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    “Notifica giudiziaria urgente”. La trappola dietro questo messaggio

    Continuano a moltiplicarsi i casi di phishing che sfruttano l’autorevolezza della Polizia di Stato per mettere a segno frodi informatiche ai danni di cittadini ignari. Dietro un’apparenza ufficiale e credibile, si celano truffatori ben organizzati, capaci di replicare fedelmente loghi istituzionali, firme digitali e persino indirizzi reali di sedi come il Polo Tuscolano della Polizia. Ecco come non cadere nell’inganno.Le mail truffaldineUna delle e-mail truffaldine più diffuse in questi giorni si apre con un messaggio dal tono allarmante: “Considerata l’urgenza di questo documento, saremo grati se volesse risponderci al più presto via email”. Il testo prosegue insinuando che il destinatario sia implicato in presunte attività illecite online, affermando che sarebbero stati rilevati “elementi preoccupanti relativi all’accesso a contenuti informatici vietati dalla legislazione italiana”. Una trappola costruita ad arte per destabilizzare chi legge, spingendolo a reagire d’istinto. Il senso di urgenza, l’autorità evocata dal logo della Polizia e l’apparente formalità della comunicazione sono pensati proprio per bypassare il senso critico, portando l’utente ad aprire allegati infetti o rispondere fornendo dati personali.Il messaggio della PoliziaLa Polizia di Stato, tramite i propri canali ufficiali, mette in guardia i cittadini: nessun dipartimento o ufficio utilizza l’e-mail per notificare coinvolgimenti in indagini o attività investigative. Si tratta di una prassi che non appartiene alle forze dell’ordine italiane. Il consiglio è semplice ma fondamentale: non aprire mai allegati né cliccare su link contenuti in messaggi di dubbia provenienza, anche se apparentemente riconducibili a enti ufficiali. LEGGI TUTTO

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    Addio agli scontrini di carta, ecco cosa cambierà nei prossimi anni

    Fra qualche anno gli scontrini cartacei non saranno più ceduti al termine di un acquisto. Ciò rientra nel piano di sostenibilità ambientale e lotta all’inquinamento del governo, che intende andare avanti con il piano di transizione digitale. A partire dal 2027, le ricevute cartacee cominceranno ad essere eliminate, anche se in modo graduale, fino a quando non saranno completamente sostituite dal digitale.I passi verso il raggiungimento di tale obiettivo si stanno facendo già oggi. Di recente la Commissione Finanze della Camera ha approvato una risoluzione di Fratelli d’Italia in cui si chiede all’esecutivo di individuare un percorso normativo finalizzato proprio alla sostituzione del cartaceo. Il progetto consiste in un piano a tre fasi, che sono state pensate per garantire un passaggio graduale.Il primo gennaio 2027, dunque, dovranno essere le GDO, ossia le imprese della grande distribuzione organizzata, a passare al digitale. Poi, da gennaio 2028, toccherà a tutte quelle attività che superano un certo tetto di fatturato. Infine, da gennaio 2029 sarà la volta di tutti gli esercenti. Il consumatore potrà comunque richiedere una copia cartacea della ricevuta. Resterà invariato l’obbligo di trasmettere telematicamente il tutto all’Agenzia delle entrate.Questa scelta di eliminare gradualmente la ricevuta cartacea rientra in tutti quegli interventi finalizzati alla tutela dell’ambiente. Sono infatti milioni gli scontrini cartacei prodotti e poi abbandonati fra i rifiuti. “Vogliamo incentivare l’adozione di sistemi digitali per generare e trasmettere lo scontrino all’acquirente, riducendo l’impatto ambientale senza intaccare gli obblighi fiscali”, è quanto dichiarato in una nota ufficiale dai deputati Massimo Milani e Saverio Congedo di FdI. LEGGI TUTTO

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    La cavalcata di Poste che piace al Tesoro

    Era tutto pronto lo scorso autunno. Dal prospetto da depositare in Consob con lotti minimi e quote da destinare a retail e dipendenti, alla corposa lista di banche arruolate per il collocamento del 14% di Poste Italiane che avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato circa 2,3 miliardi di euro. All’ultimo momento l’operazione è stata rinviata per una riflessione sull’opportunità di allargare l’azionariato, ma oggi in via XX Settembre non traspare alcun tipo di recriminazione, anzi.Le dinamiche di mercato hanno infatti premiato la decisione di posticipare il collocamento. Negli 8 mesi trascorsi dal rinvio, il gruppo guidato da Matteo Del Fante e Giuseppe Lasco ha sfornato risultati record che hanno contribuito a far lievitare il valore di Borsa del 45% rispetto ai valori della seconda metà di ottobre, quando si sarebbe dovuta cedere la tranche ai privati. Inoltre, il gruppo ha assegnato ai soci un dividendo di 1,08 euro, pari a una crescita del 35% rispetto all’anno scorso. Lo Stato, che detiene il 64,26% di Poste (il 35% attraverso Cdp e il restante 29,26% in mano al Tesoro), incasserà così dividendi per 900 milioni tra l’acconto di novembre e il saldo cedola di 0,75 euro per azione il cui stacco avverrà domani. Il 14% del capitale di Poste che il Mef aveva in mente di cedere vale oggi oltre 3,4 miliardi, ossia 1,1 miliardi in più rispetto a 8 mesi fa; a questo tesoretto vanno aggiunti circa 200 milioni di maggiori dividendi incassati alla luce della mancata cessione della quota.Tornando alle performance borsistiche, il titolo Poste ha letteralmente spiccato il volo in questo 2025 aggiornando i massimi storici a 19,25 euro a fine maggio e alla chiusura di venerdì scorso capitalizzava 24,4 miliardi, 7,6 miliardi in più rispetto a ottobre e la quota in mano allo Stato più ricca di ben 4,9 miliardi.Un contributo non al percorso virtuoso degli ultimi mesi è ascrivibile anche alla decisione strategica di investire in Tim, di cui Poste oggi è diventata primo azionista con il 24,81% delle azioni ordinarie a seguito del doppio blitz sul capitale, prima rilevando la quota di Cdp a febbraio e successivamente buona parte di quella in mano ai francesi di Vivendi a marzo. Come sottolineato dal ceo di Tim, Pietro Labriola, dalla notizia dell’ingresso di Poste in Tim, il titolo della maggiore tlc italiana è passato da 0,29 euro agli oltre 0,40 euro attuali, con una maxi sinergia che ha fruttato un plus di circa 2 miliardi in valore di Borsa. Da inizio anno il titolo Tim segna +64%, e troneggia sul terzo gradino per performance all’interno del Ftse Mib. LEGGI TUTTO

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    “Un asse Ue sul nucleare darà all’Italia sovranità e indipendenza energetica”

    Siamo alle soglie di un momento clou per lo sviluppo del nuovo nucleare in Italia, gli attori sono in campo e la Legge Delega che definirà la struttura di mercato con cui affrontare lo sviluppo dell’atomo si avvia all’esame in Parlamento. In questo contesto delicatissimo Lorenzo Mottura, vice presidente esecutivo della strategy di Edison, spiega al Giornale l’importanza di una visione programmatica di politica industriale, in un’ottica europea in cui “programmare i prossimi 30 anni partecipando allo sviluppo della tecnologia nucleare e delle infrastrutture legate al ciclo del combustibile può essere una scelta decisiva nel mix energetico del domani”.Cosa intende quando parla di programmare?”Vuol dire definire gli obiettivi dotandosi di una politica industriale che non punti solo alla decarbonizzazione, ma anche allo sviluppo economico e alla sovranità tecnologica, attraverso le sinergie europee”.Come?”Coinvestendo a livello europeo nello sviluppo della tecnologia Smr e nelle infrastrutture per la produzione del combustibile dei reattori e per il processamento dei rifiuti, abilitando la complementarità tra la terza e la quarta generazione nucleare”.Mi sta dicendo che è necessario fare scala?”Sì, solo così infrastrutture e tecnologia possono essere all’altezza della sfida enorme che abbiamo davanti. Partecipare a questa partita garantirebbe all’Italia sovranità tecnologica e indipendenza energetica, stimolando al contempo lo sviluppo economico del sistema Paese, facendo leva sulle competenze della filiera nucleare italiana”.A livello Italia qual è la situazione?”Siamo al lavoro. Nuclitalia (la newco Enel, Ansaldo, Leonardo) sta facendo scouting delle tecnologie e noi confidiamo che nel percorso di discussione della Legge Delega e con i decreti attuativi si crei quel presidio che consenta di stabilire una visione programmatica, considerare le diverse soluzioni in campo e il valore di una collaborazione a livello europeo. Un volano per il sistema Italia, se consideriamo che per ogni 100 euro spesi nel nucleare abbiamo un ritorno di 3,4 volte sul Paese.Quali sono per lei gli obiettivi di lungo periodo da definire?”Minimizzare l’utilizzo di uranio fresco, ridurre l’impatto dei rifiuti nucleari e minimizzare il costo grazie alla complementarità tra le diverse tecnologie nucleari e alla collaborazione a livello europeo. Definiti questi criteri, sarà possibile costruire una politica industriale coerente” .Aggiungere il nucleare al mix energetico perché è cruciale?”Il nodo è sempre quello di una maggiore indipendenza energetica e tecnologica, e il mantenimento di una quota di capacità programmabile complementare alle rinnovabili. Oggi il nucleare è a circa il 24% della generazione elettrica europea, abbiamo tante rinnovabili con tecnologia extra Ue e tutto il resto lo facciamo con il gas che vuol dire dipendenza da terzi, variabilità dei prezzi e maggior esposizione del sistema”.A livello aziendale che senso ha per Edison? LEGGI TUTTO

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    Bonus mamme lavoratrici, cambia tutto: a quanto ammonta, chi potrà beneficiarne e come richiederlo

    Il bonus mamme con due o più figli a carico dedicato alle lavoratrici dipendenti, autonome o professioniste iscritte alle casse di previdenza private, è pronto a cambiare pelle. La misura di sostegno prevista dalla Manovra 2025 entra a far parte del dl Omnibus su economia, che è stata varata nella giornata di ieri, venerdì 20 giugno, in Consiglio dei ministri: ad annunciare la novità, a margine della riunione, è stato il ministro del Lavoro Marina Calderone.Per il 2025, quindi, il bonus non sarà fruibile sotto forma di decontribuzione, ma verrà riconosciuta alle percettrici una somma fissa di 40 euro mensili da incassare in un’unica soluzione da 480 euro a fine anno. Cambiano anche le modalità di accesso al contributo, dal momento che non sarà più necessario per la mamma lavoratrice presentare istanza al proprio datore di lavoro bensì direttamente all’Inps. Stando a quanto anticipato dal ministro, inoltre, è cambiato anche il fondo destinato a sovvenzionare questo provvedimento, essendosi incrementato dai 300 milioni di euro inizialmente previsti in legge di Bilancio fino ai 480 milioni attualmente a disposizione per l’anno in corso, con un aumento quindi di 180 milioni. Questo ampliamento consentirà fin da subito di includere tra le beneficiarie le donne con tre o più figli fino al compimento dei 18 anni del minore, una possibilità che invece, stante quanto previsto in Manovra, si sarebbe potuta aprire non prima del 2027.Per quanto concerne le mamme lavoratrici con due figli, ad eccezione dei rapporti di lavoro domestico come ad esempio colf o badanti, il bonus da 40 euro mensili erogato in un’unica soluzione da 480 euro entro dicembre 2025 verrà riconosciuto fino al compimento del decimo anno da parte del minore dei fratelli. “La somma è totalmente esente dal prelievo previdenziale e contributivo, e sarà di fatto un incremento netto dell’importo riconosciuto in busta paga nel mese di dicembre”, ha precisato il ministro Calderone. Invariata invece la soglia massima Isee di 40mila euro per poter accedere al bonus mamme. LEGGI TUTTO

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    La stangata sulle vacanze: pagamenti con carta sempre più cari, ecco perché

    L’estate è ormai arrivata, e in tanti hanno già programmato le proprie ferie o stanno iniziando a farlo proprio in questi giorni: c’è tuttavia un’insidia in più per i vacanzieri italiani che hanno deciso di viaggiare al di fuori dei confini nazionali, ovvero l’incremento delle spese bancarie per quanto concerne i pagamenti effettuati all’estero, specie in Paesi extra UE.Secondo le informazioni diffuse dai responsabili dell’Osservatorio di Segugio.it, i quali hanno preso in esame i dati relativi a 54 carte emesse da 23 diversi istituti di credito, le commissioni applicate su transazioni di denaro effettuate con carte di credito, di debito o prepagate stanno acquisendo un peso sempre maggiore e tale per cui anche il budget messo a disposizione per le vacanze non potrà non risentirne.Considerando che tale incremento può arrivare nei casi più estremi a incidere addirittura fino al 4% della spesa totale, gli esperti hanno calcolato che mediamente si possono quantificare circa 17,50 euro di esborso per ogni mille euro spesi in Paesi extra UE, solo di commissioni. In genere si tende a non prendere in esame questa voce, tuttavia per soggiorni lunghi o in Stati in cui l’uso dei contanti è più limitato, il suo peso può diventare molto considerevole.Una prima variabile che incide su questi costi è il “tasso di cambio”, applicato direttamente dall’istituto che ha emesso la carta per ogni pagamento fatto all’estero con valuta diversa dall’euro: in genere si tratta di una commissione fissa, ricavata in percentuale dall’importo convertito. Tra le varie soluzioni a disposizione dei vacanzieri la meno cara è la prepagata (commissione media dell’1,70%), a seguire le carte di debito (1,74%) e di credito (1,79%). Sembrano differenze poco rilevanti, ma con transazioni importanti o molto frequenti, il loro differente peso si fa sentire eccome.Il prelievo di denaro in contanti, statisticamente ancora molto più diffuso del pagamento elettronico nei Paesi aldilà dell’Unione Europea, può comportare in certi casi l’applicazione di commissioni del 4%: essendo differenti le tariffe a seconda dello Stato in cui si viaggia, non è semplice conoscere prima della partenza il peso complessivo che questa voce extra potrebbe avere sul totale delle nostre spese. LEGGI TUTTO

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    La multa è nulla se manca questa prova. La nuova sentenza che “spegne” l’autovelox

    Si torna a parlare di autovelox, questione divenuta ormai spinosa. Grazie a una recente sentenza del tribunale di Frosinone viene ripreso in esame un argomento che in questi ultimi mesi è stato molto dibattuto. A tenere banco è ancora una volta la distinzione fra dispositivi approvati e dispositivi omologati. Si tratta di due procedimenti differenti, e che non possono essere considerati sinonimi. L’omologazione è una procedura rigorosa che valuta la conformità del rilevatore di velocità e risponde a specifiche norme tecniche. L’approvazione, al contrario, va a valutare degli altri elementi, importanti ma non previsti dalle norme.In questo contesto si è inserita la sentenza del giudice di Frosinone, che ha ribadito come la taratura dell’autovelox non può essere equiparata a una verifica del suo funzionamento. I due passaggi non possono essere considerati sostitutivi l’uno dell’altro. Sono due procedure differenti, entrambe necessarie. E solo così una sanzione diviene effettiva.Il caso affrontato nel tribunale di Frosinone parlava di una multa comminata a seguito di una rilevazione dell’autovelox installato al Km 17+800, direzione Ferentino. Il cittadino sanzionato aveva deciso di fare ricorso presso il Giudice di pace, ma quest’ultimo aveva respinto la richiesta, confermando la multa da pagare. LEGGI TUTTO

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    Alleanza finanziaria tra Pignataro e Azimut. Ion pronta a rilevare il 6% della banca Tnb

    Aumenta l’interesse intorno a Tnb, la banca digitale creata da Azimut della quale lo scorso mese fondo di private equity Fsi aveva accettato di rilevarne l’80,01% con un’operazione da 1,2 miliardi. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, infatti, la Ion guidata da Andrea Pignataro è pronta ad acquisire una quota di circa il 6% dell’impresa rilevandola dalla quota in mano a Fsi (mentre la società guidata da Pietro Giuliani manterrebbe il 19,99%). La notizia ha inevitabilmente spinto il titolo di Azimut, che ha chiuso la seduta di ieri con un +3,8% a 26,6 euro (con picchi raggiunti nel corso della giornata del 5,3%, ai massimi da più di due mesi).L’accordo fa parte del piano imbastito da Azimut di scorporare una parte della sua rete di consulenti finanziari e fonderla in una nuova banca digitale in grado di fornire servizi di advisory sugli investimenti di livello avanzato. La nuova società avrà un patrimonio complessivo di circa 26 miliardi di euro. Certo è che Tnb ha le caratteristiche giuste per finire nel radar di Ion, che negli ultimi anni ha condotto molte acquisizioni interessanti. Una delle ultime in ordine di tempo è arrivata un anno fa, quando è stata acquisito il gestore di fondi alternativi e crediti deteriorati Prelios. In precedenza, nel 2021, si era assicurato, in partnership con Fsi, il fornitore di software bancario e servizi It per le banche Cedacri per 1,5 miliardi. Pochi mesi più tardi era arrivata l’acquisizione di Cerved, che si occupa di informazioni commerciali e creditizie, sulla quale ha lanciato un’Opa volontaria per un valore di 2 miliardi anche in questo caso sostenuta da Fsi. Un ventaglio di acquisizioni con le quali Ion (che tra le varie operazioni degli ultimi anni ha anche partecipato all’aumento di capitale di Mps versando circa 100 milioni) ha creato un polo fintech e credit tech. Ion, a oggi, è un gruppo da 13mila dipendenti che genera un fatturato di 3,7 miliardi l’anno. Pignataro, probabilmente, ha visto come un possibile tassello della sua strategia un’alleanza con la nuova banca digitale creata da Azimut. LEGGI TUTTO