More stories

  • in

    L’attacco di Nordio all’Autonomia: dopo le regionali sarà guerra delle riforme

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«La Corte Costituzionale è intervenuta pesantemente su alcuni settori che sono quelli proprio tipici del referendum. Adesso il Parlamento dovrà rivedere la legge Calderoli, poi la rivedrà la Cassazione. A spanne, con prudenza, direi che questa sentenza dovrebbe eliminare almeno per ora la possibilità del referendum». E ancora: «Si tratta di una sentenza più che equilibrata, che condivido. Tra l’altro produrrà un avanzamento probabilmente di mesi o forse anche di anni verso una soluzione condivisa».Nordio rompe la tregua elettorale e attacca la Lega e la sua bandieraA dare un ulteriore colpo all’autonomia differenziata targata Lega dopo quello assestato dalla Consulta giovedì, che ha di fatto smontato la legge, non è un leader dell’opposizione ma un ministro di rilievo del governo, il Guardasigilli Carlo Nordio. Che, intervenendo a Stresa sul palco del forum della Fondazione Iniziativa Europa, rovescia la narrazione ottimistica del ministro leghista per gli Affari regionali e padre della riforma Roberto Calderoli e dice almeno tre cose che suonano come un atto di guerra contro il partito di Matteo Salvini e la sua bandiera storica: che l’intervento dei giudici costituzionali è stato pesante, che ora tocca riscrivere la legge per bene e che i tempi per arrivare al traguardo dell’autonomia differenziata delle regioni del Nord saranno lunghi se non lunghissimi, oltrepassando probabilmente la legislatura. Altro che qualche piccolo aggiustamento per accogliere i rilievi della Consulta come ribadito da Calderoli, altro che proseguimento della trattativa per il trasferimento delle materie no-Lep come pretendono i governatori leghisti Luca Zaia e Attilio Fontana.Loading…Fratelli d’Italia e Forza Italia sul piede di guerra per la riscrittura della leggeDi certo Giorgia Meloni non ha gradito la coincidenza dell’attacco – di fatto – alla Lega alla vigilia dell’apertura delle urne in Umbria e in Emilia Romagna. Ma di certo l’uscita di Nordio è condivisa dalla premier e dai dirigenti del suo partito, Fratelli d’Italia: il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Alberto Balboni ha ricordato nelle scorse ore che lui e il suo partito avevano proposto emendamenti che andavano nella stessa direzione poi decisa dalla Consulta, soprattutto sulla necessità di un ruolo maggiore del Parlamento nel processo di differenziazione. Lo stesso Forza Italia, che ora annuncia addirittura un osservatorio sull’applicazione dell’autonomia differenziata per «vigilare con responsabilità».Il sollievo di Palazzo Chigi per il probabile stop al referendum sull’autonomiaQuanto al referendum abrogativo che si dovrebbe tenere a giugno 2025 e per il quale i partiti d’opposizione e le regioni di centrosinistra hanno depositato in Cassazione due distinti quesiti (uno di abrogazione totale e uno di abrogazione parziale) il ministro della Giustizia si unisce ai molti costituzionalisti ed esperti – da Stefano Ceccanti a Tommaso Forsini, da Salvatore Curreri a Giuseppe Calderisi – che ritengono che a questo punto la Cassazione non possa che dichiarare superati i quesiti bloccando di fatto la macchina referendaria. Soprattutto se, quando saranno uditi nelle prossime settimane dopo il depositio delle motivazioni della sentenza della Consulta atteso per metà dicembre, anche i proponenti si dichiareranno vincitori e acconsentiranno a ritirare i quesiti. E il Pd ci sta seriamente pensano, se non altro per evitare una sconfitta politica dopo la vittoria giuridica, visto che il raggiungimento del quorum del 50% più uno degli elettori previsto per i referendum abrogativi resta un miraggio. E se conviene anche all’opposizione, lo stop al refendum conviene soprattutto a Meloni, che altrimenti si troverebbe nella scomoda posizione di difendere una legge che in fin dei conti non condivide finendo per compattare un “campo largo” diviso su tutto il resto.Impatto a cascata sulle altre due riforme costituzionali, giustizia e premieratoLa vicenda dello stop all’autonomia, come che vada a finire la questione del referendum, non può non impattare sulle altre due riforme bandiera in campo: il premierato caro alla premier, che è stato messo a dormire alla Camera dopo il sì del Senato proprio in attesa di capire se si farà o meno il referendum sulla legge Calderoli, e il Ddl Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati caro a Forza Italia e che è ancora in attesa di approdare per la prima volta in Aula a Montecitorio. Se l’autonomia rallenta o, di fatto, finisce su un binario morto, è prevedibile che la Lega userà un potere ritorsivo sulle due riforme costituzionali, soprattutto sul premierato destinato a dare più forza a Fratelli d’Italia e alla sua leader rispetto agli alleati. LEGGI TUTTO

  • in

    Scontri di Torino, Nordio: “Magistratura sia molto severa, terrorismo è nato così”

    Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto duramente sugli scontri andati in scena ieri a Torino, parlando a margine del forum di Fondazione Iniziativa europa a Stresa. “Ho visto come è nato il terrorismo, proprio anche a Torino”, ha detto Nordio: “Hanno iniziato così, prima si incita alla rivolta, poi si aggrediscono i poliziotti, poi si fa il gesto della P38 per strada e poi però si spara. Quindi l’intervento deve essere rapido, efficace”. “Da parte del governo lo è e lo sarà”, ha aggiunto il ministro, “però adesso sta alla magistratura dimostrare di essere molto, molto severa nei confronti di questi banditi che hanno ferito le forze dell’ordine. Non ci sono attenuanti per chi aggredisce le forze dell’ordine”.

    “Consulta su Autonomia dovrebbe eliminare referendum”

    A proposito dell’intervento della Consulta sull’Autonomia, invece, Nordio ha detto che “la Corte Costituzionale è intervenuta pesantemente su alcuni settori che sono quelli proprio tipici del referendum. Adesso il parlamento dovrà rivederla, poi la rivedrà la Cassazione. A spanne, con prudenza, direi che questa sentenza dovrebbe eliminare almeno per ora la possiblità del referendum”. “Letta a spanne”- ha proseguito il Guardasigilli – “la sentenza della Corte è più che equilibrata. Dico a spanne perché per dare una interpretazione tecnicamente corretta occorre leggere le motivazioni, che saranno sicuramente articolate e molto lunghe. Detto questo, è sicuro che produrrà un avanzamento probabilmente di mesi o forse anche di anni verso una soluzione definitiva, magari referendaria. Se mi si chiede se questa pronuncia impedirà o no il referendum, bisognerà leggere le sentenze, ma direi di sì”. LEGGI TUTTO

  • in

    Rafforzata la tutela per i ministri Tajani, Bernini e Valditara dopo le recenti minacce

    Tutela rafforzata per i ministri Antonio Tajani, Anna Maria Bernini e Giuseppe Valditara dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni. La notizia è stata anticipata dal Corriere della Sera. Al ministro degli Esteri è stata recapitata una lettera minatoria da un gruppo pro Palestina. I ministri dell’Università e dell’Istruzione sono da tempo oggetto di contestazione da parte dei movimenti studenteschi, come si è visto ieri in modo plateale in diverse città. Le autorità di pubblica sicurezza hanno quindi disposto un incremento del dispositivo di tutela per i tre esponenti del governo. LEGGI TUTTO

  • in

    Gestazione per altri, legge da lunedì in Gazzetta. Ass. Coscioni: “Già pronti i ricorsi”

    Approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 16 ottobre, la legge è stata firmata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella il 4 novembre, prima della partenza per la sua visita in Cina. Il ddl, che entrerà in Gazzetta ufficiale lunedì 18 novembre, introduce il divieto di praticare la Gpa non solo in Italia, dove è illegale, ma anche all’estero, nei Paesi dove invece la pratica è legittima. “OLtre 50 coppie pronte ai ricordi”, dichiara l’Associazione Luca Coscioni

    ascolta articolo

    Il disegno di legge per rendere la maternità surrogata un “reato universale” sarà in Gazzetta ufficiale lunedì 18 novembre. Approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 16 ottobre, la legge è stata firmata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella il 4 novembre, prima della partenza per la sua visita in Cina. Il ddl introduce il divieto di praticare la gestazione per altri non solo in Italia, dove è illegale, ma anche all’estero, nei Paesi dove invece la pratica è legittima.

    Cosa prevede la legge

    La norma che rende la maternità surrogata un reato universale modifica l’articolo 12 della legge 40 del 19 febbraio 2004. Tale articolo prevede, al comma 6, che “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mi a un milione di euro”.
    Oltre 50 coppie pronte ai ricorsi
    “Siamo pronti a difendere tutte le coppie danneggiate da questa legge ingiusta e irragionevole. Porteremo la nostra e la loro battaglia nei tribunali e in ogni sede adeguata, con l’obiettivo di ristabilire un’opportunità offerta dalla scienza, che una normativa cieca e brutale pretende di condannare come reato universale”. Lo hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo, dell’Associazione Luca Coscioni, specificando che attualmente “sono più di 50 le coppie che da tutta Italia si sono rivolte al team legale dell’Associazione Luca Coscioni, preoccupate per le conseguenze che la legge potrà avere sul loro progetto di famiglia”.  LEGGI TUTTO

  • in

    Autonomia differenziata, Emiliano: «Tutti sollevati per la decisione della Consulta»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura“Sono tutti sollevati” dalla decisione della Corte costituzionale sull’autonomia “anche il presidente del Consiglio ed esponenti della maggioranza di governo, dall’aver fermato un disegno che avrebbe demolito l’unità nazionale”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante una conferenza stampa convocata ieri mattina a Bari per commentare l’esito del ricorso contro la Legge Calderoli sull’autonomia differenziata, presentato alla Corte costituzionale nei mesi scorsi dalla Regione Puglia e dalle regioni Toscana, Sardegna e Campania.“La Corte Costituzionale ha cancellato diverse disposizioni della legge Calderoli”, ha sottolineato Emiliano. “Prima fra tutte, la possibilità che possano essere trasferite materie o blocchi di materie, visto che la Corte saggiamente ritiene che la devoluzione dell’autonomia debba riguardare solamente specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, alla luce del principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e Regioni. Questo è un colpo alla legge Calderoli. L’autonomia differenziata deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici ad assicurare una maggiore responsabilità politica ed a rispondere al meglio alle attese e ai bisogni dei cittadini”.Loading…Emiliano “Abbiamo salvato l’unità nazionale”“I giudici della Consulta ritengono che vada in contrasto con la Costituzione anche la possibilità di utilizzare decreti interministeriali per modificare le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista dalla legge Calderoli per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito.Censurata dalla Corte anche “la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica”.Consulta allineata all’interpretazione delle RegioniMa c’è di più. Le norme della legge Calderoli che sono sopravvissute alla mannaia della Corte sono state interpretate nel senso voluto dalla Puglia e dalle altre regioni ricorrenti. Quindi il ko è totale, sia delle norme che sono state cancellate per incostituzionalità, sia per le norme rimaste dei punti che sono state interpretate in conformità alla Costituzione diversamente da quello che avrebbe voluto il Governo. LEGGI TUTTO

  • in

    Da Modi a Milei, Meloni vola al G20 in Brasile per tessere la sua tela con i filo-Trump

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSarà uno degli ultimi vertici internazionali a cui Giorgia Meloni parteciperà nella doppia veste di premier e di presidente di turno nel G7. Ma questo G20 a Rio de Janeiro del 18-19 novembre è anche il primo summit che vede riuniti i principali leader del mondo dopo la vittoria di Donald Trump.Occasione di Meloni per fare il punto con gli alleatiSarà quindi per Meloni anche l’occasione di fare il punto con i propri alleati, a partire da quelli con cui c’è maggiore sintonia, vedi il primo ministro indiano Narendra Modi, tra i primi a congratularsi con il tycoon per il suo ritorno alla Casa Bianca. Con Modi la premier ha fin dall’inizio del suo arrivo a Palazzo Chigi coltivato un rapporto privilegiato. Lo stesso vale anche per il presidente argentino Javier Milei che era già stato ospite a Roma a febbraio scorso e poi a luglio al vertice del G7 di Borgo Egnazia. Ora tocca a Meloni che Milei ha invitato per una visita ufficiale a Buenos Aires subito dopo la conclusione del summit dei Grandi del mondo. L’obiettivo è certo quello di rafforzare le relazioni commerciali ma anche politiche.Loading…La vittoria di Trump modifica gli equilibriLa vittoria di Trump è destinata a pesare e a modificare in modo sostanziale gli equilibri che hanno dominato negli ultimi anni e anche durante il primo mandato dell’esponente repubblicano. Ora lo scenario è molto più incerto. A questo G20 a rappresentare gli Usa è ancora l’amministrazione di Joe Biden. Ma certo chissà cosa potrebbe dire il neo ministro della Sanità Usa, Robert Kennedy, noto per le sue posizioni antiscientifiche e no-vax, a proposito di una delle iniziative chiave proposte dalla presidenza brasiliana: la creazione e il finanziamento all’interno dell’organizzazione di un’alleanza internazionale per la produzione locale e regionale di vaccini e medicinali, per aiutare i Paesi che storicamente hanno avuto difficoltà ad accedere a questi immunizzatori.Le complessità nell’avvio del nuovo corso del tycoonLa fase di transizione per il passaggio di consegne e l’ingresso ufficiale di Trump alla Casa Bianca a gennaio prossimo servirà a tentare di prendere le misure dell’avvio di questo nuovo corso anche a Meloni. Qualcosa in realtà già si è visto. Le dichiarazioni dure di Elon Musk contro i giudici italiani, il silenzio (imbarazzato) della premier rotto dalla presa di posizione del capo dello Stato Sergio Mattarella a difesa della sovranità del Paese. Meloni è prudente. Nonostante Trump sia uomo di destra e quindi ideologicamente vicino, l’imprevedibilità del neo presidente ma soprattutto le sue prese di posizione su un inasprimento dei dazi verso le merci provenienti dall’Europa e sull’aumento delle spese per la Difesa dei Paesi Nato ( e quindi anche dell’Italia) non consentono sonni tranquilli per la vittoria del tycoon neppure a chi della destra è la leader. LEGGI TUTTO

  • in

    Il M5s rottama Grillo e sceglie il campo progressista. Ma impone al Pd i suoi “principi non negoziabili”

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaChi siamo? Da dove veniamo? Che cosa vogliamo? Dove vogliamo andare? Con chi vogliamo andare dove vogliamo andare? Ma, soprattutto, vogliamo liberarci di Beppe Grillo?Già, perché i quesiti su cui si dovrà esprimere nel week end l’assemblea nazionale del M5s, selezionati da oltre 300 delegati e raggruppati in 12 mega questioni dal Consiglio nazionale nei giorni scorsi, vanno inequivocabilmente nella direzione del superamento del grillismo. Non solo l’ultimo tabù dei 5 Stelle della prima ora, ossia il limite dei due mandati consecutivi per le cariche elettive nel nome di “uno vale uno” e dell’anticasta, sarà sicuramente superato (le opzioni sono varie ma la direzione è quella); ad essere superato sarà probabilmente lo stesso Grillo, attuale Garante e cofondatore del movimento assieme allo scomparso Gianroberto Casaleggio nell’ormai lontano 2009.Loading…La scelta è tra “eliminazione” di Grillo e suo forte ridimensionamentoTra le prime questioni che gli iscritti si troveranno davanti c’è la scelta tra “eliminazione del ruolo del Garante”, scelta A e quindi implicitamente la preferita dell’attuale dirigenza, oppure “mantenimento del ruolo del Garante”. Tuttavia lo status quo non è contemplato, perché in caso di mantenimento gli iscritti dovranno scegliere una o più di tre opzioni, tutte limitative dei poteri attuali. Eccole: 1) Vuoi che i suoi poteri siano limitati abrogando il n. 2 della lett. a) dell’art. 12 dello Statuto: “ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente Statuto”; 2) Vuoi che, al pari delle altre cariche associative, il ruolo del Garante abbia una durata definita, pertanto, le parole ”a tempo indeterminato” contenute nella lett. c) dell’art. 12 dello Statuto sono sostituite dalle seguenti “per un periodo di 4 anni rinnovabile per non più di due mandati consecutivi”, con effetto dalla data di approvazione; 3) Vuoi che il Garante ricopra un ruolo esclusivamente onorifico, pertanto tutte le norme statutarie che gli attribuiscono specifici poteri andranno sostituite riconoscendogli una funzione di natura consultiva.Ben che vada a Grillo, già avvertito che il suo contratto da 300mila euro l’anno per le attività di comunicazione non sarà rinnovato, resterà una carica onorifica e a tempo determinato e non più a vita come quella del Papa.Il cambio di nome e simbolo? Conte rimanda la scelta a quadro giuridico più chiaroDel tanto discusso cambio di nome e simbolo, infine, non c’è traccia nelle questioni che saranno sottoposte agli iscritti. O meglio, non c’è alcuna nuova ipotesi tra cui scegliere, ma si propone solo di permettere il cambio del simbolo non più su proposta del presidente di concerto con il Garante bensì su proposta del presidente o del Garante. Tradotto: Conte potrà proporlo anche da solo e contro la volontà di Grillo. Ma Conte non ha interesse a cambiare il marchio storico: lo farà solo se al termine del processo costituente Grillo dovesse decidere di fare causa per la proprietà del simbolo. LEGGI TUTTO

  • in

    Polemica su Delmastro: “Gioia nel non far respirare detenuti su auto polizia”. VIDEO

    Il sottosegretario alla Giustizia, a un evento di presentazione di nuovi mezzi di massima sicurezza in dotazione alle forze dell’ordine, ha definito “una gioia” che i cittadini sappiano come “incalziamo chi sta dietro quel vetro e non lo lasciamo respirare”. C’è chi, tra le opposizioni, ne chiede le dimissioni. Così fanno Matteo Renzi e Angelo Bonelli, che parlano di frasi “orribili”. Il responsabile organizzazione di Fdi, Donzelli, contrattacca: “Polemiche surreali, sinistra vuole indebolire la difesa del 41 bis”

    ascolta articolo

    Nuova bufera per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sotto torchio per il suo intervento a un evento in cui è stata esposta l’auto in dotazione alle forze dell’ordine per il trasporto di detenuti al regime del 41 bis e di alta sicurezza. “È per il sottoscritto un’intima gioia l’idea di veder sfilare questo potente mezzo che dà prestigio, con sopra il Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria e far sapere ai cittadini come noi sappiamo trattare e incalziamo chi sta dietro quel vetro e non lo lasciamo respirare”, ha detto due giorni fa Delmastro. Il filmato con le sue parole ha iniziato a circolare in rete e contro il sottosegretario si sono scatenate le polemiche dei membri dell’opposizione di governo: c’è chi, come Matteo Renzi e Angelo Bonelli, ne chiede anche le dimissioni. Fratelli d’Italia, partito di Delmastro, ne prende invece le difese. “Polemiche surreali”, taglia corto Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione del partito di Giorgia Meloni.

    Renzi e Bonelli chiedono le dimissioni di Delmastro

    “Il giorno in cui il sottosegretario Delmastro si vergognerà sarà comunque troppo tardi. Ma intanto che si dimetta, subito”, ha detto il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che definisce le parole di Delmastro “vergognose, orribili, indegne di un uomo che dovrebbe rispettare la Costituzione e lo Stato di diritto”. Simili i toni del portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. È “raccapricciante”, dice, il fatto che il sottosegretario alla Giustizia “esprima gioia nel non far respirare chi è dietro il vetro di un’auto della polizia penitenziaria”. Per Bonelli nelle parole di Delmastro – “frasi così prive di umanità” – c’è “un chiaro riferimento alla violenza e alla tortura nei confronti dei detenuti”.
    Di Biase (Pd): “Meloni ci dica se queste frasi sono compatibili con il suo governo”
    Diverse le voci del Pd che si scagliano contro Delmastro. Tra queste anche la deputata Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia, secondo cui le frasi che stanno circolando “smascherano l’ossessione repressiva di questo governo, incapace di adottare provvedimenti nonostante il record negativo di suicidi in carcere”. E lancia una sfida alla premier: “Ora Meloni ci dica se Delmastro e le sue idee sono compatibili con il suo governo”. Anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi è intervenuto sulla vicenda, evidenziando parole “indecenti, degne di un regime sudamericano”, anche considerando gli “80 suicidi in carcere” di quest’anno. Oltre la politica, anche l’Associazione nazionale partigiani attacca e richiama alle dittature del Sud America: “Per Andrea Delmastro l’idea di non lasciar respirare i detenuti è un’intima gioia. Un uomo in preda a questi deliri da macellaio sadico non può fare il sottosegretario alla giustizia. Crede di stare nel Cile di Pinochet. Fuori Delmastro dalle istituzioni repubblicane”. LEGGI TUTTO