Eni presenta al mercato una trimestrale solida con un utile netto rettificato a 1,4 miliardi che batte le stime del consenso del 26% nonostante un calo annuo dell’11% e la flessione in alcune aree di business, in particolare raffinazione e chimica. Sull’onda della guerra commerciale in atto il gruppo ha deciso di muoversi in contropiede con un piano prudenziale di contenimento degli investimenti: a fronte di un potenziale impatto-dazi da 2 miliardi ha tagliato l’impegno sotto 6 miliardi di euro rispetto a una stima iniziale compresa tra 6,5-7 miliardi. Una mossa apprezzata dal mercato (il titolo ha chiuso in rialzo 2,11%) anche perché ha permesso di confermare l’aumento del dividendo (+5% a 1,05 euro) e il piano di buyback da 1,5 miliardi.
In particolare, l’utile netto è sceso a 1,17 miliardi (-3%) e l’utile operativo proforma adjusted a 3,68 miliardi (-11%) anche a causa della flessione di circa il 10% del prezzo del Brent (a 75,66 dollari al barile, da 83,24 del primo trimestre 2024). Numeri alla luce dei quali l’ad Claudio Descalzi assicura che «Eni è ben posizionata per attraversare l’attuale congiuntura» ed è «in grado di ottimizzare i piani di spesa e la gestione della cassa».
Fra i business si è distinta la performance del segmento Esplorazione e Produzione, è «solido» il contributo di Gas e gnl e «costante» il miglioramento dei satelliti Enilive (mobilità sostenibile) e Plenitude (rinnovabili), di cui è stato ceduto il 10% e ci sono pretendenti per il 15-20%. Eni possiede oggi il 90% avendo già venduto il 10% al fondo svizzero Energy Infrastructure Partners specializzato in rinnovabili e transizione energetica. Resta negativo il segmento della chimica di Versalis ed è in calo del 5% la produzione di idrocarburi a 1,64 barili equivalenti al giorno.
In questo quadro, Descalzi, rivendica «solidi risultati» e «straordinari successi esplorativi che aprono nuove opportunità di mercato». Tra queste, il progetto «Liverpool Bay Ccs» di cattura e stoccaggio di carbonio in Inghilterra dagli impianti nel polo industriale HyNet North West di Liverpool e Manchester annunciato ieri insieme con il governo britannico nel vertice di due giorni sulla sicurezza energetica a Londra.
Grazie a una capacità di stoccaggio nella prima fase di 4,5 milioni di tonnellate di CO all’anno, e con una crescita potenziale fino a 10 milioni di tonnellate di CO negli anni 2030, il progetto darà un contributo significativo agli obiettivi della transizione energetica. Il gruppo ha, infine, confermato anche la scoperta ad olio nell’offshore della Namibia con «buone proprietà petrofisiche».