in

Maternità surrogata reato universale/contro. Papà per scelta: “Non siamo criminali”

“Non so cosa racconteremo domani ai nostri figli: che sono un reato universale e che i loro genitori sono criminali?”. Carlo Tumino e Christian De Florio sono i genitori di Julian e Sebastian. La loro famiglia allargata comprende anche la “belly-mommy” Krista, che vive negli Usa, e ha portato in grembo i due bambini attraverso la gestazione per altri (Gpa). Anche se i due si dedicano con entusiasmo a fare divulgazione sull’omogenitorialità tramite la loro pagina Instagram “Papà per scelta”, oggi sono solo sconfortati: “L’ha detto la stessa deputata Varchi che questo era un disegno di legge contro ‘la propaganda Lgbt’. È chiaramente una bandierina contro i papà, che rappresentano, però, solo il 10% delle persone che ricorrono alla Gpa nel nostro Paese”.

Ddl Varchi, “una legge ideologica”

Da oggi, in Italia, la gestazione per altri (o maternità surrogata) è “reato universale”, grazie ad un ddl che porta la firma della deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi. Sul territorio nazionale, questa pratica è già reato da vent’anni, con la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Con la modifica dell’articolo 12, però, si estende la punibilità anche a chi l’ha praticata all’estero: sono previste pene fino a due anni di reclusione e multe fino a un milione di euro. Secondo alcuni esperti di diritto si tratta una forzatura incostituzionale, complessa da applicare e potenzialmente inefficace dal punto di vista pratico. Per Carlo e Christian è “una legge liberticida e una bandierina ideologica” che avrà una serie di conseguenze sociali su bambini e bambine, e sulla comunità Lgbtqia+.

Dubbi di incostituzionalità

Il paradosso del cosiddetto reato universale risiederebbe nella sua presunta incostituzionalità: la modifica all’articolo 12, infatti, ignorerebbe il principio giuridico della “doppia incriminazione”, che prevede che possa essere perseguito in Italia il cittadino che abbia compiuto un crimine fuori dal territorio nazionale solo se anche quel Paese riconosce la stessa fattispecie di reato. Molti Paesi – recentemente anche la cattolica Irlanda – hanno deciso di legiferare in favore della Gpa, elevandola a vero e proprio diritto. Questo può generare contraddizioni: “Immaginiamo che due uomini siano andati in California e che poi tornino con un figlio – spiega Chiara Lalli, giornalista e bioeticista, autrice del podcast Affittasi utero prodotto con l’Associazione Luca Coscioni – L’Italia chiama la California e le chiede di considerare ree delle persone che hanno seguito la legge californiana? Di cooperare nelle indagini e nella ricerca delle prove a carico della loro colpevolezza? E, se decidiamo di arrestarli, che fine fanno i figli?”.

Italia “nemica dei bambini”?

Chi si oppone al ddl Varchi evidenzia anche come la discriminazione da parte del Diritto può presto tradursi in uno stigma sociale, che può causare sofferenza ai bambini fin da piccoli. “L’Italia sembra veramente un Paese, se non nemico dei bambini, certamente non molto amico”, dice Eva Benelli, autrice del libro Gravidanza per altre persone. Tra disinformazione, discriminazioni e diritti negati (edito da Bollati Boringhieri e in tutte le librerie dal prossimo 25 ottobre). Dopo aver avuto accesso alla Gpa, alcune persone sono tornate in Italia con i nuovi nati, ma si sono viste ritirare il riconoscimento di genitorialità. I bambini sono rimasti, così, senza una mamma o un papà. “Il ruolo di genitore – spiega Benelli – si può riacquisire solo con un procedimento oneroso e lungo che è l’adozione speciale. Nel frattempo, il bambino o la bambina non può andare all’estero, non può essere preso a scuola a meno di delega, non può essere ufficialmente accompagnato in ospedale”.

Benelli: “Gpa nuoce ai bambini? Fa più male la discriminazione”

C’è chi ritiene che la Gpa possa avere un effetto sullo sviluppo dei bambini, ma secondo Benelli è una posizione ideologica che inquina il dibattito e previene una discussione seria sull’etica della Gpa, che pure andrebbe fatta. “L’Inghilterra, dove la Gpa è regolamentata da 30 anni, è già in grado di produrre studi che mettono a confronto il benessere di bambini e bambine nati attraverso Gpa o fecondazione eterologa, senza che emerga alcuna differenza in termini di impatto sulla salute – spiega – Non è stata rilevata nessuna condizione di malessere legata al percorso con cui si è venuti al mondo”. “Ciò che fa soffrire – continua Benelli – è la discriminazione, cioè un trattamento diverso rispetto agli altri, oppure la perdita di un genitore per colpa di una legge che dice ‘quello non è più tuo papà o tua mamma’”.  

Regolamentare (e non vietare) previene le donne dal rischio di sfruttamento

I detrattori della Gpa ricorrono spesso al tema della mercificazione dei corpi femminili per supportare le ragioni del ddl. Nei Paesi dove la gestazione per altri è regolamentata, però, esistono requisiti a tutela delle donne, soprattutto le più povere, che vivono in condizioni di indigenza che possono esporle al rischio di sfruttamento. Negli Stati Uniti, spiegano Carlo e Christian, “le famiglie delle gestanti non devono essere al di sotto di una certa soglia di reddito; devono essere già madri, perché devono avere consapevolezza di cosa significhi intraprendere questo percorso; e poi devono essere loro a scegliere con chi voler intraprendere questa esperienza molto intima e personale, proprio come ha fatto la nostra belly-mommy Krista”.

Contro misure paternalistiche serve una buona legge

“Mi pare che usare questo ‘reato universale e galattico’ come strumento per ridurre lo sfruttamento sia ingenuo e paternalistico – commenta Lalli – Per farlo sarebbe più utile e più efficace fare una buona legge, una legge che verifichi le condizioni in cui viene svolta, che garantisca davvero la scelta e i diritti di tutti. Non esiste dignità senza libertà”. Il discorso sull’autodeterminazione, però, è delicato: il rischio di abusi c’è e non si può negare. Non si risolve, però, stabilendo un reato così generico. Per Benelli “l’importante è che siano tutelati tutti gli attori coinvolti: imporre un divieto non è efficace”.

Gli effetti del divieto

La normativa, secondo Benelli, spingerà comunque al turismo procreativo: “Proprio come ci insegna la storia dell’aborto, quando si interviene su decisioni così personali rispetto a elementi cruciali della propria esistenza, il rischio è che si trovi comunque un modo per aggirare la legge”. Carlo e Christian sono convinti che, anche se “le coppie di italiani eterosessuali continueranno a fare la Gpa all’estero, non lo dichiareranno quando si iscriveranno all’anagrafe. Ovviamente nessun funzionario penserà mai di chiedere com’è nato questo bambino. Quando si troveranno davanti due papà, partiranno le denunce e le procure si muoveranno di conseguenza”. Sul lungo periodo il rischio è che le persone decidano di emigrare: “L’Italia non è più un Paese dove una persona Lgbt si può autodeterminare – concludono i Papà per scelta – Questo governo sta dicendo chiaro e tondo ai giovani che qui non hanno speranza, che non saranno mai considerati famiglia. È preoccupante: eravamo una democrazia e oggi, secondo noi, non lo siamo più”.

approfondimento

Maternità surrogata reato universale, Pro Vita: “Una conquista”

Laurea: gli atenei e le facoltà che offrono le migliori opportunità economiche

Manovra, Meloni: “Mistificazioni sulla sanità, in 2 anni +6,4 miliardi. È record”