All’ex Ilva di Taranto è di nuovo fumata nera. Il 15 luglio non sarà ricordato come il giorno della svolta storica per il gruppo a cui serviranno almeno altre due settimane per arrivare a un accordo di programma con gli enti locali: Regione Puglia e Comune di Taranto. In realtà, lo stallo vero arriva dal sindaco di Taranto Piero Bitetti che pretende di fare un passaggio in consiglio comunale, cercando una sponda che giustifichi difronte ai cittadini altri 7-8 anni di produzione con gli altoforni e un rigassificatore mobile nel porto.
Ma non è affatto detto che questi 15 giorni servano ad una schiarita. Anzi, è molto probabile che si vada convintamente verso un piano B con i forni elettrici a Taranto, ma gli impianti di pre-riduzione, necessari per alimentare i forni elettrici che renderanno green l’acciaieria, altrove. A Gioia Tauro e, si vocifera in queste ore, anche a Ravenna che potrebbe ospitare una seconda nave rigassificatrice. E poi c’è tutto lo sviluppo su Genova dove però, i più attenti, avranno notato un improvviso cambiamento. Anche qui, la neo sindaca del centro sinistra Silvia Salis sembra frenare le velleità del governo, in verità accolte favorevolmente dalle acciaierie del Nord che studiano possibili cordate per investire.
A sorpresa Salis ha annunciato che oggi vedrà il ministro delle Imprese Adolfo Urso «per capire di più di questo progetto». Salis vuole sapere «dove si troveranno le risorse, quale sarà la ricaduta occupazionale e quali sono le garanzie di sostenibilità ambientale di questo progetto».
Insomma, a bene leggere il tenore delle dichiarazioni sembra che per Urso si prepari un secondo calvario dopo Taranto. Salis vuole aprire «un tavolo che coinvolga il Governo, la Regione, il Comune, i sindacati e le parti sociali di Genova e del nord Italia».
Tornando a Taranto, di fatto l’incontro si è concluso con la firma di un verbale che rinvia al 31 luglio «la decisione finale» e istituisce una commissione tecnica per valutare le diverse opzioni a partire dalla possibilità di fare a meno della nave rigassificatrice, come richiesto dagli enti locali.
In ogni caso, l’autorizzazione integrata ambientale e sanitaria (Aia) andrà rilasciata domani dalla conferenza dei servizi: un passaggio necessario per soddisfare le esigenze del tribunale di Milano e consentire di mantenere in attività lo stabilimento mentre si realizza la decarbonizzazione e si cerca un acquirente. Ma vista la situazione, si procederà con la proroga di quella vecchia che verrà aggiornata i primi di agosto in caso di accordo. Mese in cui partirà una gara per la ricerca di un nuovo investitore.
Per il 28 luglio è attesa, invece, la pronuncia della commissione tecnica per individuare una soluzione in grado di assicurare l’approvvigionamento di gas in modo sostenibile e la possibilità di realizzare a Taranto fino a quattro impianti Dri necessari a coprire il fabbisogno del prelavorato (preindotto) per la produzione nazionale di acciaio facendo a meno del rigassificatore. È quest’ultima la proposta avanzata da Emiliano, convinto che il piano di decarbonizzazione con il Dri sia l’unica soluzione.