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A2a aggancia i data center. Nuovo passo verso l’atomo

Nuove frontiere e nuovi passi verso l’energia decarbonizzata. L’Italia è in una fase di grande fermento e messa a terra delle nuove sperimentazioni e nel giorno in cui il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin annuncia “per il 2029 il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica e per il 2039 la messa in esercizio del Deposito Nazionale per lo smaltimento delle scorie nucleari, con l’individuazione delle aree idonee”, A2a avvia ufficialmente il business dei data center sfruttandone il calore in favore di un teleriscaldamento green.

Lo aveva preannunciato a Moneta l’amministratore delegato Renato Mazzoncini (foto), che nel giro di un paio di mesi è passato dalle parole ai fatti: l’utility ha inaugurato ieri nella centrale Lamarmora a Brescia un nuovo data center progettato dalla società francese Qarnot. Il centro cloud operativo, grazie a un avanzato sistema di raffreddamento a liquido, consente di recuperare energia termica a temperature elevate, fino a 65 gradi centigradi, da immettere direttamente in rete per portare calore agli edifici. Si tratta di una delle prime applicazioni in Italia di recupero di calore dai data center, la prima in una rete cittadina con l’innovativa tecnologia di raffreddamento a liquido. Va inoltre osservato che a regime consentirà di soddisfare il fabbisogno termico di oltre 1.350 appartamenti evitando l’emissione in atmosfera di 3.500 tonnellate di CO2 all’anno.

“La rapida diffusione dei data center e la crescente elettrificazione dei consumi richiedono importanti investimenti nelle reti elettriche per sostenere la maggiore richiesta di energia. Ma apre anche una straordinaria opportunità per le città dotate di reti di teleriscaldamento: recuperare il calore di scarto dai server e trasformarlo in energia termica”, ha spiegato Mazzoncini. D’altra parte, a livello mondiale, il mercato è monstre e vale 125 miliardi. Di questi, la quota europea è di circa il 22%.

E mentre il business dei data center decolla, guardando al lungo periodo l’Italia prepara il terreno al nucleare del domani: “La strategia nazionale prevede che, all’interno del Deposito Nazionale, vengano smaltiti in via definitiva i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie e dalla pregressa gestione di impianti nucleari”, ha spiegato il titolare del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, osservando che il Deposito Nazionale è stato concepito “per essere costruito e gestito

con annesso un Parco Tecnologico”.

Attualmente, però, nessun sito, neanche di pertinenza della Difesa, si è candidato, ma ci sono 32mila metri cubi di rifiuti radioattivi da smaltire provenienti da 100 siti in 22 regioni.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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