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Fisco, i professionisti sono più affidabili

Marco Natali, presidente nazionale di Confprofessi

Lo studio condotto dall’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni offre un quadro chiaro e inatteso: nel 2022, il 57 % dei liberi professionisti ha conseguito un punteggio ISA superiore a otto, contro il 44,1 % della media di tutti i contribuenti. «Un risultato che sfata il pregiudizio che il professionista sia un evasore e conferma invece la capacità dei nostri colleghi di essere i contribuenti più affidabili sul fronte della compliance fiscale», commenta con orgoglio il presidente di Confprofessioni Marco Natali, durante il webinar di presentazione del report.

Ma da cosa nasce questo vantaggio strutturale? Il report individua due fattori principali. Da un lato, gli studi professionali a differenza di molte altre imprese hanno dovuto organizzarsi in fretta, adottando sistemi di rendicontazione rigorosi anche per rispondere alle crescenti esigenze di trasparenza dei committenti, specialmente pubbliche amministrazioni e grandi aziende. Dall’altro, il lavoro che molti professionisti svolgono, direttamente o indirettamente, con enti pubblici impone processi di controllo più stringenti, che a loro volta elevano la qualità complessiva della dichiarazione fiscale.

Un contributo sostanziale arriva dalle nuove professioni, più strutturate e orientate alla digitalizzazione, che funzionano ormai come vere e proprie imprese, con sistemi di pianificazione e controllo di gestione all’avanguardia. «Le aggregazioni multidisciplinari spiega Natali permettono di offrire servizi più completi e qualitativi, di fronte alle esigenze sempre più complesse di imprese e cittadini». Questa trasformazione culturale, secondo il presidente, non solo migliora i risultati degli studi, ma si traduce anche in una compliance superiore.

Non è però tutto rose e fiori: un confronto tra settori mette in luce il ritardo di altre categorie economiche. Il commercio all’ingrosso ha migliorato le proprie performance ISA, avvicinandosi al 41 % di affidabilità, mentre il commercio al dettaglio peggiora. Il manifatturiero si distingue come l’unico macrosettore a tenere il passo dei professionisti; il settore agricolo, invece, sprofonda al 37,2 % e segna un trend’ in calo.

Guardando al futuro, il presidente di Confprofessioni riconosce i limiti degli ISA: «Sono uno strumento più grezzo dei precedenti studi di settore, ma comunque un passo avanti. Ciò che serve, però, è una revisione complessiva delle strategie di contrasto a evasione ed elusione. Occorre integrare le 161 banche dati dell’Amministrazione finanziaria e ripensare l’intero sistema fiscale». Natali individua tre pilastri su cui intervenire: semplificazione e riduzione degli adempimenti, equità orizzontale, cioè stesso prelievo a parità di reddito, e pari opportunità negli incentivi. «Se professionisti e imprese devono competere sullo stesso piano, vanno garantite a entrambi le stesse condizioni di accesso a bonus e detrazioni, a partire dall’ultimo decreto che finalmente ha riconosciuto la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione degli studi», ricorda.

E a chi lo considera un sogno lontano, Natali risponde che i primi segnali ci sono già: l’evoluzione verso strutture professionali sempre più imprenditoriali, l’utilizzo di piattaforme digitali e la nascita di network e associazioni multidisciplinari mostrano come la categoria stia già mettendo in pratica il cambiamento.

«L’Italia resta un paese di piccole e medie imprese conclude e la nostra economia vive di flessibilità e intraprendenza. Ma se vogliamo competere su mercati globali, serve smettere di temere l’aggregazione: un errore strategico che non possiamo più permetterci».


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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