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    Imprenditore aggredito dopo un tamponamento, a ridurlo in fin di vita è stato un 16enne

    La vittima dell’aggressione è l’imprenditore Marco Nebiolo, che si trova tuttora ricoverato in prognosi riservata nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale Cto di Torino.Marco Nebiolo – Nanopress.itIl pestaggio è avvenuto lo scorso venerdì mattina in corso Unità d’Italia dopo che la Citroen Xsara su cui viaggiava proprio il 16enne denunciato questa mattina ha tamponato la Grande Punto sulla quale viaggiava la vittima.Fermato l’aggressore di Marco NebioloSarebbe stato uno ragazzo di 16 anni ad aggredire Marco Nebiolo, l’imprenditore torinese vittima di un violento pestaggio avvenuto il 24 novembre scorso in corso Unità d’Italia nel capoluogo piemontese. L’agente immobiliare rimase gravemente ferito, ed è tuttora ricoverato al Cto di Torino per un trauma cranico e lesioni al corpo.Il 16enne identificato nelle scorse ore è stato denunciato per lesioni. Il ragazzo è stato individuato grazie al racconto di alcuni testimoni che hanno contattato i carabinieri della stazione di San Salvario. Il ragazzo, passeggero dell’auto che aveva tamponato quella su cui viaggiava Nebiolo, era sceso dall’auto, aggredendo la vittima, dopo averlo tamponato a un semaforo. Alla guida della vettura c’era una guardia giurata di 36 anni. LEGGI TUTTO

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    Non riusciamo a capire perché ci siano così tante orchidee

    Nero Wolfe, l’eccentrico investigatore inventato dallo scrittore statunitense Rex Stout, passa molto tempo delle proprie giornate a riflettere mentre cura la propria collezione di orchidee nella sua serra privata all’ultimo piano della sua casa di New York. In una delle sue prime avventure sentenzia che «nella vita tutto, tranne la coltura delle orchidee, deve avere uno scopo».Per Wolfe è un’attività fine a se stessa, ma non per questo meno importante visto che coltivarle lo aiuta a pensare e a concentrarsi sui casi da risolvere. Non ambisce a collezionarle tutte, considerato che ne esistono circa 28mila specie note e che molte altre probabilmente non sono state ancora scoperte e catalogate. Perché siano così tante è ancora oggi un mistero, la cui soluzione sfuggirebbe persino a Nero Wolfe.Le orchidee sono uno dei gruppi più grandi e vari delle angiosperme, quelle che comunemente e con una certa approssimazione chiamiamo “piante da fiore”. Le specie appartenenti alla famiglia delle Orchidacee sono estremamente diversificate, per forma e colori, tanto da avere affascinato nella storia una grande quantità di botanici, semplici appassionati e persone di scienza. Tra queste ci fu anche il naturalista Charles Darwin, che oltre alle proprie ricerche sull’evoluzione dedicò un intero libro ai metodi «col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti». Darwin era rimasto colpito dai vari modi in cui si riproducono queste piante, dando spesso origine a nuovi incroci e generazione dopo generazione a nuove specie. Erano una sorta di laboratorio evolutivo fiorito.Ancora oggi il lavoro di Darwin è un importante punto di partenza per chi studia le orchidee e vuole capire da cosa derivi la loro alta differenziazione, che le ha portate a popolare tutti i continenti fatta eccezione per l’Antartide. Chi coltiva le orchidee come Wolfe sa quanto siano delicate e difficili da mantenere, ma negli ambienti selvatici queste piante proliferano e si riproducono velocemente. Sono talmente diffuse da rendere molto probabile un loro avvistamento durante una passeggiata in un parco, o in modo diverso mentre assaggiamo un gelato alla vaniglia: uno degli aromi più utilizzati in pasticceria è infatti derivato da un’orchidea originaria del Messico.Da specie a specie cambiano forme e colori dei fiori, ma non le strutture fondamentali: tre sepali superiori (le foglie modificate che fanno parte del calice) e tre petali inferiori, uno dei quali assolve la funzione di “labello”, una sorta di base di atterraggio e decollo per attirare gli insetti impollinatori. Il fiore dell’orchidea possiede sia gli organi femminili sia quelli maschili, riuniti nel ginostemio, una particolare struttura tipica di alcune famiglie di piante. La vicinanza tra questi organi spiega almeno in parte il successo delle orchidee, che possono comunque riprodursi anche per via asessuata, cioè con una pianta che genera autonomamente una copia identica di se stessa.1. labello; 2. petali; 3. sepali (Wikimedia)La riproduzione sessuata si verifica per impollinazione incrociata oppure per autoimpollinazione. La prima è la più frequente tra le orchidee e coinvolge nella maggior parte dei casi gli insetti impollinatori, per lo più imenotteri (come le api) e con i quali c’è spesso un’alta selettività (significa che una certa specie di orchidea ha un impollinatore specifico). Come altre piante da fiore, le orchidee attirano gli insetti impollinatori producendo una sostanza zuccherosa e nutriente: il nettare. L’insetto si posa sul labello, entra più in profondità nel calice e inizia a nutrirsi di nettare; nel frattempo il suo corpo si ricopre del polline dell’orchidea, organizzato in particolari masse ciascuna delle quali si chiama pollinio. Visitando altri fiori, l’insetto trasporterà i pollinii e in questo modo feconderà la pianta che potrà quindi riprodursi.Non tutte le orchidee sono così generose con gli insetti impollinatori da offrire loro il nettare. La produzione di questo fluido viscoso e zuccheroso costa energia e alcune piante hanno sviluppato la capacità di imitare le specie nettarifere nell’aspetto, ma non nella sostanza: sono le cosiddette “orchidee ingannevoli”. L’insetto plana sul fiore e quando scopre che non c’è nettare è ormai troppo tardi e si è ricoperto comunque dei pollinii prodotti dalla pianta.In altri casi ingannevole è l’orchidea più di ogni cosa. Esistono infatti specie che utilizzano una forma particolare di mimetismo: il loro labello assume una forma e un colore, talvolta persino una pelosità, che ricorda quella di particolari insetti impollinatori. Producono inoltre sostanze (feromoni) tipicamente prodotte dalle femmine degli insetti per attirare i maschi, che si illudono di avere trovato una compagna e tentano quindi un amplesso con il labello. Il tentativo di approccio fa sì che i pollinii aderiscano al corpo e possano poi essere trasportati verso altri fiori.Alcune orchidee preferiscono fare da sole, sfruttando la vicinanza e la particolare conformazione dei loro organi sessuali. L’autofecondazione in alcune specie avviene semplicemente con i pollinii che cadono sullo stigma, la parte che riceve il polline durante l’impollinazione. Altre specie attuano la cleistogamia, un processo nel quale l’autoimpollinazione avviene senza che prima si apra il fiore, oppure si fecondano grazie alla particolare conformazione delle appendici filamentose sulle quali si ammassano i pollinii.(Getty Images)La particolare varietà di fecondazione può spiegare in parte come mai esistano così tante specie di orchidee, visti i numerosi incroci che si possono verificare, ma è anche vero che molte piante sfruttano meccanismi simili, pur non essendo così diffuse in tutto il mondo. Secondo alcuni gruppi di ricerca per capire meglio il mistero della grande varietà ci si deve concentrare sui semi.In un certo senso, quando si tratta di semi le orchidee puntano più sulla quantità che sulla qualità. Molte piante producono pochi semi attrezzati di sostanze nutrienti che saranno usate nella fase di quiescenza e fino al momento della germinazione. Le orchidee producono invece migliaia di minuscoli semi, leggeri e facilmente disperdibili dal vento in ampie porzioni di territorio. Non avendo un bagaglio sufficiente di sostanze nutrienti, devono ricevere un aiuto dall’ambiente e in particolare da alcune specie di funghi, che forniscono l’energia iniziale per la germinazione. Quando questa avviene e la pianta inizia a svilupparsi, il fungo riceve la propria ricompensa in termini di sostanze nutrienti con cui crescere e riprodursi.In alcune specie questa simbiosi dura per tutta la vita della pianta, con alcuni tipi di orchidee che affidano buona parte del lavoro al loro fungo di riferimento, riducendo al minimo le proprie attività metaboliche. È un sistema che non rende naturalmente possibile la germinazione di tutti i semi prodotti da un’orchidea, ma è una buona garanzia sul fatto che sulla quantità alcuni portino a termine la loro missione. È necessario che nell’ambiente ci siano i funghi adatti per innescare la simbiosi e questo spiega perché ci sono specie di orchidee tipiche di determinati ecosistemi.Circa il 70 per cento delle orchidee ha sviluppato inoltre la capacità di crescere non ancorandosi al suolo, ma ai rami e ai tronchi degli alberi (epifitismo). Sfruttano le altre piante come punti di appoggio, ma non utilizzano i loro nutrienti come fanno per esempio i funghi. Le loro radici aeree hanno un rivestimento di cellule ormai morte che proteggono le parti più intime, mentre le punte sono esposte all’ambiente circostante e sono importanti per la raccolta di acqua, attraverso l’umidità dell’aria. In Europa le orchidee sono quasi sempre terricole, con radici e bulbi affondati nel terreno, ma anche in questo caso con una grande varietà nella loro forma a seconda delle specie.Radice aerea di un’orchidea (Wikimedia)Tutte queste caratteristiche aiutano a farsi un’idea della grande complessità con cui si devono confrontare i gruppi di ricerca desiderosi di risolvere i misteri delle orchidee. Nel 2003, per esempio, uno studio provò a trovare qualche risposta in Ecuador, che ospita oltre 3.700 specie conosciute di orchidee. Dall’analisi era emerso che l’alto numero di semi prodotti da ogni orchidea e le caratteristiche dell’ambiente andino hanno favorito una rapida diffusione di queste piante, con un adattamento marcato nel corso di varie generazioni.Nel 2015 una ricerca a più ampio spettro provò a ricostruire il complesso albero evolutivo delle orchidee, utilizzando la genetica e le analisi dei fossili. Lo studio dice che le orchidee ebbero origine in un periodo compreso tra 120 e 102 milioni di anni fa, probabilmente in quella che oggi chiamiamo Australia. All’epoca i continenti erano diversi dagli attuali, e attraverso i loro semi le orchidee si espansero via via verso i tropici e in generale nell’attuale Sudest asiatico, dove si può osservare la maggiore varietà di specie finora catalogate.C’è però uno studio diffuso a settembre, per ora preliminare e non ancora sottoposto ai processi di verifica e controllo (“peer review”), che mette in dubbio la ricostruzione finora più condivisa. La ricerca si è basata sull’analisi del materiale genetico di quasi duemila specie di orchidee e ha ipotizzato che il loro antenato comune fosse nel Cretacico superiore (tra 100 e 65 milioni di anni fa) in una parte di ciò che era rimasto della Laurasia, la più settentrionale delle due grandi masse terrestri che formavano la Pangea. Le numerose specie di orchidee iniziarono a proliferare molto tempo dopo, circa cinque milioni di anni fa, portando poi alla distribuzione che osserviamo oggi con la forte presenza di queste piante in alcune aree.Il nuovo studio ha fatto discutere e aggiunge spunti importanti per ricostruire l’evoluzione delle orchidee, ma non è stato trovato molto convincente rispetto alla precedente ipotesi. Capire dove e quando tutto abbia avuto origine per queste piante è comunque importante per ricostruire le loro molteplici e variegate evoluzioni. Lo è non soltanto per arricchire le conoscenze su una famiglia di angiosperme così diffusa, ma anche a fini di conservazione. Il riscaldamento globale sta infatti modificando numerosi ecosistemi ed è uno fattori nell’impoverimento della biodiversità, cioè della varietà di specie che popolano un certo ambiente. La grande diversità potrebbe non essere più un tratto peculiare delle orchidee, con una conseguente perdita di numerose specie e l’impossibilità di studiare le loro origini.Xanthopan morganii (Wikimedia)Nel suo trattato sulle orchidee, Charles Darwin raccontò di essere rimasto colpito dall’orchidea cometa (Angraecum sesquipedale) nativa del Madagascar, perché ha un prolungamento del calice molto profondo in cui si accumula il nettare. Si chiese come potesse raggiungerlo un normale insetto impollinatore e ipotizzò che potesse esistere una farfalla o una falena con una spirotromba (il piccolo tubo con cui si nutrono) sufficientemente lunga per raggiungere il fondo della cavità. La sua ipotesi fu commentata con un certo distacco dagli entomologi dell’epoca, che si dovettero però ricredere quando fu scoperta una falena (Xanthopan morganii) con una spirotromba decisamente lunga e che faceva da insetto impollinatore di quella specie di orchidea. È per questo motivo che informalmente oggi viene chiamata “orchidea di Darwin”. LEGGI TUTTO

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    Minaccia di sfigurare l’ex, lei lo denuncia e lo fa arrestare

    A finire in manette un 36enne di Portici, provincia di Napoli, che avrebbe minacciato la sua ex fidanzata di sfigurarla con l’acido perché non si rassegnava alla fine della loro relazione.Auto dei Carabinieri – Nanopress.itL’uomo l’avrebbe anche seguita varie volte sotto casa, oltre a inviarle messaggi minacciosi e a danneggiarle l’auto.Minacce all’ex, 36enne in manettePrima l’avrebbe minacciata di morte, poi di sfigurarla con l’acido perché non si era rassegnato alla fine della loro relazione. Con queste accuse un pregiudicato 36enne di Portici, Napoli, è stato arrestato questa mattina dai carabinieri di Ercolano. Secondo l’accusa, l’indagato voleva ricominciare la relazione con la sua ex compagna. Inizialmente le avrebbe inviato ripetuti messaggi sul cellulare e si sarebbe presentato sotto casa di lei.Dopodiché avrebbe iniziato con le minacce di sfigurarla con l’acido se non fossero tornati insieme. L’uomo l’avrebbe anche seguita varie volte sotto casa, oltre a inviarle messaggi intimidatori e a danneggiarle l’auto. Stanca dell’atteggiamento pericoloso e violento del suo ex, la vittima ha sporto denuncia. Questa mattina il 36enne è stato arrestato, su richiesta del gip di Napoli. LEGGI TUTTO

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    Uccide la moglie sotto gli occhi dei figli, le urla dei bambini nella telefonata ai carabinieri: “Venite, l’ho ammazzata”

    La vittima è Vincenza Angrisano, 42enne di Andria. A colpirla a morte sarebbe stato il marito, Luigi Leonetti, 51 anni.Vincenza Angrisano – Nanopress.itL’uomo è stato sottoposto a fermo nella notte. Sembra che la vittima e il marito vivessero ormai da separati in casa. Nella serata di martedì sarebbe scoppiata l’ennesima lite tra i due, finita con l’omicidio della donna, avvenuto sotto gli occhi dei due figli, di 6 e 11 anni.Donna uccisa dal marito ad AndriaÈ stato sottoposto a fermo Luigi Leonetti, l’uomo di 51 anni accusato di omicidio volontario. L’uomo avrebbe ucciso la moglie, Vincenza Angrisano, 42 anni, accoltellandola sotto gli occhi dei due figli, due bambini di 6 e 11 anni. È stato proprio lui ad allertare un’ambulanza, raccontando quanto era appena successo. “Venite, l’ho ammazzata” ha detto al telefono agli operatori del 118, mentre in sottofondo si sentivano i bambini gridare per lo spavento. Sono stati i sanitari ad avvertire i carabinieri, che sono arrivati sul posto nel giro di pochi minuti.Stando a quanto ricostruito finora, sembra che la coppia vivesse ormai da separati in casa. I due coniugi si erano lasciati da circa un mese, ma lui non si era rassegnato alla fine del matrimonio. Ieri, dopo l’ennesima lite, ha impugnato un coltello e ha ucciso la moglie, colpendola più volte all’addome e al torace. La donna non ha avuto scampo.I bambini sono stati momentaneamente affidati ad alcuni parenti, mentre Leonetti si trova in carcere in attesa di essere ascoltato dal giudice per le indagini preliminari.Vincenza Angrisano lavorava nelle vendite di prodotti per la casa. Il marito lavorava come guardiano in un rimessaggio di auto. Una collega della donna ha raccontato che la vittima aveva intenzione di cambiare casa, perché ormai il rapporto con il marito si era logorato. “Lui la trattava male” ha riferito la collega a Tgcom24. LEGGI TUTTO

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    Studentessa 15enne abusata su un bus a Forlì, arrestato un 63enne

    L’uomo arrestato è un 63enne originario del Congo ma residente a Forlì-Cesena. È accusato di aver abusato di una ragazza di 15 anni il 16 settembre scorso.Violenza sulle donne – Nanopress.itL’uomo l’avrebbe seguita e molestata mentre saliva sull’autobus. La vittima ha chiamato un amico che è andato a prenderla alla fermata. Qualche giorno dopo l’accaduto la madre della studentessa ha denunciato i fatti agli agenti della Questura di Ravenna.Studentessa 15enne aggredita su un bus a ForlìUn commerciante di 63 anni originario del Congo, ma residente da anni a Forlì, provincia di Forlì-Cesena, è stato arrestato con l’accusa di aver molestato una studentessa di 15 anni su un bus di linea. L’indagato è stato trasferito in carcere e al cospetto del giudice per le indagini preliminari ha fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere.L’accaduto risale al 16 settembre scorso, quando l’uomo avrebbe avvicinato la giovane studentessa, seguendola sull’autobus, e l’avrebbe molestata. Subito dopo la ragazza ha chiesto aiuto a un amico che è andato a prenderla alla fermata successiva. Qualche giorno dopo, la madre della 15enne ha sporto denuncia in Questura. Le indagini hanno accertato le responsabilità dell’uomo, che è stato indagato per violenza sessuale aggravata dalla minore età. LEGGI TUTTO

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    Giornalisti aggrediti dai Casamonica, 4 condanne a due anni

    L’aggressione si registrò nel 2018 a Porta Furba, Roma, durante l’arresto di alcuni appartenenti del clan Casamonica.Floriana Bulfon – Nanopress.itIl tribunale monocratico ha condannato quattro persone, tutte legate ai Casamonica, a due anni di carcere per minacce e violenza privata.Quattro condanne per l’aggressione a Giacovazzo e BulfonNuovo scacco al clan dei Casamonica. Questa mattina il Tribunale monocratico di Roma ha emesso le sentenze di condanna per quattro affiliati del clan, accusato di aver aggredito il 17 luglio del 2018 i due giornalisti, Pier Giorgio Giacovazzo e Floriana Bulfon, mentre documentavano l’operazione Gramigna dei carabinieri di Roma nel quartiere capitolino di Porta Furba, periferia sud-est di Roma.I quattro arrestati sono accusati di violenza privata e minacce. La sentenza è di due anni di carcere. Nel processo si sono costituiti parte civile la Fnsi e la Rai oltre ai due giornalisti vittime dell’aggressione. “Il giudice ha ritenuto la condotta particolarmente lesiva del servizio informativo garantito dalla Rai. La sentenza ribadisce che non vi sono zone pubbliche precluse ai giornalisti che rimangono un provvidenziale presidio di democrazia nel nostro Paese” ha detto il legale di parte civile. LEGGI TUTTO

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    Filippo Turetta interrogato dal gip: si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha pianto

    Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari, Benedetta Vitolo, alla presenza del pubblico ministero Andrea Petroni.Filippo Turetta – Nanopress.itFilippo Turetta deve rispondere, stando all’ordinanza cautelare, di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e di sequestro di persona.Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondereÈ durato appena mezz’ora l’interrogatorio di garanzia di Filippo Turetta, il 22enne di Torreglia accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin e da tre giorni detenuto nel carcere di Montorio, Verona. Turetta è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari Benedetta Vitolo alla presenza del pubblico ministero Andrea Petroni.È plausibile che il 22enne non abbia risposto alle domande, avvalendosi della facoltà di non rispondere, visto che l’interrogatorio è durato appena pochi minuti. Al momento non è chiaro se il 22enne abbia reso delle dichiarazioni spontanee, ma – stando a quanto riferisce l’Ansa – ha pianto al cospetto del gip.Quello di Giulia Cecchettin è “un omicidio “aggravato dallo stalking. Turetta ha dimostrato di essere un molestatore assillante nei confronti della fidanzata. Infatti il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono fame di possesso verso la nostra Giulia” sono le parole di Nicodemo Gentile, legale di fiducia di Elena Cecchettin.La strategia difensivaIntanto la difesa di Filippo Turetta ha dichiarato nelle scorse ore di non voler chiedere misure cautelari meno afflittive né il riesame, né una richiesta di arresti domiciliari. Nel frattempo il 22enne è sempre tenuto d’occhio, visto che ha manifestato intenti suicidi. Turetta ha chiesto di poter continuare a studiare in carcere e un incontro con i genitori, che è plausibile gli venga concesso nei prossimi giorni. LEGGI TUTTO