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    Keyless potenzia la crescita con un finanziamento di 10 milioni di dollari

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    Keyless ha raccolto 2 milioni di dollari in un round di finanziamento guidato dagli investitori attuali Rialto Ventures ed Experian Ventures. Questo investimento porta il finanziamento totale a 10 milioni di dollari dalla separazione da Sift e supporterà i piani di crescita della società specializzata nell’autenticazione biometrica privacy-preserving per il 2025, costruendo sulla base del successo straordinario del 2024.Nel 2024, l’azienda ha registrato una crescita anno su anno superiore al 700%, servendo clienti globali nei settori bancario, fintech, portafogli crypto e gaming negli Stati Uniti, in Europa e in America latina. Keyless ha anche rafforzato la sua presenza negli Stati Uniti, accogliendo esperti del settore come Sarah Clark e Charles Walton in qualità di consulenti e assumendo direttori per le vendite e i servizi tecnici in Nord America.”Il 2024 è stato un anno di trasformazione sia per Keyless che per l’intero settore,” ha dichiarato Andrea Carmignani, co-fondatore e CEO di Keyless. “Il mercato delle identità biometriche per i servizi finanziari è destinato a crescere con un CAGR straordinario del 41% nei prossimi tre anni, raggiungendo un valore globale di 40 miliardi di dollari. In Keyless abbiamo già osservato un cambiamento significativo nell’adozione di soluzioni biometriche privacy-preserving, in grado di ridurre le frodi e migliorare al contempo l’esperienza utente. Non vediamo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il 2025.” LEGGI TUTTO

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    Truffe via sms: smishing e phishing, il pericolo che ruba dati e denaro

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    I punti chiave

    Da tempo, le truffe via sms stanno mettendo a dura prova la sicurezza dei cittadini italiani. Questi attacchi, noti come smishing, rappresentano una variante del più conosciuto phishing, ma sfruttano i messaggi di testo anziché le email per ingannare le vittime. L’obiettivo resta sempre lo stesso: ottenere informazioni sensibili come dati bancari, credenziali o numeri di carte di credito, sfruttando la fiducia e l’urgenza percepite dalle persone. In questo articolo, esploreremo come riconoscere e proteggersi da queste minacce sempre più diffuse.Come funziona la truffaaIl meccanismo di truffa è sempre lo stesso: i criminali inviano un messaggio di testo che imita in modo più o meno verosimile le richieste di un’organizzazione legittima. Può trattarsi, ad esempio, di un corriere, una banca o un sito di e-commerce. Gli scopi di queste truffe possono essere diversi: sottrarre denaro o ottenere informazioni sensibili, ma l’obiettivo finale rimane invariato, ovvero quello di accedere al patrimonio della vittima.Raccomandazioni importantiMa come proteggersi da queste insidie, soprattutto se non si è esperti di tecnologia o se non si riconosce subito un tentativo di frode? La risposta è semplice: nessuna azienda o ente affidabile chiederà mai informazioni personali tramite sms, chiamate telefoniche o email, nemmeno se il mittente sembra essere autentico. Inoltre, se nel messaggio compaiono errori grammaticali o se traspare un senso di urgenza, è quasi sempre un tentativo di truffa. Pertanto, la raccomandazione è di non rispondere, di cancellare immediatamente il messaggio e, ovviamente, di evitare di cliccare su eventuali link. In soccorso arrivano anche le applicazioni e le funzionalità integrate nei sistemi operativi, come iOS e Android, che offrono strumenti di protezione contro questo tipo di frodi (ne parliamo più dettagliatamente qui). LEGGI TUTTO

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    Al via il cambio di pneumatici: cosa fare dal 15 ottobre

    Anche se il clima è tutt’altro che invernale, può essere molto pericoloso avventurarsi in strade di montagna senza avere i giusti pneumatici nella propria auto. Anche se il regolamento nazionale impone l’obbligo di gomme invernali dal 15 novembre al 15 aprile, da sabato 15 ottobre l’Anas ricorda che in Val d’Aosta prenderà il via l’obbligo di catene a bordo o pneumatici invernali sulle proprie strade “particolarmente esposte al rischio di precipitazioni nevose o formazione di ghiaccio”.Perché si cambiano le gommeRispetto a quelle estive, l’aderenza di quelle invernali è migliore e rende i rischi minimi anche su strade dove sull’asfalto sono presenti criticità dovute alla stagione che avanza. È bene che tutti gli automobilisti abbiano un mese di tempo per organizzarsi nel cambio degli pneumatici o sbrigarsi nel caso in cui debbano imbattersi su strade d’alta quota. Per effettuare il cambio basta recarsi da un gommista o da un rivenditore autorizzato.Temperatura e condizioni stradaliCome si legge su Drivercenter, i pneumatici invernali sono progettati e realizzati “per reagire attivamente ad una temperatura esterna bassa, orientativamente inferiore ai 7°C”. Qualsiasi siano le condizioni del fondo stradale (bagnato, con neve o ghiaccio), dai sette gradi in giù si possono percepire i benefici della tipologia di pneumatico progettato e costruito per far fronte a quel tipo di criticità. “Grazie a uno specifico disegno battistrada e all’utilizzo di lamelle, i pneumatici invernali massimizzano l’aderenza su superfici bagnate, innevate o ghiacciate”, sottolineano gli specialisti. L’aderenza è sicuramente maggiore in queste condizioni (sia in motricità che in frenata) ma si mantengono ottime anche se la strada è asciutta.Per quanto riguarda la frenata, la differenza tra uno pneumatico normale e pneumatico invernale è abissale: secondo alcuni test, su fondo bagnato e con una velocità dell’auto pari a 90 Km/h, nel primo caso saranno necessari 59,2 metri, con quello invernale 53,8. Con un fondo innevato, invece, quello estivo frena in 43,8 metri, quello invernale in 35,5 metri e senza la possibilità di sbandate.Le gomme quattro stagioniNegli ultimi anni, però, vanno molto di moda gli pneumatici “quattro stagioni”, riconoscibili dalla scritta M+S (Mud+ Snow, fango e neve), alcuni con accanto il simbolo del fiocco di neve a indicare la loro idoneità all’utilizzo invernale e su fondi innevati. In generale, però, le gomme “all seasons” hanno un’aderenza minore rispetto a quelle termiche quando il fondo è ghiacciato o c’è la presenza di neve così come i tempi di frenata, ridotti nel secondo caso rispetto al primo. LEGGI TUTTO

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    Patente per la moto, cambia tutto: ecco le novità

    Per ottenere la patente di categoria A3, vale a dire quella che consente di guidare moto senza alcun limite di cilindrata, non sarà più necessario sostenere alcun esame pratico. Verrà infatti ritenuta sufficiente la partecipazione a uno specifico corso della durata minima di 7 ore, organizzato presso le autoscuole autorizzate.Chi potrà beneficiarneStando a quanto stabilito all’interno del decreto Infrastrutture-bis, questa novità risulterà accessibile unicamente a quanti abbiano già conseguito le patenti di categoria A1 o A2. La prima, ottenibile a 16 anni, abilita alla guida di motocicli con cilindrata pari a 125 cm³ e con potenza non superiore a 11 kw, mentre la seconda, conseguibile dai 18 anni, consente di condurre motocicli con potenza massima di 35 kW e con un rapporto peso-potenza massimo di 0,2 kW/kg.La motivazione ufficiale di questo genere di novità è quella di ridurre i tempi delle pratiche, nonché quello di affrontare lo spinoso problema del drastico calo di personale presso le Motorizzazioni civili. Ecco perché sarà sufficiente attendere 2 anni dal conseguimento della propria patente di guida A1 o A2 per poter beneficiare dello scatto automatico, che consentirà di raggiungere la categoria A3 semplicemente seguendo un corso di teoria e pratica in autoscuola senza dover affrontare lo scoglio del consueto esame finale.Prima di questa novità, i possessori della patente A1 potevano ottenere la A2 solo dopo il compimento dei 18 anni e a seguito del superamento di un esame pratico di guida, mentre chi aveva la A2 poteva passare alla A3 dopo ulteriori 2 anni di tempo, previo superamento di un esame pratico.Le dateLa nuova normativa introdotta dal decreto Infrastrutture-bis entrerà in vigore tra il 10 e il 15 di agosto. Al momento l’approvazione è già avvenuta in Senato e si attende il via libera da parte della Camera, che dovrebbe avvenire al più presto con lo scopo di evitare il rischio di scadenza del Dl, previsto poco prima di ferragosto. LEGGI TUTTO

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    Mosca chiude l’Agenzia. L’ira di Israele

    Nella nuova avventura che il mondo, bendato, sta intraprendendo, Israele e Russia confliggono. Putin ha annunciato la chiusura dell’Agenzia Ebraica in Russia, la «Sochnut» che divenne il primo governo di Israele: nata nel 1923, divenne nel ’48 il primo governo di Ben Gurion; tiene insieme nel mondo il bandolo della diaspora, laica e religiosa, del ritorno in Israele del popolo ebraico. Paese per Paese, città per città, il nesso fra identità culturale e religiosa delle varie comunità e Israele è là.Il ministero della Giustizia russo ha accusato la «Sochnut» di raccogliere informazioni sui cittadini russi, e questo è illegale. La risposta tecnica è stata l’incarico a un gruppo di legislatori israeliani di partire per Mosca per trovare il modo di far cessare l’inquisizione, ma per ora il gruppetto aspetta presso il ministero degli Esteri e non ottiene il permesso di presentarsi in Russia. L’Agenzia ha deciso al momento di spostare la sua attività online e a Gerusalemme, una sconfitta momentanea, accompagnata dalla protesta simile a una vera e propria minaccia di rappresaglia da parte del primo ministro e ministro degli Esteri Yair Lapid. Insieme a un gruppo di ministri in un incontro a porte chiuse ha segnalato rabbia, decisione, ma soprattutto un grande sconcerto insieme alla promessa di rivedere i rapporti con la Russia. Lapid pensa di richiamare l’ambasciatore per consultazioni, di rimandare la consegna del consegna alla Russia del complesso di una chiesa a Gerusalemme da tempo promesso, e soprattutto, si capisce senza dirlo, di spostarsi dalla scelta di non fornire armi agli Ucraini, né aiuto strategico.Non saranno certo le minacce a spaventare Putin: nella sua irritazione oltre alla spallata da bullo, probabilmente c’è anche un elemento personale. Lapid, al contrario di Bennett, e del rapporto molto cortese con l’accordo di non ingerenza del 2015 con Netanyahu, non ha contatti con Putin, e ha inveito parecchio contro i «crimini di guerra», le «stragi», le «aggressioni non provocate», pur mantenendosi sulla linea degli aiuti puramente umanitari e del sostegno morale a Zelensky.Israele, che sapeva bene di camminare su un’asse di equilibrio data la presenza militare massiccia della Russia in Siria, ha votato all’Onu il 7 aprile per espellere Putin dal Comitato per i diritti umani, ha spinto molto l’aiuto sanitario e l’immigrazione, Lapid è apparso come il miglior amico di Biden durante la visita di pochi giorni fa. L’incontro di Putin a Teheran e i nuovi accordi con gli ayatollah, anche se non hanno contemplato un aspetto esplicitamente anti israeliano, pure devono non averne escluso qualcuno. L’asse fra Russia, Iran e Turchia ha un tratto anti americano e anti israeliano. E in Siria Israele contrattacca il disegno iraniano di creare un fronte nemico pronto alla guerra, come quello degli Hezbollah in Libano. Adesso, vedremo se la Russia seguiterà a chiudere un occhio. Difficile che voglia confrontarsi militarmente con Israele, che sul campo resta un nemico molto temibile, e Putin è già molto occupato. Ma la chiusura dell’Agenzia è un atto duro, che mette insieme un attacco agli ebrei russi e a Israele, così catturato nello scontro mondiale di cui ha cercato invano di restare ai margini.Israele non può ignorare l’incubo degli ebrei bloccati come ai tempi di Nathan Sharansky, che dovette trascorrere 9 anni in prigione fra gli anni ’70 e ’80, quando l’Unione Sovietica perseguitava gli ebrei refusenik. Per ora siamo agli inizi di quello che si può trasformare in una prigione per circa un milione di ebrei russi. Un milione giunsero negli anni ’90 dopo la fine dell’Urss. Ma quando c’è una crisi mondiale, è raro che non risuoni un ritornello anti ebraico. Funziona. LEGGI TUTTO

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    “Richiamate 40mila auto”. Cosa sta succedendo a Porsche

    Ancora una volta Porsche è costretta a richiamare numerose unità, per la precisione in questo nuovo caso 40.421, del modello elettrico Taycan vendute in tutto il mondo: una situazione che riguarderebbe tutte le tipologie della vettura, comprese le versioni Cross Turismo e Sport Turismo.Esisterebbe, infatti, la concreta possibilità che il cablaggio realizzato sotto il sedili anteriori (quindi sia dal lato conducente che da quello passeggero) possa essere danneggiato durante la regolazione longitudinale degli stessi. Il rischio è che sia gli airbag che i pretensionatori delle cinture di sicurezza possano essere disattivati e divenire quindi inutilizzabili. Il richiamo, identificabile con il codice interno “Ana5” riguarda modelli realizzati in fabbrica tra il 10 luglio del 2019 e il 18 maggio del 2021.Non si tratta del primo problema che i clienti Porsche hanno riscontrato nel modello in questione. Già poco dopo il primo lancio sul mercato, infatti furono segnalati dei difetti relativi alla connettività, risolti in un secondo momento tramite aggiornamenti al software.I primi richiami di Porsche Taycan (maggio 2022) hanno riguardato circa 6mila modelli venduti in Cina e fabbricati tra gennaio 2020 e marzo 2021, sempre per il problema connesso al rischio di danno del cablaggio sotto i sedili anteriori. Nel medesimo periodo dell’anno, il richiamo è stato effettuato anche per numerose vetture vendute nel mercato Australiano. Si parla complessivamente di oltre 75mila Taycan già richiamate in tutto il mondo.Oltre al controllo di eventuali danni rilevabili nel cablaggio, i tecnici dovrebbero procedere con l’applicazione di una fascia protettiva in tessuto flessibile con lo scopo di evitare che i cavi entrino in contatto diretto con le parti mobili dei meccanismi del sedile. L’intervento previsto per i veicoli richiamati da Porsche sarà gratuito. LEGGI TUTTO

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    La tua auto si avvia senza chiavi? Come evitare che te la rubino

    Anche se dotate di tecnologie di ultima generazione, le nuove auto risultano decisamente più vulnerabili ai furti rispetto al recente passato.Ad oggi, infatti, l’elettronica è l’elemento principale dei veicoli più moderni e ad essa ci si appoggia per connettere i vari sistemi integrati. Tuttavia proprio il punto di forza delle nuove tecnologie può divenire, al contempo, anche l’anello debole per quanto concerne la questione sicurezza, specie per i modelli dotati di accensione e apertura di portiere keyless. È sufficiente, ad esempio, un semplice scanner di frequenze del costo di poche decine di euro per riuscire a rilevare il codice prodotto dalle chiavi elettroniche e farlo acquisire a un piccolo ripetitore che consentirà di aprire l’auto senza neppure la necessità di scassinare la serratura, sempre che si tratti di un modello che ne è ancora dotato.Il pericolo furti ha spinto varie case automobilistiche a effettuare specifici test per verificare l’efficacia dei propri sistemi di sicurezza. Stando a uno studio condotto negli Stati Uniti sarebbero sufficienti dai 5 secondi a un minuto per scardinare le difese tecnologiche di nuova generazione. La prova effettuata su 35 vetture da parte del National insurance crime bureau ha condotto a numeri non proprio confortanti: ben 19 auto sono state aperte e 18 messe addirittura in moto.Se si parla poi di sistemi di sicurezza basati sul controllo via app tramite smartphone, le cose peggiorano ulteriormente. In primis c’è il rischio di smarrimento o furto del cellulare, che comporta di conseguenza anche una grave falla nella sicurezza della propria auto: non è difficile, infatti, hackerare il profilo del proprietario e quindi sostituirsi a esso alla guida del mezzo.In sostanza si può affermare che i nuovi ladri d’auto devono essere necessariamente esperti di tecnologia. Non più, dunque, vetri rotti, serrature scassinate o ricerca dei fili d’accensione del mezzo sotto il cruscotto, bensì un vero e proprio lavoro da hacker, col veicolo che viene violato senza compiere alcuno sforzo fisico e senza danni.Come difendersiPer poter arginare il problema si possono adottare delle soluzioni “fai da te”, a partire dal luogo in cui si sceglie di conservare le chiavi del mezzo. Sempre meglio tenerle ben distanti da porte e finestre (cosicché il codice sia difficilmente captabile dall’esterno), e meglio ancora riporle all’interno di scatole di metallo. Esistono anche dei sacchetti speciali, acquistabili online, che isolano le chiavi riproducendo un sistema simile a quello della gabbia di Faraday.C’è addirittura chi propone un ritorno ai vecchi sistemi di sicurezza caserecci, come le catene con lucchetto da avvolgere attorno al volante o gli storici bloccasterzo: questi ultimi, ben visibili dal finestrino, potrebbero scoraggiare chi è alla ricerca di una preda facile. LEGGI TUTTO