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    Alleanza per il nucleare, ltalia diventa membro ufficiale del gruppo Ue

    “L’Italia ha formalmente aderito all’Alleanza per il nucleare, dov’era stata osservatore fino ad oggi”. Lo annuncia il ministro dell’Ambiente e dllea sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a margine della riunione del Consiglio dell’Unione europea con gli omologhi Ue, riferendosi al gruppo di Paesi Ue a favore di un ruolo più importante dell’atomo nel processo di transizione energetica. La decisione arriva “a seguito della scelta del governo nazionale e della maggioranza di presentare il disegno di legge per il ritorno all’energia nucleare, così come previsto dal Piano integrato energia e clima. Una scelta che ha risvolti industriali e tecnologici che ci vede in prima fila e sulla quale continueremo”, sottolinea Pichetto Fratin.

    L’iniziativa francese e i suoi membri

    L’iniziativa, nata su impulso francese nel 2023, mira a promuovere gli interessi dei Paesi favorevoli all’investimento nel nucleare. Oltre a Roma e Parigi, vi aderiscono Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia LEGGI TUTTO

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    Ambrosini: «Politica migratoria troppo securitaria e il mercato chiede solo braccia, non cervelli»

    Ascolta la versione audio dell’articoloMaurizio Ambrosini, sociologo, studia da anni i processi e le politiche migratorie, materie che insegna all’Università Statale di Milano. Autore di numerosi testi sull’argomento, gli abbiamo chiesto di spiegarci cosa non funziona nelle attuali regole italiane per l’ingresso di lavoratori stranieri, che spesso rischiano di alimentare il lavoro irregolare.«L’attuale politica degli ingressi, basata su decreti flussi e click day, e insieme gravata di preoccupazioni securitarie, con la richiesta di lunghi controlli e avare autorizzazioni, continua a non funzionare a dovere. Per di più, apre il campo a truffe e raggiri, ai danni soprattutto di immigrati e candidati all’immigrazione. In sostanza non si sa mai se le autorizzazioni arriveranno, e quando arrivano in genere è troppo tardi: i datori hanno già dovuto ingegnarsi a trovare qualche altro modo per rispondere alle loro esigenze. Senza contare che fino a tempi recenti i decreti flussi, quando la procedura andava a buon fine, sono serviti essenzialmente a regolarizzare lavoratori già in forza».Loading…Quali sono i limiti del click day? Anzitutto esiste solo in Italia, rappresenta un’anomalia nel panorama europeo, di cui non si avverte la necessità e non si spiega la motivazione. Poi mette in piedi una lotteria, in cui fattori casuali, come la velocità della connessione, il buon funzionamento del sistema, la rapidità del tocco dell’operatore, finiscono per determinare il successo dell’operazione. E’ il contrario di un sistema razionale e ben congegnato di governo degli ingressi per lavoro. Infatti a quanto sembra i datori si sono stancati e non hanno neppure più coperto le quote disponibili.Perché in Italia arriva dall’estero meno della metà dei laureati rispetto a Francia, Germania e Spagna? La politica ha le sue colpe, sotto il profilo delle complesse, costose e sospettose procedure per riconoscere i titoli di studio conseguiti all’estero, soprattutto fuori dall’area OCSE. Non so mai se davvero arrivano pochi laureati, o sono pochi quelli che vedono riconosciuta la loro laurea. Ma direi che il problema fondamentale è il mercato: mi pare che la nostra economia, a parte qualche eccezione come il sistema sanitario, continui a richiedere essenzialmente braccia. I cervelli noi li esportiamo, anziché attrarli. Sono convinto che se le imprese avessero veramente importanti fabbisogni di lavoro altamente qualificato, ossia di laureati, troverebbero il modo di farli arrivare. Lo strumento c’è, è la carta Blu dell’UE, ma è utilizzato pochissimo. Anche gli sviluppi di carriera sono rari: molti immigrati riescono bene o male a stabilizzarsi (2,4 milioni di occupati regolari), ma difficilmente a progredire all’interno delle imprese.Le misure del Governo per aprire nuove strade all’immigrazione regolare qualificata funzionano? Il governo Meloni ha tre diverse politiche migratorie in precario equilibrio: ostilità verso i rifugiati dal Sud del mondo; proseguimento della buona accoglienza dei rifugiati ucraini; apertura senza precedenti ai lavoratori, con un decreto flussi da 452.000 nuovi ingressi in tre anni. Buona inoltre l’idea di consentire l’ingresso fuori quota a lavoratori formati all’estero da operatori italiani. Ma come ho già detto, le procedure funzionano male e le istanze securitarie bloccano quelle economiche. Alla fine, il diavolo si nasconde nei dettagli. LEGGI TUTTO

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    Tajani: l’Iran ha superato la linea rossa, ora al lavoro per la de-escalation

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Per quanto riguarda il programma nucleare dell’Iran, noi abbiamo il rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite secondo il quale l’Iran ha violato le regole ed è andato al di là della linea rossa per quanto riguarda la costruzione dell’arma atomica. Quindi le osservazioni israeliane sono assolutamente fondate sulla base di una relazione indipendente che arriva dall’agenzia dell’Onu».Tajani sottolinea le ragioni di Israele: «L’Iran ha superato la linea rossa»Prima ancora di andare in Parlamento per l’audizione davanti alla commissioni Esteri di Camera e Senato, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani rafforza la linea del governo dopo che, a caldo, la premier Giorgia Meloni nel suo colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva sottolineato la necessità che «l’Iran non possa in alcun caso dotarsi dell’arma nucleare», auspicando al contempo che «gli sforzi condotti dagli Stati Uniti per giungere ad un accordo possano ancora avere successo». La linea rossa, ribadisce dunque in Parlamento Tajani, è in realtà già stata superata. «Di fronte a una minaccia nucleare, non può esservi alcuna ambiguità. L’Iran non può dotarsi della bomba atomica. Ho voluto trasmettere questo messaggio anche al presidente della Repubblica israeliano Isaac Herzog, al quale ho ribadito il diritto di Israele a garantire la propria sopravvivenza tutelandosi da un possibile attacco nucleare». E ancora: «La decisione di lanciare l’operazione è scaturita da informazioni di intelligence su Teheran, tali da configurare una minaccia esistenziale per Israele, per la regione e per la comunità internazionale».Loading…«L’Italia è in prima linea per la de-escalation»Un sostanziale appoggio all’azione di Israele, dunque, in sintonia con la posizione assunta dal presidente Usa Donald Trump (“l’Iran faccia l’accordo prima che non ne resti più nulla”). La strada del governo italiano resta quella della ripresa dei colloqui per la denuclearizzazione e, da parte dell’Italia, il lavoro diplomatico per una de-escalation del conflitto («su questo fronte siamo in prima linea»). Le cui conseguenze, in caso di un prolungato scontro militare, sarebbero enormi anche dal punto di vista economico, sottolinea Tajani: è a rischio la libertà di navigazione in una rotta cruciale per l’Italia e per il commercio globale e ci sarebbero conseguenze sul piano energetico, umanitario e migratorio.«Finora nessuna situazione critica per i 50mila italiani nell’area»Infine, le informazioni sugli italiani – militari e civili – presenti nell’area. «Attualmente si trovano circa 50.000 italiani in tutta la regione mediorientale. La presenza più significativa è in Israele, con circa 20.000 connazionali, mentre sono circa 500 quelli residenti in Iran. Al momento non ci sono state segnalate situazioni critiche – ha detto Tajani -. A questi si aggiungono i nostri militari presenti nell’area, dall’Iraq al Libano, dal Golfo al Sinai, che seguiamo insieme al ministero della Difesa. Le nostre ambasciate sono in contatto con tutti i connazionali che hanno chiesto informazioni per rientrare in Italia. Stanno tutti bene e stanno ricevendo – uno ad uno – ogni possibile assistenza, tenendo conto dell’interruzione del traffico aereo nella regione», ha aggiunto. «In particolare, un gruppo di 36 pellegrini della Conferenza Episcopale Italiana, presente a Gerusalemme, è stato assistito dal nostro Consolato Generale ed è riuscito a raggiungere la Giordania».Opposizioni critiche: o si appoggia Israele o si lavora per la de-escalationL’informativa di Tajani non ha convinto le opposizioni, che la hanno trovata quantomeno contraddittoria. Si può appoggiare nella sostanza l’azione di Israele e al contempo assicurare di voler lavorare per la de-escalation, si chiede Francesco Silvestri del M5s: «Ci saremmo aspettati posizioni politiche più chiare. Nonostante il suo tono deciso, i contenuti appaiono contraddittori. Che senso ha venire qua a dire tutto e il contrario di tutto? A dire che sostiene la de-escalation ma anche l’azione che ha fatto Netanyahu? Queste cose sono in contraddizione. Non ha chiarito se è a favore di quello che è appena successo, nelle tempistiche rispetto agli sforzi che si fanno per una de-escalation vera». Più sfumata la posizione della segretaria del Pd Elly Schlein, che ha voluto sottolineare che «nessuno più di noi è ostile al regime iraniano che opprime le donne e nessuno più di noi sostiene il movimento Donna vita libertà, tuttavia questa azione improvvisa e unilaterale di Israele non può che indebolire le trattative nei luoghi deputati». Delle due l’una, dice Schlein chiedendo al governo di non schiacciare il Paese sugli «umori alterni» di Trump: «O si pensa che quello di Israele sia un attacco legittimo, e alcune dichiarazioni della maggioranza vanno in questa direzione, e allora bisogna avere il coraggio di dire: ha fatto bene. O si pensa che bisogna fermare l’escalation, e allora bisogna dire a Netanyahu di fermarsi e all’Iran di frenare le sue reazioni. L’attacco unilaterale all’Iran non è la via. Vorremmo chiarezza, lo chiediamo al governo e alla Ue». LEGGI TUTTO