Ma per gli azionisti di Mediobanca può essere sufficiente “non avere un disco rosso” sull’operazione Banca Generali? Nonostante i tentativi di chiarimento che abbiamo ascoltato ieri, continua ad esserci il buio assoluto sugli accordi di partnership, la loro durata, il perimetro. E nemmeno si capisce se è confermato o rimosso il congelamento per un anno delle azioni Generali che finirebbero a Trieste, il che obbligherebbe a ricominciare la procedura dall’inizio. Francamente, anticipare l’assemblea su queste basi appare quantomeno proditorio.
Quanto alla recente sostituzione di Sandro Panizza con Vittorio Pignatti Morano alla presidenza del Comitato Parti Correlate di Mediobanca, l’obiettivo comincia ad assumere contorni più chiari. In considerazione soprattutto del fatto che mentre Panizza è espressione della componente di minoranza del cda, Pignatti Morano è storicamente molto vicino sia al vertice di Piazzetta Cuccia che a quello delle Generali.
Ciò spiega per esempio come sia stato possibile al management dell’istituto milanese (un centinaio di dirigenti in tutto) accelerare una serie di decisioni a proprio evidente vantaggio, come la liquidazione immediata in denaro al termine dell’Ops di Mps della retribuzione in azioni differita prevista dal piano di incentivazione 2023-2026. E spiega anche l’improvvisa spinta all’operazione Banca Generali, con una pressione anomala sui tempi per una manovra estremamente delicata anche sul piano giuridico.
E colpisce che la lettera inviata da Mediobanca al vertice di Generali per sollecitare una rapida definizione dell’accordo distributivo sottostante all’Ops non sia stata nemmeno sottoposta all’attenzione del Comitato Parti Correlate, nonostante l’evidente rilevanza dell’operazione. Eppure la normativa Consob in materia di operazioni con parti correlate è chiara: il Comitato deve essere coinvolto tempestivamente sin dalla fase delle trattative. In questo caso, non sarebbe stato nemmeno informato. Anzi, ci viene segnalato che Pignatti Morano, interpellato in proposito, abbia fatto spallucce: ovviamente, vista la contiguità storica con il management, la cosa non sorprende.
Si tratta di accelerazioni e scorciatoie che minano la credibilità dell’istituto che, se la Consob guidata da Paolo Savona fosse più equilibrata, verrebbe quantomeno multato per eccesso di velocità.
Per invocare in modo credibile l’apprezzamento del mercato è indispensabile muoversi entro limiti di trasparenza e correttezza assolutamente rigorosi.
Perché non basta dichiararsi paladini della irreprensibilità, bisogna anche avere comportamenti irreprensibili. Nessuno pretende che il management di Mediobanca subisca passivamente un’operazione ostile, ma la difesa deve avvenire nel pieno rispetto delle regole.