Il pressing su Generali sale ai massimi livelli. Mediobanca, infatti, ha inviato una lettera all’indirizzo del ceo Philippe Donnet e dei vertici del Leone di Trieste per cercare di forzare i tempi e arrivare a un accordo per blindare, anche per i prossimi anni, gli accordi distributivi per le polizze fra Generali e la sua controllata Banca Generali. Piazzetta Cuccia ha lanciato un’offerta pubblica di scambio per barattare il suo 13,1% di Trieste con la quota di controllo di Banca Generali. A causa di numeri a dir poco incerti ha fatto ricorso all’appiglio di dover prima stipulare gli accordi distributivi per spostare l’assemblea dei soci chiamata a esprimersi sull’operazione al 25 settembre.
Ora Mediobanca fissa nel 6 agosto (data in cui Generali ha in calendario un cda per i conti trimestrali) la data limite per stringere un’intesa. Se questo avvenisse, e se l’autorizzazione della Bce all’Ops su Banca Generali arrivasse in tempo, allora i vertici di Piazzetta Cuccia valuterebbero un anticipo dell’assemblea dei soci sulla scalata a Banca Generali, rifissandola prima della scadenza dell’8 settembre, data prevista per la chiusura dell’offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca. Diversi azionisti di peso della merchant bank, tra cui l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, avevano indicato nella mancanza di indicazione sui futuri accordi distributivi dopo lo scambio azionario con Generali uno dei punti di perplessità maggiori. Strappando un accordo in corsa, il management di Mediobanca (che ieri ha visto la vendita di azioni da parte delle famiglie Gavio e Lucchini nell’ambito del patto di sindacato che lo sostiene) vuole sgomberare il terreno da uno dei principali coni d’ombra dell’Ops. Uno sgambetto sul rettilineo del traguardo per l’istituto guidato da Luigi Lovaglio. Fermo restando che il pressing sul cda di Generali, con l’indicazione di quello che è di fatto un ultimatum, lascia più di qualche perplessità se a farlo è un azionista che ha fatto nominare la maggior parte del board delle Generali e forse darebbe qualche argomento a chi ha sempre avanzato sospetti di concerto su questa operazione.
Nel frattempo, l’andamento ondivago dei mercati ha rallentato l’utile netto di Banca Generali, che sebbene in calo si è mantenuto solido a 200,2 milioni di euro nel primo semestre. Al netto delle commissioni, e delle altre poste non continuative, i profitti ricorrenti sono risultati comunque in crescita a 176,3 milioni (+3,4%).
«Nonostante le incertezze legate al contesto geopolitico e alle incognite del risiko bancario che ci vede coinvolti, siamo cresciuti a doppia cifra nella raccolta degli asset sotto investimento», ha commentato l’amministratore delegato di Banca Generali, Gian Maria Mossa, «in particolare grazie alla forza del risparmio gestito». Agli analisti che domandavano dell’offerta di Mediobanca. Mossa ha risposto che «continuerà a monitorare con attenzione gli sviluppi dell’offerta», ma «senza farsi distrarre» troppo.