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    Nel 2022 le temperature medie degli oceani sono aumentate ancora

    Nel 2022, per il settimo anno consecutivo, le temperature medie degli oceani sono aumentate e hanno raggiunto i valori massimi dagli anni Cinquanta, quando si cominciarono a registrare con sistematicità. Lo dice il nuovo studio di un gruppo di ricerca internazionale composto da 16 istituzioni scientifiche del mondo che da anni tiene sotto controllo i dati complessivi sugli oceani, pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences.Il gruppo di ricerca, di cui fanno parte anche due enti italiani, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), ha rilevato particolari aumenti delle temperature nei primi 2.000 metri di profondità di quattro grandi bacini in particolare: le parti settentrionali dell’oceano Pacifico e dell’oceano Atlantico, il mar Mediterraneo e gli oceani meridionali, quelli più vicini all’Antartide. In queste zone sono state registrate le temperature più alte dagli anni Cinquanta.In generale, è stato stimato che nel 2022 il contenuto di energia termica dell’oceano tra la superficie e i 2.000 metri di profondità è aumentato di circa 10 zetta joule: è un valore equivalente a più o meno cento volte la produzione mondiale di elettricità nel 2021, hanno spiegato l’ENEA e l’INGV.L’aumento delle temperature marine non è un evento straordinario e passeggero ed è legato al cambiamento climatico causato dalle attività umane. Il riscaldamento globale infatti non riguarda solo l’atmosfera, ma anche le acque degli oceani, che diventando più calde fanno aumentare il livello del mare. L’innalzamento del livello dei mari infatti non è dovuto alla sola fusione dei ghiacci continentali dell’Antartide e delle terre più settentrionali come la Groenlandia, ma anche alla dilatazione termica dell’acqua: se aumenta la temperatura, aumenta il suo volume.L’aumento delle temperature ha comunque anche altre conseguenze, come la maggiore intensità delle tempeste, soprattutto degli uragani: tanto più sono caldi gli strati superficiali dell’acqua, maggiore è l’energia che può generare precipitazioni particolarmente intense. Inoltre le zone marine più salate lo diventano ancora di più, causando problemi agli animali e ai vegetali che ci vivono, dato che ogni organismo marino ha precisi intervalli di salinità e temperatura all’interno dei quali può vivere e riprodursi.– Leggi anche: Anche il mar Mediterraneo si sta riscaldando LEGGI TUTTO

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    Lo strato di ozono si sta riformando

    Secondo un nuovo rapporto realizzato da Nazioni Unite, Unione Europea e Stati Uniti, lo strato di ozono che avvolge la Terra si sta rigenerando, in particolare sopra l’Antartide dove a metà anni Ottanta ne era stata rilevata una preoccupante riduzione poi nota popolarmente come “buco nell’ozono”. I risultati recenti sono dovuti a un importante trattato internazionale che fu sottoscritto a Montreal, in Canada, nel 1987. Il rapporto da poco pubblicato dice che, se si continuerà a rispettare i termini dell’accordo, entro poche decine di anni la fascia di ozono potrebbe tornare a livelli normali con importanti benefici per l’ambiente.L’ozono è un gas che avvolge la Terra e che la protegge dai raggi ultravioletti dannosi del Sole. In quantità eccessive, questi possono causare seri problemi di salute a noi e alle altre specie animali, a cominciare da un aumentato rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori, e hanno effetti anche sulle piante e di conseguenza sulle coltivazioni. Intorno al 1985, un gruppo di ricerca aveva scoperto che a 22 chilometri di altezza sopra i ghiacci dell’Antartide l’ozono si era fortemente rarefatto, comportando la formazione di una sorta di “buco” dal quale filtravano molto più facilmente le radiazioni solari dannose. Negli anni seguenti, ulteriori analisi avrebbero rilevato una riduzione dello strato di ozono al Polo Nord e in numerose altre aree del pianeta, seppure con una portata inferiore rispetto a quanto osservato in Antartide.Studi e analisi consentirono di identificare piuttosto rapidamente i colpevoli: i clorofluorocarburi (CFC), sostanze sviluppate a partire dagli anni Trenta del Novecento e molto utilizzati come refrigeranti nei frigoriferi e nei condizionatori d’aria, ma anche come gas da impiegare all’interno delle bombolette spray. Avevano avuto un grande successo perché non erano infiammabili ed erano molto meno tossici delle sostanze impiegate in precedenza. Da alcuni studi era però emerso come un eccessivo accumulo di CFC nell’atmosfera potesse incidere sui livelli di ozono. Le prime ricerche in tema risalivano agli anni Sessanta e Settanta, ma la prospettiva di rinunciare ai CFC non piaceva a numerosi settori industriali, di conseguenza il loro impiego continuò ancora per qualche anno.Grazie alle insistenze da parte dei ricercatori e alle pressioni degli attivisti, alla fine degli anni Settanta in paesi come Stati Uniti, Canada, Norvegia, Svezia e Danimarca furono approvati i primi regolamenti che limitavano o vietavano del tutto l’impiego dei CFC. Una decina di anni dopo, il trattato di Montreal portò a un importante accordo per regolare la produzione e l’utilizzo dei CFC in tutto il mondo, con la prospettiva di eliminarli del tutto insieme agli idroclorofluorocarburi (HCFC), altre sostanze dannose per l’ozono. Furono sostituiti con gli idrofluorocarburi (HFC), innocui per l’ozono, ma che si sarebbe poi scoperto contribuiscono all’effetto serra e per questo sono ora in fase di abbandono.– Ascolta anche: La storia del buco nell’ozono, raccontata in “Ci vuole una scienza”Negli anni successivi all’accordo di Montreal, l’assottigliamento dello strato di ozono iniziò a ridursi in buona parte del pianeta, mentre sopra l’Antartide iniziò a farlo solamente a partire dal 2000. Secondo il nuovo rapporto, agli attuali ritmi di ripristino, in una ventina di anni i livelli di ozono dovrebbero tornare ai valori dei primi anni Ottanta in tutto il mondo, fatta eccezione per le aree polari. L’area di ozono sull’Artico impiegherà qualche anno in più, almeno fino al 2045, mentre per quella sopra l’Antartide occorrerà attendere il 2066.Good news from #AMS2023: The ozone layer is on track to recover within four decades.Press release ➡️ https://t.co/htPbNDJ9VUExecutive summary ➡️ https://t.co/yO6o2dVOd3Partners 🤝🏽 @UNEP, @NOAA, @NASA, @EU_Commission pic.twitter.com/03FY2TQHPo— World Meteorological Organization (@WMO) January 9, 2023Il rapporto ricorda che i risultati raggiunti sono molto importanti, ma che i progressi delle nuove previsioni non devono essere dati per scontati. Negli scorsi anni è accaduto più volte che fossero rilevate tracce di CFC e altri gas dannosi per l’ozono nell’atmosfera. Queste emissioni possono derivare dall’impiego di vecchi impianti refrigeranti ancora dotati di CFC, ma anche da attività industriali che prevedono l’impiego di gas refrigeranti.Un aumento preoccupante era stato rilevato alcuni anni fa in Cina, portando la comunità internazionale a fare pressioni nei confronti del governo cinese per applicare più severamente i divieti. Vicende di questo tipo hanno portato a un lieve rallentamento nel processo di ripristino dei corretti livelli di ozono, ma non lo hanno comunque messo completamente a rischio.La perdita di ozono è rischiosa a causa della maggiore quantità di radiazione solare che filtra attraverso l’atmosfera, ma non ha un effetto diretto particolare per quanto riguarda il riscaldamento globale. Tuttavia, varie ricerche e analisi hanno mostrato come il trattato di Montreal abbia contribuito a eliminare l’impiego di altri gas con un marcato effetto serra. L’accordo è inoltre la dimostrazione della capacità della comunità internazionale di affrontare un problema globale ed è spesso segnalato come un esempio virtuoso da seguire nello sviluppo delle politiche internazionali per affrontare la crisi climatica. LEGGI TUTTO

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    Il primo tentativo di Virgin Orbit per portare in orbita satelliti dal Regno Unito è fallito

    Nella notte tra lunedì e martedì è fallito l’atteso tentativo dell’azienda spaziale Virgin Orbit di portare alcuni satelliti nell’orbita terrestre: la missione prevedeva che un aereo Boeing 747 partito dalla cittadina di Newquay, sulla costa occidentale dell’Inghilterra, lanciasse da una propria ala un razzo con all’interno i satelliti, che avrebbero poi dovuto raggiungere l’orbita. A causa di un malfunzionamento il razzo non è però riuscito nell’intento, ha fatto sapere Virgin Orbit, senza fornire al momento ulteriori dettagli sul problema tecnico. Se fosse andata a buon fine, sarebbe stata la prima missione di questo genere partita dal Regno Unito e in generale dal suolo europeo.Virgin Orbit è l’azienda spaziale dell’imprenditore miliardario britannico Richard Branson: è separata da Virgin Galactic, altra azienda del gruppo Virgin fondata da Branson e dedicata a turismo spaziale. (AP Photo/Matt Hartman) LEGGI TUTTO

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    Il 2022 è stato l’anno più caldo in Italia dal 1800

    L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (ISAC) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ha diffuso un’analisi preliminare delle temperature registrate in Italia nel corso del 2022. I dati mostrano che il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1800, cioè da quando disponiamo di dati sufficienti per fare un confronto. Più precisamente è stato l’anno la cui temperatura media dall’inizio di gennaio alla fine di dicembre, prendendo in considerazione l’intero paese, è stata la più alta dal 1800.Rispetto alla media del periodo compreso tra il 1991 e il 2020, il trentennio da usare per fare confronti di climatologia secondo le indicazioni dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), la temperatura media è stata superiore di 1,15 °C.In tutta Italia nel 2022 la media delle temperature registrate è stata superiore a quella del 1991-2020, e nel nord-ovest del paese lo è stata così tanto da uscire dalla scala delle anomalie termiche usata dall’ISAC, il cui massimo arriva normalmente a +1,7 °C. Nel grafico sottostante sono le zone indicate con i quadrati neri.Grafico che mostra quanto si siano discostate le temperature medie del 2022 rispetto alle medie del periodo 1991-2020 nelle diverse parti d’Italia (ISAC-CNR)Nonostante le differenze regionali, il 2022 è stato l’anno con la temperatura media più alta per tutte e tre le aree in cui classicamente si divide il paese, cioè Nord, Centro e Sud.Nel Nord è stata più alta di 1,37 °C; al Centro e al Sud l’anomalia è stata meno pronunciata, rispettivamente di 1,13 °C e 1 °C. Anche per quanto riguarda la media delle temperature massime il 2022 è stato l’anno con i valori maggiori; la media delle temperature minime invece è stata la seconda più alta dal 1800.Il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato anche in altri paesi europei: ad esempio in Francia, dove la serie storica inizia dal 1900 e dove otto dei dieci anni più caldi sono successivi al 2010; nel Regno Unito, dove invece i dati cominciano dal 1884 e per la prima volta la temperatura media annuale ha superato i 10 °C; in Spagna, dove i confronti partono dal 1961, in Irlanda, dal 1900, e quasi sicuramente in Svizzera, dove le serie storiche iniziano dal 1864, e in Germania, dove i dati iniziano dal 1881.Anche l’inizio del 2023 è stato più caldo del solito in gran parte dell’Europa, e in particolare in alcuni paesi orientali come la Polonia. Secondo le prime previsioni, nell’anno appena cominciato le temperature medie globali potrebbero aumentare per la probabile fine della “Niña”, uno dei complessi di eventi atmosferici che influenzano il meteo di varie parti del mondo.– Leggi anche: Forse La Niña sta per finireTenendo conto dell’intero pianeta, le temperature medie del 2022 risulteranno quasi certamente al di sotto di quelle dei tre anni più caldi che siano mai stati osservati finora, cioè il 2016, il 2020 e il 2019 (manca ancora una stima generale della WMO).Secondo le prime previsioni per il nuovo anno del Met Office, il servizio meteorologico nazionale del Regno Unito, nel 2023 la temperatura media globale sarà superiore alla media del periodo 1850-1900, quando ancora le emissioni di gas serra prodotte dalle industrie non avevano causato effetti riscontrabili sul clima, di un valore compreso tra 1,08 °C e 1,32 °C.Il riscaldamento del pianeta provocato dalle attività umane è diventato sempre più evidente negli ultimi anni: è da dieci anni che le temperature medie globali annuali sono superiori ai livelli pre-industriali di almeno 1 °C. Secondo le più ottimistiche, per quanto sempre più improbabili, speranze internazionali i paesi del mondo dovrebbero evitare che superino di 1,5 °C le medie del periodo preindustriale per impedire gli effetti più gravi del cambiamento climatico, cioè aumenti della frequenza e dell’intensità di eventi disastrosi, come inondazioni e prolungati periodi di siccità.Com’era evidente dalla prolungata siccità in gran parte d’Europa, nel 2022 ha anche piovuto molto poco. In Italia la quantità di precipitazioni dell’intero anno è stata pari al 70 per cento della media tra il 1991 e il 2020. LEGGI TUTTO

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    Di Nikola Tesla si parla moltissimo ancora oggi

    Caricamento playerDopo aver lavorato con Nikola Tesla per un breve periodo a Parigi, tra il 1882 e il 1884, l’inventore inglese Charles Batchelor scrisse in una lettera di referenze indirizzata al suo amico statunitense Thomas Edison: «Conosco due grandi uomini. Uno è lei, Edison, e l’altro è questo giovane». Edison aveva all’epoca 37 anni, ed era già uno degli inventori e imprenditori più noti al mondo, quello che aveva commercializzato e reso la lampada a incandescenza un oggetto di uso comune. Tesla era un ingegnere di origini serbe di dieci anni più giovane, e si era già fatto notare a Parigi in una delle aziende di Edison, la Continental Edison, in cui aveva lavorato con Batchelor.Morto il 7 gennaio 1943, 80 anni fa, Tesla è uno dei personaggi storici più presenti e citati dei nostri tempi. Lo è prima di tutto perché appartiene a un gruppo di inventori le cui intuizioni e innovazioni cambiarono la storia delle scienze applicate tra l’Ottocento e il Novecento, e sono alla base del funzionamento di strumenti che utilizziamo ogni giorno. E lo è perché il suo nome è, tra le altre cose, quello della società statunitense dell’imprenditore Elon Musk nota per aver cambiato in tempi molto più recenti la storia del mercato delle automobili. Ma non solo per tutto questo Tesla è ancora attuale.Dopo la sua morte, ma in modo particolare negli ultimi decenni, Tesla è diventato nella cultura popolare il prototipo del “genio visionario” dell’ingegneria, protagonista di libri e film (anche di successo, come The Prestige) in cui incarna l’ideale dell’inventore audace, anticonformista e incompreso. Ed è diventato un riferimento per molte persone – certamente per Musk – in tempi in cui la definizione stessa di inventore ha assunto contorni via via più sfumati e difficili da cogliere, per un insieme complesso di ragioni storiche, economiche e sociali.Ad aggiungere connotazioni letterarie e a tratti leggendarie alla sua storia contribuiscono sia le vicende della sua vita, non tutta nota e non fatta solo di successi, sia la raccontata rivalità con altri inventori e imprenditori del suo tempo conosciuti quanto o più di lui. La storia complicata e spesso infruttuosa dell’applicazione ingegneristica di alcune sue idee ha inoltre fatto di lui un modello di “genio” diverso da altri, più specifico e definito: quello meno abile o meno incline alla commercializzazione delle proprie intuizioni, diversamente da Edison. E questa caratteristica, insieme a una certa stravaganza e all’isolamento nell’ultima parte della sua vita, ha peraltro favorito il successo recente di Tesla anche tra molti sostenitori di approcci pseudoscientifici e fanatici delle sue idee più bislacche e irrealizzabili.Una sala del museo dedicato a Nikola Tesla a Belgrado, in Serbia (AP Photo/Darko Vojinovic)Tesla nacque il 10 luglio 1856 a Smiljan, un villaggio che oggi è in Croazia e all’epoca era parte dell’Impero austriaco. Suo padre era un ministro di culto ortodosso serbo e sua madre discendeva da una stirpe di inventori. Anche lui era destinato al sacerdozio, per volontà di suo padre, ma a un certo punto contrasse il colera: un evento a cui avrebbe in seguito attribuito molta importanza, come scrisse in un’autobiografia del 1919.Durante uno dei momenti più critici, dove sembrava che mi fosse rimasto pochissimo da vivere, mio padre entrò nella stanza. Ho ancora davanti agli occhi il suo volto pallido mentre tentava di tirarmi su il morale e di tranquillizzarmi. «Forse», dissi, «potrei migliorare se tu mi permettessi di studiare ingegneria». «Allora tu studierai nel miglior istituto tecnico del mondo», solennemente replicò, e sapevo cosa volesse dire.Tesla guarì – «tornai alla vita come una specie di Lazzaro, con grande meraviglia di tutti» – e suo padre mantenne la promessa. Gli permise di studiare ingegneria elettrica al Politecnico di Graz, in Austria. E successivamente Tesla si iscrisse all’Università di Praga, dove per qualche tempo seguì corsi di fisica e matematica avanzata ma senza mai finire gli studi.Descritto come una persona molto curiosa e dalla memoria prodigiosa, Tesla si trasferì a Budapest nel 1881 e trovò lavoro in una società di telegrafi, una tecnologia che però considerava obsoleta e distante dai suoi interessi. Si trasferì quindi a Parigi, nel 1882, dove cominciò a lavorare come ingegnere in una filiale della Edison Continental insieme a Batchelor, l’inventore inglese che un anno prima aveva curato a Parigi l’installazione di una stazione di illuminazione elettrica alla prima Esposizione internazionale dell’elettricità.Grazie all’intercessione di Batchelor, che andò a dirigere la divisione manifatturiera Edison Machine Works a New York, anche Tesla si trasferì negli Stati Uniti nel 1884. All’epoca Edison stava cercando collaboratori che lo aiutassero a migliorare e rendere capillare la distribuzione dell’energia elettrica su larga scala, in tutte le città. Chiese quindi a Tesla e agli altri ingegneri che lavoravano nelle sue aziende di rendere il sistema di distribuzione dell’elettricità più efficiente e sicuro.– Leggi anche: 10 storie di inventori uccisi dalle proprie invenzioniA questo punto, molte biografie di Tesla raccontano che Edison promise un premio spropositato, di 50 mila dollari – equivalente a oltre un milione e mezzo di dollari oggi – all’ingegnere in grado di ottimizzare il generatore di corrente esistente all’epoca. Tesla ci riuscì, dopo mesi di lavoro e dedizione, ed Edison si limitò a un cospicuo aumento di stipendio, senza mantenere la promessa. «Tesla, lei non afferra il senso dell’umorismo americano», gli disse.Quello tra Tesla ed Edison è ancora oggi uno degli scontri più noti e raccontati della storia della scienza: non soltanto per ragioni di personalità differenti e contrapposte, ma per una questione tecnica oggetto della cosiddetta guerra delle correnti. Lo standard dell’epoca nella produzione di energia elettrica – quello che aveva fatto la fortuna di Edison ed era utilizzato nei primi impianti per alimentare piccole reti per l’illuminazione – era il generatore di corrente continua.Semplificando molto, il generatore funzionava grazie a una batteria che era in grado di emettere elettroni in un’unica direzione. Era un sistema semplice da regolare ma aveva una serie di svantaggi, primo tra i quali i costi di trasmissione molto elevati a causa della grande dispersione della corrente lungo i cavi. Di fatto, il raggio utile per la trasmissione era molto ridotto e rendeva necessario costruire una centrale elettrica ogni chilometro o poco più.L’ambizione di Tesla, a conoscenza degli studi e degli esperimenti di altri inventori e scienziati a lui contemporanei, era invece quella di costruire un generatore a corrente alternata: il sistema che ancora oggi rende possibile trasportare la corrente elettrica su lunghe distanze. Sistemando diversamente i fili e il magnete all’interno del generatore era possibile ottenere un sistema che produceva gli stessi risultati – portare l’elettricità nelle case – ma in un modo molto più efficiente. Non era cioè necessario costruire impianti a distanza molta ravvicinata: per illuminare un’intera città ne sarebbe bastato uno situato a 30 chilometri di distanza.– Leggi anche: Perché il caricabatterie del computer portatile si scalda?Tesla lasciò quindi la Edison Continental e fondò una sua società, la Tesla Electric Light & Manufacturing, nel 1886. Cominciò a lavorare alle sue invenzioni e ai suoi primi brevetti, cercando nel frattempo di ottenere finanziamenti che gli permettessero di sviluppare il motore a corrente alternata. Ma per un breve tempo, venuta meno la fiducia dei suoi primi finanziatori, rinunciò ai suoi progetti e lavorò come operaio a New York.Nikola Tesla in una foto del 1900 (Herbert Barraud/Hulton Archive/Getty Images)Le prospettive di successo del generatore a corrente alternata erano peraltro già emerse in precedenza in altre parti del mondo, e in particolare in alcuni esperimenti presentati a Torino nel 1884 durante un’importante mostra internazionale.L’ingegnere e scienziato italiano Galileo Ferraris, coinvolto nell’organizzazione della mostra, aveva studiato i problemi nell’applicazione dell’elettricità fin dalla fine degli anni Settanta. E nel 1885 aveva messo a punto – ma senza brevettarlo – un motore a campo magnetico rotante, un sistema a corrente alternata simile a quello che in seguito Tesla riuscì a brevettare per un uso pratico a livello industriale. Preziosissime e fondamentali per lui furono in particolare la consulenza e la collaborazione dell’imprenditore e inventore statunitense George Westinghouse, convinto dalle dimostrazioni di Tesla ad acquistare molti brevetti già esistenti sulla corrente alternata.Nel frattempo Edison difese a lungo il suo sistema a corrente continua, anche in considerazione degli ingenti investimenti da lui compiuti. E per screditare il sistema di Tesla incentrò una campagna mediatica, a tratti molto aggressiva, sulla sicurezza della corrente continua e sui pericoli dell’alta tensione dei generatori a corrente alternata. Quello stesso sistema fu peraltro utilizzato per mettere a punto nuovi strumenti per l’esecuzione delle condanne a morte, tra cui la sedia elettrica, con il parere favorevole dello stesso Edison, che aveva un interesse nell’associare nell’opinione pubblica la corrente alternata a uno strumento letale per definizione.La campagna di Edison non servì a molto: i sistemi di illuminazione a corrente alternata sviluppati dalla Westinghouse Electric si diffusero per le strade degli Stati Uniti già dal 1887. E tramite appositi trasformatori quel sistema non creò significativi problemi di sicurezza. L’invenzione del motore a corrente alternata e i relativi brevetti, acquistati da Westinghouse, rivale di Edison, portarono a Tesla non soltanto gli ambiti riconoscimenti nella comunità degli inventori ma anche ingenti guadagni, prima di ottenere nel 1891 la cittadinanza statunitense.Proprio in quegli anni Tesla diventò noto per le dimostrazioni pubbliche spettacolari delle altre invenzioni a cui stava lavorando e per cui cercava di attirare l’interesse dei finanziatori. E si interessò a molti fenomeni che lo portarono a sviluppare idee e progetti e condurre esperimenti considerati oggi contributi fondamentali per altre scoperte scientifiche, tra cui la comunicazione a distanza tramite onde elettromagnetiche, alla base dell’invenzione della radio. Altri studi da lui condotti inoltre sui raggi X, la cui scoperta nel 1895 è attribuita al fisico tedesco Wilhelm Röntgen, permisero a Tesla di comprendere in particolare la pericolosità dell’esposizione prolungata ai raggi.Questi interessi ed esperimenti portarono Tesla ad approfondire, tra le altre cose, l’idea innovativa di trasmettere energia elettrica senza fili, creando un campo magnetico tra circuiti fisicamente separati. Lo stesso principio è alla base della bobina di Tesla (o “trasformatore risonante”), un dispositivo da lui inventato che permette di produrre elettricità a corrente alternata tra circuiti elettrici accoppiati in risonanza. Funziona in sistemi posti a corte distanze ma Tesla era convinto potesse servire a sviluppare energia anche a lungo raggio (gli sviluppi più attuali di questa tecnologia presentano molti limiti noti già all’epoca).– Leggi anche: L’elettricità wirelessLa rivalità tra Tesla ed Edison continuò a esercitare fascino ed essere oggetto di curiosità e interesse per lungo tempo. Intervistato dal New York Times il giorno dopo la morte di Edison, avvenuta il 18 ottobre 1931, Tesla disse di lui:Non aveva hobby, non aveva nessun interesse per alcun tipo di divertimento, e viveva nel totale disprezzo delle più elementari norme igieniche. Non c’è dubbio che se non avesse sposato in seguito una donna di eccezionale intelligenza, che ebbe come unico scopo della sua vita quello di preservarlo, sarebbe morto molti anni fa per le conseguenze della totale negligenza. Tanto grande e incontrollabile era la sua passione per il lavoro.La scarsa attenzione all’igiene di Edison non doveva peraltro suonare troppo sorprendente da parte di Tesla: uno che, come scrisse Margaret Cheney, autrice della biografia Tesla. Un uomo fuori dal tempo, usava 18 tovaglioli puliti a ogni pasto, aveva una «paura morbosa dei germi» ed era «perseguitato da una moltitudine di altre strane ossessioni».Nel 1899 aveva lasciato New York per trasferirsi a Colorado Springs, un posto isolato in cui poter condurre liberamente i suoi esperimenti in spazi più ampi. In quel laboratorio in Colorado era riuscito a portare avanti alcuni degli studi per cui è citato nella storia della scienza, ma soprattutto i progetti più ambiziosi, irrealizzabili e strampalati. Furono questi a procurargli infine, dopo i successi e i riconoscimenti della prima parte della sua vita, una reputazione da scienziato pazzo, peraltro favorita dalle sue ossessioni.Nikola Tesla durante un’intervista per il suo 79° compleanno, a New York, il 10 luglio 1935 (AP Photo)A un certo punto, la sua convinzione di aver registrato segnali radio extraterrestri era stata una delle ragioni della sua progressiva perdita di credibilità nella comunità scientifica. E le strutture utilizzate per costruire vicino a Manhattan la Wardenclyffe Tower, un costosissimo e fallimentare progetto di trasferimento di energia senza fili cofinanziato dal banchiere John Pierpont Morgan, erano infine state smantellate e vendute per ripagare i debiti di Tesla con il fisco.Una delle fissazioni più note di Tesla era quella per il numero tre, di cui peraltro aveva scritto nella sua autobiografia del 1919.Ho contato tutti i gradini che ho percorso e ho calcolato il volume contenuto in tutti i piatti da minestra e nelle tazzine da caffè, oltre a quello delle porzioni di cibo: il pasto altrimenti non sarebbe potuto essere piacevole. Oltretutto tutti questi atti ripetuti e operazioni che eseguivo dovevano essere sempre divisibili per tre, e se questo non accadeva mi sentivo spinto a ricalcolare tutto di nuovo, anche se questo mi richiedeva molte ore.Tesla trascorse gli ultimi anni della sua vita sempre più indebitato e in solitudine, alloggiando in alberghi malmessi. Nelle sue stanze lasciava entrare i piccioni, un’altra delle sue ossessioni: dava loro da mangiare e sosteneva di riuscire a comunicare con alcuni di loro. Morì a 86 anni nel New Yorker Hotel, l’albergo di Manhattan in cui viveva stabilmente dal 1934: nella stanza 3327, al 33° piano, entrambi numeri divisibili per tre. LEGGI TUTTO

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    È stato approvato il primo vaccino per le api

    Questa settimana il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha approvato l’uso del primo vaccino per api al mondo. È un vaccino sviluppato dall’azienda biotecnologica Dalan Animal Health, che si occupa di salute degli insetti e sicurezza alimentare. L’obiettivo è quello di contrastare la diffusione di una malattia delle api detta “peste americana”, che è nata negli Stati Uniti e si è poi diffusa in tutto il mondo, causata dal batterio sporigeno Paenibacillus larvae.La peste americana è un problema molto serio per gli apicoltori perché è altamente contagiosa e non ha soluzione se non quella di bruciare le api infette e tutto l’alveare. L’amministratrice delegata dell’azienda Annette Kleiser ha definito l’approvazione del vaccino una «svolta nella protezione delle api da miele».Il vaccino di Dalan Animal Health prevede che una versione inattiva del batterio venga iniettata dagli apicoltori nella pappa reale di cui si nutrono le api regine, raggiungendo in questo modo anche le loro ovaie. Le api regine sono quelle che generano tutte le api dell’alveare, quindi è sufficiente vaccinare loro perché l’immunità al batterio si trasferisca a tutte le larve, che sono quelle suscettibili di infezione (che non colpisce invece le api adulte).Le infezioni in una colonia cominciano quando le giovani larve ingeriscono le spore di Paenibacillus larvae, che sono molto resistenti e possono sopravvivere in natura per oltre trent’anni. Le spore proliferano nell’intestino delle larve che muoiono lasciando resti altamente contagiosi per le altre larve e quindi portando a una rapida diffusione della malattia. Per gli apicoltori è piuttosto facile riconoscere quando un alveare è infetto perché le larve diventano vischiose e hanno un odore rancido.L’attenzione della ricerca scientifica e delle aziende biotecnologiche per le api deriva dal fatto che queste hanno un ruolo molto importante nell’equilibrio degli ecosistemi naturali grazie alla loro attività di impollinatrici, ma che sono da tempo in pericolo, oltre che per via di malattie come la peste americana anche a causa dei pesticidi usati in agricoltura e di alcune attività umane. Secondo i dati del dipartimento dell’Agricoltura, negli Stati Uniti il numero di colonie di api da miele è in costante calo dal 2006.Inizialmente il vaccino sarà distribuito solo ad alcuni apicoltori selezionati, ma si prevede che verrà messo in commercio già nel corso di quest’anno.– Leggi anche: Ci sono buone notizie per le api LEGGI TUTTO

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    I diari di bordo delle vecchie baleniere ci aiutano a ricostruire la storia del clima

    Lo studio del clima e degli eventi meteorologici del passato è considerato sempre più importante per definire l’entità dei cambiamenti climatici in corso e per costruire modelli di lungo periodo che aiutino a fare migliori previsioni. La raccolta di dati costanti e affidabili sul clima e sui fenomeni atmosferici è però piuttosto recente: per alcune zone remote del pianeta, ma anche per mari e oceani, ne esistono pochi precedenti agli anni Cinquanta dello scorso secolo.Per colmare questi vuoti informativi si stanno rivelando importanti i diari di bordo delle navi che per secoli attraversarono gli oceani, in particolare quelli successivi al 1800, quando la pratica di registrare le quotidiane posizioni esatte delle navi e le condizioni meteorologiche divenne la norma. E sono particolarmente interessanti i diari delle baleniere, cioè le navi dedicate alla caccia alle balene, molto diffusa fino agli anni Settanta. Le baleniere infatti si spingevano lontano dalle rotte consuete e nella loro caccia ai cetacei esploravano porzioni di oceano poco coperte dalle imbarcazioni commerciali e militari.Nella metà dell’Ottocento la caccia alle balene toccò il suo picco negli Stati Uniti: centinaia di imbarcazioni dotate di lunghi arponi partivano dal New England, nel nord-est del paese, per andare a caccia nell’Atlantico del sud, nel Pacifico e nell’oceano Indiano. L’olio di balena era molto richiesto sul mercato americano come combustibile per le lampade, come ingrediente di base per saponi e come lubrificante per una vasta gamma di strumenti meccanici come armi, macchine per scrivere e ingranaggi di processi industriali. Il 1853 fu l’anno in cui si registrò il massimo dei profitti, 11 milioni di dollari, con oltre 8.000 balene uccise.I simboli utilizzati sui diari di bordo delle baleniere (Wikicommons)La Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), un’organizzazione non profit statunitense che si occupa di ricerca sulle scienze marine e ha sede in Massachusetts, sta lavorando a un progetto di recupero, digitalizzazione e organizzazione di dati climatici dai diari di bordo delle baleniere.Le oltre 54mila indicazioni meteorologiche contenute in 110 diari di bordo attualmente in fase di analisi permetteranno di costruire modelli di lungo periodo che aiuteranno gli scienziati a comprendere come è cambiato il clima negli ultimi due secoli. Sarà possibile capire meglio gli eventi ricorrenti e quindi prevedere quelli futuri.Nello specifico il lavoro dei dodici ricercatori della WHOI si concentra sui venti, sulla loro forza e sulle loro direzioni. I diari di bordo provengono da archivi pubblici e privati della regione del New England, da cui le baleniere partivano verso gli angoli più remoti del pianeta. Contengono registri quotidiani di longitudine e latitudine, rotte delle navi, direzioni e intensità dei venti, condizioni del mare, presenza di nuvole e informazioni generali sul tempo.I diari di bordo erano compilati scrupolosamente e obbligatoriamente, perché erano considerati registri legali necessari per richieste alle assicurazioni e per eventuali contenziosi con le compagnie proprietarie delle navi o con l’equipaggio, come le scatole nere degli aerei. Oltre ai dati atmosferici, riportavano tutte le attività svolte sulla nave, eventuali altre imbarcazioni incrociate o problemi riscontrati.Una pagina del diario di bordo della baleniera Almira, in viaggio dal 1864 al 1868 (Wikicommons)Il progetto si concentra sullo studio dei venti, ma dai registri potrebbero essere estrapolate informazioni anche sull’intensità delle precipitazioni, sulle perturbazioni o su quanto il mare fosse mosso o tranquillo. Semplificando molto, la WHOI mira a capire dove (a che latitudine e longitudine) e quando (in che anno, in quale stagione) i balenieri incontrarono i venti più forti, per confrontare poi i dati con quelli attuali, in modo da registrare le variazioni e costruire un modello a lungo termine relativo ai venti.I venti e le loro interazioni influenzano le precipitazioni, i periodi di siccità, le inondazioni e i fenomeni estremi come tempeste e uragani: un modello più accurato dei venti può aumentare la precisione delle previsioni degli altri eventi. Uno studio di Nature del 2020 evidenziò per esempio come l’assenza di modelli sui venti in azione sopra gli oceani fosse una delle cause di errori e mancanze nelle previsioni sulle precipitazioni. Inoltre la ricostruzione degli eventi atmosferici negli ultimi secoli è fondamentale per capire l’influenza sul clima delle azioni umane, legata alle emissioni di gas serra.I ricercatori del WHOI hanno raccontato alla rivista online Grist che il progetto è solo in una fase iniziale: nei prossimi nove mesi potranno essere forniti dei primi dati complessivi, ma il bacino di diari di bordo da cui attingere è molto più ampio rispetto al centinaio di libri analizzati (ognuno si aggira intorno alle 200 pagine): quelli a disposizione sono attualmente 4.300.La quantità di dati a disposizione e da analizzare è quindi enorme e un recente accordo con l’Università di Lisbona ne aggiungerà altri: 3.800 diari di bordo di navi portoghesi che navigarono gli oceani dal 1760 al 1940. Per analizzarli sarà probabilmente necessario fare ricorso a un lavoro condiviso, usando anche molti volontari, come è accaduto in progetti simili.Un ufficio alla Woods Hole Oceanographic Institution in una foto del 2014 (AP Photo Stephan Savoia)L’istituto del Massachusetts non è infatti l’unico ad analizzare dati su clima ed eventi meteo del passato. Il progetto è ispirato a quello Old Weather della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa di meteorologia e clima. Dal 2010 migliaia di volontari hanno analizzato registri meteorologici presenti su archivi online per trascrivere i dati in un database secondo un modello definito dal progetto: nel complesso sono 14 milioni di osservazioni. I dati provenivano dai diari di bordo delle navi militari in navigazione durante la Seconda guerra mondiale e in una seconda fase da rompighiaccio e baleniere in transito nell’area artica sin dal 1849.– Leggi anche: 40 anni fa decidemmo di non cacciare più le balene LEGGI TUTTO

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    L’anno è iniziato con temperature molto alte in Europa

    Nei primi giorni del 2023 sono state registrate temperature particolarmente alte per la stagione in gran parte d’Europa e in otto paesi sono stati superati i record nazionali delle temperature più alte mai osservate a gennaio. Il fenomeno ha colpito in modo particolare il nord-est del continente, dove le temperature medie del primo giorno dell’anno sono state anche di più di 10 °C superiori alla media riferita al periodo 1979-2010.#caldo eccezionale in Europa in questi giorni. Battuti centinaia di record specialmente nel settore centrale e orientale del continente. In alcune zone le temperature minime hanno superato valori tipici di luglio. pic.twitter.com/UFmkA83caX— Consorzio LaMMA (@flash_meteo) January 2, 2023Uno dei paesi in cui sono stati battuti i record nazionali è la Polonia, dove generalmente gli inverni sono molto rigidi. Il primo gennaio nella capitale Varsavia sono stati registrati 18,9 °C. Il precedente record, risalente al 1999, era più basso di 4 °C: non è inusuale che i valori massimi si aggiornino, ma è raro che accada con una differenza tanto pronunciata: di solito si tratta di qualche decimo di grado.Nel corso della stessa giornata in tutto il paese le temperature massime sono state superiori ai 10 °C.”Nowy Rok jaki, cały rok taki” 1 dnia roku padł rekord ciepła dla stycznia z 1999 roku a w wielu miastach rekordy ciepła dla całego okresu zimowego. W Warszawie temp max wyniosła 18,9°C i utrzymała się przez kilkadziesiąt minut w środku zimy#IMGW @IMGW_CMM pic.twitter.com/f4G0KD9aXH— IMGW-PIB METEO POLSKA (@IMGWmeteo) January 1, 2023Gli altri paesi in cui i record nazionali di temperatura massima per gennaio sono stati battuti sono la Bielorussia, la Danimarca, la Lettonia, il Liechtenstein, la Lituania, i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca. Ma record locali sono stati superati anche in altri paesi. Ad esempio a Bilbao, nel nord della Spagna, è stata registrata la temperatura massima di 25,1 ºC, sempre il primo gennaio: il precedente record era inferiore di quasi un grado. Lo stesso giorno nella regione intorno alla città basca le temperature minime sono state comprese tra 14 e 16 °C, valori che normalmente si osservano a luglio.A Berlino, in Germania, sono stati registrati 16 °C il primo gennaio. Nella notte tra il 3 e il 4 in Inghilterra e Galles le temperature minime sono state intorno ai 10 °C, mentre normalmente in questo periodo dell’anno sono intorno ai 2-3 °C.🌡️ Temperatures would usually be expected to drop to around or just above freezing in early January📈 But tonight, temperatures will stay in double figures across large swathes of England and Wales with any frost confined to central and northern Scotland pic.twitter.com/HT22TrX9yp— Met Office (@metoffice) January 3, 2023Questa ondata di caldo è dovuta a un fenomeno ricorrente: il raffreddamento della stratosfera, il secondo degli strati in cui si divide l’atmosfera partendo dal suolo, dopo la troposfera, al di sopra del Polo Nord. Tale raffreddamento ha l’effetto di compattare il vortice artico della troposfera, un’ampia area di bassa pressione sul mare Artico che influenza grandemente le condizioni meteorologiche invernali dell’emisfero settentrionale.Il vortice è “trattenuto” sopra l’estremo Nord da una corrente a getto, cioè un veloce flusso d’aria che si trova a sud del Polo, che soffia da ovest a est e che è più caldo. La corrente a getto fa da barriera al vortice artico come se fosse il bordo di una ciotola: l’aria fredda sopra il Polo, che è più pesante, è arginata da questa aria relativamente più calda, che crea una specie di barriera. A grandi linee, la barriera diventa particolarmente efficiente quando la troposfera artica è particolarmente fredda: per questo arriva meno aria fredda alle medie latitudini, quelle in cui si trova gran parte dell’Europa continentale, e le temperature possono salire.È comunque possibile che l’intensità dell’attuale ondata di caldo, essendo molto marcata, sia influenzata anche ad altri fattori, legati al cambiamento climatico.Il raffreddamento della stratosfera artica è associato anche a forti tempeste di vento nell’Europa settentrionale e a scarse precipitazioni nell’Europa meridionale, Italia compresa. Ha degli effetti anche dall’altra parte dell’oceano Atlantico, in Nord America: pure lì, dopo che intorno a Natale ci sono stati giorni di freddo intenso e tempeste di neve dovuti a un precedente riscaldamento dell’Artico, le temperature sono notevolmente aumentate.Secondo le previsioni continueranno a essere registrate temperature più alte del solito per questa stagione fino a metà mese, anche se in modo meno estremo. LEGGI TUTTO