E va bene i meteocatastrofisti, va bene i dazi, va bene la Tari alle stelle, va bene gli Airbnb che “drogano” i centri storici delle nostre città, ma chi gira il mondo, ormai, non vuole più semplicemente “alloggiare”: alcuni dei migliori viaggi sono stati fatti senza mai uscire dalla stanza d’albergo. Per tacere delle migliori lune di miele…
Perché gli hotel sono ancora il luogo d’eccellenza per sentirsi come “Lo Straniero” di Albert Camus, perché c’è gente che ci è entrata per soggiornarvi una sola settimana e ci si è fermata a vivere per trent’anni, perché induce al vizio della libertà ma con dotazioni che a casa non si avrebbero mai. Non è un caso se chi viaggia cerca più “l’esperienza” e “il sogno” di qualunque altra cosa. E certi alberghi lo sono. Le strutture a 4-5 stelle che nel 2000 rappresentavano l’8,5% degli esercizi alberghieri italiani, nel 2023 hanno raggiunto il 22% (ma i 3 stelle e le residenze turistiche restano la categoria più rappresentativa e sono passate dal 42,2 al 55,2%). Gli arrivi di turisti nel nostro Paese sono un pochino meno rispetto al 2019 ma le presenze sono in crescita il che significa che la gente si ferma di più (+3%), che si tratta di un turismo “più stabile” stando a un’indagine realizzata da Federalberghi e da Tecnè presentata a Merano in una tre giorni (ieri oggi e domani) dell’assemblea della federazione albergatori con le autorità del luogo e un collegamento del Ministro del Turismo Daniela Santanchè.
E insomma siamo difronte a un comparto imponente: gli alberghi in Italia sono 32.194 (1.068.322 camere e 2.232.799 posti letto) e la spesa dei turisti stranieri nel nostro Paese, nei primi mesi di quest’anno, è stata valutata 5,5 miliardi di euro: il 6,2% in più rispetto agli stessi mesi del 2024. “Il settore si conferma un’infrastruttura economica fondamentale per il Paese” commenta il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca che dopo il durissimo colpo assestato (anche) al comparto dalla pandemia, parla sollevato di un ritorno “ai livelli del pre-Covid”. E spiega che oggi i turisti “prediligono strutture votate alla sostenibilità e sono orgoglioso di poter dire che la nostra ospitalità si è adeguata velocemente alle nuove tendenze riqualificandosi secondo i canoni green”.
Aggiunge anche che nella scelta della destinazione di viaggio incidono moltissimo i social, perciò avverte Bernabò Bocca: “A questa tendenza va data un’attenzione speciale, fornendo risposte di grande competenza e puntando alla formazione di figure professionali specializzate. Malgrado i buoni risultati, non si può lavorare in solitaria. Nel nostro comparto conta moltissimo fare rete ma anche avere i supporti necessari affinché l’offerta possa essere attrattiva fino in fondo. Sotto questo profilo siamo ancora carenti in termini di infrastrutture: il turismo vive e si esprime sul territorio. Non si possono fare miracoli se non si è agevolati nella raggiungibilità di una destinazione. Auspico che su questo tema si facciano veloci e risolutivi passi in avanti”. Ma siamo difronte a uno scenario, spiega sempre il presidente, “che invita a fare grandi cose”.
E infatti: nel 2024 le presenze in albergo sono state 283.566.417 e gli arrivi 89.087.262 per una permanenza media di 3,2 giorni. I pernottamenti sono stati maggiori del +3% rispetto al 2023 e del +0,9% rispetto al 2019, anno del precedente record. Questo risultato è la sintesi di due andamenti contrapposti tra loro: i nostri connazionali hanno visto un calo di presenze del -1,2% sul 2023 e del -4,2% sul 2019. Al contrario, gli stranieri sono aumentati rispettivamente del +7,1% e del +6,1%.
Nel primo trimestre 2025 le presenze alberghiere hanno sfiorato i 44,5 milioni con un calo del -1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E la stagione è appena iniziata. L’Italia è pronta, ma l’albergo giusto, bisogna meritarselo…