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    Come finirà la guerra Meloni-Salvini sul Veneto? Ecco il possibile scenario

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNulla è stato ancora deciso. O almeno così assicura Giorgia Meloni che però lascia trapelare,con la consueta astuzia, un messaggio che è anche una minaccia: la candidatura di Fdi in Veneto è «un’opzione» . Che la Presidente del Consiglio abbia puntato a conquistare una delle due Regioni simbolo della Lega (l’altra ovviamente è la Lombardia) non è un mistero per nessuno, tantomeno per Matteo Salvini e Luca Zaia che continua a perorare la causa del terzo mandato. Prospettiva, questa sì, che per Meloni non è in campo neppure come ipotesi.Questione di geometrie variabiliNiente di personale nei confronti di Zaia, ovvio. E’ questione di geometrie politiche. Quest’anno oltre al Veneto vanno al voto anche Campania, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta. L’obiettivo minimo è oltre alla conferma delle Regioni già in mano al centrodestra, la conquista di uno dei governi regionali del centrosinistra. Gli occhi sono puntati sulla Campania di Vincenzo De Luca che sta conducendo la sua battaglia personale per il terzo mandato (il Pd non lo appoggia). Il Consiglio dei ministri – assente Salvini – ha impugnato la legge regionale campana che consentirebbe al Governatore uscente di ripresentarsi e così facendo ha messo la parola fine anche alla ricandidatura di Zaia, avanzando parallelamente quella di uno dei suoi Fratelli.Loading…La rabbia leghistaUn posto in prima fila nella Regione che è stata la culla dell’autonomismo e che assieme alla Lombardia è la roccaforte del Carroccio. Privarsene, abdicare in favore del partito della Premier potrebbe tradursi in una perdita di potere e di consensi irreversibile. Insomma qui non c’è in ballo la sopravvivenza di Zaia ma della stessa Lega. Ecco perché è esplosa unanime la rabbia leghista, con un fragore che ha scosso non solo i veneti ma l’intero Nord. Salvini – nel Consiglio federale di giovedì 16 – ha cercato di ricompattare le fila schierandosi con Zaia e con gli altri governatori («squadra che vince non si cambia») in nome del buon governo e si dice certo che alla fine si troverà un’intesa.Il boccino è nelle mani della premierLo ripetono in tanti in queste ore anche dentro Fdi. Il boccino ora è nelle mani della Premier. Zaia ha minacciato apertamente di essere pronto a sostenere la corsa in solitaria della Lega, guidando una serie di liste” venetiste” che secondo alcuni sondaggi potrebbero raggiungere il 40% nonostante alle europee Fdi abbia preso il triplo dei voti del partito di Salvini. Ma non è questo che fa essere prudente Meloni. La sua priorità oggi (e anche domani e dopodomani) è mantenere salda la maggioranza di governo. E’ grazie a questa solidità, che si traduce in affidabilità, che ha conquistato passo dopo passo un rapporto privilegiato con i vertici europei e con gli Stati Uniti. Rapporto che si sta rafforzando ulteriormente con il secondo mandato a Bruxelles di Ursula von der Leyen e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Un capitale politico che non vuole mettere a rischio.L’obiettivo della premier: guidare il Governo più longevo della storia repubblicanaNessuno ha capito cosa la Premier abbia in mente. Neppure nel suo inner circle. Meloni finora ha sempre messo la tattica a servizio della strategia. E nulla dirà certo prima del Congresso della Lega che si terrà a marzo. Per la Presidente del Consiglio è infatti fondamentale che il suo alleato non imploda. Solo dopo si parlerà delle prossime candidature. E’ un equilibrio complesso ma necessario per proteggere quello che resta il suo vero obiettivo: guidare il Governo più longevo della storia repubblicana. Il Veneto, con tutto il suo carico di orgoglio autonomista, può aspettare. LEGGI TUTTO

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    Sardegna, decadenza Todde: Giunta per le elezioni attenderà il pronunciamento del tribunale

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaI tempi per valutare la decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde saranno molto lunghi. Il primo passaggio istituzionale, ossia quello della Giunta per le elezioni istituita nel Consiglio regionale, ha preso una decisione: il pronunciamento avverrà solamente dopo l’esito definitivo del ricorso che la presidente presenterà al tribunale ordinario. Che significa Cassazione. Una decisione che allunga i tempi relativi proprio all’ordinanza di ingiunzione di decadenza che la Commissione di garanzia elettorale regionale istituita presso la Corte d’Appello di Cagliari, ha comminato alla presidente della Regione per irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali del febbraio 2024 quando ha vinto le consultazioni contro l’ex sindaco di Cagliari Paolo Truzzu per poche migliaia di voti.Le contestazioni Alla presidente della Regione, in 10 pagine, vengono contestati la mancata nomina del mandatario, la mancata apertura di un conto corrente dedicato e la mancata rendicontazione.Loading…Punti al vaglio dei legali della governatrice al lavoro per la preparazione degli atti necessari per presentare opposizione ai provvedimenti: la sanzione da 40 mila euro e l’ordinanza ingiunzione di decadenza.La Giunta per le elezioniL’attività della Giunta per le elezioni, che si è istituita nella prima seduta e poi si è aggiornata, attenderà, quindi, l’esito del ricorso che potrà arrivare sino al pronunciamento della Cassazione, con tempi che non saranno certo brevi. Anche perché, nel frattempo, spuntano ipotesi di ulteriori ricorsi. Uno è quello relativo a un eventuale passaggio al tribunale amministrativo, quindi Tar e Consiglio di Stato. Un altro percorso, e l’ipotesi è al vaglio dei giuristi, riguarda l’eventuale ricorso alla Corte Costituzionale in materia di legge elettorale. Passaggi che, oltre a dirimere una matassa abbastanza complicata, avrebbero l’effetto di dilatare i tempi in maniera esponenziale arrivando, ipotizzano in Consiglio regionale, anche alla fine della legislatura. Perché solamente in presenza di un giudizio definitivo la Giunta per le elezioni proseguirà la pratica trasferendo poi la palla al Consiglio regionale che dovrà pronunciarsi.Giunta regionale al lavoroLa presidente della Regione, intanto, prosegue la sua attività di governo ma non mancano le polemiche. Dai banchi dell’opposizione si fa notare che l’esecutivo viaggia con «una spada sulla testa senza la giusta serenità». Di certo all’orizzonte i sono parecchie vertenze da affrontare. Dal problema della sanità, con la riforma che l’esecutivo vorrebbe affrontare, a quelle industriali cui è legato il sistema produttivo del polo metallurgico di Portovesme. LEGGI TUTTO

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    Salvini blinda Zaia sul terzo mandato: «Squadra che vince non si cambia»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaÈ un messaggio perentorio – “via il vincolo del terzo mandato” – quello che la Lega ha mandato al Governo da Palazzo Balbi, sede della presidenza della Regione Veneto. Perchè, continua a ripetere Luca Zaia (al momento non ricandidabile in base alla legge nazionale) la questione del terzo mandato «è un’anomalia tutta nostra». E il governatore del Veneto ha voluto puntualizzare: «Non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato. Ma con lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei. Darei una risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo».Intanto Salvini blinda Zaia. Nel pomeriggio di giovedì 16 gennaio si è svolta una riunione del Consiglio federale della Lega. L’incontro, che è durato circa due ore, si è tenuto a Roma e a distanza via Zoom. Presente il segretario Matteo Salvini e, fra gli altri, i suoi vice Claudio Durigon, Alberto Stefani e Davide Crippa e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e quello delle Autonomie, Roberto Calderoli. «Totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l’intero consiglio federale. Il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. Per la Lega, squadra che vince non si cambia», si legge in una nota del partito divulgata al termine dell’incontro.Loading…Diverso lo schieramento politico ma identica l’ambizione del governatore della Campania Vincenzo De Luca, anche lui intenzionato a correre per un terzo mandato malgrado il mancato appoggio del suo partito (il Pd) a una sua ricandidaturaLa legge nazionale del 2004 con il tetto dei due mandatiNel 2004, quando, con il governo di centrodestra, ci fu l’approvazione della legge sull’elezione dei presidenti di regione, si decise di copiare direttamente la normativa che regolava l’elezione diretta del sindaco. E questa prevedeva il tetto dei due mandati. Tutti, all’epoca furono d’accordo. In questo modo si scrisse ’un principio secco’, non generico, che è di fatto auto-applicativo. Cioè entra in vigore dal 2004 per tutte le Regioni ordinarie che prevedano l’elezione diretta, ossia tutte, visto che nessuna ha fatto una scelta diversa in deroga. E il principio è stato ritenuto talmente valido che è stato persino inserito nella proposta di riforma del Premierato. Anche se in Veneto nel 2012 la prima giunta guidata da Luca Zaia ha approvato una legge elettorale regionale che, inserendo il limite dei due mandati, con una norma transitoria ha previsto che tale limite si applicasse esclusivamente agli incarichi ricoperti dopo l’approvazione della legge stessa. Ecco perché nel 2020 Zaia si è potuto ricandidare in Veneto (dove la prossima tornata elettorale è prevista a fine anno) per un terzo mandato.Il ricorso del governo contro la legge campanaUna strada simile è stata intrapresa dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che vorrebbe ricandidarsi di nuovo, alla luce della recente normativa regionale in base alla quale la conta dei due mandati comincia da quando la Regione recepisce la legge nazionale. Ma questa storia del “recepimento”, anche a detta di molti costituzionalisti, non reggerebbe visto che il principio essendo secco è entrato immediatamente in vigore senza che si debba recepire e il divieto di un terzo mandato consecutivo è direttamente auto applicativo. Il Governo ha così presentato ricorso contro la legge regionale della Campania confidando in una sentenza favorevole della Corte Costituzionale. LEGGI TUTTO

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    Terzo mandato, Zaia attacca: «No a lezioni da chi è da 30 anni in Parlamento»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl 2025 chiamerà i cittadini alle urne per eleggere sei nuovi governatori, quelli di Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Di questi solo due sono investiti dal problema del terzo mandato, vietato dalla legge nazionale: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto (che in caso di ricandidatura sarebbe per la verità al quarto). Ed è stato proprio il Governatore del Veneto a sottolineare, a margine di un punto stampa a Venezia, che la questione del terzo mandato «è un’anomalia tutta nostra. Io non perdo i sonni, ma è inaccettabile dire che si blocchino dei mandati a amministratori eletti direttamente dal popolo altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento». «Se ci fosse lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei – ha continuato -, darei risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo». «Io non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato – ha precisato -, ma l’aspetto più importante è quello dei veneti. Non ci siamo mai trovati di fronte a una chiamata del popolo come questa. E nessuno risponde al popolo».Quanto alle prossime elezioni regionali in Veneto, «giorno dopo giorno vedremo l’evoluzione della situazione – ha chiarito Zaia -, ne ho già fatte di corse in solitaria, così come nel centrodestra, è ovvio che noi speriamo di fare una corsa unitaria». «Aldilà della localizzazione dei tavoli, noi veneti abbiamo una capacità di lettura se una decisione è favorevole o contraria, che è istantanea. Per cui facciano pure le riflessioni, ben vengano, dopodiché – ha concluso – si tratterà di capire che continuità si darà a questa amministrazione, e soprattutto quanto saranno rispettati i veneti».Loading…Fontana: «Il governo sbaglia, il terzo mandato è giusto»Contro i limiti al terzo mandato si è schierato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «Ribadisco che è un errore» quello del governo che ha impugnato la legge regionale della Campania sul terzo mandato per i governatori, proprio perché «c’è un’elezione diretta, massima espressione di democrazia. Credo che sia un motivo in più per dire che è giusto il terzo mandato», ha affermato.Il pressing della LegaLa Lega dunque mostra i muscoli sul Veneto, rivendicando la candidatura per Zaia o comunque per un proprio esponente, ma si ritrova isolata, visto che Fi si è detta d’accordo con FdI sullo stop al terzo mandato. Il dibattito non sembra invece più scuotere il centrosinistra, alle prese con l’iniziativa del governatore della Campania, che, tuttavia, non appare trovare sponde a livello nazionale né in alcuna componente del Pd, né in altri partiti. LEGGI TUTTO

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    Lega presenta proposta di legge su gratuito patrocinio per agenti indagati

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaMentre dall’interlocuzione tra Palazzo Chigi e il ministero della Giustizia è emersa l’ipotesi di prevedere uno scudo penale per gli agenti che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni arriva dalla Lega una proposta di legge per consentire l’accesso al gratuito patrocinio, ovvero la possibilità di ottenere un avvocato a spese dello Stato, ai componenti delle forze dell’ordine oggetto di indagini e procedimenti per atti compiuti nell’esecuzione del proprio lavoro.Il testo, presentato dal capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari e dal deputato Igor Iezzi è destinata in generale alle «vittime del lavoro» e «non è in contraddizione» con la proposta del governo sullo scudo penale alla quale starebbe lavorando il governo. «Se dal governo arriveranno altre proposte, tutto quello che è a tutela e sostegno delle forze dell’ordine» va bene, ha chiarito Molinari.Loading…La pdl inserisce «tra i destinatari del gratuito patrocinio, a prescindere dal reddito posseduto, le persone offese dai reati commessi in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, e i prossimi congiunti». Nonché «gli esponenti delle forze dell’ordine oggetto di indagini e procedimenti per atti compiuti nell’esecuzione del proprio lavoro».Attualmente le vittime hanno accesso al patrocinio a spese dello stato indipendentemente dal reddito quando si proceda per maltrattamenti in famiglia, pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, violenza sessuale, atti persecutori, nonché, ove commessi in danno di minori, per i reati di riduzione in schiavitù, prostituzione minorile, pornografia minorile, iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile, tratta di persone, acquisto e alienazione di schiavi, corruzione di minorenne, adescamento di minorenni.Fonti governo, non c’è scudo penale ma evitare automatismiNessuno scudo penale, ma un meccanismo in base al quale in casi come quello del carabiniere Luciano Masini, che la sera di Capodanno è intervenuto uccidendo un uomo che aveva accoltellato 4 persone, non ci sia l’iscrizione automatica nel registro degli indagati del militare. Così fonti di governo all’agenzia Ansa, sulla misura che sta studiando il ministero della Giustizia. Non si tratterebbe, di una “scriminante” o di una causa di non punibilità, nè si interverrebbe sul diritto sostanziale, ma sul codice di procedura penale, “immaginando forme di non immediata iscrizione nel registro degli indagati quando è evidente che l’appartenente alle forze dell’ordine ha usato l’arma di ordinanza nell’esercizio delle sue funzioni”. La misura, che è complessa da mettere a punto, non andrà nel ddl Sicurezza. LEGGI TUTTO

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    Cos’è la Consulta e come funziona

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaÈ il cosiddetto “giudice delle leggi”. Come stabilisce la Carta, all’articolo 134, la Corte costituzionale giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione. Considerata dal punto di vista delle funzioni, si può dire, con una grossolana semplificazione, che la Corte costituzionale è una “macchina” che produce decisioni.Chi sono i membriLa Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative. I giudici della Corte costituzionale sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d’esercizio.Loading…Durata del mandatoI giudici della Corte costituzionale sono nominati per nove anni, decorrenti per ciascuno di essi dal giorno del giuramento, e non possono essere nuovamente nominati. Alla scadenza del termine il giudice costituzionale cessa dalla carica e dall’esercizio delle funzioni. La Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza dall’ufficio di giudice.L’ufficio di giudice della Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, di un Consiglio regionale, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni carica ed ufficio indicati dalla legge. Nei giudizi d’accusa contro il Presidente della Repubblica, intervengono, oltre i giudici ordinari della Corte, sedici membri tratti a sorte da un elenco di cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a senatore, che il Parlamento compila ogni nove anni mediante elezione con le stesse modalità stabilite per la nomina dei giudici ordinari.Su cosa è chiamata a giudicareIn quanto istituto di garanzia (disciplinato dal titolo VI della parte seconda della Costituzione, dedicato, per l’appunto, alle «Garanzie costituzionali»), la Corte è chiamata a giudicare, formalmente, in termini di “legittimità”, vale a dire di conformità alla Costituzione di atti e, talvolta, di comportamenti. E tuttavia essa giudica, sostanzialmente, in termini di “compatibilità”, vale a dire di congruità delle scelte legislative o concernenti lo svolgimento delle funzioni rispetto all’insieme dei princìpi e delle regole della Costituzione. In questo senso, il suo sindacato – che non può implicare valutazioni “di natura politica” o sull’“uso del potere discrezionale del Parlamento” – finisce per estendersi naturalmente, ben oltre i contenuti espressi negli atti, al concreto esercizio delle potestà, riguardando anche le omissioni, i vuoti, perfino i silenzi o i tempi o i modi e, complessivamente, le qualità degli interventi o dei mancati interventi. LEGGI TUTTO

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    Caso Todde, le tappe verso la decadenza: mercoledì il caso alla Giunta per le elezioni

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaI tempi saranno lunghi ma con tappe intermedie. Il percorso che si dovrà seguire per sbrogliare la matassa relativa all’ordinanza ingiunzione di decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde sarà a zig zag tra Tribunale e il palazzo del Consiglio regionale. Qui si affronterà il caso del provvedimento comminato dalla commissione di garanzia regionale elettorale (presso la Corte d’Appello di Cagliari) per irregolarità nella rendicontazione delle spese della campagna elettorale dello scorso febbraio.La Giunta per le elezioniIl primo passo, dopo la notifica del provvedimento che prevede anche una sanzione da 40 mila euro e la trasmissione degli atti alla Procura della repubblica per la «dichiarazioni contrastanti», sarà compiuto mercoledì dalla Giunta per le elezioni in Consiglio regionale. Nel corso della seduta della Giunta per le elezioni, che al primo punto dovrà eleggere il vice presidente, sarà illustrato il provvedimento e saranno raccolti tutti gli elementi. Al termine del lavoro si riferirà al Consiglio regionale che dovrà pronunciarsi. L’organismo ha a disposizione 90 di tempo per chiudere la pratica e, come rimarcato dagli addetti ai lavori, «sarà utilizzato tutto il tempo per fare le valutazioni».Loading…Il ricorso in TribunaleNel frattempo i legali della presidente si apprestano a presentare i ricorsi: uno contro la sanzione da 40 mila euro e l’altro contro l’ordinanza ingiunzione al Consiglio regionale per la decadenza della Governatrice. Una volta presentato il ricorso con la richiesta di sospensiva gli atti saranno acquisiti dalla Giunta per le elezioni che dovrà predisporre, su richiesta della Presidenza, un pronunciamento che prende atto dell’impugnazione ai fini del rinvio della convocazione del Consiglio per la decisione di competenza. Quindi la comunicazione formale del presidente all’Assemblea. Il resto sarà legato all’evoluzione del procedimento con cui si è impugnato l’atto. Poi resta da capire, e questa è materia di approfondimento dei giuristi, se l’Assemblea dovrà votare per la decadenza o prendere atto dell’esito del ricorso.Sardegna, Meloni “Non gioisco per la decadenza di Alessandra Todde”I fari della ProcuraC’è poi un altro versante che riguarda la vicenda. Sul caso sono puntati anche i fari della Procura della repubblica di Cagliari, cui la Commissione di garanzia elettorale ha inviato la comunicazione «stante le anomalie nelle dichiarazioni depositate». Per il momento non ci sono indagati. Ora si dovrà far luce sui documenti relativi alla rendicontazione e l’integrazione presentata lo scorso dicembre.L’attività riparteLa presidente, intanto, ha ripreso la sua attività con l’approvazione delle prime delibere del nuovo anno. Al lavoro anche il Consiglio regionale dove non mancano perplessità. All’orizzonte c’è l’approvazione del Bilancio, cui è legata la spesa delle risorse, ma anche la questione sanitaria che tiene banco da tempo giacché in quasi tutti i centri dell’Isola si registrano disagi e problemi proprio legati al settore che dovrebbe occuparsi della salute dei cittadini. LEGGI TUTTO

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    Regionali in Veneto, con la lista Zaia per la Lega possibile anche la vittoria senza Fdi e Fi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa tensione nel centrodestra sta salendo in vista delle elezioni Regionali in Veneto previste quest’anno. Da una parte Fratelli d’Italia, che non esprime nessun governatore nelle Regioni del Nord, pur essendo ampiamente il primo partito in questa zona geografica, rivendica l’indicazione di un suo esponente come candidato del centrodestra. C’è però la Lega (che esprime il governatore uscente Luca Zaia, che però con le leggi attuali non può candidarsi per un terzo mandato) che considera il Veneto la sua «Linea del Piave»: è la regione più autonomista d’Italia e dove il Carroccio ha un consistente bacino di sindaci e consiglieri comunali, la culla, insieme alla Lombardia, del movimento leghista. Tanto che nella Lega iniziano a farsi i primi calcoli, ipotizzando anche una corsa con un proprio candidato, senza Fdi e Fi.Fattore ZaiaFare previsioni non è facile. Ma non c’è dubbio che per la Lega tutto gira intorno al nome di Luca Zaia. Con le leggi attuali il governatore veneto non può ricandidarsi, ma gode ancora di un consenso molto ampio. L’ultimo Governance Poll del Sole24Ore a luglio lo dava con un gradimento al 66%. Nelle regionali del 2020 fu riconfermato governatore con il 76,8% dei voti e la sua lista Zaia ottenne il 44,6% (il candidato di centrosinistra Lorenzoni si era fermato al 15,7%). La lista Zaia ottenne quasi un milione di voti (poco meno di quanto Fdi e Fi insieme hanno preso in regione alle ultime europee di giugno). Chiaro quindi che se la Lega (che alle europee di giugno ha ottenuto in regione il 13,2%) dovesse presentarsi con un proprio candidato con a fianco una Lista Zaia, non sarebbe poi così lunare pensare a una sua vittoria.Loading…Le stime al 40%E nella Lega, proprio su questa linea, iniziano a farsi i primi calcoli. Anche perché è vero che alle Europee di giugno scorso Fdi ha preso il 37,6% in regione, ma alle regionali conta anche il radicamento storico sul territorio, e non ci sarà il nome di Giorgia Meloni in lista. Come riportato dal Corriere della Sera nella Lega in Veneto si ipotizza uno schieramento a sostegno di un candidato del Carroccio (si parla di Mario Conte, sindaco di Treviso, molto vicino a Zaia) che potrebbe vedere la lista Zaia (con il governatore uscente in prima linea nella campagna elettorale), la Lega, delle liste civiche, una lista autonomista ed eventualmente anche Udc e Azione di Carlo Calenda. Totale stimato: 40%. Che significherebbe una altissima possibilità di vittoria. LEGGI TUTTO