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Il paradosso della ricchezza del credito


In una settimana, come ha notato il Sole24 ore, le principali aziende italiane finiranno di distribuire ai loro azionisti dividendi per 42 miliardi di euro. Un bel bottino per chi ha investito i propri risparmi in Borsa. Ma c’è un paradosso. E riguarda le banche. Vediamolo.

I titoli azionari che rendono di più sono infatti proprio quelli creditizi. Facciamo un passo indietro. Se un piccolo risparmiatore compra in Borsa l’azione B a 100 euro e riceve come dividendo 5 euro, beh ha ottenuto un rendimento sul suo investimento del 5 per cento. Ovviamente nel tempo le quotazioni della sua azione B si possono muovere e salire o scendere. Resta il dividendo sul valore del prezzo di acquisto, che gli espertoni chiamano dividend yield. Torniamo alle nostre banche, che questa settimana staccheranno cedole, pagheranno dividendi, da favola. La classifica vede in cima il Monte dei paschi di siena il cui dividendo sarà pari all’11 per cento del prezzo di Borsa. Segue Bpm e Ifis, vicine al 10 per cento. Si dirà che sono banche coinvolte nel cosidetto risiko bancario e che i loro numeri debbono essere letti alla luce delle operazioni di finanza straordinaria ora in corso. Giusto.

Non si può dire altrettanto però di Intesa e Mediolanum; eppure entrambe rendono il sette per cento. In questo momento in Europa i tassi di interesse stanno scendendo e dunque anche I titoli di Stato con scadenze più lunghe difficilmente rendono più del 3/3,5 per cento. I piccoli risparmiatori non solo sono diventati più ricchi grazie all’apprezzamento delle loro azioni, ma si sono anche portati a casa rendimenti più che doppi rispetto ai Btp.

Bene dunque. Ma arriviamo al paradosso di cui abbiamo detto all’inizio. Le banche gestiscono il risparmio degli italiani. Vendono i loro prodotti finanziari a seconda delle diverse esigenze temporali e patrimoniali. Con titoli bancari che rendono il 10 per cento (senza contare il loro apprezzamento) la concorrenza ai prodotti di risparmio gestito è stata micidiale. Il paradosso ha due facce. La prima riguarda il fatto che una banca che canalizzi il risparmio dei propri clienti verso il suo titolo azionario (cosa che abbiamo visto con alcune banche italiane nel passato) è pericolosissimo. Il secondo è che l’industria del risparmio gestito in Italia, pur molto concorrenziale, deve dimostrare di essere più competiva di quanto lo sia oggi. Se un cliente di una banca scoprisse che il titolo della sua istituzione creditizia, rende decisamente più dei prodotti che gli ha venduto il promotore finanziario della medesima istituzione, potrebbe disaffezionarsi alla diversificazione del rischio. Molti risparmiatori ritengono che le azioni bancarie, come i bond, non possano fallire e che più o meno mantengano sempre le proprie quotazioni (cosa ovviamente non vera).

Insomma gli ottimi rendimenti che offrono le principali banche italiane ai propri azionisti, sono una buona

notizia, ma anche una sfida ai loro dirigenti. Il rischio è che i sottoscrittori dei fondi della banca X preferiscano, visti i risultati, investire più sulle azioni della Banca che sui prodotti diversificati che essa offre.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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