di polemiche nelle ultime settimane. LEGGI TUTTO

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    Conte: «C’è l’allarme delle imprese, ma il Governo pensa ad altro»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Registriamo un aumento della pressione fiscale a livelli record da 10 anni e un aumento delle spese per la difesa di oltre 20 miliardi nel prossimo triennio. E tutto questo mentre l’Istat diffonde un bollettino drammatico sulla produzione industriale: 31 mesi di calo su 34 di governo. Diciamolo, abbiamo un governo totalmente anti-impresa e anti-crescita». Il presidente del M5s, alla vigilia del varo della manovra, attacca: «Mentre si rinnova il grido di allarme delle imprese e l’allarme rosso per l’economia, il governo sembra inconsapevole delle emergenze del Paese»Presidente, è rimasto sorpreso dal grido d’allarme lanciato dagli imprenditori al convegno dei giovani industriali di Capri?Non mi stupisce quella che appare una chiara stroncatura della politica economica del governo. Abbiamo detto subito che la quarta manovra dell’esecutivo nasce morta con l’Italia molto dietro la media dell’Eurozona, a conferma che le sbandierate promesse di taglio dell’Irpef sul ceto medio e di nuovi sostegni alle imprese saranno evanescenti.Loading…Cosa va inserito nella manovra per consentire all’economia di tornare a crescere in maniera sostenuta?Servono risorse vere e piani di incentivi pluriennali per le imprese, che hanno bisogno di pianificare per tempo. Non è servito a nulla Transizione 5.0 che si è rivelato un percorso a ostacoli con poco più di 2 miliardi prenotati su oltre 6 miliardi disponibili. L’impressione è che il governo faccia di tutto per tenere i soldi in cassa pur di rivendicare qualche decimale di deficit in meno. Ma una cosa è la prudente gestione dei conti, altra cosa è ammazzare la crescita e l’economia del Paese. Non funziona la ricetta di far correre tagli e tasse sulla pelle degli italiani illudendosi di ridurre così il debito pubblico. Infatti il debito è in costante aumento perché la crescita è pregiudicata dall’assenza di qualsiasi politica industriale e di investimento. Senza considerare, come ha certificato la stessa Confindustria, che senza le risorse del Pnrr portate dal nostro governo l’Italia chiuderebbe il 2025 con un segno negativo dello 0,5 per cento: saremmo in piena recessione.Quali strumenti vanno messi in campo a sostegno delle imprese?C’è urgenza di reintrodurre Transizione 4.0, una misura che si è rivelata fondamentale nella fase di rilancio post-pandemica, anche per la facilità di applicazione per le nostre imprese sommerse da burocrazia e tasse.Come giudica la manovra alla quale sta lavorando il governo in base a quanto si sa finora? Una manovrina da 16 miliardi e a impatto nullo sulla crescita non serve a nulla se non a farsi dare pacche sulle spalle a Bruxelles. Ma certo non serve a una famiglia italiana su tre che secondo l’Istat è costretta a tagliare i consumi alimentari né serve ai lavoratori italiani che rispetto al 2021 si ritrovano con salari reali che segnano -9 per cento. LEGGI TUTTO

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    Regionali in Toscana, leader del centrodestra a Firenze. Meloni: risultato non scritto

    Ascolta la versione audio dell’articoloNella Toscana “rossa” da mezzo secolo, dove domani e lunedì il candidato di Fdi Alessandro Tomasi tenterà la sfida improba di superare il governatore dem uscente Eugenio Giani, i leader del centrodestra si danno appuntamento, accolti da un corteo di protesta, per picchiare durissimo contro la sinistra. Quella che «fa gli accordi di palazzo, ma non ha il coraggio di farsi vedere insieme». Quella che «è più fondamentalista di Hamas», «sempre più radicalizzata, non un campo largo ma un Leonacavallo largo, un enorme centro sociale». Quella che «ha strumentalizzato per anni temi come lavoro, salari e diritti delle donne, ma i primi risultati li abbiamo ottenuti noi». È il più urlato da Giorgia Meloni, il comizio di ieri sera in piazza San Lorenzo a Firenze.Le ultime arringheE non un comizio qualsiasi: è il primo dopo l’accordo su Gaza, al termine di una giornata di contatti diplomatici frenetici in vista del viaggio lunedì in Egitto, per assistere alla firma dell’intesa e partecipare al summit sul piano di pace in cui la premier punta a incassare dal presidente degli Stati Uniti un ruolo di primo piano. Lo omaggia anche dal palco, distribuendo dardi: «Hamas e Israele non firmano né per gli scioperi di Landini, né per Albanese che sta lì a insultare la senatrice Segre, né per Greta Thunberg sulla Flotilla. C’è una persona che bisogna ringraziare: è Donald Trump, un presidente repubblicano». Meloni rivendica di aver sempre supportato il piano del tycoon. Come tutti, «tranne la sinistra che in Parlamento non è riuscita a sostenere la mozione».Loading…Lo sguardo anche alla manovraQuesto è il registro. Lo usa Matteo Salvini, che parla di «panico a sinistra», intima a Francesca Albanese di «non rompere i c…», difende Netanyahu («La pace si deve anche a lui») ed elogia Oriana Fallaci. Vi ricorre, con toni più soft, Antonio Tajani, che rilancia pure la promessa di «meno tasse» e la volontà di battersi per portare fino a 60mila euro i redditi che beneficeranno del taglio Irpef al 33 per cento. I leader ne discuteranno di nuovo martedì, prima del Consiglio dei ministri che licenzierà la manovra.In terra toscana la premier sa di poter giocare solo in recupero, misurando la presa della sua popolarità su un territorio che sembra resistere all’onda nera. Per gli altri esponenti della coalizione le partite sono diverse: il numero uno azzurro e il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, continueranno a pesare “la voglia di centro”, il segretario leghista potrà toccare con mano le conseguenze della “vannaccizzazione” del partito.L’azione di governoMeloni mette comunque le mani avanti: «Dall’ottobre 2022 abbiamo votato in Italia 16 volte: tolte le elezioni europee, il centrodestra ha vinto 12 volte, la sinistra tre». Come a dire: le sono rimaste le roccaforti, «i sistemi di potere chiusi» e autoreferenziali. L’esempio? Mps, «una banca storica ancorata al territorio, che altri, dopo averla affossata, volevano svendere. Noi l’abbiamo difesa. Con la sinistra drenava enormi risorse, con noi è tornata a essere solida, in buona salute. Fa utili e avvia operazioni ambiziose». L’invito della premier alla piazza è, manco a dirlo, rovesciare il tavolo, «fare la storia», perché «nulla è già scritto». E pazienza se non sarà così. Conta il mantra, con vista alle politiche del 2027: l’elogio del centrodestra unito e del Governo stabile grazie a cui «in tre anni abbiamo chiuso accordi per 80 miliardi di investimenti stranieri» e l’Italia «è tornata l’Italia» LEGGI TUTTO