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Ex Ilva, i pm “licenziano” 3962 lavoratori


All’ex Ilva di Taranto raddoppia la cassa integrazione, ma secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale «per ora la trattativa con gli azeri di Baku Steel prosegue » sebbene le ultime vicende frenino. La situazione è rapidamente degenerata con l’incidente accorso all’altoforno 1 che ha lasciato Taranto in attività con un solo altoforno (il numero 4). Una situazione grave che ha ovviamente spinto i commissari che gestiscono l’amministrazione straordinaria ad allargare il perimetro della cassa integrazione. Guardando ai numeri, ai 2mila già in Cig ne sono stati aggiunti altri 2mila portando a quasi 4mila il numero totale. Considerando che per ogni milione di tonnellata di acciaio prodotto servono circa mille lavoratori, al momento in base alla produzione basterebbero in forze 2mila dipendenti. Questo fa presumere che, se la situazione non cambierà nel brevissimo termine, il numero dei dipendenti in cassa crescerà ancora di più.

È intanto scontro tra il gruppo e la Procura di Taranto. Dopo la lettera di Acciaierie d’Italia, secondo cui il via libera ad alcune attività di manutenzione e messa in sicurezza dopo l’incendio del 7 maggio «non è stato autorizzate nei tempi utili », ieri la Procura ha replicato di aver «autorizzato l’esecuzione della quasi totalità delle attività richieste, restando escluse quelle che, secondo le valutazioni tecniche espresse da Arpa, da un lato non incidevano sulla integrità degli impianti, dall’altro apparivano confliggenti con le esigenze probatorie connesse al sequestro».

Una replica che suona quasi come una conferma per Acciaierie d’Italia che imputava proprio all’Arpa le maggiori responsabilità sui tempi lunghi delle autorizzazione a salvaguardia dell’impianto. Il che però non riduce le gravi responsabilità di una Procura che fin dall’inizio ha operato per chiudere definitivamente gli impianti. «Il ritardo della Procura di Taranto nell’autorizzare interventi di messa in sicurezza dell’Altoforno 1 dopo l’incendio di mercoledì scorso, potrebbe aver prodotto conseguenze disastrose per il futuro dell’ex Ilva di Taranto. Per questo abbiamo deciso di presentare una interrogazione ai ministri competenti, della Giustizia Carlo Nordio e delle Imprese Adolfo Urso, per chiedere di valutare l’invio di ispettori al fine di accertare se ci siano o meno responsabilità da parte dei magistrati. La Procura, infatti, avrebbe dovuto fornire risposte alle istanze di intervento presentate da Acciaierie entro 48 ore», hanno spiegato ieri i deputati di Fratelli d’Italia Giovanni Maiorano e Michele Schiano di Visconti. Fatto sta che ora l’Altoforno 1 rimarrà senza facoltà d’uso, ma potrà essere messo in sicurezza da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. L’impianto sarà posto in «quiescenza di lungo periodo», ma non produrrà. Alla luce della situazione d’emergenza il governo ha deliberato ieri un prestito ponte di 100 milioni, in arrivo a breve, avendo ottenuto il via libera della Commissione Ue all’erogazione.

In questo contesto prosegue la trattativa con gli azeri di Baku Steel che da settimane trattano in esclusiva per entrare nell’ex Ilva. Il contesto è ovviamente degenerato, ma i commissari puntano ancora a privatizzare l’azienda.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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