Un’Opa – per precisione, Ops, cioè offerta pubblica di scambio, diversa dall’offerta di acquisto perché non prevede un corrispettivo in cash, bensì in azioni – lanciata dalla seconda banca italiana sulla terza è un’operazione clamorosa. Sorprende e solleva molti interrogativi. Vediamo qui i principali.
1) Unicredit è la banca italiana che negli ultimi anni è più cresciuta in termini di capitalizzazione: tre anni fa valeva intorno ai 10 euro, ieri le azioni si scambiavano a 36. Un salto possibile grazie all’abilità finanziaria del suo numero uno, Andrea Orcel, nel tagliare i costi da un lato e nel cavalcare il rialzo dei tassi dall’altro. Oggi prova a raccogliere i frutti comprando una banca proprio grazie al valore creato in questi anni, da utilizzare come merce di scambio. Ma fino a che punto un valore finanziario attribuito dal mercato è comparabile con il valore patrimoniale di un istituto – il Banco Bpm – molto più legato all’attività commerciale tradizionale?
2) Il prezzo offerto stamane per i titoli Bpm era equivalente a 6,65 per azione da pagarsi con titoli Unicredit: poco più alto di quello segnato in Borsa (0,5%). Non a caso, alle 12,30, per effetto della reazione del mercato il concambio era già sceso a 6,39. Come può pensare Unicredit di andare a segno con un’offerta così poco generosa, di fatto più bassa dei prezzi di venerdì scorso 22 novembre?
3) Orcel, nelle dichiarazioni di stamane, giustifica l’operazione in chiave internazionale: l’Europa deve avere grandi banche (e Unicredit+Bpm diventerebbe la numero uno) per competere sul mercato globale. Ma a livello nazionale c’è anche il rischio che poche e grandi banche riducano sempre più la concorrenza a favore della reddittività, già estremamente elevata.
4) Unicredit è da poco diventata primo socio di Commerzbank con il 9%, chiedendo a Bce autorizzazione a salire fino al 29,9%. Orcel ha oggi detto che l’operazione con Bpm non è alternativa ma, di fatto, complementare e si vedrà comunque nel lungo periodo. Il mercato ci crede poco, visto il crollo, stamane, del titolo Commerzbank (-5,5%). Cosa ha realmente in mente il ceo italiano?
5) Banco Bpm ha appena rilevato il 5% di Mps, potenzialmente pari al 9% se si calcola la quota di Anima su cui la stessa Bpm ha lanciato Opa. L’operazione è stata concordata con il Tesoro, venditore di Monte Paschi, ed è stata condivisa con i gruppi Caltagirone e Delfin, in una sorta di intervento di sistema finalizzato al terzo polo bancario.
Ecco perché – in quest’ottica – l’iniziativa di Unicredit su Bpm diventa difficile da capire: possibile che Orcel – che ha detto di non essere interessato a Siena – si muova senza tener conto delle mosse del governo su Mps e sul progetto del terzo polo?