Lino Stoppani, presidente di Epam, vice presidente vicario di Confcommercio Imprese per l’Italia, ex patron di Peck interviene nel dibattito sulla chiusura dei negozi storici, gli ultimi in ordine temporale Cargo High Tech e La libreria dei ragazzi, stritolati dal caro affitti e dalla trasformazione della città per via del turismo “mordi e fuggi”. Cosa sta succedendo?
“Bisogna premettere che le librerie stanno soffrendo molto della concorrenza spietata dell’e-commerce. Si tratta di beni vendibili anche senza valore aggiunto, per cui c’è un problema di tipologia merceologica. Per quanto riguarda i pubblci esercizi sicuramente la grande differenza con le catene di fast food è la qualità del servizio, che purtoppo non sempre è sufficiente a garantire i conti”.
In sostanza?
“La sostenibitlità economica del business soffre per il caro affitti, ma anche per il caro bollette e il caro personale. Però c’è un problema di fondo che riguarda Milano”.
Quale?
“Tutte queste attività di prossimità stanno scontando il fatto che Milano sta diventando sempre più una città per turisti e del lusso con la conseguenza che le attività a supporto dei turisti stanno subentrando alle attività per i residenti. In sostanza sta cambiando il tessuto urbanistico, commerciale e sociale. Anche i residenti si trovano ad affrontare affitti insostenibili e si trasferiscono altrove. E allora è chiaro che ci vuole una lungimiranza nella programmazione”.
In che senso?
“Il commercio sconta le conseguenze di una politica della mobilità che vede lo sviluppo delle corsie preferenziali, la cancellazione delle aree di carico e scarico merci, le pedonalizzazioni che danneggiano i negozi, creando il fenomeno della desertificazione commerciale, con degrado e insicurezza conseguenti. Cambia anche la qualità della vita dei cittadini”.
Eppure hanno chiuso Cargo Cargo High Tech in piazza XXV Aprile, un big del design milanese, e la trattoria Pont de Ferr, una stella Michelin…
“Incidono anche i cambiamenti delle abitudini di acquisto dei consumatori, sempre più orientati verso la comodità che il commercio on line offre. Così stanno cambiando le priorità dei consumatori, basta pensare alla crisi degli articoli per la casa: se la mia generaizone ambiva ad arricchire la propria dote con pezzi di Richard Ginori, Rosenthal, Christofle, oggi i ragazzi mangiano nei piatti usa e getta e i risparmi vengono destinati ad altri consumi”.
Ci si immagina che i turisti con un alto budget di spesa, però, vogliano fare una certa esperienza e quindi gustare le specialità milanesi sui Navigli al Pont de ferr…
“È cambiato il pubblico che li frequenta e sono cambiati i Navigli: c’è un abusivismo imperante, a volte problemi di sicurezza con la conseguente deviazione dei flussi dei clienti. Anche qu servirebbe una regia pubblica sul quartiere”.
Venendo alle botteghe storiche Regione Lombardia ha previsto dei bandi per le imprese che rimangono famigliari o che restaurano il locale. La regia pubblica potrebbe tutelare di più queste attività?
“Sì, soprattutto per favorire la storicità dei locali e quindi mantenere l’identità di Milano”.
Si potrebbe pensare anche a riduzioni delle imposte locali o agevolazioni fiscali…
“Certo, ci sono tutta una serie di interventi che favoriscono queste attività, ma ci vuole la volontà politica”.
Non si potrebbe intervenire con una politiche di calmierazione degli affitti?
“Sì, ma è chiaro che il Comune non può imporre a un proprietario immobiliare condizioni che lo penalizzino economicamente però l’amministrazione dovrebbe avere la capacità di programmare lo sviluppo urbanistico perché quando chiudono i negozi si crea quella desertificazione commerciale che porta degrado, abbandono, insicurezza”
E la cedolare secca per le attività commerciali?
“Sarebbe una cosa positiva”
L’avete
proposto?
“Sono andato anche in Commissione finanze a esporre questa richiesta come COnfCommwercio, che ha però un effetto sul bilancio pubblico, e la priorità del governo oggi è probabilmente abbassare le ritenute IVA”.