Moody’s ha declassato il rating degli Stati Uniti da Aaa ad Aa1. Gli Stati Uniti godevano della tripla A dal 1919 ma il cambiamento dell’outlook sul debito sovrano nel 2023 ha fatto optare per il taglio anche Moody’s, ultima delle tre grandi agenzie di rating che non aveva ancora effettuato un downgrade. Di fatto gli investitori non potevano più ignorare i 36mila miliardi di dollari di debito pubblico e i piani dell’amministrazione Trump per nuovi tagli alle tasse solo parzialmente coperti da quelli a sanità, transizione ecologica e welfare.
Le motivazioni del taglio del rating
Moody’s ha abbassato il suo giudizio perché “se riconosciamo la forza economica e finanziaria degli Usa, crediamo che questa non compensi più il declino dei parametri fiscali”. In particolare «il debito federale è cresciuto bruscamente a causa dei continui deficit». Secondo l’agenzia di rating il deficit sarà “trainato principalmente dall’aumento dei pagamenti per interessi sul debito, dalla crescita della spesa per prestazioni sociali e da un livello relativamente basso di entrate fiscali”. La nota dell’agenzia è terminata così: “successive amministrazioni americane e il Congresso hanno fallito nel concordare misure per invertire il trend di ampi deficit fiscali annuali e di aumenti nei costi degli interessi. Non crediamo che le attuali proposte fiscali prese in considerazione porteranno a riduzioni pluriennali e materiali nelle spese automatiche e obbligatorie e nei deficit”.
La reazione della Casa Bianca
La reazione della Casa Bianca alla bocciatura non si è fatta attendere. Il portavoce Steve Cheung ha attaccato Mark Zandi, economista di Moody’s Analytics, affermando che “nessuno prende sul serio le sue “analisi”. È stato smentito più volte». La critica appare in realtà mal diretta, dato che è Moody’s Ratings e non Moody’s Analytics a gestire le valutazioni sul credito. Dal suo insediamento il 20 gennaio, Trump ha affermato di voler portare in pareggio il bilancio, mentre il suo Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha ribadito l’obiettivo di ridurre i costi di finanziamento del governo.
Tuttavia, gli sforzi per aumentare le entrate e ridurre la spesa non hanno ancora convinto gli investitori. I tentativi fatti dal Doge, il cosiddetto Dipartimento dell’efficienza governativa guidato da Elon Musk sono sostanzialmente falliti.