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    Paolo Capone, leader UGL: “Basta morti sul lavoro: la sicurezza deve essere una priorità”

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    In occasione della Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro, i dati pubblicati dall’Inail “ci impongono una profonda riflessione. Nei primi due mesi del 2025, si sono registrati 89.556 infortuni (-3,4 per cento rispetto al 2024), ma ciò che allarma è l’aumento delle vittime, ben 138 (+16 per cento). Dal 2021 a oggi, contiamo 4.442 decessi sul lavoro: numeri drammatici che raccontano una vera e propria emergenza nazionale. Non possiamo accettare che il lavoro, che dovrebbe essere fonte di dignità e realizzazione personale, si trasformi in tragedia”. LEGGI TUTTO

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    Assicurazione e 730: pochi sanno che si può ottenere il 19% di sconto (ecco come)

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    I punti chiave

    Con l’avvicinarsi del periodo per la dichiarazione dei redditi, torna attuale la domanda se si possa detrarre l’assicurazione nel modello 730/2025. La risposta non è univoca: dipende dal tipo di polizza sottoscritta. Le assicurazioni sulla vita, contro gli infortuni con invalidità permanente significativa o quelle contro eventi calamitosi su abitazioni private possono dare diritto a uno sconto fiscale pari al 19%. Al contrario, altre tipologie – come l’Rc auto – non sono più detraibili già dal 2014, quando è stata eliminata la possibilità di portare in deduzione la quota destinata al Servizio Sanitario Nazionale. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.I requisiti della polizzaPer essere considerata detraibile, la polizza deve rispondere a precisi requisiti. Le assicurazioni vita o infortuni stipulate o rinnovate entro il 31 dicembre 2000 sono ammesse alla detrazione. Per i contratti successivi a questa data, la detrazione è valida solo se il contratto copre il rischio di morte o l’invalidità permanente non inferiore al 5%. Rientrano anche le polizze per la non autosufficienza, a condizione che sia espressamente indicato che la compagnia assicurativa non può recedere unilateralmente. Per i contratti stipulati dal 2016 in poi, sono agevolabili anche le polizze rischio morte per persone con disabilità fiscalmente a carico, e dal 2018 quelle che coprono eventi calamitosi sugli immobili a uso abitativo. LEGGI TUTTO

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    Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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    C’è un dato, tra quelli diffusi da Eurostat, che deve far riflettere: nel nostro Paese sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno. Nel 2024, infatti, gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). Sempre secondo le stesse tabelle sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà , anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023. Avere un lavoro stabile, dunque, per molte persone non basta più ad avere una vita serena e fuori dall’incubo povertà.Ci sono però anche dei numeri positivi di cui è bene tenere conto. Nel 2024 la deprivazione materiale è scesa all’8,5% della popolazione, dal 9,8% del 2023, al livello più basso dall’inizio delle serie storiche nel 2015. Si tratta di circa cinque milioni di persone. L’indicatore fa riferimento all’incapacità di permettersi una serie di beni, servizi o attività sociali specifici che sono considerati dalla maggior parte delle persone essenziali per una qualità di vita adeguata. In pratica nel nostro Paese ci sono circa cinque milioni di persone che non riescono ad affrontare cinque delle 13 spese contenute in questo indicatore quali avere una casa adeguatamente riscaldata, poter fare almeno una settimana di vacanza, far fronte a spese improvvise, poter fare un pasto con proteine almeno ogni due giorni, avere una connessione internet, avere almeno due paia di scarpe ecc. In Germania la deprivazione materiale riguarda l’11,4% della popolazione, in Spagna il 16%. LEGGI TUTTO

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    Dall’aspirapolvere al ferro da stiro: ecco quanto pesano davvero in bolletta

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    Provvedere a mantenere pulita la casa significa sostanzialmente stanziare un budget non solo per acquistare i prodotti necessari, come ad esempio detersivi e disinfettanti, ma soprattutto per coprire le spese relative al consumo energetico degli elettrodomestici più utilizzati.Ovviamente c’è un impatto concreto sulla bolletta per ciasciuno di essi, che può aumentare non solo a seconda della tipologia dell’apparecchio elettronico ma anche a causa della frequenza di utilizzo. In media, secondo quanto emerso da una recente analisi effettuata dagli esperti di Facile.it, ciascuna famiglia spende all’incirca 300 euro annuali, considerando il consumo di un nucleo familiare tipo, pari a 2.700 kWh ogni 12 mesi, e un costo dell’energia di 0,29 kWh.Quando si parla di elettrodomestici da utilizzare per tenere pulita e in ordine la casa, in cima alla lista c’è la lavatrice, scelta al primo posto da 9 italiani su 10. Ma qual’è il suo impatto in bolletta? Considerando un modello con capacità di carico di 9kg appartenente alla nuova categoria energetica F, usare questo elettrodomestico costa circa 25 centesimi per ciascun lavaggio: un utilizzo ogni 2 giorni si traduce con una spesa di 46 euro l’anno, che diventano quindi più di 90 se si fa una lavatrice al giorno.Subito dietro tra le preferenze degli italiani c’è la lavastoviglie, usata da 1 famiglia su 3. Ipotizzando un modello da 13 coperti riferibile alla classe di consumo F come sopra emerge una spesa superiore rispetto a quella della lavatrice: ogni carico pesa 30 centesimi, il che significa spendere 55 euro se si usa ogni 2 giorni e più di 100 euro per un utilizzo quotidiano.Al terzo posto uno degli elettrodomestici che consumano di più in assoluto, il ferro da stiro, selezionato dal 28% degli intervistati: usare solo due volte alla settimana un apparecchio elettronico da 2.200 kWh significa spendere 66 euro l’anno.Quarta piazza per l’asciugatrice, la quale, come intuibile, consuma decisamente di più rispetto alla lavatrice: una da 9 kg di carico di categoria A++ pesa 50 centesimi per ogni ciclo. In soldoni sono 85 euro ogni 12 mesi se si utilizza a giorni alterni. LEGGI TUTTO

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    “Serve un giroconto istantaneo”. E scatta la truffa: ecco l’Sms da cancellare subito

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    Attenzione a questa truffa che sta circolando nel nostro Paese. Con un semplice messaggio sul cellulare i malviventi riescono a innescare una pericolosa reazione a catena che porta alla perdita di denaro e di dati personali. Si tratta, come è stata soprannominata dagli esperti di questo genere di raggiro, della truffa del bonifico bancario.In sostanza, la vittima riceve un SMS sul proprio telefono in cui viene informata dell’elaborazione di un bonifico bancario a suo nome. Ciò, naturalmente, genera il panico nel destinatario del messaggio, che cade nella trappola. I malviventi, che si fingono operatori bancari, invitano il malcapitato a contattare tempestivamente un numero per bloccare il processo. Purtroppo chi cade nell’inganno rischia di perdere denaro e diffondere i propri dati sensibili.A finire nella trappola ben ordita è stato un 67enne di Marmirolo (Mantova). Alla fine del 2024, l’uomo è stato contattato al telefono da un non precisato mittente che lo informava dell’elaborazione di un bonifico da 985 euro da lui non autorizzato. Nel testo, si leggeva anche per annullare l’operazione era sufficiente contattare un determinato numero di telefono. In preda al panico, il 67enne ha chiamato tale numero, finendo in trappola. L’uomo si è ritrovato a parlare con un falso operatore bancario che lo ha convinto a fare un giroconto istantaneo per bloccare la procedura del bonifico. Il 67enne è stato così indirizzato a procedere con un bonifico verso un conto di sicurezza dove ordinante e beneficiario avrebbero dovuto essere la medesima persona. Il denaro, invece, è passato dalla vittima al conto dei truffatori.Compreso l’inganno, il 67enne ha sporto denuncia e il caso è finito in mano ai carabinieri di Marmirolo. A seguito di alcuni mesi di indagini, gli uomini dell’Arma sono arrivati ai presunti autori della truffa, una banda composta da cinque persone di età compresa fra i 19 e i 46 anni. I soggetti sono stati denunciati per truffa aggravata in concorso e riciclaggio. Non è escluso neppure il rinvio a giudizio. LEGGI TUTTO

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    Stellantis, è testa a testa Filosa-Picat

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    Sarà l’italiano Antonio Filosa, 51 anni, attuale responsabile del mercato Usa e della Qualità, oppure il francese Maxime Picat, pure 51enne, capo degli Acquisti, a succedere al portoghese Carlos Tavares al volante di Stellantis? Il tempo stringe e la scadenza limite del 30 giugno, fissata dal presidente John Elkann per decidere a chi assegnare il ruolo di ad del gruppo, si avvicina.Quelli di Filosa e Picat sono i nomi che figurerebbero in pole position, con l’italiano però in leggero vantaggio. Dalla sua giocano, innanzitutto, il miglioramento negli Usa dei rapporti tra Stellantis e le controparti, dopo i contrasti che hanno segnato la gestione Tavares, e le aspettative positive per il mercato più importante. Il fatto, poi, che Elkann gli abbia assegnato il delicato compito di controllo della qualità, su cui il gruppo si è impegnato verso i clienti, è un indubbio segnale di stima e fiducia.Tra l’altro, secondo indiscrezioni, dei tre soggetti esterni consultati dal presidente Elkann, due avrebbero respinto l’offerta. E l’ipotesi «ponte» con Richard Palmer, ex cfo e attuale super consulente del presidente, come ad per un certo periodo, allo scopo di consentire a Filosa di prendere ancora più forza negli Stati Uniti? Tutto tace e occhi puntati sulla trimestrale del 30 aprile. Nel «toto» ad di Stellantis a dominare, dunque, è il testa a testa Filosa-Picat, con il primo favorito. Resta da capire se una guida operativa italiana sarebbe gradita alla famiglia Peugeot e all’azionista governo francese. Ma vista la gestione industriale di Stellantis del «loro» Tavares, ex ad di Psa…Da parte sua, il manager napoletano, tra l’altro membro del comitato esecutivo, oltre a ridare forza a Stellantis negli Usa, dove ha già diminuito le scorte di auto nella rete commerciale, rafforzerebbe l’anima italiana del gruppo e del suo principale azionista, la holding Exor.Proprio Filosa, intanto, nei giorni scorsi ha incontrato nel quartier generale di Auburn Hills una delegazione della neo costituita «Vehicle Valley Piemonte», con a capo l’imprenditrice Monica Mailander, in missione per promuovere l’indotto e le eccellenze automotive della regione in un momento delicato viste le incertezze in tema di dazi.Diversi i meeting organizzati dalla rappresentanza piemontese con le varie realtà Usa. «In generale, l’approccio positivo che subito è stato notato – commenta Gianmarco Giorda, direttore generale di Anfia, l’Associazione della filiera italiana automotive, che ha fatto parte della delegazione – riguarda l’apertura e la disponibilità delle aziende americane a un approfondimento della conoscenza della componentistica italiana e, nello specifico, piemontese a cui si riconosce una grande capacità innovativa e una grande flessibilità: due qualità importanti per poter alimentare il volume di business con i produttori di veicoli e fornitori di primo livello che operano negli Usa». LEGGI TUTTO

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    DoorDash si muove. Obiettivo Deliveroo

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    Deliveroo potrebbe diventare l’ennesima azienda britannica a essere inghiottita da una rivale statunitense. DoorDash, che ha sede a San Francisco, ha infatti presentato una proposta da 2,7 miliardi di sterline per acquisire l’azienda di consegne di cibo domicilio quotata a Londra. Il settore è in rapido consolidamento: a inizio anno, ricorda il Financial Times, Prosus ha acquisito Just Eat Takeaway per 4,1 miliardi. LEGGI TUTTO

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    Bpm, l’Ops Unicredit ai blocchi di partenza. Orcel cerca una soluzione sul Golden power

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    Palla al centro e si parte. Domani mattina prenderà il via l’offerta pubblica di scambio promossa da Unicredit su Banco Bpm. Aggiungere Piazza Meda è un tassello essenziale della strategia di Andrea Orcel (in foto) volta a crescere in maniera significativa in Italia, rafforzando la seconda posizione nella penisola. Se riuscisse a convolare a nozze con Bpm, il gruppo Unicredit balzerebbe al 16% di quota di mercato (Intesa Sanpaolo è prima con il 21%) con un’esposizione di rilievo nelle regioni più ricche del nostro Paese. La scalata a Piazza Meda parte con non poche insidie e incertezze che rendono al momento difficile capire che posizione prenderanno grandi e piccoli azionisti della banca guidata dall’ad Giuseppe Castagna. Tra questi spicca la francese Credit Agricole, che in questi mesi ha chiesto e ottenuto dalla Bce di portarsi a ridosso del 20% di Bpm.Orcel nelle prossime settimane dovrà prima di tutto dissipare le nubi legate al Golden Power provando ad aprire un dialogo con il governo che ha indicato delle prescrizioni ben precise: dal mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, al preservare le filiali di Banco Bpm in Lombardia, passando anche per l’uscita dalla Russia in tempi relativamente brevi (entro gennaio del prossimo anno).A ben guardare una corsa ad ostacoli che comporterà anche dei costi. Gli analisti di JP Morgan hanno quantificato ben 100 milioni di euro di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi e 47 punti base di impatto Cet1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; infine 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 900 milioni. A questo si aggiunge il rischio di sanzioni in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni che potrebbero variare tra 300 milioni e 20 miliardi in quanto la normativa prevede una sanzione amministrativa massima pari al doppio del valore dell’operazione (e non inferiore all’1% del fatturato cumulato). Non appare invece un problema il paletto sugli sportelli in Lombardia, dove Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Pertanto, la nuova entità andrebbe ad attestarsi ben sotto la soglia limite del 25% indicata dall’Antitrust Ue. LEGGI TUTTO