- Il cantante 43enne si fa vedere in uno scatto che lo ritrae con molti chili in più in un periodo buio
- “Non stavo bene. Avevo annientato i sentimenti nei confronti di chi mi circondava”
Cesare Cremonini su Instagram si lascia andare a una confessione molto intima. Pubblica una foto del 2016 in cui pesa 100 kg e scrive: “Mi ero annientato”. Stava affrontando un periodo buoi della sua vita. Lo aveva ritratto così la sua fidanzata del tempo. Adesso, a 43 anni, è molto cambiato, non solo nel fisico.
“Questa fotografia è del 2016. La scattò la mia ragazza di allora. Stavo iniziando a scrivere ‘Nessuno vuole essere Robin’. Non stavo bene. Pesavo 100 kg. Mi ero annientato per fare un disco. Una cosa stupida. O meglio, avevo annientato i sentimenti nei confronti di chi mi circondava, perché ero entrato in una folle simbiosi con il resto del mondo. Non so come e perché, ma ci ero cascato dentro, in totale connessione con le emozioni delle persone che non conoscevo. Dei ragazzi e delle ragazze che vedevo camminare per strada, dei cuori che non erano il mio ma che amavo lo stesso perché pulsavano dentro alla mia città, delle notizie che ascoltavo in televisione e di chi le annunciava, delle foto che guardavo sui social”, rivela l’artista bolognese.
Cesare conclude: “Ho capito più tardi che era un peso che alla lunga mi poteva distruggere. Ma una notte mi sono seduto sul letto con la chitarra e… Come mai sono venuto stasera? Bella domanda….”.
Cremonini aveva già raccontato il suo malessere di quegli anni in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il 29 novembre 2020. “E’ una patologia ossessiva. Una faglia nel Dna, una palla incandescente che ci passiamo di mano in mano: a qualcuno tocca, a qualcuno no. Ma non voglio parlare di loro. Non si uccidono i morti”, aveva detto. “C’è una canzone, ‘Nessun vuol essere Robin, per la quale ho rischiato la vita. Come mi disse lo psichiatra: una pallottola mi ha sfiorato”, aveva continuato.
Il cantautore aveva “sintomi crescenti”: “La sensazione fisica di avere dentro di me una figura a me estranea. Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet.E’ questo?’, chiese. Era quello”. Il suo ‘mostro’ aveva “braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose”.
“La diagnosi era: schizofrenia. Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua – aveva poi spiegato Cesare – Venivo da due anni di ossessione feroce per la musica. Sempre chiuso in studio, anche la domenica. Smisi di tagliarmi la barba e i capelli”. Mangiava solo pizza: “Superai i cento chili. Non facevo più l’amore, se non da ubriaco. Avevo smesso qualsiasi attività fisica. Lo psichiatra mi chiese cosa mi faceva sentire meglio. Risposi: camminare. Non lavorare; il lavoro era la causa. La cura era camminare”.
Cremonini ha preso anche dei farmaci: “Cose leggere, di cui non parlo per rispetto a chi ha dovuto fare cure farmacologiche pesanti. Ho camminato per centinaia di chilometri. Ho scoperto i sentieri di collina. E mi sono ribellato all’eccesso di attenzione per tutto quel che proviamo, all’idea impossibile di poter esprimere ogni cosa, di comunicare questa slavina di emozioni da cui siamo colpiti”. Ha sconfitto il demone. “Quando sento il mostro borbottare, mi rimetto in cammino. Su una collina, in montagna. Sono tornato dallo psichiatra alla fine del primo tour negli stadi. Mi ha chiesto se vedevo ancora i mostri. Gli ho risposto di no, ma che ogni tanto li sento chiacchierare. E lui: ‘Let them talk’”, aveva concluso.
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