«Gli extraprofitti non sono un termine contemplato dalla Costituzione». Il presidente Abi, Antonio Patuelli (in foto), ieri in audizione dinanzia alla bicamerale d’inchiesta sulle banche ha ribadito la contrarietà del sistema al surplus di prelievo sugli istituti di credito con cui è stato parzialmente finanziato il taglio del cuneo fiscale. «Costituzionalmente – ha aggiunto – esiste la proporzionalità delle aliquote, che decide il Parlamento».
Patuelli ha ricordato come il regime fiscale più oneroso rispetto ad altri settori. «Solo le banche hanno due addizionali. Perché non viene ricordato?», ha chiesto. Dal 2016, infatti, gli istituti versano un’addizionale del 3,5% sull’Ires e dello 0,5% sull’Irap. Il presidente Abi ha ricordato che l’associazione non ha mai impugnato l’extraprelievo «per spirito di servizio?», ma ha ammonito i parlamentari. «La Consulta ha una consolidata serie di sentenze che dice che le imposte straordinarie sono tali se sono eccezionali e straordinarie, non se sono continue», ha evidenziato. Un modo per ribadire che le banche, già da anni, stanno sostenendo un carico di dubbia legittimità.
Interrogato su eventuali fusioni o sul risiko bancario, Patuelli ha precisato che l’Abi, in quanto associazione di imprese «tutte merceologicamente in concorrenza tra loro», non si occupa di singole operazioni e «non interviene ora e non interveniva prima». Su questo punto, ha aggiunto, «mi attengo alle regole auree del silenzio». L’esperto banchiere ha inoltre affrontato il tema della concorrenza nel settore bancario globale, denunciando le «disparità competitive» generate dall’attuazione asimmetrica degli accordi di Basilea 3, con gli Stati Uniti che non rispettano le scadenze fissate. «Occorre far progredire l’Unione bancaria europea bloccata da un decennio», ha affermato, sollecitando il superamento dell’attuale prevalenza di regole di vigilanza in favore di una vera Unione societaria e dei mercati. Un processo che trova nuova linfa, secondo Patuelli, nella recente proposta della Commissione Ue sull’Unione del risparmio e degli investimenti.
Sul fronte tecnologico e digitale, Patuelli ha messo in guardia contro i rischi delle criptovalute «innanzitutto di illegalità e riciclaggio«, contrapponendovi il progetto dell’euro digitale, definito «un processo storico di sovranità monetaria europea».
Un progetto, ha aggiunto, che «non deve penalizzare le banche», ma anzi valorizzarne il ruolo. Infine, in merito alla desertificazione bancaria, Patuelli ha respinto le solite accuse demagogiche. «Le attività bancarie non precedono, ma seguono i flussi di popolazione e di attività economiche», ha tagliato corto.