Obbligo per il personale del Fisco e della Guardia di Finanza di indicare e motivare negli atti di autorizzazione e nei verbali specifici per le ispezioni nelle aziende o negli studi professionali le circostanze e le condizioni che ne giustificano l’accesso. Questa la richiesta, in arrivo con un emendamento del relatore Vito De Palma (FI), di modifica rispetto al decreto fiscale attualmente in discussione presso la commissione Finanze alla Camera. Succede, come sottolinea anche “Il Sole 24 Ore” a seguito di una sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo secondo la quale l’Italia avrebbe messo in atto garanzie non idonee in caso di controlli fiscali con accessi e verifiche nei locali delle aziende o negli studi professionali. Di fatto, dunque, verrà proposto lo stop ad ispezioni non motivate e l’obbligo per gli 007 del Fisco e per i verificatori delle Fiamme Gialle di indicare e motivare “espressamente e adeguatamente” tutte le circostanze che implicano i controlli. E, in assenza di tali motivazioni, la verifica o l’accesso potrebbero risultare viziati e, per questo motivo, impugnabili davanti al giudice tributario.
La condanna della Corte Europea
A febbraio 2025, come detto, proprio la Corte Europea dei diritti dell’uomo aveva condannato l’Italia sul merito, in quanto era emerso che le regole attuali non fornissero un livello consono di difese nel momento in cui si verifica un’ispezione da parte delle autorità fiscali. La violazione, infatti, si poteva prestare secondo i giudici anche a possibili abusi. Adesso questa sentenza obbliga l’Italia a rivedere di fatto tutta quella che è la normativa e le regole su accessi e verifiche che però, va sottolineato, avrà valore effettivo solamente per le verifiche e le ispezioni future successive alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge fiscale.