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Truzzu, il meloniano della prima ora che ha respinto la riconquista del centrosinistra in Sardegna

I punti chiave

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«Gavetta nelle organizzazioni universitarie, 5 anni da consigliere in Circoscrizione, 5 da consigliere regionale, 5 da sindaco, vicecoordinatore regionale del Pdl. Prima di fare politica ho lavorato per 10 anni, energia e comunicazioni, e ho fatto volontariato. Non mi sono candidato prima di avere un lavoro». Si presentava così Paolo Truzzu illustrando il suo curriculum nei giorni in cui il centrodestra litigava per la scelta del candidato in Sardegna. Alla fine Truzzu, classe 1972, un mandato da sindaco di Cagliari cominciato nel 2019, ce l’ha fatta: ha prevalso sull’avversario interno di coalizione (il sardo leghista Christian Solinas).

Il legame ventennale con Meloni

Decisivo nella sua storia politica il legame con Giorgia Meloni: «Conosco da 20 anni Truzzu – ha raccontato la premier nel comizio di chiusra a Cagliari – non perché ci andavo in discoteca, ma perché è da vent’anni che fa politica. E io voglio gente che sappia di che si sta parlando. Di improvvisati ne abbiamo già visti».

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Militanza politica e amicizia risalgono ai tempi in cui le percentuali di Fratelli d’Italia erano sotto il 5%. Truzzu è stato l’ultimo dirigente cittadino del Fuan, poi è entrato in associazioni legate ad Alleanza nazionale. Negli stessi anni Meloni inizia a farsi strada per poi raggiungere i vertici di Azione studentesca. Un’amicizia consolidata con la festa nazionale di Atreju. Già nel 2019 Meloni aveva proposto il nome di Truzzu per la Regione ma aveva dovuto cedere alla Lega che al tempo aveva i numeri più pesanti nella coalizione. Truzzu fu però scelto per la corsa a sindaco di Cagliari e riuscì a prevalere. Passati cinque anni e per una sfida elettorale delicata nell’anno delle elezioni europee, Meloni non ha mai avuto dubbi: ha così imposto Truzzu rischiando la rottura con l’alleato Matteo Salvini che voleva la riconferma per Solinas.

La scritta Trux sul braccio? «Goliardia»

C’è un episodio imbarazzante nella storia di Truzzu: è la foto con la scritta “Trux” sul braccio diffusa sui social e diventata un caso. Risale ai giorni del 2016 in cui l’ex calciatore Paolo Di Canio fu sospeso da Sky per il suo tatuaggio (“Dux”) sul braccio. Quello di Truzzu era però una scritta col pennarello fatta in segno di solidarietà e diffusa sui sui social con la scritta «contro ogni ipocrisia Je suis Paolo Di Canio». Una parodia ha ridimensionato di recente Truzzu. Meglio: «Una goliardata». Antifascista? «Non mi definisco anti in nessun caso. Non sono neppure anti comunista. Faccio politica “per”, non anti».


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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