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L’idrogeno verde evapora sotto il peso della realtà

Il sogno dell’idrogeno verde evapora sotto il peso della realtà economica. Dopo anni di annunci altisonanti e di piani industriali tanto ambiziosi quanto scollegati dalla domanda effettiva, il settore è alle prese con una ritirata globale che minaccia di allungare la dipendenza dalle fonti fossili ben oltre quanto previsto dagli obiettivi climatici europei. I numeri parlano chiaro: secondo i dati di Westwood Global Energy, entro la fine del decennio sarà operativo appena un quinto dei progetti annunciati nell’Unione Europea. Si tratta di una capacità installata di circa 12 GW, contro un target ufficiale di 40 GW. Un divario che suona come una sconfessione implicita dell’intera narrativa green.

Il problema, in fondo, è semplice: mancano i compratori. E quelli che ci sono non sono disposti a pagare tre volte il prezzo del gas naturale per un combustibile che, a parità di efficienza, non garantisce né disponibilità né infrastrutture adeguate. Il caso di Iberdrola è emblematico: la società ha messo in stand-by l’espansione di un impianto a idrogeno verde da 20 MW, in attesa di clienti. Una condizione che riflette una realtà ben più ampia: senza domanda, anche i 400 milioni di euro di sussidi disponibili in Spagna e Portogallo restano lettera morta. Sotto attacco non c’è solo l’idrogeno, ma l’intero impianto ideologico della transizione. Paesi come Francia, Portogallo, Italia e Olanda hanno già ridimensionato in modo più o meno esplicito le proprie ambizioni sul vettore verde, dirottando fondi verso alternative più concrete, come il biometano o il nucleare. In Australia, nonostante gli 8 miliardi di dollari australiani promessi in sostegno al comparto, il 99% dei progetti è fermo allo stadio concettuale. Il nodo è duplice: da un lato i costi elevati degli elettrolizzatori, dall’altro l’assenza di un’infrastruttura logistica in grado di supportare produzione, stoccaggio e trasporto. L’idrogeno richiede compressioni ad altissima pressione, condizioni criogeniche e materiali resistenti alle perdite: non è un caso che la sua distribuzione attraverso i vecchi gasdotti sia considerata ad alto rischio. E mentre la Spagna sogna una dorsale di 2.600 km per collegarsi all’H2Med europeo, anche lì i ritardi appaiono inevitabili.

Il risultato è un cortocircuito perfetto tra pianificazione e mercato. Le industrie energivore che avrebbero dovuto trainare la domanda stanno rimanendo ancorate ai combustibili tradizionali per ragioni di pura sopravvivenza economica. Due esempi. Antonio Filosa, ad Stellantis, ha annunciato la decisione di interrompere il programma di sviluppo della tecnologia a celle a combustibile a idrogeno. Il Gruppo non lancerà più la nuova gamma di veicoli Pro One alimentati a idrogeno. Anche il caso della Dirostahl, azienda tedesca che produce componenti per turbine e piattaforme petrolifere, è emblematico: le offerte per l’idrogeno verde superano i 150 /MWh, mentre il gas si acquista sul mercato a un terzo di quel prezzo. La montagna dell’idrogeno verde, insomma, rischia di partorire un topolino. E se il costo non scenderà almeno del 40% nei prossimi 10-15 anni difficilmente si potrà parlare di transizione, se non in termini retorici. A meno di un intervento massiccio dello Stato, l’idrogeno rischia di rimanere confinato a una bolla tecnologica buona per i convegni ma priva di impatto reale sul tessuto industriale europeo. Il che porta alla conclusione che la sostenibilità economica dell’idrogeno potrà essere probabilmente raggiunta solo con la diffusione massiccia del nucleare. Quindi non prima di 15 anni. Il gas rimarrà pertanto l’unica vera fonte di transizione. L’Europa, che ha promesso una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, si ritrova così senza una delle sue punte di diamante.

La verità è che la transizione ecologica non è solo una questione ambientale: è un campo di battaglia tra ideologia green e realtà industriale. Una battaglia che la Ue sta perdendo, come ha dimostrato l’esito dell’accordo commerciale con Washington.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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