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    Sky TG24 Live In, Calenda: “In Italia vero rischio democratico è non far accadere le cose”

    “Dalle parole di Landini a quelle di Roccella”, spiega il leader di Azione, “non passa giorno che non perdiamo tempo a commentare le uscite verbali dei nostri rappresentanti politici, contribuendo soltanto a fare rumore”. Poi il messaggio: ”È ora di vincere il cinismo della rassegnazione”

    “L’Italia sta attraversando un momento di profondissima tensione”, mentre “ogni giorno va in onda il gioco della destra e della sinistra per aumentarla”. A dirlo è il leader di Azione Carlo Calenda, intervistato da Massimo Leoni nel corso di Live In Roma dal teatro di Villa Torlonia (LA DIRETTA DI LIVE IN ROMA). Il riferimento è senza dubbio all’auto del giornalista Sigfrido Ranucci fatta esplodere nella notte, ma anche al clima di odio crescente di cui lo stesso Calenda ritiene di essere stato vittima con minacce di fronte alla scuola del figlio. “Dalle parole di Landini a quelle di Roccella”, spiega Calenda, “non passa giorno che non perdiamo tempo a commentare le uscite verbali dei nostri rappresentanti politici, contribuendo soltanto a fare rumore”. “Secondo un sondaggio”, spiega ancora il leader di Azione, “il 36% degli italiani riterrebbe accettabile una dittatura per sistemare la situazione in Italia. Ecco perché dico che il vero rischio democratico è non fare accadere le cose”.
    ”È ora di sconfiggere il cinismo della rassegnazione”
    D’altra parte, per l’ex ministro, sono 30 anni che in Italia la politica non riesce a fare accadere niente, né per la scuola, né per la sanità, né per la diminuzione delle tasse. “Ora si parla di extraprofitti, di contributi dalle banche”, sottolinea, “ma quei soldi le banche se li andranno a riprendere dai correntisti. È una misura inutile, ecco perché per Meloni sarebbe più auspicabile regolamentare meglio la distribuzione elettrica, così da ricavare 7 miliardi veri”. E su ruolo del centro, e di Azione nello specifico, come ago della bilancia nello scacchiere politico, Calenda si dice pronto a sostenere qualsiasi provvedimento di buon senso, sia che esso venga da destra che da sinistra. “Non voglio essere contro nessuno”, chiarisce, “vorrei si riuscissero a fare cose”. A cominciare, anche, da una legge elettorale che dovrebbe essere proporzionale, così da permettere di votare per il partito che meglio incarni le aspirazioni dell’elettore. Poi, solo dopo, “si dovrebbe pensare a alleanza sul programma”. Per il segretario di Azione, d’altronde, “l’astensione è sì frutto della legge elettorale sbagliata, ma anche del pensiero comune alle persone che tanto non cambia nulla. È ora di sconfiggere il cinismo della rassegnazione”. LEGGI TUTTO

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    Live In, Ravasi: “Indifferenza e superficialità sono le vere malattie da combattere”

    Il cardinale, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e fondatore del Cortile dei Gentili, si è soffermato sulle difficoltà dei più giovani nell’affrontare il “tempo delle crisi”. “Mancano i punti di riferimento”, ha detto, “e il rischio è quello di perdere il senso delle cose”

    Ha parlato di giovani, accoglienza, ateismo e diversità monsignor Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e fondatore del Cortile dei Gentili, ospite dal teatro di Villa Torlonia a Roma di Sky TG24 Live In (LA DIRETTA DI LIVE IN ROMA). Nel corso dell’incontro, Ravasi si è soffermato in particolare sul senso di smarrimento dei più giovani nell’affrontare contesti problematici come quelli dettati dal “tempo delle crisi” in cui viviamo. Lo ha fatto citando in primis le parole di una poesia di uno tra i più grandi poeti e drammaturghi laici del Novecento come Bertolt Brecht. “Nella cultura temporanea”, ha sottolineato il cardinale, “ci si muove come in un formicaio, ma c’è in ognuno di noi il bisogno costante di andare alla ricerca di qualcosa. Ecco, di questi tempi, “non si riesce più a portare a termine questa ricerca o, ancor peggio, non si ha più voglia di trovare un senso alle cose”. Per Ravasi questa crisi è riconducibile anche all’assenza di “punti di riferimento precisi, di stelle polari che, invece, potevano essere individuate in passato”.
    “Bisogna imparare ad ascoltare il linguaggio dei giovani”
    Una delle sfide della Chiesa, ha proseguito nel corso della riflessione con Tonia Cartolano, consiste nell’affrontare l’ateismo crescente delle nuove generazioni. Sulla scorta delle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“I giovani meritano più rispetto”), Ravasi ha ribadito che “l’elemento fondamentale per poterli incontrare è linguaggio”. “Io stesso”, spiega citando testi di Amy Winehouse, “mi sono allenato, non senza fatica ad ascoltare il linguaggio che utilizzano, per esempio attraverso le canzoni dei rapper”.”Se tra gli adulti, nel mondo della cultura e della scuola, non si riesce a entrare in contatto con questi linguaggi e con queste domande”, ha concluso, “si crea questo contesto, che non è soltanto un grande ateismo, ma qualcosa di molto peggio”.
    “Riconoscere la diversità senza perdere la propria identità”
    Per il cardinale “la vera malattia da cui guarire oggi è rappresentata da indifferenza, superficialità, banalità”. “Non si può ignorare la mancanza di qualcosa che ti fa fremere dall’interno”. Anche per questo i ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati e accolti, così come la chiesa di Leone sembra pronta ad accogliere tutti, anche le famiglie cosiddette non tradizionali. “Riconoscere la diversità, la differenza, dev’essere uno dei nuovi obiettivi per la Chiesa che verrà. La famiglia, per così dire, non tradizionale è già accolta nell’incontro, bisogna essere bravi ad accettare il contributo della diversità senza perdere la propria identità e sfociare nella fluidità”. LEGGI TUTTO

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    Live In Roma, Nordio: “Referendum giustizia? Va fatto da solo. Solidarietà a Ranucci”

    Il ministro della Giustizia, in apertura dell’intervista di Giovanna Pancheri a Live In Roma al Teatro di Villa Torlonia, interviene su numerosi temi, dall’attentato al giornalista Sigfrido Ranucci al referendum sulla separazione delle carriere, fino alla situazione carceraria e ai femminicidi

    “Attentato a Ranucci? Solidarietà al giornalista colpito, c’è determinazione da parte del governo a combattere qualsiasi intimidazone mafiosa, soprattutto verso i giornalisti. Un attentato a un giornalista è un attentato allo Stato, al 100%”. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in apertura dell’intervista di Giovanna Pancheri a Live In Roma al Teatro di Villa Torlonia. Il ministro ha toccato numerosi temi, dal referendum sulla separazione delle carriere alla situazione carceraria.
    Nordio: “Referendum giustizia? Va fatto da solo” 
    Sul referendum sulla separazione carriere e il suo eventuale accorpamento con le amministrative, Nordio spiega: “I tempi del rerferendum dipendono dall’approvazione della seconda lettura definitiva in senato. Il rereferendum per una materia così importante deve essere affrontato da solo”. I decreti attuativi . continua – “non devono correggere l’impianto costituzionale, ma vi è spazio per un dialogo con la magistratura affinché ci sia consenso. Un paniere predefinito? Si è possibile, ne stiamo discutendo, accetteremo contributi sul tema”. E su un eventuale superamento dei tre gradi di giudizio, dice: “Non fanno parte della nostra tradizione giuridica. Anche se abbiamo già limitato la possibilità di ricorrere per reati minori. Noi vogliamo riportare la prescrizione nel suo ambito naturale, perché dopo l’introduzione della ragionevole durata del processo non si può mettere un cittadino sulla graticola per decenni”.
    Nordio: “Almasri? Tribunale dei ministri si è pronunciato con mesi di ritardo”
    Sul caso Al Masri, Nordio aggiunge: “Ci sono state violazioni plateali del diritto, rilevate dal Parlamento. Il tribunale dei ministri si è pronunciato con mesi di ritardo. Si è servito delle dichiarazioni fatte in Parlamento per inserirle negli atti, è stato un sacrilegio. Ribadisco il mio pensiero. Sottolineo che la dottoressa Bartolozzi ha eseguito i miei ordini. Spero che la posizione della mia capo di gabinetto venga archiviata”.
    Nordio: “Femminicidi? Leggi sono severe, il problema è educativo”
    Sul tema dei femminicidi, invece, Nordio spiega: “Le nostre leggi  sono severe, basti pensare al reato di femminicidio. Più di così non possiamo andare, salvo l’introduzione – che nessuno auspica – della pena di morte. Il problema è essenzialmente educativo, ma rischia di complicarsi con l’educazione sessuale nelle scuole. La prima forma di educazione si dà con l’esempio, quando si forma la mentalità del bambino in famiglia, con il rispetto delle persone più deboli, che non esistono differenze, bisogna vedere nell’altro un fratello. Va affrontato in modo etico e strutturale”.
    Infine, sulla questione carceri, Nordio conclude: “Noi abbiamo istituito un commissario straordinario per ridurre l’emergenza carceraria. Una questione sedimentata nei decenni. Nelle carceri va portata arte e cultura, a cominciare dagli istituti minorili. Noi stiamo cercando anche di limitare la carcerazione preventiva, si tratta di cifre importanti che superano le diecimila persone”. LEGGI TUTTO