Terzo mandato, chiusa la partita nel centrodestra
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La Guida: L’unità a sinistra e le marce indietro | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Interfaith Dialogue, La Russa: ‘Fede è luce che ci unisce’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Interfaith Dialogue, Fontana: ‘Dialogo veicola comprensione’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articoloLo Stato italiano non aveva l’obbligo di fornire il Porto sicuro (Pos) alla nave Open Arms. la conclusione da cui parte il ragionamento che ha indotto il tribunale di Palermo ad assolvere l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nella vicenda che ha visto protagonista la ong spagnola Open Arms. Alla imbarcazione, ad agosto del 2019, il Viminale vietò, illegittimamente secondo l’accusa, di far sbarcare i migranti soccorsi in mare. I giudici hanno depositato la motivazione della sentenza.«Il convincimento che nella vicenda oggetto del presente procedimento nessun obbligo di fornire il Pos gravasse sullo Stato italiano, né, dunque, sull’odierno imputato, – spiegano i giudici preliminarmente – esime evidentemente il collegio dall’affrontare analiticamente diverse tematiche prospettate ed animatamente dibattute dalle parti quali, ad esempio, quelle relative alla circostanza che la nave Open Arms avesse potuto fungere da Pos, ovvero al fatto che il primo intervento non avesse in realtà riguardato un’imbarcazione in distress, o ancora al fatto che i tempi trascorsi in attesa del Pos potevano legittimamente spiegarsi (anche tenuto conto dei considerevoli tempi ordinari di sbarco impiegati in altre operazioni di salvataggio concluse in Italia, anche in epoca diversa dalla reggenza Salvini del Ministero dell’Interno) con l’esigenza di provvedere prima alla distribuzione dei migranti fra gli Stati Europei».Loading… LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articoloGiorgia Meloni ha introdotto la terza sessione di lavoro del G7, intitolata “Comunità sicure” e concentrata sul tema migratorio, ribadendo che bisogna contrastare le cause del fenomeno migratorio, con un approccio di cooperazione con i Paesi africani come quello del Piano Mattei. Seppur lodevoli i piani strategici di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia per rafforzare e rinnovare i legami con il continente, si scontrano con la realtà italiana e i limiti del bilancio pubblico – accentuato dalla bocciatura del referendum che proponeva di accellerare i tempi per gli stranieri di chiedere cittadinanza. L’apertura all’immigrazione potrebbe aprire uno spiraglio al problema del declino demografico, che non può essere affrontato con il solo aumento delle nascite.La Germania riduce i tempi per ottenere la cittadinanzaMa l’Italia non è un eccezione nel resto dell’Europa, che sta affrontando un calo demografico senza precedenti. In Germania il numero di lavoratori anziani rispetto al 2004 è quadruplicato: secondo l’Ufficio federale di statistica, lo scorso anno oltre 1,1 milioni di persone di età pari o superiore a 67 anni erano ancora occupate, 51mila in più rispetto al 2023. L’invecchiamento della popolazione sta provocando gravi carenze di personale nelle aziende. Il modo migliore per riempire il vuoto, oltre a far restare un pò di più al lavoro chi dovrebbe andare in pensione, è ricorrere agli immigrati. Lo scorso anno il numero di persone a cui è stata concessa la cittadinanza tedesca è balzato di quasi il 50%. Il precedente governo, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz, aveva ridotto i termini per ottenere la cittadinanza da otto a cinque, con l’obiettivo di attirare in Germania più lavoratori specializzati. Uno studio dell’economista Martin Werding stima che se la Germania dovesse portare il numero di nuovi immigrati a duecentomila all’anno, lo stato tedesco nel lungo periodo «potrebbe contare su sostanziose entrate aggiuntive, perché gli immigrati sono in media più giovani e, quando trovano lavoro, garantiscono entrate alle casse della sanità e del sistema pensionistico, oltre a rafforzare i consumi».Loading…Il 40% della crescita spagnola può essere attribuibile all’immigrazioneI casi di paesi che sostengono la propria economia cercando di gestire al meglio l’immigrazione non mancano. Secondo l’istituto nazionale di statistica (Ine) il numero di abitanti in Spagna «ha superato i 49 milioni nel 2024, con un aumento netto di 450mila residenti, arrivati soprattutto dalla Colombia, dal Venezuela e dal Marocco. Nel 2022 il saldo migratorio era stato di 727mila persone, nel 2023 di 642mila. In tre anni la popolazione è aumentata di 1,6 milioni». L’aumento della popolazione contribuisce alla forte crescita della territorio iberico, che «nel 2024 è stata del 3,2% contro l’1,1% della Francia e lo 0,2% della Germania. A dicembre del 2024 il primo Ministro Pedro Sánchez commentava che «il 40% della crescita attuale poteva essere attribuito all’immigrazione, che sostiene in particolare i consumi. L’anno scorso solo sessantamila dei 470mila posti di lavoro creati sono stati occupati da persone nate in Spagna, e l’88% è andato a residenti stranieri o persone nate all’estero con doppia cittadinanza. Negli ultimi quattro anni l’immigrazione ha coperto il 70% dei posti di lavoro creati» conclude il primo Ministro spagnolo.Il calo delle nascite in ItaliaIl numero di nascite, rispetto al numero di italiani che hano lasciato il paese è diminuito del 2,6%. In particolare, nel 2024 sono nati 370mila bambini, diecimila in meno rispetto all’anno precedente e mezzo milione in meno rispetto a 10 anni fa, registrando il sedicesimo anno consecutivo di calo. Sono stati 191mila, invece, gli italiani che si sono trasferiti all’estero, il 20,5% in più rispetto al 2023. Secondo i dati Istat del 2025, tra il 2021 e il 2025 è raddoppiata l’incidenza di lavoratori sopra i 55 anni rispetto a quelli con 35 anni. LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articolo«Non mi vendo per un piatto di lenticchie. Le trattative sono sempre politiche, non per la spartizione di potere. Non è che io cambio idea sul terzo mandato se mi danno il sindaco di Verona o il sindaco di Milano».Tajani alza il prezzo: non voglio poltrone, sì alla riduzione delle aliquote IrpefPer il secondo giorno consecutivo, mentre la premier Giorgia Meloni sta ancora rientrando dal Canda dove si è tenuto il G7, il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani ribadisce la sua contrarietà al terzo mandato per i governatori caro alla Lega e su cui Fratelli d’Italia ha aperto uno spiraglio. Ma nel ribadire la sua contrarietà di principio («siamo contro non perché siamo contro qualcuno, ma perché ci sono incrostazioni di potere che rischiano poi di essere dannose per la democrazia»), fa capire che la trattativa è possibile sui temi e non sulle poltrone. «Il terzo mandato non è nel programma, e se io devo accettare una cosa che non è nel programma è ovvio che poi gli alleati devono accettare una cosa che non è nel programma che noi proponiamo, per esempio». Tradotto: deve passare la nostra linea sulla riduzione delle aliquote Irpef al posto della rottamazione chiesta a gran voce dalla Lega.Loading…I tempi stringono: emendamento in Senato al Ddl sul numero dei consiglieriL’unica cosa certa è che i tempi stringono, se si vogliono cambiare le regole per le regionali d’autunno (il Consiglio di Stato ha stabilito che in Veneto si dovrà votare entro il 20 novembre). E altrettanto certo è che l’unica che può dirimere la controversia è Meloni stessa nelle prossime ore. Quanto allo strumento, il plenipotenziario della Lega nonché ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli lo ha individuato nel disegno di legge sull’aumento del numero dei consiglieri regionali all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato e ha prontamente chiesto e ottenuto lo slittamento di una settimana dei tempi per la presentazione degli emendamenti.L’interesse di Salvini: tenere occupato il “Doge” ZaiaChe Matteo Salvini prema per il terzo mandato, anche se c’è da dire che il tema non è di quelli per cui si straccia le vesti, è evidente: perdere il Veneto dopo quindici anni sarebbe un colpo tremendo per la “culla” del Carroccio, e in più tenere ancora occupato nel suo mestiere di “Doge” uno Zaia che altrimenti potrebbe essere un pericoloso competitor nel partito o nel governo è la soluzione più sicura per il leader leghista.La retromarcia di Meloni dopo l’impugnativa della legge campanaE Meloni? A Palazzo Chigi la volontà di trovare una soluzione c’è. Ma qui occorre fare un passo indietro. E capire perché Meloni, dopo aver impugnato con successo la legge campana sul terzo mandato davanti alla Corte costituzionale, ha fatto nelle scorse settimane una clamorosa marcia indietro e ha aperto al pressing della Lega per rivedere la legge nazionale del 2004 portando da due a tre il limite dei mandati per i governatori in modo da permettere sia a Zaia di potersi ricandidare in Veneto sia al dem Vincenzo De Luca di poterlo fare in Campania (effetto collaterale gradito, quest’ultimo, che getterebbe scompiglio in un centrosinistra già pronto a convergere sul pentastellato Roberto Fico). LEGGI TUTTO
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Riforma giustizia, Ciriani: Puntiamo a quarta lettura nel 2026 | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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