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Il futuro della sostenibilità e l’antica lezione del mare: mobilità verde sempre più blu

Il futuro della mobilità verde è sempre più blu. Una lezione modernissima che però affonda le sue radici nel passato. Facciamo un (grosso) passo indietro nel tempo e abbandoniamoci a un gioco di immedesimazione. Che cosa poteva sembrare il mare a un cittadino delle sponde europee o nordafricane un migliaio di anni fa? Visto col senno di poi e con gli occhi di uomini che hanno visto la terra dallo spazio, il Mediterraneo sembra una minuscola fenditura di acqua tiepida sulla crosta terrestre. Visto, sempre a un millennio di distanza, può apparire come una barriera, un frontiera naturale che divide e non unisce. Ma, prima della nascita delle grandi infrastrutture, delle automobili e degli aeroplani, il mare era visto principalmente come un mezzo di comunicazione, un trattino liquido che univa le più diverse e distanti culture e civiltà. Quale altro modo poteva esistere per movimentare merci, persone e financo idee? Perché il mare è mercato, agorà e in un certo senso anche social network. Il progresso dell’umanità ha cavalcato, a tratti velocemente a tratti più lentamente, le onde e i marosi delle nostre acque. Rame, stagno, oro, argento, legname, grano, olio d’oliva, sale, papiri, ceramiche, tessuti, armi, gioielli, vetro, spezie, incenso, profumi. Tutto, anticamente, si spostava da una costa all’altra del Mediterraneo, ombelico del mondo allora conosciuto. Chi ha tenuto in mano la penna della storia, in quel periodo, aveva in mano anche il timone di una imbarcazione. Una grande politica andava agganciata a una grande arte della navigazione: dai Fenici e per millenni a seguire.

E, ancora una volta, la soluzione a quello che accadrà domani deve raccogliere qualche suggerimento dagli insegnamenti di ieri. Una della grandi sfide della quotidianità e della modernità è la riduzione dell’impatto ambientale generato dal trasporto delle merci. La spina dorsale del commercio globale è, a distanza di migliaia di anni, sempre una: il mare. La quasi totalità di tutto ciò che viene scambiato sul globo terracqueo è trasportato via nave: nel 2024 è stato toccato il record, mai nella storia dell’uomo ci sono state così tante imbarcazioni al lavoro. Dunque quale può essere il migliore volano per la sostenibilità ambientale dell’utilizzo a impatto zero delle autostrade del mare, in piccolo, e dei cosiddetti corridoi verdi, su larga scala? La sfida è già iniziata, ma il percorso è ancora lungo. Il mare può diventare un vettore trainante per la transizione ecologica, sfruttando le reti del commercio globale. E ritorna, immediata e attuale, la lezione dell’antichità: dall’astrolabio al gps, dalla civiltà minoica fino ai giorni nostri. La strada per un futuro sostenibile – l’unica che possa garantirci un domani che non sia peggio di ieri – transita inevitabilmente dal passato. Se quasi tutto quello che abbiamo intorno a noi – dall’automobile che guidiamo al cibo che abbiamo in dispensa – arriva via mare, allora è dal mare che deve iniziare la diminuzione delle emissioni. Dall’Italia c’è chi sta percorrendo questa strada nel mondo. Il Gruppo Grimaldi, con sede a Napoli, è il primo armatore italiano e il primo operatore al mondo per il trasporto marittimo di auto e carico rotabile. La punta di diamante del Gruppo Grimaldi è l’estesa rete di Autostrade del Mare, che conta oltre 130 collegamenti nel Mar Mediterraneo, nel Mar Baltico e in Nord Europa.

Manuel Grimaldi, amministratore delegato del Gruppo Grimaldi e presidente dell’International chamber of shipping

Con la creazione del Network Short Sea, il Gruppo si è fatto interprete e pioniere di una precisa proposta dell’Unione Europe per ridurre al minimo l’impatto ambientale del trasporto merci via terra, promuovendo il trasporto via mare e contenendo in questo modo le emissioni di CO2. Ed è seguendo questa filosofia che il Gruppo ha commissionato la costruzione di nove nuove navi ro-pax al cantiere China Merchants Jinling Shipyard, con un accordo dal valore complessivo di 1,3 miliardi di dollari. Navi equipaggiate con motori che possono essere alimentati a metanolo, e quindi pronte a raggiungere l’obiettivo “Net Zero Emission”. “L’80/90 per cento di tutte merci vengono movimentate vie mare – ci spiega Manuel Grimaldi, amministratore delegato del Gruppo Grimaldi e presidente dell’International chamber of shipping -. Sulle tratte brevi c’è una concorrenza di gomma e ferrovia, ma sulle grandi bisettrici intercontinentali il commercio è per la maggior parte via mare. Le nostre navi sono all’avanguardia e noi ci siamo posti per il 2050 l’obiettivo di abbattere a zero le emissioni. Con più di vent’anni di anticipo abbiamo già costruito delle navi che possono andare a metanolo verde, che può essere prodotto anche dai rifiuti. Si tratta di imbarcazioni che anche qualora dovessero andare a gasolio inquinerebbero la metà delle navi che vanno a rimpiazzare”.

E così il cerchio prova a chiudersi, proprio partendo da quel Mediterraneo che ha visto tutto nascere e sulle cui acque limpide veleggiavano quelle navi lignee – capolavori dell’antica marineria – di cui cantava Omero. Più di duemila anni di un viaggio di ritorno verso l’emissione zero.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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