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    Enav punta sui droni, balzo dell’utile

    Pasqualino Monti, Amministratore Delegato del Gruppo ENAV

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    Dopo un 2024 con i margini più alti di sempre, a quasi 311 milioni (+3,6% ) e ricavi oltre il miliardo, Enav fa decollare un nuovo piano industriale al 2029 prevedendo investimenti per 570 milioni. E con il focus sulla modernizzazione delle infrastrutture, sulla crescita all’estero – mercato sui cui il gruppo «punta molto» – e sullo sviluppo di un ecosistema di servizi avanzati mediante droni. LEGGI TUTTO

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    Generali-Natixis, dubbi anche dall’Ivass

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    Le nozze tra le Generali e la francese Natixis sollevano perplessità anche ai vertici dell’Ivass. L’autorità di vigilanza delle assicurazioni, secondo quanto risulta a Reuters, ha bisogno di più tempo per completare la sua revisione dell’operazione, così ha chiesto maggiori dettagli sui sistemi di controllo interno, di governance e sul sistema di remunerazione del portafoglio della nuova joint venture che verrebbe costituita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi.La proposta di aggregazione è stata fortemente voluta dal vertice del Leone a pochi mesi dalla sua scadenza avendo peraltro sollevato preoccupazioni nel governo, oltre che essere contestata dagli azionisti Caltagirone e Delfin. Lo scorso 21 gennaio Generali ha firmato un accordo non vincolante con Bpce, l’azionista di controllo di Natixis, per la partnership sull’asse Trieste-Parigi che riguarda 1.900 miliardi di masse gestite (di cui 630 miliardi di risparmi degli italiani). La firma del contratto arriverà non prima di maggio poi l’intesa verrà notificata a Palazzo Chigi per seguire l’iter del Golden Power che riguarda banche e assicurazioni. Se andrà in porto, però, impiegherà diversi anni prima di produrre concreti benefici. I primi impatti positivi sull’utile del gruppo triestino sono attesi solo dal 2028, ossia quando finirà l’effetto del dividendo preferenziale previsto per i francesi nei primi due anni. A ciò si aggiunge la spada di Damocle di una penale da 50 milioni di euro che scatterebbe in caso di mancata finalizzazione della fusione per cause riconducibili a una delle parti.Nel frattempo, ieri Generali ha confermato che sono state presentate tre liste di candidati per il nuovo cda che sarà nominato dagli azionisti nell’assemblea del 24 aprile a Trieste. La VM 2006 del gruppo Caltagirone ha anche proposto che il compenso annuo spettante a ciascun consigliere per il triennio 2025-2027 preveda una riduzione in misura pari al 15% rispetto a quanto proposto dal board. Di conseguenza, propone che il compenso sia così determinato: 85mila euro lordi annui, con un incremento del 50% per coloro che fossero componenti del comitato esecutivo, ove costituito; un gettone di presenza per ciascuna seduta del consiglio e del comitato esecutivo pari a 3.400 euro lordi. La società del gruppo Caltagirone, come già reso noto, ha inoltre candidato Annalisa Firmani, per la nomina a sindaco supplente. LEGGI TUTTO

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    Trading online, Corona ci riprova con Elite Academy

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    Fabrizio Corona ci riprova con Elite Academy. Non gli è bastato il fallimento della memecoin $corona, «spenta» dalla Consob per i rischi di un possibile insider trading ai danni di 38mila utenti (oggi vale molto meno del prezzo di lancio), per colpa di un’oscillazione di prezzo molto repentina appena prima della sua pubblicazione, tipico dello schema «pump and dump» (pompa il prezzo, falla comprare e poi abbandonala) Corona ha lanciato un altro progetto, che secondo gli analisti di Decripto avrebbe già attirato un migliaio di investitori che, secondo la loro analisi, rischiano grosso. Con la memecoin $corona, utilizzando la piattaforma FXCess, Corona aveva invitato i suoi seguaci a unirsi al suo canale Telegram, dove fornisce segnali di trading in cambio di un investimento iniziale di 300 euro tramite un link di referral. È un modello di business – spiegano gli analisti di Decripto – basato sul modello Cpa (Cost per acquisition), molto usato nel marketing online dai broker «per incentivare le persone a portare nuovi clienti attraverso programmi di affiliazione». Corona riceve una commissione fissa dal broker (in questo caso FXCess) ogni volta che qualcuno si registra e deposita fondi sulla piattaforma tramite il suo link di referral, e un guadagno proporzionato alla loro operatività su una piattaforma di trading specifica. LEGGI TUTTO

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    Forbes, la classifica dei paperoni nel mondo: Elon Musk torna primo

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    I miliardari nel mondo sono aumentati, sono 3028, 247 più dell’anno scorso, è la prima volta che sono più di tremila. Ma chi sono i più miliardari di tutti? Esce la trentanovesima classifica annuale di Forbes e al primo posto c’è Elon Musk, con un patrimonio di 342 miliardi di dollari (147 miliardi di dollari in più dal 2022 a oggi).Al secondo posto Mark Zuckerberg (prima era al quarto, patrimonio incrementato di 39 miliardi nell’ultimo anno), con 216 miliari di dollari, giusto un miliardo di dollari in più di Jeff Bezos, che si guadagna il terzo posto con 215 miliardi. Al quarto e quinto posto seguono Oracle Larry Ellison, ex-ceo di Oracle, con 192 miliardi di dollari, e Bernard Arnauld, proprietario di LVMH (Louis Vuoitton e Moet Hennesy), con 178 miliardi di dollari. I restanti della top ten sono: Warren Buffett (154 miliardi), Larry Page (144 miliardi), Sergey Brin (138 miliardi), Amancio Ortega (124 miliardi), Steve Ballmar (138 miliardi). LEGGI TUTTO

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    Stangata sull’assicurazione auto? Ecco come risparmiare

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    Uno dei costi più proibitivi, quando si parla di spese per l’auto, lo ritroviamo indubbiamente alla voce “assicurazione”. Dopo tre mesi consecutivi, cioè da novembre 2024 a gennaio 2025, in cui si era registrato un più che incoraggiante calo, i prezzi sono purtroppo tornati a crescere: a febbraio il costo medio è passato a 633,45 euro l’anno, assestandosi grossomodo sui livelli raggiunti ad agosto 2025 e crescendo di quasi 10 euro rispetto a gennaio (quando si toccò quota 625,76 euro l’anno).Secondo i dati diffusi dall’osservatorio di Facile.it, tuttavia, sono al contempo cresciute e risultano molto alte anche le possibilità di risparmio, che nel mese di febbraio 2025 hanno raggiunto il 68,46%, vale a dire il dato più alto in 12 mesi. In sostanza, ciò significa che gli automobilisti italiani tendenzialmente non effettuano la scelta più conveniente nel mare magnum delle polizze a disposizione per quanto concerne l’assicurazione del proprio mezzo.Solo Rc autoPer poter regolarmente circolare nelle strade italiane è sufficiente avere una copertura per la responsabilità civile, cioè la classica Rc auto: questo genere di accordo garantisce la copertura di eventuali danni a cose o persone provocati nei confronti di terzi dall’automobilista che stipula la polizza. In caso di responsabilità oggettive in un incidente, quindi, l’assicurazione garantisce il risarcimento del danneggiato.Trattandosi della copertura minima necessaria, essa è di conseguenza anche la soluzione più economica a disposizione quando risulta l’unica attivata: pur scorporata da altre opzioni accessorie, tuttavia, la Rc auto mediamente costa 389 euro, secondo i dati rilevati dall’Istituto sulla vigilanza per le Assicurazioni nei primi sei mesi dello scorso anno. Costo inferiore significa ovviamente una minore tutela, dato che la polizza non garantisce una copertura per l’auto dell’assicurato nel caso in cui subisca danni da terzi o da eventi avversi di qualunque genere.Se si volesse essere più tutelati, mettendo in conto un esborso maggiore, esistono tante soluzioni accessorie, come ad esempio la polizza furto e incendio, quella contro gli atti vandalici, gli eventi atmosferici, o gli eventi sociopolitici, la kasko (che garantisce la coperturta dai danni indipendentemente dalle responsabilità), l’assicurazione infortuni al conducente e quella “cristalli” che risarcisce i costi dovuti alla riparazione o sostituzione di vetri e finestrini.Come risparmiare ulteriormenteUna delle voci che si possono ritoccare per ridurre il premio, tenendo ben presente il fatto che una scelta del genere può essere molto rischiosa, è la franchigia: scegliendo di aumentarla, e quindi di conseguenza innalzando la parte del danno che l’automobilista si dice disposto a pagare di tasca in caso di sinistro, i costi vengono tagliati in modo consistente. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che la compagnia assicurativa è certa di non dover pagare nulla al di sotto di una certa soglia.Per risparmiare sulla polizza è meno rischioso decidere di installare la “scatola nera”, un dispositivo elettronico in grado di monitorare la condotta dell’automobilista durante la guida e di ricostruire la dinamica di un incidente individuando in modo semplice eventuali responsabilità. Percorrendo questa via è possibile tagliare i costi dell’assicurazione all’incirca del 20%.Per ridurre il premio è possibile attivare anche la clausola “guida esperta”, formula che limita la copertura danni ai soli casi in cui al volante ci sia un conducente con determinati requisiti di età o di esperienza (l’età minima in genere oscilla, a seconda della compagnia, tra i 23 e i 30 anni, oppure si richiede che l’automobilista abbia la patente da un tot di anni stabilito al momento dell’accordo). LEGGI TUTTO

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    L’Europa rinsavisce sulle auto: ecco cosa ha deciso

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    La Commissione europea ha adottato la proposta di modifica al regolamento sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni, introducendo una maggiore flessibilità per i costruttori nel rispetto dei target di riduzione delle emissioni. Il provvedimento, come anticipato dalla presidente Ursula von der Leyen, consente di calcolare la conformità ai limiti su una media triennale (2025-2027), anziché annualmente, per evitare di penalizzare le case automobilistiche con multe immediate.La soglia di riferimento resta fissata a 93,6 grammi di CO2 per chilometro per l’intera flotta, valore che rappresenta un abbassamento di oltre 20 grammi rispetto al periodo 2020-2024. Tuttavia, con il nuovo meccanismo, i produttori potranno compensare eventuali sforamenti annuali nei due anni successivi, evitando così sanzioni immediate.Più flessibilità per le alleanze industrialiOltre alla nuova metodologia di calcolo, la Commissione propone che le case automobilistiche possano notificare una sola volta, entro il 2027, le alleanze in “pooling” stipulate per il periodo 2025-2027. Questa misura permette ai produttori di aggregare le proprie emissioni come un’unica entità industriale, senza dover rinnovare la dichiarazione annualmente.”Il nostro settore automobilistico altamente innovativo sta decarbonizzando per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, ma anche per mantenere il suo vantaggio competitivo sui mercati mondiali”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, sottolineando che la proposta garantisce “maggiore flessibilità a questo settore chiave” senza compromettere gli obiettivi climatici.Tensioni interne e scomparsa di un riferimento chiaveNel testo finale del regolamento è stato eliminato un considerando che ribadiva l’importanza di non modificare gli obiettivi già stabiliti nel regolamento Ue 2019/631. Il passaggio sottolineava come tali obiettivi fornissero “certezza e prevedibilità a lungo termine per gli investitori lungo la catena del valore”, garantendo un tempo adeguato per una transizione equa. La sua rimozione segnala le divisioni interne alla Commissione: il commissario al Clima, Wopke Hoekstra, aveva sempre difeso la stabilità dei target, mentre i membri del Ppe hanno sostenuto la necessità di una maggiore flessibilità, mettendo in discussione l’obiettivo del 2035.L’adozione della modifica è stata rinviata più volte a causa di questi contrasti. Anche durante l’ultimo Consiglio europeo, riferimenti al mantenimento degli obiettivi sono stati eliminati dal testo finale delle conclusioni.Ora la parola ai legislatori europeiLa proposta della Commissione dovrà ora passare al vaglio degli Stati membri e dell’Europarlamento. Se approvata, potrebbe evitare multe per i produttori stimabili, secondo l’Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea), in circa 15 miliardi di euro per il 2025. LEGGI TUTTO

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    19 milioni di italiani a rischio multa: ecco chi può riceverla (e come fare per evitarla)

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    Moltissimi italiani, senza saperlo, sono a rischio multa. Un hobby che si sta sempre più diffondendo nel nostro Paese è il giardinaggio, un passatempo impegnativo ma sicuramente molto rilassante e ricco di soddisfazioni. Stando ai dati forniti da Nomisma nel 2019, oltre 19milioni di persone, in Italia, si dedicherebbe a questa pratica. Peccato che siano in pochi a conoscere le norme relative al giardinaggio: ecco perché ci sarebbe un concreto rischio di sanzione.Quando si decide di dedicarsi a questa attività sarebbe importante conoscere le regole inerenti. Si pensi allo smaltimento di terriccio, erba e altri scarti prodotti durante il lavoro. Il materiale di scarto non può essere gettato a caso, ma va smaltito come disposto dalle normative. In alcuni casi i trasgressori rischiano multe davvero salate.Dal momento che i rifiuti prodotti durante l’attività di giardinaggio da privati cittadini sono da considerarsi ascrivibili agli urbani, è necessario informarsi sempre sulle normative del proprio Comune di appartenenza. In questo modo sapremo come questi devono essere smaltiti. In linea di massima sono da considerarsi scarti di giardinaggio le foglie, l’erba tagliata, le ramaglie, la legna, i fiori e il fogliame secco. Si tratta fra l’altro di materiale perfetto per il compost, dunque da non sprecare.Premesso che ogni Comune ha le proprie direttive, ci sono comunque delle disposizioni base per tutti. Le piante e i fiori, ad esempio, vanno smaltiti in contenitori appositi che possono essere trovati per strada oppure nei centri di raccolta. È possibile usufruire dei rifiuti del secco ma solo in quantità modeste. I vasi di plastica devono essere gettati nel contenitore della plastica, ma solo se ben puliti. Stesso discorso per i vasi decorativi che, una volta puliti, devono andare nel secco, oppure nei centri di raccolta. Grandi quantità di rifiuti devono essere lasciati nei centri di raccolta, oppure ritirati previo appuntamento concordato. Non è consentito, inoltre, l’abbruciamento dei rifiuti. I prodotti di scarto lasciati dal giardiniere professionista vanno considerati come rifiuti speciali. LEGGI TUTTO

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    Il piano per bloccare l’età pensionabile: cosa succede adesso

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    Il governo conferma il blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile previsto per il 2027. Una misura che, secondo la normativa vigente, sarebbe dovuta scattare automaticamente in base all’incremento della speranza di vita. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha ribadito con fermezza la posizione dell’esecutivo: “Bloccheremo l’aumento nel 2027, lo sterilizzeremo”. Un impegno che già nei mesi scorsi era stato annunciato dal governo: “Confermo quanto detto da me e dal ministro Giorgetti nei mesi scorsi”.Secondo i dati dell’Istat, la speranza di vita a 65 anni è salita nel 2024 a 21,2 anni. Questo avrebbe comportato un adeguamento dell’età pensionabile secondo i parametri della Ragioneria Generale dello Stato. In base a queste proiezioni, nel 2027 l’età per la pensione di vecchiaia sarebbe dovuta salire a 67 anni e tre mesi, mentre il requisito contributivo per la pensione anticipata avrebbe dovuto raggiungere i 43 anni e un mese per gli uomini e 42 anni e un mese per le donne.Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha più volte ribadito la volontà dell’esecutivo di evitare tale incremento: “Io sono per sterilizzare l’adeguamento”. Il governo mira a mantenere l’età pensionabile a 67 anni e il requisito contributivo per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dalle variazioni della speranza di vita.Il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile è strettamente legato alla speranza di vita. Ogni due anni l’Istat confronta i dati di mortalità per stabilire eventuali aumenti dell’età pensionabile. Tuttavia, il governo ha deciso di intervenire con un provvedimento specifico per evitare che questo sistema possa penalizzare ulteriormente i lavoratori. “Non vogliamo che l’aumento della speranza di vita si traduca automaticamente in un allungamento dell’età lavorativa”, ha sottolineato Durigon.Il dibattito resta aperto anche tra i sindacati. La Cgil, attraverso uno studio del suo dipartimento Previdenza, ha denunciato il rischio che circa 44mila lavoratori possano rimanere “esodati” per alcuni mesi, senza stipendio e senza pensione. “Si tratta di coloro che hanno già sottoscritto accordi aziendali per uscire in anticipo attraverso l’isopensione o altre forme di scivolo, calcolate ipotizzando il congelamento degli attuali requisiti”, spiega il segretario generale Maurizio Landini. “Congelamento che, finora, è stato solo promesso ma non ancora deciso”.Il tema del blocco dell’adeguamento si inserisce in un quadro più ampio di riforma del sistema previdenziale. Secondo le proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato, il rapporto tra spesa pensionistica e Pil salirà dal 15,4% del 2024 al 17,1% nel 2040. “Il nostro obiettivo è garantire la sostenibilità del sistema senza penalizzare i lavoratori”, ha dichiarato il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo. LEGGI TUTTO