2′ di lettura
«Io non voglio assolutamente fare casino o meno. Io rivendico da creatore del movimento, il mio diritto all’estinzione del movimento. Io quando vedo questa bandiera dei 5 Stelle, con davanti il mago di Oz che parla di democrazia diretta, mi viene un buco nello stomaco. Quindi, va benissimo, dobbiamo essere persone civili. Lui si può fare il suo bel partito, si può fare il suo manifesto con la sua faccia bella, simpatica, sincera, con scritto, Oz e i suoi 22 mandati può arrivare all’8%», ma «io accampo questo diritto all’estinzione perché non c’è più, lo sappiamo tutti, il movimento non c’è più, è evaporato». Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog all’indomani della decisione del leader del M5s Giuseppe Conte (il mago di Oz nel post di Grillo, ndr) di non rinnovargli il contratto da 300mila euro per la comunicazione del Movimento, in scadenza a fine anno
Grillo: candidati Liguria e Emilia Romagna catapultati
Gli attacchi alla gestione di Conte non finiscono qui. Si allargano alla scelta dei candidati per le elezioni regionali in Liguria ed Emilia Romagna. «Se vogliamo essere sobri» e «anche intelligenti, si capisce benissimo che c’è qualcosa che non quadra – scrive Grillo -. E anche queste elezioni che stanno avvenendo in Liguria e in Emilia Romagna, ma i candidati che appoggiano questo movimento progressista di sinistra ma chi li ha votati? C’è stata una votazione dal basso, questa sarebbe la democrazia dal basso? No, sono stati catapultati dall’alto, messi lì, i soliti giochi della vecchia politica. Quindi, cioè non è democrazia dal basso, è una bassa democrazia».
Loading…
La figura del Garante in bilico
Il tutto avviene a un mese esatto dall’assemblea costituente chiamata a votare significativi cambiamenti di statuto e codice etico: non solo il possibile cambio di nome e simbolo e il superamento del limite dei due mandati strenuamente difeso da Grillo, ma la stessa figura del garante (ridimensionamento del ruolo o addirittura “abolizione” nel nome della democrazia interna, visto che quella del garante è l’unica carica a vita). Senza più soldi e senza più ruolo, Grillo potrebbe tuttavia rivendicare la proprietà del nome e del simbolo. Se non fosse che tale proprietà è rivendicata dallo stesso Conte e anche da Davide Casaleggio, figlio di Roberto («il simbolo del M5S è di proprietà dell’Associazione fondata da me e da Luigi Di Maio»). Insomma, una materia per le aule dei tribunali. Ma chi ci ha parlato negli ultimi giorni assicura che Grillo non ha intenzione di adire le vie legali. Tantomeno di tentare una scissione nel nome dei valori delle origini.
Il redde rationem a fine novembre
Ma al redde rationem nell’assemblea di fine novembre manca un mese, e Grillo ci ha abituato in 15 anni a molte sorprese. Intanto deve incassare il colpo infertogli da Conte: il taglio netto dei fondi, necessari a tenere in vita il famoso blog da cui tutto nacque ormai quindici anni fa, significa segare alla radice l’agibilità politica di quello che è ancora (forse per poco) il garante del movimento.