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Di notte, il deserto di Atacama, nel nord del Cile, è uno dei luoghi più bui della Terra. La mancanza di inquinamento luminoso ne ha fatto la sede ideale per osservatori e iniziative internazionali per lo studio dell’Universo, ma un progetto per costruire un grande impianto industriale nella zona potrebbe avere un forte impatto sui telescopi molto sensibili impiegati per le osservazioni e le ricerche scientifiche, in particolare dell’European Southern Observatory (ESO).
L’, una collaborazione internazionale di 16 paesi (Italia compresa), ha costruito una parte importante dei propri osservatori sul Cerro Paranal, una montagna alta circa 2.600 metri a una decina di chilometri dalla costa cilena sull’oceano Pacifico. È una delle aree più secche al mondo e con un clima relativamente stabile tutto l’anno: il cielo terso rende possibili le osservazioni astronomiche con minime interferenze dovute all’atmosfera terrestre.
Gli strumenti sul Cerro Paranal come il (VLT, formato da quattro telescopi ciascuno di 8,2 metri di diametro) funzionano al meglio se sono immersi nel buio ed è quindi essenziale che non abbiano intorno inquinamento luminoso. Per questo i responsabili dell’ESO sono contrari alla proposta di costruire un grande sito industriale nelle vicinanze dei loro telescopi.
La società energetica AES Andes, controllata dal gruppo statunitense AES, ha da tempo proposto al governo cileno di costruire un impianto per la produzione di ammoniaca e idrogeno nella zona. I sistemi sarebbero alimentati da pale eoliche e pannelli fotovoltaici in modo da sfruttare vento e Sole, che raramente mancano nell’Atacama. Il progetto prevede l’occupazione di circa 30 chilometri quadrati di territorio, con alcune strutture che potrebbero essere a meno di 5 chilometri dal VLT. Secondo l’ESO i cantieri produrrebbero nel breve-medio periodo enormi quantità di inquinamento e polveri, impedendo ai telescopi di funzionare normalmente, e nel lungo periodo un forte inquinamento luminoso.
Oltre agli osservatori sul Cerro Paranal, l’impianto potrebbe interferire con l’ in costruzione sul Cerro Armazones e che sarà il più grande telescopio di quel tipo al mondo. L’ESO collabora inoltre alla costruzione del Cherenkov Telescope Array, per studiare l’Universo attraverso i (onde elettromagnetiche con la caratteristica di essere il tipo di radiazione più energetica conosciuta).
Per questi progetti, i paesi che fanno parte dell’ESO hanno investito l’equivalente di molti miliardi di euro, rassicurati da una legge del Cile che limita lo sviluppo edilizio per tutelare le attività di ricerca. Negli anni il VLT ha dato per esempio un contributo fondamentale nella ricerca sui , sulle e per approfondire le nostre conoscenze sugli esopianeti, cioè i pianeti che si trovano all’esterno del nostro sistema solare.
Anche al di fuori della zona tutelata, un impianto di grandi dimensioni come quello proposto da AES Andes interferirebbe comunque con le attività di ricerca, come ha il direttore generale dell’ESO, Xavier Barcons: «Le emissioni di polvere durante la costruzione, l’aumento della turbolenza atmosferica e, in particolare, l’inquinamento luminoso avranno un impatto irreparabile sulle capacità di osservazione astronomica».
L’ESO sostiene di avere cercato di mantenere un dialogo aperto con AES Andes, ma di non avere ricevuto particolare considerazione da parte del gruppo industriale, che ha di recente concluso uno studio di fattibilità ambientale del progetto. La società sostiene che nell’area scelta sia consentito lo sviluppo di attività industriali e che siano previsti «alti standard per quanto riguarda gli impianti di illuminazione».
I responsabili dell’ESO siano rassicurazioni sufficienti e hanno più volte proposto di trasferire il progetto in altre zone dell’Antofagasta, la regione che comprende buona parte del deserto di Atacama. Secondo Barcons a 50 chilometri di distanza si potrebbero ridurre gli eventuali danni, rendendo comunque possibili le attività previste da AES Andes: «Paranal e Armazones sono i posti più bui al mondo per condurre le osservazioni ottiche e agli infrarossi. Non c’è motivo di metterli in discussione per produrre idrogeno».
La proposta di AES Andes è sostenuta dal governo cileno perché permetterebbe di portare lavoro nel nord, in alcune delle aree economicamente più povere e depresse del Cile. La zona ha molte risorse minerarie, ma il loro sfruttamento si è ridotto e ci sono necessità di convertire alcune delle attività estrattive, non più sostenibili economicamente e dal punto di vista ambientale. Un paio di anni fa, il governo aveva avviato un piano per la produzione di idrogeno, un gas che può essere utilizzato come “carburante pulito”, producendolo sfruttando l’energia eolica e quella solare.
AES Andes appartiene a un gruppo industriale influente e il progetto rispecchia gli obiettivi che si è posto il governo cileno sulla produzione sostenibile di idrogeno. Il piano al momento è nelle prime fasi di sviluppo e devono essere ancora decisi gli investimenti, ma potrebbe diventare più concreto in seguito alle valutazioni di fattibilità ambientali proprio da parte delle autorità cilene.