Nel tardo pomeriggio italiano di ieri gli indici di Wall Street hanno cominciato a perdere rapidamente terreno. Poco prima la Cbs, l’agenzia Bloomberg e il New York Times avevano rilanciato l’indiscrezione raccolta da un funzionario della Casa Bianca secondo cui il licenziamento del capo della Fed, Jerome Powel, sarebbe «imminente», che se ne sarebbe parlato martedì scorso durante un incontro tra il presidente Usa e un gruppo di deputati repubblicani con tanto di lettera di licenziamento sventolata da Trump davanti a tutti e che il tycoon starebbe discutendo la possibilità di licenziare Powell per giusta causa in privato.
Che l’inquilino della Casa Bianca voglia mandare a casa il capo della Fed non è certo una novità. Ma l’improvvisa accelerazione ha subito avuto un impatto su Wall Street. Lo scenario è poi cambiato di nuovo quando Trump ha risposto alle domande dei giornalisti riuniti nello Studio Ovale per il suo incontro con il principe del Bahrein. Jerome Powell «è sempre in ritardo. L’Europa ha tagliato i tassi dieci volte in un breve periodo. Sta facendo un lavoro terribile. È un terribile presidente della Fed», ha ribadito. Poi però sono arrivate smentite ai rumors: «Non stiamo parlando e pianificando di licenziarlo», un cambio ci sarà in otto mesi e «sceglieremo qualcuno che farà un grande lavoro», ha detto riferendosi alla scadenza del mandato di Powell nel maggior del 2026. Smentita anche l’esistenza della lettera di licenziamento.
Solo voci, dunque? Non proprio. Perché Trump ha tirato fuori dal cilindro un’accusa pesante: «È possibile che ci sia una frode», ha spiegato ammettendo di aver parlato a porte chiuse con i deputati repubblicani della questione. E paventando, dunque, l’ipotesi di un licenziamento per giusta causa. Poi ha rincarato la dose: «Penso che Powell sia già sotto indagine per i lavori di ristrutturazione della sede della Fed a Washington». Una recente ordinanza della Corte Suprema ha suggerito che i funzionari della Federal Reserve non potessero essere rimossi dai loro incarichi a causa di una controversia politica, il che significa che a Trump serve un’altra motivazione. Come l’aver speso troppi quattrini per la ristrutturazione di due storici edifici adibiti a uffici.
Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, in questi giorni ha paragonato il pressing del presidente su Powell a quello degli allenatori che assillano gli arbitri per ottenere decisioni migliori.
Sembra però che l’allenatore stia piuttosto tentando una pericolosa invasione di campo (che ieri, tra rumors e smentite, improvvise cadute e repentine risalite degli indici, ha sicuramente fatto guadagnare a qualcuno in Borsa una montagna di dollari).