C’è da scommettere che il numero uno di Unicredit, Andrea Orcel, scruterà riga per riga i conti trimestrali di Banco Bpm. Anche per questo, probabilmente, ha spostato il consiglio d’amministrazione a domenica, in modo da avere gli elementi necessari a decidere sull’offerta pubblica di scambio lanciata sull’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Dal canto suo, tuttavia, Piazza Meda si compiace sottolineando l’«utile record» di 511 milioni di euro realizzato nel primo trimestre dell’anno (+38% sullo stesso periodo dello scorso anno). Un risultato che salirebbe a 549 milioni considerando il contributo di Anima, la società dei fondi entrata di fatto a far parte del gruppo dopo il successo dell’Opa.
Bpm, quindi, ha alzato il suo obiettivo per l’anno in corso a 1,95 miliardi di euro di utile netto. I conti (con proventi operativi pari a 1,47 miliardi) sono conditi di una lunga serie di messaggi a Unicredit. «Abbiamo conseguito risultati molto solidi, non siamo solo avanti rispetto ai target di piano ma abbiamo iniziato con un passo più veloce», ha detto il ceo Castagna, «che conferma come gli obiettivi del piano siano alla nostra portata». L’istituto, inoltre, sostiene che i risultati del trimestre sono un «punto di partenza imprescindibile per la valutazione stand alone e prima delle sinergie di eventuali operazioni di M&A». E, dato che sono risultati da primato, il messaggio implicito è che la valutazione di Piazza Gae Aulenti è troppo bassa. Anche il passaggio dove si sottolinea «la capacità di generare valore attraverso il continuo sostegno all’economia italiana» è, di fatto, un messaggio a Unicredit, dal momento che una delle prescrizioni governative per il Golden Power impone di non ridurre il rapporto tra depositi e impieghi per i prossimi cinque anni: i crediti lordi performing sono cresciuti nel primo trimestre del 2025 di 2,4 miliardi di euro, a 97,6 miliardi (+2,5%), mentre le nuove erogazioni di credito si sono siano attestate a 8,2 miliardi, in crescita del 68% anno su anno.
Un aspetto interessante della trimestrale, che non sarà sfuggito agli osservatori, è che Bpm è molto ben posizionata sui ricavi non collegati con l’andamento dei tassi d’interesse della Banca centrale europea. Infatti, ben il 45% dipende per lo più da commissioni, dato che aumenta al 49% considerando la piena integrazione di Anima. Ed è, di fatto, già in linea con l’obiettivo del 50% previsto dal piano industriale al 2027.
Infine,
un passaggio sul cosiddetto Cet 1, l’indice patrimoniale della banca che sarà «non inferiore al 13%» nonostante la mancata concessione dello sconto danese sul capitale per l’operazione di acquisizione dell’asset manager.