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    Terzo mandato per il presidente di Regione, cosa prevede la legge?

    Introduzione
    È un dibattito tutto aperto quello sulla possibilità di un terzo mandato per i presidenti di Regione, con la Lega che schiera in prima linea il governatore del Veneto Luca Zaia (al momento non ricandidabile) secondo cui la questione “è un’anomalia tutta nostra” ed “è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento”.

    Non è questa però la lettura di Fratelli d’Italia, che forte degli ultimi successi elettorali vorrebbe rivendicare per sé la poltrona di Palazzo Balbi: “Spiace che il presidente Zaia abbia personalizzato il tema del terzo mandato – osserva il senatore Luca De Carlo, possibile candidato di FdI – La norma che lo disciplina, il terzo mandato, esiste da tempo e non riguarda singoli casi specifici. Non è mai una buona idea adeguare le leggi alle esigenze contingenti”.

    E se la corsa alla guida della Regione Veneto è tutta da scrivere, nel quadro si inserisce anche il ricorso di Palazzo Chigi contro la legge in Campania che chiede il terzo mandato per Vincenzo De Luca. Ma cosa dice la legge in proposito? LEGGI TUTTO

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    Il Senato approva il ddl contro la sottrazione dei minori

    Via libera del Senato, con 89 voti favorevoli e 55 astenuti, al disegno di legge che prevede una nuova disciplina in materia di sottrazione o trattenimento anche all’estero di persone minori o incapaci. Il provvedimento mira ad assicurare una tutela penale più efficace al minorenne o all’infermo di mente che vengano sottratti al genitore affidatario, al tutore, al curatore o a chi ne abbia la vigilanza o la custodia, collocando il reato nell’ambito dei delitti contro la libertà personale e consentendo alle Forze dell’Ordine l’esercizio di poteri più incisivi nella repressione di reati considerati particolarmente riprovevoli e di allarme sociale (si pensi, ad esempio, al genitore straniero non affidatario che porta il minore all’estero, negando all’altro finanche la possibilità di visita). 
    Favorevoli al disegno di legge, proposto dalla Lega, prima firmataria Erika Stefani, la maggioranza di centrodestra, astenute le opposizioni. Il testo passa ora all’esame della Camera. LEGGI TUTTO

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    Decreto Giustizia, nel testo Commissario carceri e braccialetto elettronico. Cosa prevede

    Introduzione
    Il Decreto Giustizia, approvato dal Senato in prima lettura e atteso ora alla Camera, contiene varie misure per quanto riguarda l’organizzazione del sistema giudiziario. Le elezioni dei Consigli giudiziari e del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione – per esempio – vengono rinviate ad aprile (erano previste nel 2024). Si introduce poi un limite al conferimento di nuovi incarichi direttivi o semidirettivi e si completa la normativa relativa al Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria. Infine, il documento introduce anche ulteriori informazioni sui fondi destinati alla costruzione di nuove carceri. LEGGI TUTTO

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    Scudo penale per agenti delle forze dell’ordine, cosa significa e come potrebbe funzionare

    Introduzione
    All’interno della maggioranza è aperta la discussione sull’iter del Ddl sicurezza: la strada sembra quella di una terza lettura il più veloce possibile per accogliere le osservazioni del Quirinale e approvare il provvedimento possibilmente entro due mesi. Le cinque segnalazioni arrivate dal Colle sul disegno di legge in questione avrebbero convinto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad aprire ad alcune modifiche parlamentari (e dunque ad una terza lettura alla Camera), ma la Lega non è d’accordo: “Prima va approvato il Ddl sicurezza, poi si fanno altri passi”, dice il partito di Matteo Salvini. Intrecciato a questo primo nodo, ufficialmente ancora non sciolto, c’è quindi il tema della nuova norma per le maggiori tutele legali per le forze dell’ordine: sembra poco praticabile la strada di un emendamento al Ddl sicurezza (allungherebbe di troppo i tempi), resta quella di un decreto o – più quotato – un altro ddl che abbia una corsia preferenziale. Ma di cosa si parla quando viene nominato il cosiddetto scudo penale? LEGGI TUTTO

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    Compleanno Meloni ad Abu Dhabi, Rama si inginocchia e le regala un foulard. VIDEO

    Siparietto all’ingresso del World summit sull’energia ad Abu Dhabi, con il leader dell’Albania che ha consegnato il suo regalo di compleanno alla premier italiana. “La devi smettere con questa storia…”, la risposta divertita del presidente del Consiglio

    In ginocchio e con un foulard in regalo: con questo siparietto il primo ministro dell’Albania Edi Rama ha omaggiato la premier Giorgia Meloni salutandola al suo arrivo alla Sustainability Week di Abu Dhabi, nel giorno del suo quarantottesimo compleanno. “La devi smettere con questa storia”, ha sorriso Meloni prima di abbracciare il leader albanese che più volte ha parlato di lei chiamandola “sorella”. Rama ha spiegato che il foulard è stato realizzato da un produttore italiano che si è trasferito in Albania diventando cittadino albanese. Poi glielo ha posato sulla testa, ricevendo un ringraziamento dalla premier che lo ha abbracciato. LEGGI TUTTO

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    Meloni da Abu Dhabi: “La transizione energetica è una sfida storica”

    “La transizione energetica è una sfida storica”. Così Giorgia Meloni, ad Abu Dhabi, al World Future Energy Summit. La premier nel suo intervento si è concentrata sulla strategicità delle interconnessioni per la transizione energetica: “Svilupparle sarà la pietra miliare”, dice. “Se vogliamo fare una transizione energetica concreta e sostenibile, dobbiamo assicurarci che sia realizzata con infrastrutture adeguate. Sono sicura che sviluppare le interconnessioni può essere la chiave di una nuova diplomazia energetica per moltiplicare le opportunità di cooperazione fra noi, e generare benefici condivisi fra tutti. Con questo approccio l’Italia vuole diventare un hub strategico per i flussi energia fra Europa e Africa”, ha detto la premier.

    Il ruolo dell’Italia e l’accordo con l’Albania

    Meloni si è detta poi molto soddisfatta per l’accordo energetico raggiunto con l’Albania: si tratta di una infrastruttura per la produzione e il trasporto di energia rinnovabile, da Tirana all’Italia. L’intesa è stata firmata in mattinata – anche con gli Emirati Arabi Uniti – proprio a margine del summit. “Personalmente sono molto orgogliosa di questo accordo”, ha detto Meloni. Per la premier “l’iniziativa mostra tangibilmente come nuove forme di cooperazione possono essere costruite anche fra partner che possono sembrare lontani, almeno geograficamente”. “Un ambizioso progetto fra le due coste dell’Adriatico”, lo ha definito Meloni, “nuova interconnessione energetica, per produrre energia verde in Albania e esportarne parte in Italia, grazie a un cavo sottomarino nell’Adriatico. Un progetto che coinvolge i nostri tre governi, come i nostri settori privati e i nostri operatori della rete”.  Sul tema si è espresso anche il primo ministro albanese Edi Rama, che ha spiegato: “Il valore dell’infrastruttura va verso un miliardo di euro. Sarà operativa al massimo in tre anni”. Il ministro Pichetto Fratin ha sottolineato, commentando l’intesa: il partenariato strategico tripartito “aumenterà ulteriormente il ruolo dell’Italia come hub energetico e rinnovabile nel Mediterraneo”. E “dimostra che il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici fissati a Dubai durante la COP28 è possibile solo attraverso il coordinamento globale e la cooperazione in materia di energia verde”.
    Cosa prevede l’intesa
    In una nota diffusa dopo la firma dell’accordo, si legge che il partenariato strategico “segna un passo significativo verso il rafforzamento della sicurezza energetica, la promozione dello sviluppo sostenibile e l’accelerazione della transizione verso l’energia pulita nella regione del Mediterraneo. Delinea le aree chiave di cooperazione tra Emirati Arabi Uniti, Italia e Albania, inclusa la realizzazione di progetti di energia rinnovabile su scala gigawatt in Albania, concentrandosi su soluzioni solari fotovoltaiche, eoliche e ibride con potenziale accumulo di batterie. Una parte significativa di questa energia rinnovabile verrà trasmessa all’Italia. 
Inoltre, la partnership supervisionerà l’implementazione di un’interconnessione transfrontaliera per la trasmissione di energia elettrica che collegherà l’Albania e l’Italia”.
    “Su transizione energetica la realtà chiede pragmatismo”
    Sulla transizione energetica “dobbiamo essere pragmatici, semplicemente perché la realtà lo richiede”, ha aggiunto Meloni nel suo intervento. “Non riusciremo a triplicare la capacità di produzione di energia rinnovabile nel 2030, né – ha rimarcato – a raddoppiare il tasso di efficienza energetica, se continuiamo a inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica o ad accantonare, per ragioni ideologiche, soluzioni che potrebbero invece contribuire a costruire una valida alternativa ai combustibili fossili”. “Le stime – ha aggiunto Meloni – dicono che la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il Pil globale raddoppierà nel decennio successivo. Ciò farà inesorabilmente aumentare la domanda di energia, non ultimo a causa delle crescenti esigenze derivanti dallo sviluppo dell’Intelligenza artificiale generativa”.  LEGGI TUTTO

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    Terzo mandato, Zaia attacca: «No a lezioni da chi è da 30 anni in Parlamento»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl 2025 chiamerà i cittadini alle urne per eleggere sei nuovi governatori, quelli di Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Di questi solo due sono investiti dal problema del terzo mandato, vietato dalla legge nazionale: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto (che in caso di ricandidatura sarebbe per la verità al quarto). Ed è stato proprio il Governatore del Veneto a sottolineare, a margine di un punto stampa a Venezia, che la questione del terzo mandato «è un’anomalia tutta nostra. Io non perdo i sonni, ma è inaccettabile dire che si blocchino dei mandati a amministratori eletti direttamente dal popolo altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento». «Se ci fosse lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei – ha continuato -, darei risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo». «Io non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato – ha precisato -, ma l’aspetto più importante è quello dei veneti. Non ci siamo mai trovati di fronte a una chiamata del popolo come questa. E nessuno risponde al popolo».Quanto alle prossime elezioni regionali in Veneto, «giorno dopo giorno vedremo l’evoluzione della situazione – ha chiarito Zaia -, ne ho già fatte di corse in solitaria, così come nel centrodestra, è ovvio che noi speriamo di fare una corsa unitaria». «Aldilà della localizzazione dei tavoli, noi veneti abbiamo una capacità di lettura se una decisione è favorevole o contraria, che è istantanea. Per cui facciano pure le riflessioni, ben vengano, dopodiché – ha concluso – si tratterà di capire che continuità si darà a questa amministrazione, e soprattutto quanto saranno rispettati i veneti».Loading…Fontana: «Il governo sbaglia, il terzo mandato è giusto»Contro i limiti al terzo mandato si è schierato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «Ribadisco che è un errore» quello del governo che ha impugnato la legge regionale della Campania sul terzo mandato per i governatori, proprio perché «c’è un’elezione diretta, massima espressione di democrazia. Credo che sia un motivo in più per dire che è giusto il terzo mandato», ha affermato.Il pressing della LegaLa Lega dunque mostra i muscoli sul Veneto, rivendicando la candidatura per Zaia o comunque per un proprio esponente, ma si ritrova isolata, visto che Fi si è detta d’accordo con FdI sullo stop al terzo mandato. Il dibattito non sembra invece più scuotere il centrosinistra, alle prese con l’iniziativa del governatore della Campania, che, tuttavia, non appare trovare sponde a livello nazionale né in alcuna componente del Pd, né in altri partiti. LEGGI TUTTO

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    Lega presenta proposta di legge su gratuito patrocinio per agenti indagati

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaMentre dall’interlocuzione tra Palazzo Chigi e il ministero della Giustizia è emersa l’ipotesi di prevedere uno scudo penale per gli agenti che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni arriva dalla Lega una proposta di legge per consentire l’accesso al gratuito patrocinio, ovvero la possibilità di ottenere un avvocato a spese dello Stato, ai componenti delle forze dell’ordine oggetto di indagini e procedimenti per atti compiuti nell’esecuzione del proprio lavoro.Il testo, presentato dal capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari e dal deputato Igor Iezzi è destinata in generale alle «vittime del lavoro» e «non è in contraddizione» con la proposta del governo sullo scudo penale alla quale starebbe lavorando il governo. «Se dal governo arriveranno altre proposte, tutto quello che è a tutela e sostegno delle forze dell’ordine» va bene, ha chiarito Molinari.Loading…La pdl inserisce «tra i destinatari del gratuito patrocinio, a prescindere dal reddito posseduto, le persone offese dai reati commessi in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, e i prossimi congiunti». Nonché «gli esponenti delle forze dell’ordine oggetto di indagini e procedimenti per atti compiuti nell’esecuzione del proprio lavoro».Attualmente le vittime hanno accesso al patrocinio a spese dello stato indipendentemente dal reddito quando si proceda per maltrattamenti in famiglia, pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, violenza sessuale, atti persecutori, nonché, ove commessi in danno di minori, per i reati di riduzione in schiavitù, prostituzione minorile, pornografia minorile, iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile, tratta di persone, acquisto e alienazione di schiavi, corruzione di minorenne, adescamento di minorenni.Fonti governo, non c’è scudo penale ma evitare automatismiNessuno scudo penale, ma un meccanismo in base al quale in casi come quello del carabiniere Luciano Masini, che la sera di Capodanno è intervenuto uccidendo un uomo che aveva accoltellato 4 persone, non ci sia l’iscrizione automatica nel registro degli indagati del militare. Così fonti di governo all’agenzia Ansa, sulla misura che sta studiando il ministero della Giustizia. Non si tratterebbe, di una “scriminante” o di una causa di non punibilità, nè si interverrebbe sul diritto sostanziale, ma sul codice di procedura penale, “immaginando forme di non immediata iscrizione nel registro degli indagati quando è evidente che l’appartenente alle forze dell’ordine ha usato l’arma di ordinanza nell’esercizio delle sue funzioni”. La misura, che è complessa da mettere a punto, non andrà nel ddl Sicurezza. LEGGI TUTTO