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Migranti in Albania, governo lavora a decreto. Scontro Nordio-Pd. Salvini: mobilitazione

Si continua a discutere del caso migranti in Albania, dopo che le dodici persone il cui trasferimento è stato bocciato dal Tribunale di Roma sono state riportate in Italia. Il governo di Giorgia Meloni lavora a un decreto legge da varare lunedì in Consiglio dei ministri per risolvere la situazione. Ma non si placa lo scontro con le toghe e con l’opposizione, contro le quali si è scagliato anche il vicepremier Matteo Salvini. “Se uno di loro domani commettesse un reato, uno stupro, paga il magistrato che lo ha riportato in Italia?”, ha detto il leader della Lega al Tg1, chiamando il Carroccio alla mobilitazione contro “le toghe politicizzate”. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha parlato contro le toghe che “esondano dai loro poteri”. “Si dimetta”, ha tuonato il Pd. Italia Viva ha invece annunciato che denuncerà la presidente del Consiglio alla Corte dei Conti per i costi dei Cpr in Albania. La Lega, intanto, è in pressing anche sulla Manovra, in particolare contro l’aumento della tassa sulle criptovalute, mentre i sindacati, dopo lo sciopero dell’automotive, spingono verso uno sciopero generale.

Un decreto in Cdm

La prossima mossa di Giorgia Meloni per risolvere il caso Albania, quindi, è un decreto legge da varare lunedì in Consiglio dei ministri per rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco. Già a maggio, quando è stata aggiornata la lista dei Paesi sicuri, Silvia Albano – una dei giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma e presidente di Magistratura democratica – sottolineava come il decreto ministeriale fosse una fonte normativa secondaria, subordinata a Costituzione, leggi ordinarie e normativa Ue, e che quindi ai giudici spetti verificare se il Paese sicuro “possa essere effettivamente considerato tale in base a quanto stabilito dalla legge”. Esattamente quanto fatto – anche alla luce di una recente sentenza della Corte di giustizia Ue – per i casi dei dodici richiedenti asilo portati mercoledì in Albania e riportati con una motovedetta a Bari. La risposta del governo sarà appunto un decreto legge, che riguarda non solo l’indicazione dei Paesi sicuri ma probabilmente anche una revisione dell’esame delle domande di asilo e dei meccanismi dei ricorsi. Una soluzione, si ragiona in ambienti di governo, per fare sì che abbiano ancora un senso i centri (non solo quello in Albania) per il rimpatrio degli irregolari a cui non è riconosciuto l’asilo.


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