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Unicredit non lascia la presa su Bpm


«Io sono molto paziente e calmo e il cda è completamente allineato», se «troveremo opportunità» di fare acquisizioni «alle giuste condizioni lo faremo più velocemente di quanto crediate». Non intende farsi tirare per la giacchetta Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, da tutti quelli che gli chiedono di dire alla svelta se intende proseguire o meno nell’Offerta pubblica di scambio su Banco Bpm. E lascia intendere di avere alternative nello shopping, usando un’ostica frase da tradurre dal banchierese stretto come la «possibilità di crescita inorganica in ciascuno dei nostri mercati» di riferimento. Non si risparmia inoltre qualche stoccata all’ad di Bpm, Giuseppe Castagna, con l’operazione Anima che tra rilanci e mancata concessione dello sconto danese «ha distrutto un valore tra uno e 1,7 miliardi».

Evidentemente, il banchiere romano pensa che la tattica dell’attesa (Unicredit ha tempo per tirarsi indietro fino alla fine di giugno) possa portare qualche frutto. Magari qualche notizia da Bruxelles, con il portavoce della Commissione Olof Gill che sul Golden Power del governo su Unicredit-Bpm ha detto che «le restrizioni alle libertà fondamentali sono consentite solo se proporzionate» e «nella misura in cui non violano il diritto dell’Ue». La dichiarazione arriva dopo l’intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale aveva sottolineato che sulle vicende inerenti la sicurezza nazionale decide il governo. «Abbiamo chiesto all’Italia ulteriori informazioni, tramite procedura Eu Pilot. Spetta agli Stati membri fornire queste informazioni», ha aggiunto il portavoce specificando che l’intento è verificare se il diritto europeo sia stato applicato.

La scorsa settimana erano circolate voci, poi smentite dal presidente di Unicredit Pier Carlo Padoan, di mal di pancia di alcuni consiglieri in cda che volevano un chiarimento da Orcel sulle sue strategie, in particolare su Bpm. Il numero uno di Piazza Gae Aulenti però le bolla come «speculazioni infondate» e afferma che «Unicredit sta per avviare colloqui con funzionari del governo italiano per chiarire una serie di aspetti legati alle condizioni» del Golden Power ritenute «non chiare». Insomma, da uomo di mercato cerca la trattativa e sembra mettere sul piatto una prima offerta: la promessa è uscire dalla Russia entro la prima metà del 2026. Più tardi rispetto al 18 gennaio 2026 richiesto dal governo.

Nel frattempo, da Mosca arriva un utile di 256 milioni di euro nel primo trimestre (+20,1% su un anno fa). Lo si apprende dai conti trimestrali che la seconda banca italiana ha pubblicato ieri, con risultati che hanno permesso di alzare le aspettative a oltre 9,3 miliardi di profitti a fine anno. L’utile a fine marzo si è attestato a 2,77 miliardi (+8,3%). Per la banca si è trattato del «miglior trimestre della storia». I ricavi sono cresciuti del 2,8% a 6,55 miliardi, con margine di interesse a 3,5 miliardi (-2,9%) e commissioni a 2,3 miliardi (+8,2%).

Quanto alla solidità patrimoniale, il coefficiente Cet 1 è salito al 16,1 per cento. Questo implica che «il capitale in eccesso sostenibile è aumentato a 7,5 miliardi».

Tra le novità annunciate anche l’accordo decennale con Google Cloud «per accelerare la trasformazione digitale di Unicredit».


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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