in

Pensioni di invalidità: 603 euro al mese per tutti. Ecco cosa cambia

Cosa accade quando un giovane lavoratore, che ha iniziato a versare i contributi si trova ad affrontare un’invalidità? Fino a ieri, la risposta era chiara: nessuna integrazione, un assegno che dipendeva esclusivamente da quanto versato, e, in molti casi, una pensione troppo bassa. Ma la sentenza della Corte costituzionale del 9 luglio 2025 ha rovesciato questa realtà, garantendo a tutti un assegno minimo di 603,40 euro al mese. Una decisione che segna una svolta fondamentale, ma che apre anche nuovi interrogativi su come il sistema pensionistico italiano dovrà evolversi per tutelare davvero tutti i lavoratori, oggi e domani.

Una novità attesa da anni

Il sistema pensionistico italiano ha sempre visto una netta separazione tra chi rientra nel sistema retributivo e chi nel sistema contributivo. Fino a oggi, solo chi aveva accumulato una carriera contributiva sotto il sistema misto o retributivo godeva del beneficio di un’integrazione dell’assegno al minimo vitale. Per i “giovani” lavoratori, ovvero quelli che hanno iniziato la loro carriera lavorativa dopo il 1996, il discorso era ben diverso: per loro, infatti, l’assegno di invalidità veniva calcolato esclusivamente in base ai contributi versati, senza alcuna integrazione. La Corte costituzionale, con la sentenza del 9 luglio 2025, ha finalmente stabilito che anche chi si trova nel sistema puramente contributivo avrà diritto a un assegno di invalidità minimo, fissato per il prossimo anno a 603,40 euro al mese.

La sentenza della Corte

La sentenza della Corte ha un valore significativo, ma non è retroattiva. Questo significa che i lavoratori che avrebbero potuto beneficiare di questo diritto negli anni passati non riceveranno alcun rimborso per gli arretrati. La nuova regola, infatti, entrerà in vigore solo a partire dalla data di pubblicazione della sentenza, il 9 luglio 2025. Una mossa da parte della Corte che, pur correggendo una grande ingiustizia, cerca di evitare un pesante impatto sulle finanze pubbliche. L’integrazione al minimo degli assegni sarà infatti coperta dalla fiscalità generale, come avviene già per gli altri assegni pensionistici.

Le falle da colmare

Nonostante questo importante passo, il sistema pensionistico italiano ha ancora delle falle da colmare, soprattutto per i giovani lavoratori. Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, infatti, rischia di trovarsi con una pensione ben al di sotto di quella che si potrebbe definire una “soglia di dignità”.

In passato, si è discusso della possibilità di introdurre una pensione di garanzia per questi lavoratori, ma la questione è stata accantonata, principalmente per ragioni legate alla sostenibilità delle finanze pubbliche.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


Tagcloud:

Belen Rodriguez in vacanza con l’ex Spinalbese per il compleanno della figlia Luna: guarda

Dazi, Siracusano: giusto tenere linea trattativa con Trump