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    Dazi Usa al 30%, Paolo Mascarino (Federalimentare): “Un balzello che supera ogni soglia di tollerabilità”

    Sulla proposta di dazi al 30% su tutti i prodotti europei in entrata negli Stati Uniti da parte del Presidente Trump, il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, ha dichiarato: “Ogni dazio fa male al commercio e avremmo preferito un’area di libero scambio euroatlantica, a dazi zero: l’imposizione di un dazio al 30% supera ogni soglia di tollerabilità per le imprese, aumentando il rischio di un calo significativo delle esportazioni, anche alla luce dell’attuale svalutazione del dollaro”.“Il combinato disposto dell’impatto dei dazi US e della svalutazione del dollaro non sarà sostenibile per diversi settori – continua Mascarino – e a tutela delle imprese chiediamo alla UE un intervento della mano pubblica: così come gli Stati Uniti hanno fatto con i dazi, che di fatto è un intervento pubblico per proteggere la loro industria, anche noi lo chiediamo. Non pensiamo però a sussidi, ma ad urgenti interventi strutturali per rafforzare la nostra capacità competitiva riducendo i dazi interni alla UE: snellire il carico burocratico sulle imprese, riformare i mercati dell’energia per garantire una riduzione dei prezzi, facilitare l’accesso al credito. In tal senso, proseguire con maggior decisione sulla strada del taglio dei tassi di interesse nell’area euro potrebbe aiutare la crescita economica.”“Resta comprensibile – prosegue il Presidente Mascarino – che la UE voglia dare una risposta politica ai dazi americani, per dignità istituzionale e affinché non sia mortificata da questa decisione dell’amministrazione Trump: ma questa risposta della UE riteniamo debba essere prudente e ancora aperta al negoziato, visto il rischio di un ulteriore 30% in caso di ritorsione. Il Presidente Meloni sta conducendo una complessa azione in Europa per contenere tutti coloro che vorrebbero una risposta muscolare alla minaccia dei dazi USA, una strategia che rischierebbe di essere autolesionista per l’Europa e in particolare per l’Italia.” LEGGI TUTTO

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    Autovelox, in arrivo la mappa di distribuzione: cosa cambia per gli automobilisti

    Gli autovelox distribuiti sull’intero territorio nazionale dovranno essere mappati, stando a quanto stabilito dall’emendamento al Decreto Infrastrutture proposto dalla Lega e approvato alla camera dei Deputati nella giornata di giovedì 10 luglio: grazie a ciò, gli automobilisti italiani potranno conoscere l’esatta posizione di tutti i dispositivi di rilevamento della velocità validi e utilizzabili.Il testo sarà discusso al Senato, da cui dovrebbe uscire senza subire modifiche: fatto ciò ci sarà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, presumibilmente entro fine luglio, e infine, dopo 15 giorni, il decreto diventerà legge a tutti gli effetti. La palla passerà poi nel campo dei Comuni, che avranno il compito di realizzare questa specie di censimento: una volta raccolti i dati sul proprio territorio, i 7.986 enti locali dovranno trasmetterli al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che si occuperà di organizzarli e renderli pubblici e consultabili sul proprio portale online.I Comuni avranno 60 giorni di tempo per realizzare questo censimento: oltre alla posizione dell’autovelox dovranno essere indicati anche il tipo, la marca e il modello. Nel caso in cui non si riuscisse a completare la mappatura entro due mesi gli apparecchi elettronici di rilevamento della velocità potrebbero di conseguenza essere considerati non utilizzabili ai fini delle segnalazioni. Oltre alla realizzazione della mappa da mettere a disposizione degli automobilisti italiani, ci saranno un’altra serie di obblighi da rispettare per gli Enti locali. In primis quello di segnalare in maniera evidente la presenza di un autovelox con dei cartelli da collocare a un minimo di 200 metri di distanza sulla strade extraurbane e di 75 metri su quelle urbane. In secondo luogo l’avviso dovrà essere inequivocabile, per cui non saranno più ammessi cartelli generici come ad esempio quello di “Controllo elettronico della velocità”, specie se non viene indicata la distanza dell’autovelox. Infine il segnale di preavviso dovrà essere perfettamente leggibile, senza che vi siano ostacoli di alcun genere, come vegetazione o altri cartelli, a minarne la visibilità. LEGGI TUTTO

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    Automotive: il Gruppo Sira inaugura le nuove linee produttive

    Un segnale forte per l’industria nazionale arriva da Nusco, nel cuore dell’Alta Irpinia, dove il Gruppo Sira sigla un altro successo, inaugurando le nuove linee produttive dedicate alle lavorazioni meccaniche di precisione per componenti destinati al settore automotive. Le linee, parte integrante di un’attività industriale già consolidata, rappresentano un ulteriore passo avanti nello sviluppo del comparto manifatturiero nel Sud Italia e nella creazione di nuova occupazione.Il nuovo impianto, realizzato da Sira Automation Industry (SAI), produrrà componenti per cambi automatici destinati ai veicoli Renault, in collaborazione con Magna Powertrain.L’impianto è già operativo con 45 lavoratori e prevede ulteriori 60 assunzioni nei prossimi mesi, confermando il contributo concreto del progetto alla crescita industriale e occupazionale del territorio.Questo investimento rappresenta inoltre un fondamentale potenziamento del ciclo produttivo integrato del Gruppo Sira in Irpinia, dove è attiva – sin dal 2012 – una delle fonderie più grandi d’Italia e tra le prime cinque in Europa. Il nuovo stabilimento completa e rafforza la filiera industriale locale, permettendo al Gruppo di gestire internamente tutte le fasi produttive: dalla fusione dell’alluminio alla lavorazione meccanica dei componenti, in un’ottica di efficienza, controllo qualità e innovazione.All’inaugurazione erano presenti: il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso; il Presidente del Gruppo Sira, Valerio Gruppioni; l’Amministratore Delegato di Magna PT, Aldo Cirilli; il responsabile dell’area incentivi e innovazione di Invitalia, Luigi Gallo e l’Onorevole Naike Gruppioni.Il sito produttivo nasce nel 2012 con il rilevamento dell’ex stabilimento Almec da parte del Gruppo Sira, e oggi consolida una presenza industriale sempre più solida e orientata all’innovazione.Con oltre un decennio di investimenti costanti, il Gruppo Sira ha trasformato Nusco in un centro di eccellenza per la fusione e la meccanica di precisione, ponendo le basi per una delle realtà industriali più avanzate del Mezzogiorno.Nel suo intervento, il Ministro Urso ha sottolineato come lo sviluppo industriale del Sud rappresenti una priorità strategica per il Governo, ribadendo l’importanza di rafforzare la presenza produttiva italiana anche nelle aree interne del Paese.“Le nuove linee automatizzate che abbiamo presentato testimoniano il nostro impegno verso l’innovazione e verso le persone che lavorano con noi. Abbiamo scelto di credere in questo territorio, investendo per trasformare una realtà in crescita in un modello solido e competitivo. Continueremo a investire, innovare e costruire valore, insieme al Sud e per il Sud” – ha dichiarato Valerio Gruppioni, Presidente del Gruppo Sira.“Abbiamo voluto che questo investimento parlasse chiaro: il futuro dell’industria passa anche e soprattutto da territori come questo, troppo spesso trascurati e sottovalutati. A Nusco stiamo dimostrando che è possibile fare industria avanzata, competitiva e sostenibile, anche nell’entroterra del Mezzogiorno. Con queste nuove linee produttive – ha proseguito – portiamo a Nusco tecnologia d’avanguardia, know-how internazionale e un nuovo slancio occupazionale. Ma soprattutto, portiamo fiducia: fiducia nei giovani, nei lavoratori, nelle famiglie e nella capacità di questo territorio di contribuire attivamente al rilancio del Paese. Il nostro obiettivo – ha concluso – è continuare a costruire valore industriale che sia anche valore sociale, creando opportunità reali, stabili e qualificate. La manifattura italiana ha un potenziale straordinario, e il Sud può e deve essere protagonista di questa nuova stagione di crescita.” – ha aggiunto Gruppioni. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca: “Offerta Mps inadeguata”

    Nessuna sorpresa dall’esito del cda di Mediobanca che ieri ha bocciato il prospetto dell’offerta di Mps. I toni ricalcano quelli già usati quando Siena ha lanciato la scalata a Piazzetta Cuccia. Con il voto contrario di Sandro Panizza e l’astensione di Sabrina Pucci (espressione del socio Delfin), il board ritiene l’Ops del Monte che partirà lunedì 14 «ostile e non concordata», «priva di razionale industriale e di convenienza per gli azionisti della banca», con un corrispettivo offerto «non congruo e del tutto inadeguato» perché risulta a sconto del 32% rispetto alla media del rapporto di scambio individuato dal cda di Mediobanca. Nella nota si segnala che alla data del comunicato dell’emittente, lo sconto implicito nel corrispettivo rispetto al prezzo dell’azione Mediobanca è pari al 3,9 per cento. La realtà combinata sarebbe rappresentata per il 62% dagli attuali soci di Mediobanca e dal 38% dagli attuali soci di Mps. «Ne conseguirebbe lo scenario paradossale in cui gli attuali azionisti di Mediobanca verrebbero a detenere la maggioranza del capitale sociale di Mps post Offerta, nonostante l’offerente abbia dichiarato l’intenzione di voler acquisire il controllo (anche di fatto) di Mediobanca». Secondo l’istituto guidato da Alberto Nagel, che lunedì terrà una conference call, la previsione di una doppia soglia nell’offerta l’una fissata al 66,67% (quale quorum idoneo a consentire di controllare l’assemblea straordinaria), l’altra fissata invece al 35%, «denota opacità in ordine alle reali finalità dell’offerta». Il cda stima, inoltre, dissinergie «per un totale di circa 460 milioni in caso di fusione tra le due entità bancarie e fino a 665 milioni in assenza di fusione». E ancora: «Il documento di offerta e il documento di esenzione di Mps non chiariscono l’assetto proprietario e di governance del gruppo risultante dall’aggregazione tra Mediobanca e Mps, lasciando aperta una significativa incertezza sul ruolo di azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone, che sono presenti sia in Mps sia in Mediobanca (e in Generali)», prosegue il comunicato. Che punta il dito su un «potenziale disallineamento degli interessi di tali azionisti rispetto a quelli del resto della compagine azionaria». LEGGI TUTTO

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    Patuelli fa fronte comune con Confindustria: “Ires premiale potenziata o si torni all’Ace”

    “Vanno disinnescati i dazi o si rischia una nuova recessione. Di fronte alle crisi le banche sono molto esposte, come più complessi e sensibili anelli di connessione tra i fattori dell’economia”. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha esordito così nel suo discorso davanti alla platea riunita nell’auditorium della Bocconi per l’assemblea dell’associazione dei banchieri italiani. Patuelli ha anche spronato l’Europa ad assumere rapidamente maggiori responsabilità con nuove regole istituzionali per non essere paralizzata da veti di piccole minoranze, e a trasformare il Mes (il meccanismo europeo di stabilità, ndr) in un organismo della Ue “con le stesse regole di trasparenza della Bce verso il Parlamento europeo e con finalità più coerenti alle nuove sfide”. LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis oltrepassa il 90% di Illimity. Scatta il premio per tutti gli aderenti

    Si è conclusa con successo l’Opas di Banca Ifis su Illimity Bank. Al termine della riapertura l’istituto ha raccolto adesioni pari al 91,3% del capitale, superando così la soglia del 90% che consente di procedere con il delisting dell’istituto fondato da Corrado Passera e di corrispondere agli azionisti aderenti un premio aggiuntivo di 0,1775 euro ad azione. Si tratta della prima offerta in campo bancario del 2025 e di un passo fondamentale per dare attuazione a un piano industriale ambizioso. L’operazione, infatti, mira a unire due realtà complementari nel credito alle pmi, nel comparto Npl e nel settore retail. Quest’ultimo rappresenta un terreno nuovo per Ifis, ma dove Illimity vanta un posizionamento già solido, soprattutto nel canale digitale.”La riuscita dell’offerta rappresenta un risultato importante nella storia di Banca Ifis. Uniremo due challenger bank innovative per costruire un gruppo bancario di primario riferimento per l’economia del Sistema Italia”, aveva commentato il presidente Ernesto Fürstenberg Fassio (in foto) due settime fa alla fine del primo round. “Ifis-Illimity sarà una realtà solida, a supporto delle persone, delle imprese e di tutti gli stakeholder. Garantiremo che le migliori qualità possano contribuire alla creazione di una cultura aziendale moderna e inclusiva”.Nei prossimi sei mesi si aprirà la fase di due diligence, richiesta dalla Bce, per verificare nel dettaglio la situazione della banca incorporata, anche alla luce della revisione del bilancio 2024 di Illimity, chiuso con una perdita di 38,6 milioni dopo rettifiche legate a una cartolarizzazione. Banca Ifis ritiene di avere tutte le competenze interne per gestire eventuali criticità, forte di un’esperienza pluriennale e di un’infrastruttura completa nel settore Npl. L’obiettivo è integrare Illimity il prima possibile, anche per accelerare l’attuazione del piano che prevede utili cumulati per 270 milioni di euro al 2027. LEGGI TUTTO

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    Bper supera il 58% di Popolare Sondrio. Papa: “Insieme al vertice del settore”

    L’Opas di Bper su Banca Popolare di Sondrio ha centrato l’obiettivo: l’istituto modenese ha raccolto adesioni pari al 58,15% del capitale, a cui si aggiunge un ulteriore 0,34% già detenuto, portando la quota complessiva al 58,49%. È quanto emerge dai risultati provvisori comunicati dalla banca, che annuncia anche la riapertura dell’offerta per cinque sedute di Borsa, dal 21 al 25 luglio, per consentire ad altri azionisti di aderire.Con il superamento della soglia del 50%, si apre la strada all’integrazione piena della Popolare di Sondrio all’interno del gruppo Bper. “Accogliamo con grande soddisfazione il superamento della soglia del 50% del capitale sociale”, ha dichiarato l’amministratore delegato Gianni Franco Papa (in foto), sottolineando come si tratti di “un traguardo importante, per quanto ancora provvisorio, che consente di consolidare la nostra posizione tra i primi player bancari nazionali”.La fusione tra i due istituti darà vita a una realtà con “una base patrimoniale ancora più solida e una rete commerciale che conterà più di 2.000 filiali al servizio di circa 6 milioni di clienti”, ha aggiunto Papa. “Continueremo a restare focalizzati sul credito a famiglie e imprese e a gestire con competenza e responsabilità gli oltre 400 miliardi di euro di asset dei clienti”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO