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Intercettazioni, stop dopo 45 giorni: arriva l’ok del Senato

È stato raggiunto un nuovo traguardo sul tema delle intercettazioni, una questione su cui Governo e maggioranza si sono già confrontati più volte. Il Senato ha approvato in prima lettura, con 83 voti favorevoli, 49 contrari e un astenuto, una legge che introduce per la prima volta un limite esplicito alla durata delle operazioni di ascolto: 45 giorni, prorogabili solo in caso di assoluta necessità, motivata dall’emergere di elementi specifici e concreti, e giustificata in modo dettagliato.

Cosa cambia

La nuova legge introduce un cambiamento significativo rispetto al Codice di procedura penale, che finora non prevedeva limiti temporali per le intercettazioni. In precedenza, le autorizzazioni del giudice potevano essere prorogate indefinitamente per periodi di 15 giorni, se necessari. Con la riforma, la durata è fissata a 45 giorni, prorogabili solo in casi di assoluta necessità. Tuttavia, il limite non si applica a reati di mafia e terrorismo. Questa modifica si inserisce in un più ampio processo di riforma delle intercettazioni, avviato anche con la legge Nordio, che ha introdotto restrizioni alla pubblicazione e maggiori tutele per gli estranei alle indagini.

Le tappe della riforma

Già nell’estate del 2023 erano state approvate importanti modifiche: i requisiti flessibili delle intercettazioni per mafia furono estesi ai reati commessi con metodo mafioso, superando l’impatto di una sentenza della Cassazione. Si rafforzarono le motivazioni necessarie per l’uso dei trojan, si reintrodusse una disciplina più restrittiva sull’utilizzabilità delle intercettazioni in procedimenti diversi e il pm fu obbligato a rendicontare dettagliatamente i costi delle operazioni. Tra le misure a tutela della privacy, va ricordato il disegno di legge per limitare il sequestro di smartphone e dispositivi informatici, già approvato dal Senato e in discussione alla Camera. Pierantonio Zanettin (Forza Italia), primo firmatario della nuova legge, sottolinea che dopo i 45 giorni, le proroghe delle intercettazioni saranno consentite solo se giustificate da nuovi elementi concreti, evitando proroghe automatiche. Dall’altra parte, Roberto Scarpinato (M5S), ex procuratore generale di Palermo, critica la riforma, affermando che per reati gravissimi (stragi, femminicidi, traffico di persone, ecc.) la magistratura potrebbe essere costretta a interrompere le intercettazioni dopo soli 45 giorni, proseguendo le indagini con metodi tradizionali per altri due anni.


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