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Messina: “L’Italia è Intesa Sanpaolo”


Attenti a quei due, Carlo Messina e Andrea Orcel, banchieri italiani, nemici amici. Il primo gioca da king maker del sistema Paese, con la sua Intesa Sanpaolo a fianco di Confindustria. Il secondo prova a crescere a colpi di mercato e con l’identità paneuropea di Unicredit, anche a costo di indispettire il governo italiano. E ieri, pur a distanza, è andato in onda il confronto tra i due big nostrani del credito.

«Sento tanto parlare di consolidamento bancario, ma l’Italia è Intesa Sanpaolo: non c’è altro operatore se vuoi fare la differenza, se vuoi accelerare». Di fronte allo stato maggiore della banca che guida da oltre 11 anni e in un momento delicato per l’industria del Paese, Messina rivendica con orgoglio l’appartenenza al primo gruppo bancario italiano. Anzi, europeo: con oltre 72 miliardi di capitalizzazione di mercato, Intesa ha chiuso anche ieri davanti a Sanander (71) Bnp Paribas (69), Unicredit (63) d Bilbao (60). E Messina lo sottolinea: «Chi lo avrebbe pensato, 20 anni fa, che saremmo diventati la prima banca euro per market cap?».

Il ceo di Intesa parla in occasione dell’accordo siglato con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini per mettere 200 miliardi di credito a disposizione delle imprese. E un po’ per motivare il suo team – presente l’intera prima linea, al 23esimo piano del nuovo grattacielo della banca – un po’ per lasciare il segno, non risparmia frecciate ai concorrenti: il consolidamento del settore bancario italiano «è indispensabile. Noi comunque rappresentiamo il pilastro dell’Italia qualunque cosa accada in termini di consolidamento», dice con riferimento indiretto alle operazioni che vedono Unicredit alle prese con l’operazione Bpm in Italia e Commerzbank in Germania. Oltre che al riassetto di Mps, anch’esso in orbita Bpm. Ma sulle operazioni straordinarie Messina è spietato: «Più farai M&A più sarai preso nei casini dell’integrazione e quindi anche per il futuro il riferimento sarà Intesa Sanpaolo». Anche perché, dice, quando è stata Intesa a fare M&A (ultimo il caso dell’Opa su Ubi del 2020) « ha fatto integrazione senza casini e l’abbiamo fatto benissimo e rapidamente».

Era dunque inevitabile che dall’altra sponda della Martesana si alzasse anche la voce di Unicredit. Così, con un post su Linkedin, il ceo di Unicredit Andrea Orcel coglie l’occasione del confronto con Messina anche per lanciare un messaggio al governo, che non ha visto di buon occhio l’Ops lanciata su Bpm proprio quando il Mef deve trovare lo sposo per Mps. «Siamo una banca europea – dice Orcel – ma con radici profonde e ben radicate in Italia. Siamo davvero orgogliosi del sostegno che, ormai dal 1870, offriamo a imprese e comunità su tutto il territorio nazionale». Un messaggio distensivo, quindi, verso l’esecutivo che nell’operazione su Bpm sta considerando anche l’ipotesi del golden power. Ribandendo, nel giorno dell’accordo tra Intesa e Confindustria, che anche Unicredit è impegnata nella crescita del sistema Italia: «Oggi siamo proiettati verso il futuro: stiamo investendo nel nostro Paese per favorirne la crescita e permettergli di giocare un ruolo sempre più centrale nel mercato bancario europeo e nel contesto globale».

Messina banchiere di

riferimento per l’economia del Paese, che punta alla crescita sostenibile per linee interne. Orcel finanziere cresciuto a pane ed M&A che ora vuole lasciare il segno. Il nuovo anno si apre sotto il segno delle banche.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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